Gentile Maestro, la sua stagione 2019-2020 si apre con un importante concerto che la porterà per la prima volta a Londra, il 16 ottobre 2019, sul podio della Royal Philarmonic Orchestra. Una formazione prestigiosa, che lei ha già diretto. Il feeling musicale e il rapporto personale con i musicisti sono fattori determinanti per l’espressività interpretativa. Come si è trovato, assieme a loro?
Una domanda che meriterebbe una risposta ben più articolata… Riassumendo potrei dire che il feeling musicale è stato immediato. Quanto al rapporto personale non si può creare se non nel tempo. E il tempo è l’unica cosa che manca alle orchestre inglesi. Le ore di prova sono inversamente proporzionali alla qualità, straordinaria, dei musicisti.

I pubblici dei vari Paesi, si sa, sono diversi, ognuno con la propria sensibilità musicale e reazioni differenti. Cosa proverà a dare e cosa si aspetterà di ricevere, dal pubblico Londinese?
Posso solo dire che il pubblico più caloroso, appassionato e nel contempo colto, l’ho sperimentato a Mosca e San Pietroburgo. Il massimo che mi posso augurare è di trovare lo stesso calore anche a Londra!

La Cadogan Hall dove la Royal Philarmonic è orchestra residente, assieme alle altre due sale collegate (la Royal Festival Hall e la Royal Albert Hall) è ricca di storia, non solo di genere classico. Come si rapporta al contesto, ai trascorsi del luogo, a quanti sono passati da qui?
Se penso ai musicisti che hanno frequentato quelle sale c’è da tremare. Meglio non pensarci troppo e concentrarsi solo sulla musica…

Affronterà, nel programma, tre compositori diversi per stile e per tematiche, sia pur accomunati da tensioni romantiche e da altri punti di congiunzione, come recentemente dimostrato nella scorsa edizione del Festival Internazionale Pianistico di Brescia e Bergamo. Come saranno il suo approccio e la sua lettura di Schumann (Genoveva overture) rispetto a Grieg (Concerto per pianoforte e orchestra in la minore op. 16) e rispetto a Brahms (Sinfonia n.4)?
Il legame tra Brahms e Schumann è notissimo. Tuttavia credo che loro musica sinfonica vada affrontata in maniera diversa. Il “peso” sinfonico di Brahms è assai superiore come pure la densità di scrittura. In pochi casi Brahms si presta ad una esecuzione snella e leggera al contrario di Schumann che non va mai appesantito anche dove in partitura il compositore scrive “ff” (fortissimo).

ph. Roberto Mora

In questo concerto sarà assieme a un altro bresciano, il pianista Federico Colli, giovane ma già acclamato in contesti internazionali. Come è l’intesa con lui, con il quale ha già spesso lavorato? Lei è diplomato in pianoforte: quanto detterà di suo dal podio e quanto lascerà al solista, in termini di interpretazione?
Gli anni di studio del pianoforte hanno lasciato in me un grande amore per questo strumento e per il suo repertorio. Forse è per questo che mi piace particolarmente dirigere i concerti per pianoforte e orchestra, a cui dedico lungo tempo sia nelle prove con orchestra che quelle private col solista. In particolare, confrontarmi con Federico Colli è sempre per me di grande interesse.

Se ci consente il tono scherzoso, è l’aria di Brescia così carica di uno straordinario passato musicale che favorisce la nascita talenti? Oppure si è creata una sorta di “scuola bresciana”?
Non parlerei di “scuola bresciana “ ma è innegabile che aleggi ancora lo spirito di Benedetti Michelangeli.

Lei è Direttore Artistico del Festival Internazionale Pianistico di Brescia e Bergamo, una delle rassegne concertistiche più prestigiose in Italia (dove Colli ha debuttato nel 2011) e che vanta più di cinquant’anni di vita, fondata e guidata per quarant’anni dal Maestro Agostino Orizio, suo papà, dal quale ha preso il testimone. Quale è stato il suo apporto come Direttore Artistico e verso quale meta sta conducendo il Festival?
Il Festival mi ha consentito di realizzare alcuni progetti che coltivavo da tempo. In particolare sono legato alle edizioni dedicate ad Arvo Paert e alla Cina di Tan Dun, entrambe presenti personalmente a Brescia e Bergamo.
Gli ultimi anni sono evidentemente segnati da una crisi economica che ha colpito le istituzioni musicali più duramente di quanto non si è disposti ad ammettere. La speranza è che l’appoggio di enti pubblici e sponsor privati non venga meno ma siamo molto lontani dai tempi in cui ci si poteva permettere una sorta di visionarietà nel progettare le stagioni future.

Infine la consueta immancabile domanda: quali impegni la attendono, prossimamente?
Sarò sul podio di un’altra grandissima orchestra inglese, la Philharmonia Orchestra, un grande onore per me e nel contempo una grande responsabilità.

RgB & MLa for DeArtes

Contributo fotografico della seconda immagine: Roberto Mora