Gli oggetti esposti al Museo Nazionale Romano, nella sede delle Terme di Diocleziano, comprendono capolavori archeologici e opere d’arte iconiche, che abbracciano secoli di storia araba. La mostra “Roads of Arabia. Treasures of Saudi Arabia” racconta la storia dello sviluppo della penisola araba nel corso dei millenni ed esplora come gli elementi culturali siano una fusione di tradizione e modernità. La mostra unica – portata a Roma dal Ministero della Cultura dell’Arabia Saudita e dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo d’Italia – esplora il ricco patrimonio della penisola arabica attraverso capolavori archeologici, importanti opere d’arte e documenti antichi.
Includendo oltre un milione di anni di storia, dalla preistoria alla formazione del Regno dell’Arabia Saudita, il percorso espositivo illustra la profondità e l’ampiezza della civiltà araba. Saranno esposti oltre 450 manufatti rari, venuti alla luce grazie ad importanti scavi archeologici. Saudi Aramco è l’exclusive sponsor dell’evento che è supportato dalla Fondazione Alda Fendi. Accompagna la mostra il catalogo, edito da Electa, con un ricco apparato di saggi di approfondimento che ci avvicinano al mondo archeologico saudita per scoprire i molti siti archeologici, situati in tutto il mondo arabo, patrimonio mondiale dell’UNESCO.
PERCORSO MOSTRA
Preistoria.
Le più antiche tracce lasciate da insediamenti umani nella penisola arabica sono rappresentate da utensili in pietra risalenti a circa 1,3 milioni di anni fa. Gli archeologi definiscono questo periodo Paleolitico inferiore. I manufatti esposti sono stati riportati alla luce a Shuwayhitiyah e a Bir Hima, rispettivamente nel nord e nel sud-ovest dell’Arabia. Circa 10.000 anni fa, agli inizi del Tardo Neolitico, l’Arabia era caratterizzata da un clima umido. La sua vegetazione rigogliosa, i laghi profondi, le paludi fertili e l’abbondanza di selvaggina attrassero qui non solo cacciatori e raccoglitori, ma anche pastori nomadi provenienti dalle regioni del Mediterraneo orientale. Dai ritrovamenti si desume che queste popolazioni lavorassero la pietra per ricavarne armi e strumenti di vario genere. Intorno al 5500 a.C., lungo le coste e intorno alle oasi della Penisola arabica figurano stanziate diverse comunità. Praticavano l’agricoltura, l’allevamento, la caccia e la pesca. Un migliaio di anni dopo, quando il clima tornò a essere progressivamente più secco, queste popolazioni ripresero a praticare uno stile di vita più nomade. Utensili, tra cui anche punte di frecce e lame, sono stati rinvenuti in tutta la Penisola arabica.
L’isola di Tarut, Dilmun e Gerrha.
L’isola di Tarut è una delle più vaste oasi di palme da datteri dell’Arabia nord-orientale. La costruzione di una sopraelevata negli anni sessanta è stata all’origine di varie importanti scoperte archeologiche. Alcuni dei ritrovamenti più antichi risalgono al 2900 a.C. e attestano l’esistenza di relazioni commerciali tra Tarut e la Mesopotamia. Altri manufatti provano legami tra l’isola e la Persia sud-orientale, terra di origine di una grande quantità di recipienti in clorite finemente lavorati. In questa epoca, Tarut rappresenta uno dei centri principali della civiltà Dilmun, un’antica cultura citata nei testi mesopotamici. Gli archeologi ritengono che, tra la fine del IV e l’inizio del terzo millennio a.C., la civiltà Dilmun risiedesse sull’isola di Tarut e nelle aree circostanti della terraferma. Una vasta collina, su cui oggi sorge una fortezza, è indizio forse dell’esistenza di un ampio porto legato alla fiorente attività marittima della civiltà Dilmun, la cui presenza è attestata oltre che a Tarut e lungo la costa, anche sull’isola di Bahrain. Nel IV secolo a.C., Alessandro Magno conquistò la Mesopotamia che rimase sotto l’influenza greca fino all’arrivo dalla Persia dei Sasanidi, nel III secolo d.C. Poiché nel nord-est dell’Arabia non stati riportati alla luce insediamenti greci significativi, sembra che questa influenza fosse dovuta essenzialmente al commercio di oggetti: gioielli in oro, monete e sculture.
