“La parola carezza è qualcosa che sfiora senza prendere, qualcosa che scorre” E la sua voce, la sua parola pronunciata e impressa sulla carta sono una carezza che scorre da anima ad anima.
È un’anima lieve Chandra Livia Candiani, ogni sua parola è anche immagine e poesia, ogni sua parola evoca emozioni molto profonde ed intense. Una dolcezza dilagante abita in ogni momento che declina e scrive in contrapposizione ai “punti” che spezzano, frantumano, che sottolineano gli a-capo che ricalcano una sofferenza che viene da lontano “dietro la porta” scolpiscono. Tolgono, per fare emergere solo la forma.
È come mettere in posa un aspetto della vita per ritrarlo con delicatezza sotto un nuovo sguardo, lontano, impalpabile così come la Luna illumina ogni oscurità della notte, ogni solitudine dell’infanzia quando viene travolta, minacciata, “Una bambina senza tana, fa la tana nel sogno” (vista dalla luna). Ci riconnette al nostro silenzio interiore “antara mauna” nella quiete della mente “citta vrtti nirōdhaḥ” scriveva così Patanjali nel secondo Sutra, ci riconduce alla meditazione, tema così caro a Chandra Livia Candiani, eliminando le vorticosità del mentale. E la quiete la si costruisce “tornando con assidua e delicata cura al respiro imparando a conoscerlo intimamente con le sue pause, abitandone ogni sua mancanza“. Ritrovando quel silenzio “che insieme è profondissima comunione“
L’intervista condotta da Elisabetta Bucciarelli si snoda tra la scelta di parole che risuonano negli scritti di Chandra: si parla così di desiderio come l’essere lontano dalle stelle per giungere a desiderare senza oggetto. Tana come luogo inviolabile da trovare nel corpo in meditazione. Respirando, in silenzio per “tornare finalmente a casa“. Rifugio, sterminata, silenzio, abbraccio, coraggio, porta.
Ascoltando Chandra Livia Candiani rammento le sue righe: “E poi ci sono le voci, spesso ascoltare una voce dice di più delle persone che ascoltiamo che non ascoltare il contenuto delle sue parole, ci connette con un sottotesto che permette un ascolto più profondo e meno giudicante, meno personalizzante” (il silenzio è cosa viva”).
E oggi l’incontro con Chandra è così, una voce che accarezza l’anima: una carezza che scorre.
MG per DeArtes