La Regione Emilia-Romagna in collaborazione con ERT Fondazione presenta celebri romanzi a puntate, per viaggiare lontano oltre i giorni sospesi. Su Lepida Tv e sul portale EmiliaRomagnaCreativa, nell’ambito del cartellone #laculturanonsiferma, gli attori della Compagnia permanente di ERT Fondazione si alternano nella lettura, passandosi il testimone, ognuno da casa propria, in una maratona a tappe adatta a tutte le età. Nella settimana successiva alla messa in onda, le puntate sono caricate anche sul canale Youtube di ERT, dove già si trovano le letture di Lino Guanciale. Sul sito web di ERT Fondazione nella pagina ERTonAIR, che raccoglie tutte le iniziative realizzate in questo periodo di isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19.

I primi titoli prescelti sono Le tigri di Mompracem di Emilio Salgari, e L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson. L’iniziativa viene dopo la maratona streaming su La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Inoltre cinque mise en espace nate negli anni scorsi dalla sinergia tra ERT e la Fondazione Collegio San Carlo di Modena per il cartellone che è online su EmiliaRomagnaCreativa e Lepida Tv. Un percorso composto da cinque tappe che intreccia teatro e filosofia.

LE TIGRI DI MOMPRACEM di Emilio Salgari
La Regione Emilia-Romagna in collaborazione con ERT Fondazione presenta la lettura a puntate quotidiane del romanzo di Emilio Salgari, Le tigri di Mompracem: a partire da giovedì 26 marzo alle ore 18.30 (nei giorni a seguire l’inizio della messa in onda sarà variabile nella fascia oraria tra le 18.15 e le 18.30) su Lepida Tv (Canale 118 del digitale terrestre) e canale YouTube LepidaTV OnAir (https://www.youtube.com/user/lepidatv), sul portale EmiliaRomagnaCreativa (www.emiliaromagnacreativa.it) e su Facebook Cultura Emilia Romagna, e sul 5118 di Sky, nell’ambito del cartellone #laculturanonsiferma.
Si alternano nella lettura gli attori della Compagnia permanente di Emilia Romagna Teatro Fondazione: Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Michele Lisi, Diana Manea, Paolo Minnielli, Maria Vittoria Scarlattei, Jacopo Trebbi.

Pubblicato nel 1900, Le tigri di Mompracem è uno dei romanzi di avventura più popolari di sempre, apparso a puntate sulla rivista La Nuova Arena di Verona. Emilio Salgari, tra gli scrittori più prolifici con oltre ottanta opere, ha scritto intere saghe ambientate in luoghi esotici ed epoche remote, facendosi forza solo sulla propria immaginazione, senza mai lasciare Verona o Torino. Le tigri di Mompracem introduce il personaggio di Sandokan, pirata gentiluomo dai nobili natali, feroce come il più grande dei felini. Inseguimenti, battaglie e amori dirompenti solcano l’Oceano indiano e riposano su isole rigogliose, segnando per sempre il nostro immaginario.

L’ISOLA DEL TESORO di Robert Louis Stevenson
Promosso da Fondazione Iris Ceramica Group insieme a Emilia Romagna Teatro Fondazione, L’isola del tesoro è un teatro virtuale per regalare stupore e avventura a grandi e piccini. Un viaggio a puntate in una terra lontana, narrato dalle voci e dai gesti degli attori della Compagnia permanente di ERT, alla scoperta di uno dei più avvincenti classici per ragazzi.
Così come il romanzo, nato dalla fervida immaginazione dell’autore con il contributo dei suoi familiari, fu pubblicato la prima volta a puntate nella rivista per ragazzi Young Folks negli anni 1881-1882, allo stesso modo per 14 giorni consecutivi, a partire da sabato 28 marzo 2020, alle ore 14.30 è resa disponibile una delle puntate registrate, di 30 minuti, sul sito fondazione.irisceramicagroup.it/ e sul canale YouTube di Iris Ceramica Group.

