Parrocchia
Non è cosa di tutti i giorni ciò che sta per avverarsi ad Avenza, parrocchia di tredicimila anime in provincia di Massa Carrara. Qui si sta compiendo un avvenimento straordinario: riportare a casa il meraviglioso trittico commissionato nel 1438 per la chiesa ma che, da diversi secoli, non era più al suo posto.
L’opera, che è legittimo definire un capolavoro, è recentemente arrivata a Milano, alla Galleria Salamon, specializzata in dipinti di alta epoca. Matteo Salamon, gallerista e appassionato storico dell’arte, l’ha scoperta e acquistata nel 2018 ad un’asta di Christie ’s a Londra, riportandola in Italia.
Nei secoli, l’opera è stata oggetto di molti passaggi di mano: non si sa in quale circostanza e perché sia stata tolta alla parrocchiale e alla devozione dei fedeli di Avenza, fatto sta che le prime notizie portano a Genova nella metà dell’Ottocento, città che all’epoca dominava il Massese. Sul finire del secolo la si ritrova a Roma, dove, nel metterla in vendita e facilitarne l’acquisto, il trittico venne smembrato, per la possibilità di cedere singolarmente le tre figure. Ad acquisire tutte e tre le parti fu un collezionista tedesco, poi trasferirsi in America, salvo tornare, con la sua collezione, nel 1956 in Germania. Nel 1996 il trittico, passato ad altra famiglia tedesca, venne battuto da Sotheby’s a New York. Infine la ricomparsa sul mercato a Londra e il ritorno in Italia grazie all’acquisto deciso da Matteo Salamon.
A questo punto entra in scena il parroco della chiesa di Avenza che sceglie la domenica di Pasqua per annunciare ai fedeli l’utopia di riportare a casa le effigie dei tre santi protettori del luogo: San Pietro Apostolo, Sant’Antonio Abate e Maria Maddalena. Santo titolare della parrocchia, il primo, mentre Sant’Antonio Abate e la Maddalena lo erano di due antichi ospedali-ospizi nati, nel territorio, a servizio dei pellegrini della via Francigena,
Nonostante il “prezzo di favore” proposto da Salamon, coinvolto anche lui in questa “folle impresa” – 160 mila euro – erano in pochi a scommettere sulla possibilità di racimolare la cifra. Don Marino, il parroco, ha fatto leva sull’orgoglio paesano ma anche sulla certezza che «l’arte e la storia appagano il cuore».
«Il poco di molti farà molto e il giusto di altri farà il resto» è stata la granitica certezza del parroco.
Per tenere distinta l’attività della parrocchia di San Pietro Apostolo, Don Marino ha aperto un conto corrente dedicato a questa impresa presso la filiale di Avenza della Banca Carige e il suo appassionato appello non è caduto nel vuoto: c’è chi ha dato anche solo 30 euro, non potendo di più, e chi ha offerto cifre un pochino maggiori. Fatto sta che, goccia dopo giaccia, quello che sembrava un miraggio si sta trasformando in realizzazione.
Qualche aiuto è venuto anche da fuori parrocchia, man mano che la notizia della “folle impresa” ha cominciato a diffondersi.
Altissimo l’interesse del mondo dell’arte intorno al magnifico trittico. L’opera, ricomposta e perfettamente restaurata da Loredana Gallo, appare davvero notevolissima, come del resto aveva già notato Federico Zeri, che l’aveva ammirata in occasione dell’asta newyorkese, attribuendola al Maestro di Sant’Ivo. Il trittico è un raro “oro di metà”. Il fondo su cui si stagliano le tre figure è infatti realizzato per metà in oro e metà in argento, ottenendo così una luminosità del tutto particolare.
A commissionare, nel 1438, l’opera fu Pietro di Giovanni Ringli, castellano di origine svizzera, qui inviato da Francesco Sforza a presidiare la Francigena. All’artista, noto come Maestro di Sant’Ivo per la paternità della tavola dedicata al Santo oggi all’Accademia di Firenze, si riconducono una cinquantina di dipinti, presenti in musei del mondo. L’opera avenzanese è certamente tra le sue maggiori ed è ascrivibile alla età matura del Maestro.
«È un’opera profonda e coinvolgente che ti parla di bellezza, di arte e di devozione e civiltà» afferma don Marino.
Potente ed inteso è, tra tutti, il San Pietro, figura centrale del trittico, qui rappresentato in veste pontificale, assiso in trono. Ad attorniarlo sono Sant’Antonio Abate con l’immancabile maialino e una bionda Santa Maria Maddalena con il cofanetto per il balsamo.
Matteo Salamon non nasconde l’entusiasmo per l’operazione: «ritrovare un’opera di questo livello e poterla riportare esattamente nel luogo per la quale è stata concepita più di 500 anni fa è il sogno di un’intera carriera. È un pezzo della storia dell’arte italiana e fiorentina che può finalmente, tornare nella sua casa».
C.S.M.
Fonte: Studio Esseci
Programma ufficiale delle cerimonie:
SABATO 30 NOVEMBRE ore 18 S. Messa celebrata da S.E Mons. Giovanni Santucci. Ore 21- convegno: “Storia di un Miracolo” con la partecipazione di: Angelo Tartuferi, Matteo Salamon, Valentino Anselmi, Pietro Di Pierro, don Luca Franceschini.
DOMENICA 1 DICEMBRE ore 16: Santa Messa Solenne pontificale presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Salvatore De Giorgi Arcivescovo Emerito di Palermo. Con la partecipazione di: S.E. Giovanni Santucci, S.E. Mons. Eugenio Binini, S.E. Guglielmo Borghetti, S.E. Mons. Alberto Silvani; del Clero, delle Associazioni civili e militari. Al termine la Parrocchia offrirà una festa per tutti a “Casa Pellini” con panigacci di Podenzana, zucchero filato e ricco rinfresco. Accensioni delle luci di Natale con l’accompagnamento della Filarmonica: “Giuseppe Verdi” di Carrara.