Electaarchitettura pubblica la prima monografia in italiano dedicata a una delle personalità più originali dell’attuale scenario architettonico giapponese: Terunobu Fujimori.
Classe 1946, esponente della generazione di mezzo (la stessa di Tadao Andō e di Toyo Itō), Terunobu Fujimori nasce e cresce nei boschi del piccolo villaggio di Miyagawa, tra le Alpi giapponesi a nord di Tokyo. Già negli anni dell’infanzia si materializzano le fantasie che alimenteranno l’architetto adulto: l’idea del volo – costruite da sé un paio di ali, si gettò dal tetto di casa nel tentativo di spiccare il volo – la forma della nave, l’importanza di una tecnica che sappia coniugare attività manuali e materiali naturali.
Entrato nella scuola di Ingegneria, facoltà di Architettura, dell’Università di Tohoku a Sendai, si laurea nel 1971 con un progetto per un ponte di chiara influenza Archigram, per poi trasferirsi all’Università di Tokyo presso l’Institute of Industrial Science, dove si specializzerà in Storia dell’Architettura. La decisione di diventare uno storico di professione anziché un architetto rappresenta in realtà solo la prima delle deviazioni della sua lunga carriera, la cui sommatoria ha portato alla formazione di un architetto dalle molteplici sfaccettature, anche dal punto di vista teorico. Le sue pubblicazioni in questo settore scientifico si concentrano prevalentemente sull’architettura di tipo occidentale realizzata in Giappone a partire dal periodo Meiji (1868-1912) fino al periodo Shōwa (1926-1989). Nel 1991, su una specifica richiesta del committente, Fujimori appronta il suo primo progetto di architettura, imboccando così l’ennesima deviazione che lo ha condotto ad una carriera professionale oramai quasi trentennale e che lo ha visto coinvolto in vari tipi di realizzazioni: da edifici per abitazione a musei, fino a sedi di aziende e spazi commerciali.
Di assoluto rilievo, poi, la rilettura in chiave moderna della camera da tè tradizionale che, come è noto, in Giappone vanta una storia lunghissima ed una cultura di altissimo profilo. Nel 2006 ha curato l’allestimento del Padiglione Giapponese alla Biennale di Architettura a Venezia e nel 2018, sempre in occasione della Biennale di Architettura, ha progettato una delle Vatican Chapels allestite nell’isola di San Giorgio a Venezia. Attualmente riveste la carica di direttore del Museo Edo-Tokyo nella capitale giapponese.
Con il suo lavoro Fujimori “disegna” inaspettate iperboli tra la tradizione costruttiva giapponese e inedite espressioni architettoniche contemporanee, dando forma a edifici ecologicamente sostenibili e ad alta efficienza energetica, che sembrano fluttuare nell’aria, a ricordare l’eterna lotta dell’uomo contro gli elementi. Musei e case private si alternano a sorprendenti case da tè, strutture sospese arrampicate sugli alberi costruite con materiali semplici e primitivi come terra, pietra, legno, carbone, corteccia e malta. È il materiale, dunque, a determinare la qualità dello spazio, o meglio lo spazio esiste nella misura in cui il materiale può esprimere pienamente la sua natura.
Il volume raccoglie l’intera produzione architettonica realizzata da Fujimori fino ad ora. Testi critici introducono alla sua opera e uno scritto inedito dello stesso Fujimori – Dodecalogo Fujimori, porre una distanza dai 5 punti di Le Corbusier – racconta la sua esperienza: i problemi e le scoperte, le sconfitte e i successi di una professione che chiede continuamente una mente accesa e curiosa nonché mani operanti. Di sicuro interesse sono poi gli schizzi di progetto che, per la prima volta, vengono presentati in una certa quantità insieme ad un commento critico.
Apertura, libertà espressiva, ma anche consapevolezza della tradizione, della storia e della cultura del proprio paese si trovano mescolati nell’opera di Terunobu Fujimori, secondo una formula che recupera alla professione dell’architetto il piacere del sogno, della purezza dell’intenzione come pure dell’ossessione.
C.S.
Fonte: Ufficio stampa consulenti Mondadori
Contributi fotografici: Masuda Akihisa