La mostra raccoglie una trentina di opere, su tela e di natura installativa realizzate da quattro artisti, selezionati tra i più talentuosi giovani recentemente emersi dall’Accademia di Belle Arti di Venezia, i quali hanno svolto la propria ricerca nel contesto relazionale di Vulcano, condividendo tempo e spazio con i dipendenti, i collaboratori e i clienti dell’azienda.

“Fuori dal vaso” è la mostra conclusiva del progetto che ha visto Beatrice Gelmetti, Adelisa Selimbašić, Mattia Sinigaglia e Francesco Zanatta condurre una residenza studio di due mesi presso la nuova sede dell’agenzia creativa Vulcano, nell’area di Venezia Marghera.
Curato da Daniele Capra e Nico Covre, si tratta di un progetto pioneristico di dialogo e inclusione dei linguaggi della contemporaneità all’interno del contesto di lavoro. Il suo titolo fa riferimento all’espressione “farla fuori dal vaso” e sottolinea la disponibilità ad andare oltre le regole e le usuali modalità di lavoro: non solo per gli artisti nel tentativo di superarsi, ma anche per l’azienda nel continuo confronto con l’arte contemporanea e con la libera sperimentazione. Il progetto condotto da Vulcano si è basato sulla convivenza e sullo scambio di punti di vista, rompendo un doppio isolamento: quello dell’artista solo nel suo studio, tipico dell’arte contemporanea, ma anche quello di una realtà aziendale che decide di investire risorse e tempo dei propri collaboratori per fare altro rispetto alle proprie finalità istituzionali.

La mostra, che riassume tutto il progetto, testimonia come i processi creativi che riguardano il medium pittura – a torto o a ragione, considerato come tradizionale – siano mai come ora compositi, ibridi e frutto di una continua commistione tra istanze storiche, tecniche e il mondo presente. Le questioni poste dalla contemporaneità, in particolare rispetto agli strumenti tecnologici, alla rapidità dei processi e all’istantaneità della trasmissione delle informazioni sono infatti centrali e oggetto di una continua contrattazione. La pittura si fa con tutto, con le tecniche consuete, ma anche interagendo rispetto agli stimoli e alle possibilità di elaborazione dell’immagine consentita dai software, allo sterminato database di immagini e video di internet, nonché alla presenza pervasiva dei social network, che, insieme, hanno agito come dei veri e propri inesauribili produttori di immaginari.

“Fuori dal vaso” ha reso manifesto come la pittura sia una disciplina onnivora, evidenziando il fatto che i pittori utilizzino gli stessi strumenti digitali adoperati da qualsiasi creativo, anche se in modo diverso, a volte destrutturato, ma per gli stessi fini espressivi. Nella pittura, infatti, coesistono spinte diverse, talvolta opposte, verso la velocità e la lentezza, verso il vuoto o il pieno, la realtà e l’immaginazione. Liberata dal dover corrispondere ad altro, dall’ansia di rappresentare poiché esistono altri mezzi apparentemente più efficaci, dalla necessità di corrispondere a un’ideologia o un gusto, la pittura finalmente ha la libertà di essere esclusivamente uno strumento di espressione, un campo da gioco in cui le regole sono fatte innanzitutto dall’artista per essere solo dopo condivise con chi guarda.

“Fuori dal vaso” ha inoltre evidenziato come il processo creativo sia caratterizzato da accelerazioni e brusche frenate, da progressioni lineari e svolgimenti contorti che non sono sempre intellegibili, ma la centralità è sempre assunta dalla modalità con cui il contenuto dell’opera si manifesta agli occhi di chi guarda. Intraprendere un vero progetto di ricerca vuol dire anche saper cambiare idea e obiettivi in corsa, prendere una nuova strada e andare oltre. Farla fuori dal vaso non vuol dire, infatti, agire senza tener conto dei propri limiti, al di sopra delle proprie forze e delle proprie capacità. Ma significa invece mettersi in discussione, uscire dalla comfort zone, assumersi il rischio di sbagliare per cambiare rotta e abbracciare nuovi orizzonti possibili.

La ricerca di Beatrice Gelmetti (Verona, 1991) è caratterizzata da un approccio aniconico e gestuale con grandi campiture accostate di colore puro, disteso liberamente sulla tela o raggrumato in forma materica. Nella sua pratica brani di pittura lirica non-figurativa si alternano sulla superficie ad aree con minimali e sintetici accenni di presenza umana.
La figura umana e la natura sono i soggetti più frequenti nella pittura di Adelisa Selimbašić (Malsch, Germania, 1996), resi sulla tela con forme sintetiche. I colori impiegati dall’artista sono liquidi e conferiscono alle masse un volume insieme delicato e vibrante. I giochi dei bambini e la maliziosa innocenza dei loro gesti sono temi ricorrenti della sua ricerca.
Il lavoro di Mattia Sinigaglia (Sirmione, 1989) nasce da un interesse verso la storia dell’arte e il simbolismo sotteso alla magia, alle pratiche esoteriche, alla scienza. La sua pratica si contraddistingue dall’alternanza tra figura e dettaglio geometrico. Sono frequenti nelle sue opere spiazzanti associazioni di elementi che meravigliano l’osservatore.
Le opere di Francesco Zanatta (Treviso, 1989) sono caratterizzate da un’atmosfera di onirica sospensione della realtà in cui gli elementi si dissolvono in una pittura di puro colore, dotata di un cromatismo surreale e lisergico. Nelle sue composizioni i fiori, gli alberi, gli animali o le persone vivono in una condizione di aerea fluidità, come fossero sorprendenti emanazioni del contesto.

Il progetto è corredato da un catalogo edito da Vulcano, che raccoglie i contributi dei curatori e racconta l’esperienza della residenza in un ininterrotto flusso visivo.

C.S.M.
Fonte:  Copyright © 2019 PCM Studio

FUORI DAL VASO
2 dicembre 2019 – 10 gennaio 2020
Ingresso gratuito

Vulcano
Via delle Industrie 23/D | 30175 Venezia Mestre (Marghera)

Da lunedì a venerdì 10-13 e 15-18 su appuntamento scrivendo a fuoridalvaso@vulcano.agency

www.vulcano.agency/fuoridalvaso