Capire di più, per capirci di più, attraverso lo studio dei percorsi sinaptici e non soltanto mediante l’empatia che si sviluppa verso chi dialoga con noi, o la majeutica di chi rivela e insegna. Neuroni al servizio dell’apprendere, di quell’apprendere che si manifesta e si evince, ogni volta miglioriamo il dialogo profondo tra la connessioni nervose e gli input che riceviamo e captiamo nell’ambiente e dall’ambiente. Una sorta di streaming figurativo, di continuo scambio di dati polipotenziali che cambiano stato, da una modalità di memorizzazione ad una di elaborazione logica, lineare, associativa, analogica. E diveniamo lettori per trattenere il valore universale dell’informazione, del costrutto identitario e della loro ricchezza individuale spostando l’attenzione critica tra l’oggetto, il soggetto, l’intersoggetto e la funzione di supposta approssimazione del giudizio strumentale. Il tutto, alla costante ricerca della soluzione imperativa delle operazioni che riteniamo vitali per il nostro esistere e delle equazioni che salgono di densità significativa ogniqualvolta chiediamo al nostro non consapevole, ma non per questo meno importante, di restituirci un’informazione trasparente e garante del vero fenomenico. Giochi apparenti che richiamano le più ardite architetture di rete create dagli umani: buffer stabili e bistabili che divengono astabili, per poter collocare ancora e meglio una vocale, un termine, una desinenza: perché la parola racchiude l’universo della cognizione, del sapere e del sentire. E se impariamo a leggerla, quale che sia il supporto che la esponga, allora siamo parola e senso.