Con tre serate dedicate all’opera e quattro appuntamenti con la danza, la Stagione 2019/20 del Teatro Alighieri porta a Ravenna raffinate coproduzioni e compagnie di calibro internazionale, arricchendo di nuove proposte la programmazione del teatro, fra tradizione e innovazione.
Dall’ombra di un platano di una Persia senza tempo all’orto racchiuso fra le mura di un convento, fino alla Venezia del Carnevale, i titoli d’opera popolano il palcoscenico di immagini di pace e allegria, presto avvelenate – non solo metaforicamente – da rivalità e antiche colpe. Forse l’antidoto ai conflitti “di famiglia” del Serse, di Suor Angelica e di Lucrezia Borgia sta tutto nel Gianni Schicchi, nella sua arguzia quanto nel suo cuore, pronto a commuoversi alla vista dei giovani innamorati il cui abbraccio conclude l’opera.
Il programma della Stagione 2019/20 è reso possibile dal sostegno del Comune di Ravenna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero per i beni e le attività culturali, con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
OPERA
Il sipario si alza sulla Stagione Opera il 10 e 12 gennaio, con il Serse di Georg Friedrich Händel secondo l’interpretazione musicale di Ottavio Dantone, al clavicembalo e alla direzione della sua Accademia Bizantina, e la visione drammaturgica di Gabriele Vacis alla regia. Basandosi sull’edizione critica curata da Bernardo Ticci e favorendo un ritmo narrativo serrato e coinvolgente, il nuovo allestimento – ha debuttato a primavera, frutto della coproduzione fra Reggio Emilia, Modena, Piacenza e Ravenna – restituisce freschezza al titolo che Händel scrisse su commissione del King’s Theatre di Londra, dove fu presentato nel 1738. Scene e costumi, affidati come le luci a Roberto Tarasco, stilizzano un contesto settecentesco in cui il conflittuale intreccio amoroso (il re persiano ama Romilda, che ama Arsamene fratello di Serse, che è amato anche da Atalanta sorella di Romilda…) si dipana con il controcanto di giovani attori cui è delegato il compito di mimare e così commentare gli “affetti” espressi dal canto. Serse è Arianna Venditelli, trascinante fin dalla celebre aria d’apertura “Ombra mai fu” che il re persiano intona in omaggio a un platano, mentre Arsamene è Marina De Liso; Romilda e Atalanta sono rispettivamente Monica Piccinini e Francesca Aspromonte. Il contralto Delphine Galou veste invece i panni di Amastre, la fidanzata ripudiata di Serse che si traveste da soldato per riconquistare il promesso sposo.
Il 31 gennaio e 2 febbraio è la volta di una doppia serata con Suor Angelica e Gianni Schicchi, due delle tre opere in un atto, del trittico che, con Il tabarro, Giacomo Puccini presentò a New York nel 1918: inconfondibilmente italiane, ma ibridate l’una da Debussy e l’altra da Stravinskij, appartengono di diritto al Novecento musicale europeo. A Ravenna si tratta anche in questo caso di coproduzioni (oltre all’Alighieri la cordata coinvolge il Teatro del Giglio di Lucca, il Lirico di Cagliari e il Maggio Fiorentino) con Marco Guidarini alla guida dell’Orchestra della Toscana e Denis Krief a firmarne regia, scene, costumi e luci. Poliedrico e poliglotta, musicista e uomo di teatro, Krief ha immaginato una messa in scena limpida e lineare che lascia ampio spazio ai personaggi pucciniani e al diverso registro delle due opere: struggente per Suor Angelica, storia di un’aristocratica costretta al convento per via di un bambino nato fuori dal matrimonio e che l’annuncio della morte del figlio spinge ad avvelenarsi con le erbe dell’orto conventuale; comico per Gianni Schicchi, dove il protagonista di ispirazione dantesca gabba gli avidi e litigiosi familiari dell’abbiente Buoso Donati, assumendo i panni del defunto per dettare un nuovo testamento al notaio…testamento del quale Schicchi è principale beneficiario. Alle misurate, contenute interpretazioni del primo titolo si contrappone la recitazione frizzante e dinamica nel secondo. Ha debuttato con successo nel ruolo di Suor Angelica Alida Berti, mentre l’arcigna Zia-Principessa che porta alla giovane la notizia della morte del figlio è Isabel De Paoli; Gianni Schicchi può contare sul talento istrionico del baritono Marcello Rosiello, mentre alla Lauretta di Francesca Longari è affidata l’emozionante e da sempre amata aria “O mio babbino caro”.
