La falange di un piede e un pezzo di fegato. Sono questi i campioni biologici acquisiti dai resti di Cangrande della Scala e su cui, per la prima volta, sarà effettuato uno studio completo del DNA. Un processo di esamina complesso che, attraverso i reperti di tessuto osseo e di tessuto epatico, conservati al Museo di Storia Naturale, permetterà di analizzare la sequenza genetica del Cangrande.
Il progetto di studio, che si concluderà nel 2021, sfrutterà quindi l’analisi del genoma, o più semplicemente della totalità del DNA, per supportare e integrare la ricostruzione storica della vita del grande scaligero, amico del poeta Dante Alighieri e, dallo stesso, celebrato in un canto della Divina Commedia.

La statua equestre al Museo di Castelvecchio

L’indagine storico-scentifica, denominata ‘Il genoma di Cangrande della Scala: il DNA come fonte storica’, rientra fra gli eventi celebrativi del settimo centenario della morte del sommo poeta ed è promossa dal Comune di Verona, attraverso i Musei di Castelvecchio e di Storia Naturale, insieme all’Università di Verona – Dipartimento di Biotecnologie, nell’ambito dei Joint projects cofinanziati dall’ateneo.
Lo studio prosegue il percorso d’indagine avviato nel 2004 dalla Direzione Musei d’Arte e Monumenti che, in collaborazione con le Soprintendenze territoriali competenti, l’Università degli Studi di Verona, l’Università degli Studi di Pisa, l’Azienda Ospedaliera di Verona, promosse e coordinò l’apertura dell’arca di Cangrande della Scala e la ricognizione dei resti al suo interno. Reperti ancora perfettamente mantenuti e corrispondenti a quelli ritrovati nell’apertura eseguita nel 1921 e documentata dalla stampa da negativo su vetro di Luigi Cavadini.

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Le ricerche scientifiche avviate nel 2004 permisero l’acquisizione, da parte del Museo di storia Naturale, di alcuni campioni biologici della mummia del principe e una prima analisi riguardante la sua effettiva conformazione fisica, lo stato di salute e le circostanze che lo portarono alla morte. Allora, però, la ricerca sul DNA non fu possibile. Oggi, invece, grazie alle moderne tecniche e agli avanzati processi d’indagine è stata possibile l’estrazione di campioni di molecole sufficientemente integre da consentire l’analisi dell’intero genoma, riducendo al minimo gli artefatti e i danni dovuti a contaminazioni e all’età.
I prelievi dei campioni biologici sono stati eseguiti il 28 gennaio 2020, in ambiente sterile, al Museo di Storia Naturale alla presenza dell’assessore alla Cultura Francesca Briani, del Rettore dell’Università di Verona Pier Francesco Nocini, del direttore dei Musei Civici Francesca Rossi e del genetista Massimo Delledonne, componente del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona. Presenti, anche il Curatore della sezione di zoologia del Museo di Storia Naturale Leonardo Latella e il Curatore delle collezioni d’arte medievale e moderna del Museo di Castelvecchio Ettore Napione.

«Dopo la realizzazione del primo vero calco del cranio del Cangrande, che mi ha visto personalmente protagonista alcuni anni fa con la mia equipe medica – ricorda Nocini –, l’Università di Verona è coinvolta a pieno titolo in un nuovo straordinario appuntamento con la storia. Questa nuova analisi scientifica, infatti, chiarirà ulteriormente le importanti qualità fisiche del Cangrande che, per i suoi tempi, si tratta di un uomo del 1300, presentava una struttura fisica imponente, caratterizzata da un’altezza oltre il 1,70 e una struttura cranica di ampie dimensioni».

C.S.M.
Fonte: Ufficio stampa Comune Verona