Tayma, Al-‘Ula and Qaryat Al-Faw
Tayma rappresenta uno dei principali siti archeologici della regione. I più antichi insediamenti umani stabili in quest’area risalgono al quinto millennio a.C. La collocazione lungo la leggendaria Via dell’Incenso, che univa l’Arabia meridionale alla Siria e alla Mesopotamia a nord, e all’Egitto e al Mediterraneo a est, fu all’origine della sua rilevanza e della sua ricchezza. Tayma attirò l’attenzione dell’ultimo re babilonese, Nabonide (sul trono dal 556 al 539 a.C.), che si stabilì qui per dieci anni, servendosi dell’oasi come base per le sue incursioni nell’Arabia nordoccidentale. In quest’epoca si assiste a un rinnovamento del repertorio artistico e delle tecniche che vanno a fondersi con le tradizioni locali. Fino all’arrivo dell’Islam (VII secolo d.C.), Tayma continuò a svolgere un ruolo significativo nella regione. Al-‘Ula è la denominazione moderna dell’antica Dedan, importante stazione di sosta lungo la Via dell’Incenso nell’Arabia nord-occidentale.
Nel VI secolo a.C., sotto la guida della tribù locale dei Lihyaniti, Dedan divenne un centro di una certa rilevanza. Grazie ai pedaggi imposti, in cambio di protezione e forniture, a tutte le carovane dirette dall’Arabia meridionale verso il Mediterraneo e la Mesopotamia, la città si arricchì enormemente. La crescita economica e di prestigio favorì la nascita di una lingua scritta e creò i presupposti per lo sviluppo di una ricca produzione artistica, originale di Dedan. I Lihyaniti fecero edificare numerosi templi che ornarono di monumentali statue. Erano soliti, inoltre, onorare i defunti scavando delle tombe nella parete rocciosa di al-Khurayba, uno dei più antichi siti di Dedan. Qaryat al-Faw fu una delle città più ricche tra quelle che sorgevano lungo le antiche vie carovaniere. Era situata ai margini del Quarto Vuoto, nel punto d’incontro di diverse vie commerciali che collegavano il sud con il nord-est dell’Arabia. Il suo mercato, i templi, il cimitero, dislocati tra rigogliosi boschetti di palme, valsero al sito l’appellativo di Dhat al-Jnan (città paradisiaca).
La Mecca e il pellegrinaggio
La Mecca, cuore sacro Islam, può contare su una fornitura costante di acqua che, scendendo dalle colline circostanti, alimenta la celebre fonte Zemzem proprio nei pressi della Kaaba. Grazie alla sua vicinanza alla Via dell’Incenso, la Mecca divenne uno snodo commerciale importante nel V secolo d.C., quando la tribù dei Qurayshiti, attivamente impegnata nel commercio carovaniero, si stabilì qui. Il profeta Maometto (PBSL) nacque alla Mecca nel 571 d.C. Nel 622 d.C. Maometto partì per Medina, nota anche come Yathrib, situata a più di 300 km dalla Mecca, per andare a predicare la nuova religione. Il memorabile viaggio dalla Mecca a Medina (Egira) segna l’inizio del calendario islamico. Nel 631 d.C. i musulmani fecero ritorno alla Mecca e introdussero l’Islam. Alla fine del VII secolo, la rapida espansione dell’Islam oltre i confini dell’Arabia determinò l’esigenza di una complessa rete viaria in grado di accogliere la folla di pellegrini in visita alla Mecca. Le strade su cui un tempo avevano viaggiato le merci destinate a terre lontane furono sostituite da nuovi itinerari diretti alla città santa. Lungo alcune delle vie principali furono costruiti di conseguenza nuove stazioni di sosta, pozzi e centri di rifornimento. Il difficoltoso viaggio di andata e ritorno dalla Mecca poteva durare mesi, a volte persino anni. Per sopperire in parte alle spese, i pellegrini portavano con sé beni trasportabili come ceramiche, vetro, oggetti in metallo e stoffe da poter scambiare o vendere.