Il cartellone Opera si conclude il 6 e 8 marzo con Lucrezia Borgia (annullato per coronavirus. Vedi nota in fondo all’articolo) titolo che si lega ai precedenti sia per i conflittuali legami familiari che rappresenta, sia per l’uso del veleno. Ampio e frequente uso in questo caso, dato che tentati e infine riusciti avvelenamenti accompagnano l’intera trama. Gaetano Donizetti la compone nel 1833 su libretto di Felice Romani, che trae il materiale dalla tragedia di Victor Hugo. Questi, come già aveva fatto in Le Roi s’amuse con Triboulet (da cui il verdiano Rigoletto), ingentilisce la lugubre tradizione legata alla figura di Lucrezia Borgia per mezzo dell’affetto, in questo caso materno. Così il riscatto morale di Lucrezia passa per l’amore per il figlio ritrovato e presto perduto; un’eroina, insomma, che abbandona i tratti demoniaci a favore di quelli ricchi di pathos della madre. L’allestimento ha appena debuttato al Donizetti Opera di Bergamo, che lo coproduce con Reggio Emilia, Piacenza, Trieste e naturalmente Fondazione Ravenna Manifestazioni. L’orchestra in questo caso è la Cherubini, diretta da Riccardo Frizza, mentre il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è preparato da Corrado Casati. La regia è del giovane altoatesino Andrea Bernard, già assistente di Pier Luigi Pizzi con all’attivo collaborazioni con registi quali Damiano Michieletto, Keith Warner e una promettente carriera già disseminata di successi. Donna Lucrezia, figlia del Papa Borgia e parte della più potente e pericolosa famiglia italiana del tempo, è Francesca Dotto, mentre il geloso e vendicativo Don Alfonso suo marito è Mattia Denti; il giovane Gennaro, di cui tutti credono che Lucrezia si sia infatuata (in realtà il figlio che non ha mai potuto riconoscere), è Francesco Castoro.
DANZA
La Stagione Danza 2019/20, che come sempre scorre in parallelo al programma d’Opera, si inaugura il 15 e 16 febbraio con il Nuovo Balletto di Toscana e una Cenerentola fresca di debutto al Maggio Fiorentino. È il nuovo lavoro che il coreografo e premiatissimo ballerino ceco Jiˇrí Bubenícˇek ha creato su musica di Sergej Prokof’ev, in collaborazione con Nadina Cojocaru per le scene (della Cojocaru anche i costumi). Il balletto in un atto per 14 danzatori è una versione moderna della celebre fiaba dei fratelli Grimm, che qui perde i connotati più favolistici conservando però trama e personaggi chiave – le sorelle, la matrigna, il principe – e puntando su elementi simbolici. Al centro rimane sempre Cenerentola, una ragazza coraggiosa e gentile, memore degli insegnamenti della madre e con un bagaglio di sogni da realizzare. La compagnia diretta da Cristina Bozzolini rappresenta una costante e significativa presenza nel panorama della danza italiana fin dal 1970, capace di privilegiare giovani professionisti formatisi nella propria scuola per una piena idoneità tecnica e artistica nella danza sia classica che contemporanea. Fondamentale la collaborazione con autori di prestigio, nonché quella con il Maggio Musicale Fiorentino.
