Norma, Aida, Carmen: tre momenti di una storia musicale che dal belcanto arriva agli albori del verismo; tre eroine entrate nell’immaginario collettivo; tre simboli. Ma anche tre donne che reclamano il diritto a scegliere il proprio destino, pur quando sanno che ad attenderle c’è il fuoco della pira, la profondità oscura della piramide, il sangue dell’arena.
La Trilogia d’Autunno che corona la XXX edizione di Ravenna Festival cerca la donna dietro il personaggio, il cuore oltre il costume, l’anima di partiture e libretti troppo spesso nascosta da allestimenti ingombranti: dall’1 al 10 novembre, tre nuove produzioni della Norma di Bellini, di Aida di Verdi e della Carmen di Bizet debuttano sul palcoscenico del Teatro Alighieri, alternandosi sera dopo sera come vuole la consuetudine di questa maratona lirica che negli anni ha conquistato il pubblico. La formula vincente? Un cast di giovani cantanti e un team creativo che si avvale delle più moderne tecnologie, ispirati e guidati da Cristina Mazzavillani Muti, ideatrice del progetto e alla regia per Norma e Aida.
Carmen è invece affidata a Luca Micheletti, al proprio debutto nella regia di un’opera. Sul podio dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” Alessandro Benigni per Norma, Nicola Paszkowski per Aida e Vladimir Ovodok per Carmen. Anche quest’anno questa straordinaria “fabbrica dell’opera” offre l’opportunità per sperimentazioni, scoperte, nuovi progetti e collaborazioni, dall’esordio del nuovo Coro “Luigi Cherubini”, preparato da Antonio Greco e integrato con elementi del Coro Marchigiano “Vincenzo Bellini”, ai contributi di artisti stranieri e del territorio, alle tante occasioni di coinvolgimento create per giovani, studenti e cittadini
Per Norma (1, 5, 8 novembre) la regista Cristina Mazzavillani Muti immerge il dramma in una natura dove la concretezza della materia si ammanta di mito. Fronde di un bosco, un fitto intreccio di radici, cavità sotterranee, poi l’acqua e la bruma di paludi che riportano la Gallia romana a paesaggi nostrani…e simboli, cifre di un mondo perduto e misterioso: come il libro che si apre al centro della scena – al tempo stesso parola, credo, codice; come il teschio-totem della divinità pagana Irminsul; come la luna che inevitabilmente domina la scena. La partitura belliniana – essa stessa mito: del belcanto, della perfezione formale, dell’idea stessa di opera – è diretta da Alessandro Benigni, già sul podio di Nabucco l’anno scorso. Norma, figlia del capo dei druidi e sacerdotessa che ha violato i voti per amore di un romano, è il soprano coreano Vittoria Yeo, che il pubblico ravennate ha già apprezzato come Lady Macbeth e che in questo caso veste per la prima volta i panni della protagonista belliniana. Al debutto nel ruolo anche il resto del giovane cast: l’amato Pollione, proconsole romano, è il tenore Giuseppe Tommaso, mentre il basso Antonio Di Matteo è Oroveso, padre di Norma, e il soprano turco Asude Karayavuz sperimenta i panni di Adalgisa, rivale in amore di Norma.
In Aida (2, 6, 9 novembre) è importante, sottolinea Cristina Muti, «potersi allontanare dall’opinione comune che identifica l’opera con la scena del trionfo. Verdi scrisse anche quello, ma c’è molto di più in Aida: ci sono momenti intimi, riservati, malinconici. Abbiamo voluto dar loro spazio, soprattutto nel meraviglioso rapporto fra Aida e Amneris, due donne opposte in amore, ma in fondo molto vicine». Le scenografie virtuali evocano visioni “archeologiche” e un groviglio d’ossa animali è sufficiente a ricordare le sorti alterne di una civiltà sospesa fra il Nilo e il deserto, abbondanza e carestie. Mentre è Nicola Paszkowski a dirigere la Cherubini, nel ruolo di Aida, figlia del re etiope Amonasro ma catturata e resa schiava dagli Egizi che ne ignorano l’identità, c’è il soprano lituano Monika Falcon. Amneris, figlia del faraone di cui Aida è ancella nonché rivale in amore, è il mezzosoprano brasiliano Ana Victória Pitts. Oggetto della contesa il condottiero Radames, ovvero il tenore azero Azer Zada. Amonasro è Serban Vasile, già nel ruolo protagonista del Nabucco della Trilogia 2018, e il Re d’Egitto Adriano Gramigni. Sono in scena anche le danzatrici Lara Viscuso e Lara Guidetti, quest’ultima anche autrice delle coreografie. Nel quarto atto si alza invece, inaspettato, il canto del soprano turco Simge Büyükedes. Si tratta del poema Makber di Abdülhak Hâmid Tarhan, una delle figure chiave del Romanticismo turco; scritto a seguito della morte della moglie Fatma, il poema sostituisce alla tradizionale accettazione della morte la disperazione, il rifiuto, la rabbia…e infine la ricerca della pace in seno alla natura. E prelude così alla conclusione del dramma.