Stato Saudita
I poeti arabi furono forse tra i primi a esplorare il passato della propria terra. Nei loro versi spesso descrissero rovine e monumenti antichi. Anche viaggiatori e pellegrini, durante tutta l’età islamica, ci hanno lasciato le loro osservazioni su siti importanti. La costruzione, agli inizi del Novecento, della ferrovia dell’Hegiaz, che trasportava i fedeli da Damasco alla Mecca, rese la Penisola arabica più accessibile ai viaggiatori europei. A partire dagli anni sessanta, il Regno saudita ha avviato un vasto programma di esplorazione archeologica della Penisola. Il progetto ha previsto anche uno studio dettagliato della via di pellegrinaggio Darb Zubaydah e campagne di scavo presso Qaryat al-Faw e al-Rabadha. Malgrado negli ultimi decenni questi programmi siano stati significativamente ampliati, lo studio archeologico della Penisola arabica è ancora agli albori. Molti degli oggetti esposti in questa mostra sono stati riportati alla luce solo nell’ultimo decennio, alcuni addirittura soltanto pochi anni fa.
Le Terme di Diocleziano del Museo Nazionale Romano si aprono al fascino del Medio Oriente con la mostra “Roads of Arabia. Tesori archeologici dell’Arabia Saudita”, ospitando reperti e documenti che testimoniano la storia della penisola arabica dai primi insediamenti umani del neolitico fino al XX secolo. Le recenti scoperte dovute alla missione archeologica italiana dell’Università Orientale di Napoli sul sito dell’antica Adummatu, condotta da Alessandro de Maigret e proseguita da Romolo Loreto, hanno gettato nuova luce sul passato preistorico e storico di questa regione, legata al mondo mediterraneo e al Medio Oriente da forti legami commerciali e culturali. Prodotti, uomini e idee hanno percorso per millenni le vie mercantili che connettevano l’Arabia al mondo greco e romano fino alle porte dell’India. La dorsale carovaniera araba lungo la quale correva la via dell’incenso è una di queste grandi tratte, attorno alla quale sono fiorite e si sono sviluppate le civiltà di cui il pubblico italiano può ora ammirare le testimonianze esposte negli ambienti di uno dei monumenti romani più imponenti. Questa mostra permette ai visitatori di prendere coscienza di un mondo finora poco noto e offre al contempo la possibilità di rinsaldare la cooperazione culturale tra i nostri Paesi, capace di portare notevoli frutti sul piano della reciproca conoscenza e comprensione. Un segno di quanto la cultura sia il veicolo di sempre migliori relazioni internazionali e di scambio.