Il 29 febbraio e 1 marzo il Teatro Alighieri accoglie la Alonzo King Lines Ballet con due coreografie, Händel e Common Ground 8 (Annullato. Vedi nota in fondo all’articolo) Se la prima, creata su musiche di Händel con contributi di Leslie Stuck, dialoga idealmente con l’altro omaggio all’autore del Serse nella Stagione Opera, la seconda è una recente creazione su arrangiamenti musicali del Kronos Quartet. Alonzo King, autore di entrambi i lavori, ha firmato Händel nel 2005 per lo Swedish Royal Ballet, per poi riprenderlo per la propria compagnia nel 2018. Esplorando l’universo musicale di Händel, visionario che per primo unì nella stessa partitura il nuovo stile omofonico e la tradizionale polifonia, King ha creato una complessa musica di corpi, dove l’eleganza drammatica dell’espressione barocca lascia trasparire l’equilibrio trovato dal compositore nelle linee essenziali ed eleganti dei danzatori. La collaborazione con il Kronos Quartet è invece l’incontro fra i due ambasciatori culturali più importanti della città di San Francisco, di cui Common Ground è una vera e propria ode, in costante conversazione fra il quartetto d’archi e la danza. Due lavori che quindi riflettono pienamente la filosofia artistica di King, re della danza americana per personalità carismatica e sapienza creativa. La compagnia, da lui fondata negli anni Ottanta e formata da eccezionali solisti, è il punto di partenza per esplorazioni, commistioni, innovazioni del linguaggio del balletto, pronta ad accogliere tutte le influenze, dalle danze etniche alle tecniche moderne e contemporanee, per irradiare energia e bellezza. Ne nasce una danza cesellata, dove anche il minimo dettaglio – il guizzo di un polso, il piegamento di una caviglia – ha valore.
Il 21 e 22 marzo è in scena un’altra figura entrata nell’immaginario collettivo: Don Chisciotte, che il Balletto Yacobson di San Pietroburgo presenta nella versione di Johan Kobborg, tratta dallo storico balletto di Marius Petipa del 1869 su musiche di Ludwig Minkus. (Annullato. Vedi nota in dfondo all’articolo). Fin dal debutto al Bol’šoj, il Don Chisciotte di Petipa si è imposto come un esempio di bellezza e armonia ed è rimanendo fedele al capolavoro che Kobborg – ex primo ballerino del Royal Ballet – l’ha arricchito con sfumature congeniali al proprio approccio. Oltre a includere la figura di Cervantes alle prese con il proprio romanzo, Kobborg ha favorito lo sviluppo drammaturgico e dato rilievo ai ruoli maschili senza dimenticare l’espressività del linguaggio corporeo cara al fondatore della compagnia Leonid Yacobson. Per scene e costumi il designer francese, ma di origine russa, Jérôme Kaplan si è ispirato invece alle illustrazioni di Gustave Doré, accostando colori vivaci e linee nere per un tocco spagnoleggiante esaltato dalle luci di Vincent Millet. L’appuntamento con Don Chisciotte segna il ritorno a Ravenna della compagnia russa, creata da Yacobson nel 1969 come primo teatro coreografico disgiunto dall’opera e presto ribattezzato “Miniature coreografiche” rifacendosi alla forma ballettistica prediletta dal fondatore. La compagnia mantiene viva la tradizione del suo repertorio, sviluppandosi al tempo stesso anche in altre direzioni di ricerca con la guida dell’attuale direttore Andrian Fadeev, che vanta una carriera da primo ballerino del Mariinskij.
La Stagione si chiude il 4 e 5 aprile con Les nuits barbares, ou les premiers matins du monde della Compagnie Hervé Koubi, composta da stupefacenti ballerini che combinano danza contemporanea, capoeira, hip hop, physical dance, breakdance. «Compagni d’arte che amo chiamare fratelli ritrovati – afferma Koubi, francese di origini algerine – con loro sono ripartito per disegnare i contorni di una nuova avventura, per trovare le risposte al mistero delle nostre comuni origini». Les nuits barbares è un’opera dedicata al tema delle origini della cultura mediterranea, capace di unire la potenza ipnotica della parata da guerra e la precisione del balletto classico e riscrivere una storia millenaria nel linguaggio della danza. Su musiche di Mozart, Fauré, Wagner, ma anche di tradizione algerina, i danzatori fanno vorticare le gonne come dervisci, brandiscono coltelli, indossano maschere gioiello, danno sfogo a un’energia mozzafiato. Così le ombre si alzano dalle notti barbare e mostrano l’alba di una cultura condivisa, contro «questa attualità che è tirannica e binaria e cancella le sfumature: noi e gli altri, i civilizzati e i barbari», spiega il coreografo. «L’ancestrale paura dello straniero è l’oggetto della mia ricerca, un viaggio per svelare tutto il sommerso, l’incredibile ricchezza e raffinatezza delle culture barbare. Les nuits barbares si nutre delle brillanti tracce lasciate dalle culture vandale, dai Persiani, Goti, Celti, Unni, Arabo Musulmani, della musica sacra d’oriente e occidente. È un inno alla bellezza». Questa coreografia, insieme a Le Golem, ha fatto di Koubi uno dei più ricercati e interessanti coreografi della sua generazione, tanto da essere già nominato Chevalier des Arts et des Lettres in Francia.
