Il direttore della Fondazione Paolo Cantù: se c’è un dato positivo in questa emergenza collettiva è che il coronavirus ci ha fatto capire che la cultura rende le città più belle e le persone più felici.
Lavoriamo per recuperare gli spettacoli sospesi, ma anche per fare una grande festa, quando potremo finalmente riaprire le nostre porte.

«In queste giornate desolate, in cui non accade nulla, in cui non possiamo fare nulla, emerge con forza ciò che da tempo noi cerchiamo di spiegare: le attività culturali e lo spettacolo dal vivo sono un patrimonio di tutti, che arricchisce il nostro quotidiano. Se c’è un dato positivo in questa emergenza collettiva è che il coronavirus ci ha fatto capire che la cultura rende le città più belle e le persone più felici».

Paolo Cantù è direttore della Fondazione I Teatri Reggio Emilia: qui, nessuno ricorda una interruzione così lunga di tutte le attività di spettacolo. L’archivio dà conto di una sospensione degli spettacoli dal vivo tra il 1942 e il 1945, causa guerra, ma altro non si trova.
«La mancanza di attività culturali è una mancanza per tutta la città – spiega Cantù – La Fondazione I Teatri è in emergenza, così così come tutti coloro che si occupano di spettacolo dal vivo. Ma le conseguenze ricadono pesantemente sull’intera filiera, penso anche agli artisti e alle compagnie più piccole che, giorno dopo giorno, si vedono cancellate date su date».

I “mancati spettatori”, ad oggi, sono oltre 12.000: quasi 7.500 quelli che non verranno agli spettacoli inseriti nelle Stagioni e 4.634 degli spettacoli mattutini per le scuole. I mancati incassi complessivi si aggirano intorno ai 200mila euro. In più c’è la possibilità, per la Fondazione I Teatri come per molti altri, della diminuzione dei contributi pubblici per i numeri non realizzati.

Infatti, alla Fondazione I Teatri, tra spettacoli annullati e da annullare, in quindici giorni saltano: Farfalle di Emanuele Aldrovandi, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte del Teatro Elfo Puccini entrambi inseriti nella Stagione di Prosa; Balliamo sul Mondo di Luciano Ligabue per la Stagione dei Musical; Alexander Malofeev, pianoforte, per la Stagione dei Concerti; gli appuntamenti di Finalmente domenica con Fabio Genovesi e Cinzia Tani; un paio di appuntamenti con le lezioni di Verso Sera e quattro turni secchi di visite guidate al Teatro Municipale.
Per non parlare degli spettacoli destinati a scuole, bambini e famiglie: cancellati Favole al telefono di Fondazione Aida, Chi ha paura di denti di ferro di TCP Tanti Cosi Progetti, Rincorrendo Orlando del Teatro dell’Orsa, Amici in(di)visibili di Eccentrici Dadarò, tutti calendarizzati tra 23 febbraio e 8 marzo.
E siccome che cosa sarà dei Teatri dopo l’8 marzo nessuno ancora lo può sapere, ma si sa già che le uscite didattiche delle scuole sono sospese fino al 15 marzo, sono state cancellate anche le date di Romeo & Juliet (11 marzo) di Charioter Theatre e di Senza Sponda (13 marzo), del Teatro Nazionale di Genova. «La vera dimostrazione che il teatro, senza la condivisione e senza una comunità di spettatori, non esiste».

In questi giorni, con i palcoscenici di Valli, Ariosto e Cavallerizza desolatamente vuoti, il lavoro in corso è quello di ricalendarizzare, laddove è possibile, gli spettacoli saltati.  «Lavoriamo da un lato sull’aspetto operativo, per recuperare spettacoli e spettatori, ma siamo impegnati anche su un altro e più articolato versante: ottenere un maggiore riconoscimento, a tutti i livelli, del nostro mestiere, “pesare” di più. Perché non deve essere un virus a far capire quanto la cultura è in grado di impattare sulla vita delle persone», spiega Cantù.
Intanto, Balliamo sul Mondo è stato spostato al 3, 4 e 5 aprile, Farfalle al 12, 13, 14 e 15 maggio, contatti sono in corso per rinviare Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte e il concerto di Alexander Malofeev: bisogna trovare date in cui il teatro è libero, sperare che coincidano con quelle libere degli artisti e delle compagnie e fare scongiuri che gli artisti internazionali riescano – o possano – arrivare in Italia.

E il futuro nessuno lo può sapere. Si vive alla settimana, sapendo bene che, anche quando il teatro non sarà fermato da decreti e ordinanze, sarà comunque rallentato dall’onda lunga della paura. Com’era accaduto con l’ultimo terremoto, l’altra grande emergenza che aveva svuotato le sale di spettacolo.
«La situazione è difficile sia dal punto di vista operativo, che dal punto di vista psicologico – prosegue Cantù – ecco perché quando finalmente potremo riaprire il teatro vorremo farlo con una grande festa, insieme ai tanti amici, istituzioni e artisti, che con noi stanno vivendo questa emergenza. E per questo abbiamo bisogno dell’aiuto e della collaborazione di tutta la città. Speriamo di poterlo fare prestissimo».

C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Fondazione I Teatri
3 marzo 2020

Contributo fotografico di repertorio: © Alfredo Anceschi

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