Dario Franceschini Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo
Il Regno, guidato dal Custode delle due Sacre Moschee, Re Salman Bin Abdul Aziz e dal Principe della Corona Mohammed Bin Salman, considera la comunicazione culturale con i popoli del mondo un mezzo essenziale per promuovere la comprensione reciproca e l’amicizia tra le nazioni. Con la mostra “Roads of Arabia. Tesori archeologici dell’Arabia Saudita”, organizzata dalla Commissione per il Turismo e le Antichità dell’Arabia Saudita presso il Museo Nazionale Romano di Roma, gli stretti rapporti d’amicizia che legano i nostri due paesi registrano un ulteriore progresso. Il presente catalogo offre una breve descrizione della mostra, che ha già viaggiato in sedici musei di tutto il mondo. Lo scopo dell’esposizione “Roads of Arabia. Tesori archeologici dell’Arabia Saudita” è gettare un ponte tra i popoli del mondo, avvicinarli alla civiltà e al patrimonio culturale e artistico del Regno e invogliare sempre più persone a visitare e conoscere il nostro paese. Il Regno ha avuto e continua ad avere un ruolo di primo piano nello sviluppo della civiltà urbana e umana, come dimostrano gli esempi di arte rupestre presenti in tutto il suo territorio, e in particolare a Jubba e ad Al-Shwaimes a nord, inseriti dall’UNESCO tra i siti Patrimonio Mondiale dell’umanità, e come è comprovato dagli splendidi edifici scavati nei fianchi delle montagne a Mada’in Saleh, dalla bellezza architettonica degli antichi forti arabi e islamici, dai monumenti islamici della Mecca, di Medina e del centro storico di Jedda nonché dai ruderi delle antiche città saudite come Diriyiah. Tutti questi luoghi rappresentano altrettante tappe nello sviluppo del patrimonio mondiale dell’umanità, che siamo lieti di presentare agli abitanti di ogni parte del mondo, nei musei di tutte le nazioni. L’Italia e la Penisola arabica intrattengono da oltre 2000 anni forti relazioni culturali, che hanno contribuito all’arricchimento della civiltà umana e allo sviluppo culturale, scientifico e letterario di entrambi i paesi. In conclusione, ci auguriamo che i capolavori del Regno esposti nel Museo Nazionale Romano contribuiscano a rafforzare la già solida amicizia tra le nostre due nazioni e che la prossima tappa possa essere la presentazione dei cimeli della storia d’Italia nei musei del Regno, come è già avvenuto con molti altri paesi.
S.A.R. Principe Badr Bin Abdullah Bin Mohammed Bin Farhan Al-Saud Ministro della Cultura
La presentazione della mostra “Roads of Arabia. Tesori archeologici dell’Arabia Saudita” presso il Museo Nazionale Romano rispecchia i rapporti storicamente privilegiati tra il Regno dell’Arabia Saudita e la Repubblica Italiana. Nel corso della loro lunga storia, queste relazioni amichevoli hanno conosciuto uno sviluppo costante in tutti i campi, e dato vita a numerosi eventi in vari settori, compreso naturalmente quello culturale, alla luce dell’antico patrimonio e del retaggio culturale di cui i nostri paesi amici vanno giustamente fieri. Tale collaborazione prosegue e si sta ancora evolvendo. Non c’è dubbio che la mostra “Roads of Arabia” nel Museo Nazionale Romano darà ai nostri amici italiani l’opportunità di conoscere la storia e la civiltà del Regno, e offrirà loro un’immagine vivida del Regno e della Penisola arabica. La mostra mette in evidenza la profondità storica e la varietà culturale di cui il Regno va giustamente fiero; ne riafferma la presenza a livello mondiale, la posizione nel mondo islamico, come culla delle Due Sacre Moschee, nonché il ruolo economico e l’influenza nel campo delle relazioni umane, grazie all’ubicazione geografica privilegiata che gli ha permesso di fungere da perno degli scambi economici e culturali tra Oriente e Occidente, e da ponte culturale tra le diverse civiltà, dalle epoche più remote sino a giorni nostri. In questa occasione, desidero esprimere il mio apprezzamento per la cooperazione e l’eccellente coordinazione con il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo del governo italiano e con il Museo Nazionale Romano, che ha dato vita alla mostra, nella speranza che essa possa raggiungere gli obiettivi desiderati.
S.A.R. Principe Faisal Bin Sattam Bin Abdulaziz Al Saud Ambasciatore del Custode delle Due Sacre Moschee presso la Repubblica Italiana
C.S.
Fonte: Electa
ROADS OF ARABIA TREASURES OF SAUDI ARABIA
28 novembre 2019 – 1 marzo 2020
Museo Nazionale Romano -Terme di Diocleziano
viale E. De Nicola 78, Roma
tel. +39 06 39967701
museonazionaleromano.beniculturali.it
roadsofarabia.sa