IL CANTO DELLE SIRENE alla Biblioteca Classense. L’enigma della voce nella storia della musica occidentale Quattro conversazioni curate da Guido Barbieri.
Perché si canta? E perché si ascolta il canto? A queste e molte altre domande sul mistero della voce risponde Guido Barbieri – musicologo, divulgatore, docente di Storia della Musica – in quattro conversazioni con cui si rinnova lo speciale ciclo di incontri che incrocia le rotte della Stagione del Teatro Alighieri. La riflessione unitaria e di grande respiro, che quest’anno ha il canto e le sue varie dimensioni per stella polare, attraversa secoli e paesaggi della musica occidentale, dalle forme sacre e profane del Medioevo ai generi vocali di Sei e Settecento, fino al teatro musicale dell’Ottocento e ai tanti volti del Novecento. Tutti gli appuntamenti de Il canto delle sirene sono a ingresso libero, in programma il sabato mattina, sempre alle 10.30, in data 11 gennaio, 1 e 22 febbraio, 7 marzo.
Nella prestigiosa cornice della Sala Muratori della Biblioteca Classense, uno dei luoghi attivamente protagonisti della vita culturale della città di Ravenna, Guido Barbieri accompagna il pubblico lungo il crinale sottile che da secoli divide e congiunge logos, melos e phonè e cerca di disegnare una mappa storica degli incontri e delle separazioni tra queste tre dimensioni del canto. Già gli antichi greci operavano infatti una distinzione rigorosa tra ciò che chiamavano phonè, il canto puro e inarticolato che non ha bisogno della parola e non possiede l’intenzione immediata di significare, e melos, quel tipo di canto che si unisce sistematicamente al logos, cioè al discorso, facendosi portatore di senso e di significato.
Sabato 11 gennaio ore 10.30 Il canto cristiano e il canto trobadorico Che cosa accade quando la preghiera e la poesia scoprono il potere incantatorio della voce. Hildegard von Bingen e Bertrand de Ventadorn.
Il Teatro di Tradizione Dante Alighieri informa il pubblico che, in osservanza al Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1 marzo 2020 in materia di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, sono sospese le attività aperte al pubblico fino all’8 marzo compreso.
Ne consegue che le due serate conclusive della Stagione d’Opera, con Lucrezia Borgia prevista in scena venerdì 6 e domenica 8, sono state annullate. La Direzione sta valutando la possibilità di riprogrammarle in altra data e informazioni in merito saranno diffuse appena disponibili. Anche l’incontro di sabato 7 alla Biblioteca Classense con Guido Barbieri, ultimo appuntamento de Il canto delle sirene, il ciclo di conversazioni legato alla Stagione d’Opera, è annullato. Il Concerto per la Festa della Donna, parte della rassegna Capire la Musica e in programma per domenica sera, è invece rinviato a data da destinarsi.
L’appuntamento con l’Alonzo King LINES Ballet, in programma al Teatro Alighieri sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo, è stato annullato, nel rispetto dell’ordinanza del Presidente della Regione Emilia Romagna e del Ministro della Salute che prevede, fra le altre misure per contrastare la diffusione del Coronavirus, la sospensione di manifestazioni ed eventi fino a domenica 1 marzo.
«È importante dare un segnale di attenzione al pubblico che dovrà rinunciare all’evento, molto atteso, con la compagnia americana – sottolinea Antonio De Rosa, Sovrintendente di Fondazione Ravenna Manifestazioni, – per questo abbiamo deciso, in alternativa al rimborso ovviamente previsto, di offrire la possibilità di ricevere un biglietto, di valore superiore, per gli spettacoli di Ravenna Festival 2020». Chi ha sottoscritto un abbonamento alla Stagione Danza potrà richiedere, fino al 31 marzo, il rimborso della quota del singolo spettacolo; in alternativa potrà optare per un biglietto omaggio a scelta tra tutti gli spettacoli del Festival, il cui valore potrà essere fino al doppio di quello della quota abbonamento.