È una Carmen (3, 7, 10 novembre) “intima e oscura” quella che porta in scena Luca Micheletti, un mondo – ora di sapore noir, ora vibrante di realismo magico – sul quale la protagonista domina come un’ossessione di cui tutti sono vittime, là dove il sogno d’amore si confonde con quello della rivoluzione e dell’eversione. Micheletti aveva già conquistato il pubblico della Trilogia 2018 come Iago nell’Otello, ma per la sfida di portare in scena l’opera di Bizet, affidatagli da Cristina Muti, ha potuto contare sul proprio background teatrale, ricco di collaborazioni con registi quali Ronconi e Bellocchio e riconoscimenti come il Premio Ubu (2011). Il pubblico è accompagnato lungo «un percorso trasfigurato dalle passioni di chi lo vive – racconta Micheletti – i moti dell’animo e le fantasie dei protagonisti modificano la realtà che li circonda, ed essa perde via via i connotati di spazio pubblico, divenendo lo spazio privato dell’allucinazione, delle pulsioni interiori». Vladimir Ovodok è di nuovo sul podio dopo la “trilogia verista” del 2017. Nel ruolo della protagonista si alternano Martina Belli e Clarissa Leonardi, mentre il sergente Don José, prima vittima e poi carnefice di Carmen, è il tenore Antonio Corianò. Se il ruolo del torero Escamillo, terzo vertice del triangolo di passione, è dello stesso Micheletti, Micaëla, fidanzata di Don José, è Elisa Balbo, già Desdemona nel 2018.
La Trilogia si conferma un vero e proprio “laboratorio” per talenti non soltanto nei cast vocali. Al proprio debutto anche il Coro “Luigi Cherubini”, creato ad hoc da Fondazione Ravenna Manifestazioni per le proprie produzioni, attraverso un percorso di selezioni avviato nel 2018. Composto di cantanti giovani e musicalmente versatili, il Coro ha per Direttore Antonio Greco, legato a Ravenna in quanto docente presso il cittadino Istituto Musicale “Giuseppe Verdi” e già ospite e collaboratore del Festival. La dedica a Cherubini fa riferimento a una realtà di eccellenza nella formazione dei giovani presente a Ravenna, l’Orchestra fondata da Riccardo Muti. Per questa Trilogia, il Coro Cherubini è integrato da elementi del Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”. Il coinvolgimento delle nuove generazioni e la relazione con il territorio caratterizzano anche la presenza in scena di musicisti degli Istituti Musicali di Ravenna e di Cesena, per le bande di palcoscenico in Norma e Aida dirette da Alicia Galli (ai Romagna Brass sono invece affidate le trombe del trionfo di Aida), e del Coro di voci bianche Ludus Vocalis, diretto da Elisabetta Agostini in Carmen. Anche quest’anno in scena i DanzActori Trilogia d’Autunno, dei quali Lara Guidetti cura parte dei movimenti scenici e delle coreografie, mentre ad alcuni dei giovanissimi che hanno partecipato al percorso Alla scoperta delle energie creative della Romagna, audizioni-incontri di Cristina Muti aperti a tutti i ragazzi del territorio dagli 8 ai 18 anni, è data la possibilità di “irrompere” in una scena di Aida con i propri modernissimi e sorprendenti linguaggi.
Opera invece dietro le quinte un affiatato team creativo, che conta lo scenografo e visual designer Ezio Antonelli, il light designer Vincent Longuemare, il video programmer Davide Broccoli e i costumisti Alessandro Lai (Norma e Carmen) e Anna Biagiotti (Aida, assistente ai costumi Sofia Vannini). Sul fronte audio, per la prima volta un’opera si avvale di una “camera acustica virtuale”, creata da BH Audio utilizzando lo strumento Soundscape degli esperti tedeschi di d&b audiotechnik: senza l’ingombro di una vera camera acustica sul palco e senza necessità di amplificazione, la camera virtuale proietta le voci e conferisce profondità al suono regalando un’esperienza naturale al pubblico e tutto il comfort sonoro possibile per cantanti e artisti del coro.
