La Casa dei Tre Oci di Venezia, chiusa fino al 3 aprile in base a quanto stabilito dal DPCM emanato l’8 marzo 2020, non smette di comunicare attraverso i social e il web.
Pillole video, in cui il Direttore artistico Denis Curti racconta la più ampia retrospettiva realizzata in Italia dedicata al grande fotografo francese, Jacques Henri Lartigue, dal titolo L’invenzione della felicità, saranno messe online sulle pagine ufficiali di Facebook e Instagram per continuare a far vivere l’arte e la fotografia a tutti gli appassionati che non possono recarsi al Museo.
Oltre al Direttore, anche lo staff dei Tre Oci presenterà particolari punti di vista sulla mostra e sulla Casa, permettendo al pubblico di entrare virtualmente nel “dietro le quinte” del lavoro. Verranno così svelati dettagli ancora inediti del percorso espositivo che, attraverso 120 immagini – di cui 55 inedite – ripercorre la storia di Lartigue e la sua ricerca ossessiva della felicità e della bellezza. In particolare saranno pubblicate le foto dell’originale allestimento, che mette in scena le gigantografie di alcune pagine dei diari personali e dei 126 album realizzati da Lartigue con i suoi disegni e le sue riflessioni.
Tutti potranno approfondire i temi principali dell’esposizione: la velocità e la passione per il movimento (come mostrano quei salti verso il cielo catturati in scatti pieni di vita e di sogno); l’amore e le donne, còlte nella loro intimità, ironia e raffinatezza ,sia in momenti privati – è il caso della fotografia della prima moglie di Lartigue, Madeleine Messager intenta a fare la pipì – sia in occasione di servizi di moda; Parigi e il mondo elegante dell’aristocrazia e borghesia; infine, i fiori e la loro infinita leggerezza.
Parallelamente, verrà raccontata la storia e alcune curiosità della Casa dei Tre Occhi (ocio in veneziano significa “occhio” e si riferisce alle tre grandi finestre del palazzo che affacciano su piazza San Marco, con un sottile rinvio all’occhio inteso inoltre come obiettivo fotografico) e quella dei suoi protagonisti. Da Mario De Maria, che la costruì nel 1913, facendone un luogo di dialogo e incontro per artisti e intellettuali, al figlio Astolfo che la visse come una vera casa-studio, fino alla moglie Adele Macchi. Un focus speciale è dedicato al bookshop museale, realizzato – dalle poltrone alla scala, alle sagome umane in legno grezzo – con gli allestimenti che Mario Ceroli aveva ideato per il programma Rai, Orizzonti della scienza e della tecnica del 1960.
JACQUES HENRI LARTIGUE. L’invenzione della felicità. Fotografie
(n.d.r. Prima delle norme per il coronavirus, la mostra programmata dal 29 febbraio al 12 giugno 2020. Attualmente risulta chiusa fino al 3 aprile, salvo nuove disposizioni)
Lartigue fece ciò che nessun fotografo aveva fatto prima e che nessuno fece dopo: fotografare la propria vita. (Richard Avedon)
“L’invenzione della felicità” è la più ampia retrospettiva mai realizzata in Italia, dedicata al fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986), curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue, e daDenis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci. La rassegna è organizzata da Civita Tre Venezie e promossa da Fondazione di Venezia, in stretta collaborazione con la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, con il patrocinio del Ministero della Cultura francese.
Il percorso presenta 120 immagini, di cui 55 inedite, tutte provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue, dei quali sono esposte alcune pagine in fac-simile. A queste si aggiungono alcuni materiali d’archivio, libri quali il Diary of aCentury (pubblicato con il titolo “Instants de ma vie” in francese), riviste dell’epoca, un diaporama con le pagine degli album, tre stereoscopie con immagini che rappresentano paesaggi innevati ed eleganti scenari parigini. Questi documenti ripercorrono la sua intera carriera, dagli esordi dei primi anni del ‘900 fino agli anni ‘80 e ricostruiscono la storia di questo fotografo e la sua riscoperta. Il 1963 è in tale contesto un anno cruciale: John Szarkowski, da poco nominato direttore del dipartimento di fotografia del MoMa – il Museum of Modern Art di New York, espone i suoi lavori al Museo newyorkese, permettendogli di raggiungere il successo quando è vicino ormai ai settant’anni.
L’invenzione della felicità si articola intorno a questi grandi momenti di riscoperta dell’opera di Lartigue, a cominciare dalla rassegna del museo newyorkese, durante la quale sono presentati i suoi primi scatti precedenti la Prima Guerra Mondiale, e che fanno di lui l’enfant prodige della fotografia. Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate di quest’epoca, Lartigue s’interessa alla ricca borghesia parigina che si ritrovava ai Grandi premi automobilistici, alle corse ippiche di Auteuil, oltre che agli uomini e alle donne eleganti che le frequentavano.
«La ‘parte di mondo’ di Lartigue – scrive Denis Curti nel suo testo in catalogo – è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle, e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio. La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora».
A seguito del successo ottenuto con la mostra al MoMa, verso la fine degli anni ‘60, Lartigue incontra Richard Avedon e Hiro, due tra i più influenti fotografi di moda di allora, che si appassionano immediatamente alla sua arte. Avedon, in particolare, gli propone presto di realizzare un lavoro che prenda la forma di un “giornale fotografico”, mostrando un po’ di più degli archivi di Lartigue. Aiutato da Bea Feitler, l’allora direttrice artistica di Harper’s Bazaar, pubblicano nel 1970 il Diary of a Century che lo consacra definitivamente tra i grandi della fotografia del XX secolo.
Tuttavia, Lartigue non è più da tempo il fotografo amatoriale di inizio secolo. Dagli anni ‘40 pubblica le sue fotografie su riviste, combinando i suoi incontri mondani e le inquadrature ricercate. Dopo l’approfondimento del periodo della sua riscoperta, le ultime sezioni si concentrano sugli anni ‘70 e ‘80, segnati dalle collaborazioni con il mondo del cinema, dove lavora come fotografo di scena per numerosi film, e della moda. L’occhio di Lartigue, tuttavia, non riuscì mai ad allontanarsi dalla vita di tutti i giorni, immortalando sempre molti dettagli curiosi e carichi d’ironia.
Un interessante focus è inoltre riservato alle memorie che Lartigue scrisse negli anni ‘60 e ‘70, quando inizia a ricomporrei suoi album nei quali aveva raccolto tutti i suoi scatti. L’allestimento presenta anche il video originale non restaurato realizzato dalla fotografa italiana Elisabetta Catalano nel 1982, Bonjour Monsieur Lartigue, che prende il nome dalla prima mostra organizzata dalla Donation Lartigue al Grand Palais di Parigi nel 1980. La mostra è accompagnata dal catalogo bilingue Marsilio Editori, con i saggi di Marion Perceval, Denis Curti e un’inedita testimonianza di Ferdinando Scianna che ha conosciuto il fotografo.
C.S.
Fonte: CLP relazioni pubbliche
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