Immersi in una luce incerta, fors’anche adatta a trattare di visuali, sguardi e cromatismi, il racconto di Simon Schama GLI OCCHI DI REMBRANDT prende a riferimento come il grande pittore, riscrisse con luce nuova, con occhi nuovi, ogni esecuzione, con ciò che solo la luce può scrivere.
Rembrandt inventa cosa deve dire la luce in ogni lato di un’opera, cosa può comunicare d’effetto e come deve restare immutata nel tempo, tale espressione. Più d’un ricerca inchiesta, dipanatasi tra esempi e personaggi figurati, sembra d’assistere ad una lezione romantica (non accademica, attenzione), di fisica ondulatoria e corpuscolare, di ingegneria dei lumeggi e di poesia degli aspetti percepibili. Nella luce, nulla è luce, ma tutto è luce capace di rendere palpabile, il visibile. E lo sguardo, il tocco, il visus, di Rembrandt, restituiscono alla luce il ruolo primario di identificatore e sviluppatore di dialogo e di comunicazione diretta, priva d’ambiguità. E gli occhi, ne sono elemento chiave. Simon Schama ne coglie l’eccezione, il pregio, l’ampiezza, nulla togliendo alle universalità artistiche dei messaggi e delle descrittività connaturate.
Immersi in questo romanzo d’arte, ritorniamo agli occhi. gli unici in grado di leggere ciò che è scritto con luce, per tutti i sempre dei sempre.