GALA ARENA. Martedì 15 agosto alle 22 è in programma la terza serata evento del Festival Lirico 2017.
Risuoneranno le note della IX Sinfonia di Beethoven diretta da Daniel Oren, con le voci soliste di Erika Grimaldi (soprano), Daniela Barcellona (contralto), Saimir Pirgu (tenore) e Ugo Guagliardo (baritono). Luci di Paolo Mazzon; Orchestra e Coro dell’Arena di Verona. La Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125 è l’ultima tra le sinfonie composte da Ludwig van Beethoven, che riceve la commissione dalla Società Filarmonica di Londra nel 1817. La principale opera di stesura avviene tra il 1822 e il 1824, data di completamento dell’autografo; Beethoven aveva concepito l’idea di scrivere due sinfonie di dimensioni e carattere insoliti, una delle quali puramente strumentale, l’altra con l’intervento del canto. A questi due progetti se ne aggiunge un terzo, che dà unità e compimento al lavoro: mettere in musica l’Ode alla Gioia di Friedrich Schiller. La libertà politica e di pensiero, essenza della Gioia illuminista e concetto cardine dell’ode schilleriana, era infatti un tema assai caro a Beethoven che aveva fatto propri quegli ideali permeati di laica religiosità e di slancio universalistico. Il desiderio di Beethoven di musicare l’ode schilleriana risaliva almeno al 1793 e aveva trovato più volte un principio d’esecuzione: esistono infatti primi appunti già a partire dal 1798. L’ode “Freude, schöner Götterfunken, Tochter aus Elysium”, pubblicata nel 1785 sulle pagine della rivista teatrale “Rheinische Thalia”, era già stata messa in musica, fino dal 1786, circa quaranta volte in veste liederistica o corale. L’Ode alla Gioia in realtà era stata intitolata da Schiller Ode alla Libertà e Beethoven la conosceva con questo titolo; il cambiamento avviene ad opera della censura austriaca, vista la somiglianza tra i vocaboli Freiheit, libertà, e Freude, gioia. L’Ode alla Gioia diventa quindi il finale della nuova, unica sinfonia: i primi tre movimenti sono esclusivamente sinfonici, mentre le voci di quattro solisti (soprano, contralto, tenore e baritono) e coro, sono inseriti da Beethoven solo nel finale.
La IX Sinfonia viene eseguita per la prima volta il 7 maggio 1824 al Theater am Kärntnertor di Vienna, in un programma beethoveniano che comprendeva tre brani della Missa Solemnis e l’ouverture Die Weihe des Hauses. Il successo di questa prima esecuzione è enorme: sebbene la IX Sinfonia fosse di comprensione assai ardua, si racconta che il pubblico abbia tributato a Beethoven applausi a scena aperta. Solo l’autore non se ne avvede, a causa della grave sordità che lo affliggeva, fino a quando la cantante Carolina Unger lo prende per mano e gli mostra la folla che agitava cappelli e fazzoletti. Si tratta senza dubbio di una delle più celebri partiture di tutto il repertorio sinfonico, e certamente uno dei più grandi capolavori di Beethoven. Il tema del finale, riadattato da Herbert von Karajan, è stato adottato nel 1972 come Inno europeo. Nel 2001 la composizione è stata dichiarata dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità” attraverso l’iscrizione come 69° documento nel programma “Memoria del Mondo”, istituito nel 1992: i caratteri di universalità di cui la sinfonia è portatrice risuonano come un manifesto nel coro finale, un’esortazione agli uomini di tutto il mondo ad abbracciarsi fraternamente.
La IX Sinfonia è stata eseguita per la prima volta in Arena nel 1927, mentre l’ultima rappresentazione sul palcoscenico veronese risale al 1981. Per questa serata è impegnato sul podio Daniel Oren, uno dei direttori più amati dal pubblico areniano, che descrivendo il suo approccio alla musica di Beethoven ha detto che «la Nona è tra le composizioni più vicine all’uomo moderno e alla condizione di crisi che lo travaglia. Ed è qualcosa che noi esecutori avvertiamo per primi e ci impegniamo ad esprimere con la maggior chiarezza possibile nell’intera sua consequenziale costruzione, dalle prime note all’esplosione finale dell’Inno alla Gioia. È del resto quel che aveva perfettamente intuito Wagner: “L’ultima sinfonia di Beethoven redime la musica, per la sua intima virtù e la porta verso l’arte universale dell’avvenire”. L’avvenire siamo noi e chi verrà dopo di noi». Nelle parti soliste troviamo le voci del soprano Erika Grimaldi, al suo debutto in Arena, del contralto Daniela Barcellona, del tenore Saimir Pirgu e del baritono Ugo Guagliardo. Le luci dello spettacolo sono firmate dall’areniano Paolo Mazzon. Impegnati l’Orchestra e il Coro – preparato da Vito Lombardi – dell’Arena di Verona. Immagini, Foto EnneVi.
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