CREATIVITÀ, INNOVAZIONE, PARTECIPAZIONE: UNA TRILOGIA PER TUTTI…E DI TUTTI
Le traiettorie di questa straordinaria avventura lirica incrociano anche quelle delle arti visive. Sono infatti giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna a firmare le due opere in scena (il libro in Norma e la carcassa in Aida) e quelle di Corpo a corpo, la mostra allestita negli spazi del Teatro in occasione della Trilogia e curata da Maria Rita Bentini e Nicola Cucchiaro. L’artista egiziano Hossam Dirar è invece l’autore dei dipinti che hanno caratterizzato la campagna promozionale dell’intera Trilogia e che ne illustrano il programma di sala. Oggi residente a Barcellona, Dirar attinge dal mondo arabo, andaluso e antico-egizio e dalla propria fascinazione per artisti quali Klimt e Schiele per riflettere sulle identità culturali e sulla figura femminile. «Sono stato affascinato da questa donna», spiega Dirar, parlando della sua serie di dipinti Nefertiti, ispirati alla storica regina egizia che godé di onori e autorità pari a quelli del proprio sposo, il faraone Akhenaton. «Il suo potere e la sua visione sono stati in grado di cambiare il mondo. Desideravo quindi lavorare su questa figura, per creare una nuova donna, carismatica e attiva».
Oltre che un vero e proprio magnete per la creatività, anche quest’anno la Trilogia è stata in grado di calamitare l’attenzione del pubblico, rappresentando così un fondamentale attrattore di incoming turistico fuori stagione.Si rinnova anche la forte presenza dagli altri Paesi, circa uno su cinque degli oltre 7500 spettatori che hanno scelto la Trilogia, praticamente sold-out per tutte le recite. Gli stranieri arrivano soprattutto da Francia, Svizzera, Germania e Austria, dai Paesi scandinavi…ma anche da Russia, Cina, Giappone, Australia. «La Trilogia d’Autunno è nata come una scommessa sulla possibilità di coniugare un’offerta culturale di qualità, sostenuta da allestimenti funzionali e innovativi, alle prospettive del turismo e ai vantaggi che questo può portare alla collettività – sottolinea il Sovrintendente del Festival Antonio De Rosa – il nostro impegno per quest’incontro virtuoso è stato premiato, come dimostrano l’entusiasta partecipazione del pubblico europeo e l’attenzione della stampa d’oltralpe».
Il pubblico, italiano e non, può usufruire di Lyri, l’applicazione gratuita e multilingue che permette di visualizzare testi e trama del libretto su smartphone e tablet: grazie allo sfondo nero, a un limitatissimo consumo di batteria e alla sincronizzazione in tempo reale, Lyri non disturba la visione dello spettacolo e sostituisce efficacemente i sottotitoli. Si tratta di un gradito ritorno dell’app all’Alighieri, dove aveva debuttato nel 2015, e di un altro elemento che contribuisce alla funzionalità e al comfort dell’esperienza a Teatro. Gli spettatori della Trilogia sono infatti anche i primi ad accomodarsi nelle nuove poltrone della platea, recentemente rinnovata come parte del percorso di interventi sostenuti dal Comune di Ravenna e dalla Regione Emilia-Romagna.
Creatività, innovazione, ma anche partecipazione: la natura inclusiva, piuttosto che esclusiva, della Trilogia si è tradotta in opportunità per aprire le porte del Teatro alla Città, garantendo altri 3000 accessi all’Alighieri nel corso delle settimane: dagli incontri di presentazione del cast durante i quali il pubblico ha potuto assistere alle prove (scoprendo così anche il complesso percorso che porta all’allestimento di un’opera) alle prove generali cui partecipano studenti di medie, superiori e università del territorio mantenendo così vivo il dialogo con il mondo della scuola, fino ai gruppi di Instagrammers da tutta la Regione, agli allievi dei corsi di LabArt, ai giovani di Palazzo Rasponi 2 armati di smartphone e macchine fotografiche. Una testimonianza viva ed entusiasta di una curiosità e di un amore per l’opera che, grazie a iniziative dedicate, raggiunge anche le nuove generazioni.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa Ravenna Festival
Contributi fotografici: Silvia Lelli; Zani-Casadio
TRILOGIA D’AUTUNNO 2019 – XXX Ravenna Festival
1 – 10 novembre 2019
Teatro Dante Alighieri
via Mariani, 2 | 48121 Ravenna
tel. 0544 249244
e-mail: info@teatroalighieri.org
www.teatroalighieri.org