Chi ha acquistato il singolo biglietto al botteghino o nelle filiali de La Cassa Spa potrà chiederne il rimborso in Biglietteria fino al 15 marzo, se l’acquisto è avvenuto online dovrà invece inviare entro la stessa data un’e-mail a supportotmaster@vivaticket.com. In alternativa al rimborso, solo presso la Biglietteria del Teatro e sempre fino al 15 marzo, si potrà ricevere un biglietto – stessa categoria, anche se di costo superiore – scegliendo tra due degli appuntamenti danza più attesi del Festival: Hofesh Shechter Company (1 luglio) o il Balletto delle Fiandre (10 luglio), entrambi al Pala De André.
Per ulteriori informazioni la Biglietteria del Teatro (tel. 0544 249244) è aperta e attiva nei consueti orari (lun-sab dalle 10 alle 13, giovedì anche dalle 16 alle 18).
L’appuntamento con il Don Chisciotte del Balletto Yacobson, in programma al Teatro Alighieri sabato 21 e domenica 22 marzo nell’ambito della Stagione Danza, è stato annullato: la compagnia di San Pietroburgo, a seguito della decisione del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa e del Comitato per la Cultura di San Pietroburgo, ha rinunciato alla propria trasferta sul territorio italiano in considerazione dell’attuale situazione epidemiologica.
Come già accaduto per lo spettacolo dell’Alonzo King LINES Ballet, in quel caso annullato in conformità all’ordinanza regionale e ministeriale per la sospensione degli eventi per contrastare la diffusione di COVID-19, «vogliamo prenderci cura del pubblico costretto a rinunciare allo spettacolo, per quanto non sia dipeso dalla nostra volontà – sottolinea Antonio De Rosa, Sovrintendente di Fondazione Ravenna Manifestazioni – garantendo non solo la possibilità di rimborso, ma anche un incoraggiamento a guardare al futuro con l’alternativa di un biglietto omaggio, di valore superiore, per gli spettacoli di Ravenna Festival 2020».
Chi ha sottoscritto un abbonamento alla Stagione Danza potrà richiedere, fino al 15 aprile, il rimborso della quota del singolo spettacolo; in alternativa potrà optare per un biglietto omaggio a scelta tra tutti gli spettacoli del Festival, il cui valore potrà essere fino al doppio di quello della quota abbonamento. Chi ha acquistato il singolo biglietto al botteghino o nelle filiali de La Cassa di Ravenna Spa potrà chiederne il rimborso in Biglietteria fino al 15 aprile, se l’acquisto è avvenuto online dovrà invece inviare entro la stessa data un’e-mail a supportotmaster@vivaticket.com . In alternativa al rimborso, solo presso la Biglietteria del Teatro e sempre fino al 15 aprile, si potrà ricevere un biglietto – stessa categoria, anche se di costo superiore – per l’evento che coronerà il programma estivo: il gala-tributo alla regina della danza Alicia Alonso (19 luglio).
Per ulteriori informazioni la Biglietteria del Teatro (tel. 0544 249244) è aperta e attiva nei consueti orari (lun-sab dalle 10 alle 13, giovedì anche dalle 16 alle 18).
C.S.M.
Fonte: Ufficio stampa Teatro Alighieri
Contributi fotografici: A.Anceschi, Filippo Brancoli Pantera, Gianfranco Rota, Alessandro-Botticelli, Chris Hardy, M.Logvinov, Pierangela Flisi
AMORI E PASSIONI, TRADIZIONE E INNOVAZIONE
Stagione d’Opera e Danza 2019/20
Teatro di tradizione Dante Alighieri
via Mariani, 2 | 48121 Ravenna
Tel. +39 0544 249211
e-mail: info@teatroalighieri.org
Biglietteria Teatro Alighieri
Tel. 0544 249244
tickets@teatroalighieri.org