«Mai come ora – afferma Federica Minozzi CEO Iris Ceramica Group – abbiamo l’opportunità preziosa di sentirci vicini ai nostri cari e, con loro, alla nostra grande famiglia, di incoraggiarne la coesione e di moltiplicare le occasioni di un legame ancor più forte e sentito. Nelle situazioni più insolite c’è la chiave per crescere guardando la nostra vita da un punto di vista differente. È l’occasione per condividere lampi di cultura con la nostra comunità e andare avanti insieme con occhi nuovi».
«Abbiamo abbracciato con convinzione – afferma Claudio Longhi, direttore di ERT Fondazione – la proposta di produrre con la nostra Compagnia permanente la lettura di un testo a cui tantissimi di noi sono affezionati, L’isola del tesoro di Stevenson, rendendolo disponibile alle famiglie che trascorrono a casa queste settimane e a tutti gli appassionati». Il testo è recitato dagli attori della Compagnia permanente di ERT: Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Michele Lisi, Diana Manea, Paolo Minnielli, Maria Vittoria Scarlattei, Jacopo Trebbi.

fondazione.irisceramicagroup.it
@irisceramicagroup @ErtFondazione
#fondazioneirisceramicagroup #irisceramicagroupinitiatives #irisceramicagroup
#emiliaromagnateatro #unteatrosenzamura #laculturanonsiferma
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Claudio Longhi foto di Riccardo Frati

MARATONA STREAMING LA COSCIENZA DI ZENO di Italo Svevo
Dalle 18.00 di martedì 10 marzo 2020, un momento simbolico in cui si è interrotta l’attività nei luoghi di ristoro, Emilia Romagna Teatro Fondazione ha trasmesso sui propri canali social unificati – Facebook (@ErtFondazione), Twitter (@ERT_Teatro), Youtube (emiliaromagnateatro) e Instagram (@emiliaromagnateatro) – Io leggo a casa – #ioleggoacasa – una maratona streaming di 24 ore della lettura integrale de La coscienza di Zeno di Italo Svevo.
Gli attori della Compagnia permanente di ERT Fondazione danno voce al romanzo alternandosi ogni ora per un intero giorno, una lettura solitaria e condivisa, una lettura da casa per gli altri e con gli altri. Una lunga maratona domestica, una piccola e sentita testimonianza. Un modo rispettoso di esserci per la comunità e con la comunità, in un momento così delicato. Un invito a ricordare che, anche se ai margini, il teatro c’è – e si ostina a insegnarci ad essere-per-gli-altri. Questo il DNA del teatro, tanto più se pubblico. Puoi rivedere la lettura completa sul canale Youtube: shorturl.at/fqxO5

Il tempo scorre inesorabile, a tratti lento, a tratti veloce, ma scorre.
Talvolta, però, il fluire del tempo s’ingolfa, si strozza. E il tempo si strappa, fa un balzo. Si scopre, di getto, diverso da sé. Distante da ciò che fino a un attimo prima è stato. Volenti o nolenti, questa notte siamo stati proiettati in un tempo nuovo. Un tempo altro, aspro e di grande responsabilità. Un tempo sospeso e pregno di domande. Un tempo di paure e di incertezze, che ancora non conosciamo e non dominiamo. Un tempo che forse scopriremo tra cent’anni. Ma un tempo che può riservare anche insperate sorprese – se solo lo si sa guardare. Qualche ora fa, scriveva Mariangela Gualtieri: «E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano. / Forse ci sono doni. / Pepite per noi. Se ci aiutiamo».
«Se ci aiutiamo»: qui sta forse la chiave di volta. Uscire dall’io per tornare a dire noi. Il teatro, ce lo ha ben insegnato Antonin Artaud, è in fondo letteralmente peste. Il teatro è contagio. Sono parole pesanti, queste, specie nel nostro tempo nuovo. Parole faticose a dirsi. Parole che fanno male. Parole che condannano il teatro alla berlina della disapprovazione, del pubblico ludibrio. Ma forse, proprio nel suo essere peste, il teatro potrebbe oggi essere anche un vaccino. Una sapiente malattia, indotta ad arte, per aiutarci a guarire. Per medicare la nostra fragilità e la solitudine in cui ci troviamo improvvisamente precipitati. Un antidoto all’egoismo. La via per ritrovare il senso di appartenenza ad una comunità.
Da più parti ci si invita all’ordine. Al rispetto delle regole. All’assunzione di responsabilità. Per il bene dei nostri cari, delle persone che amiamo. Per il bene del Paese. L’esortazione è chiara e inoppugnabile. State a casa. Non toccatevi. Davanti alla forza dei numeri, difficile sottrarsi a queste raccomandazioni. Troppo alta è adesso la posta in gioco.
Difficile anche, d’altronde, sottrarsi al richiamo della propria piccola quotidiana missione. Al richiamo del proprio tenace fare. In una pagina di lancinante nitore, proprio della Peste, per altro, scriveva Camus: «Il dottore aprì la finestra, il brusio della città si accrebbe all’improvviso. Da un’officina poco distante saliva il sibilo breve e ripetuto d’una sega meccanica, Rieux si scosse: là era la certezza, nel lavoro d’ogni giorno. Il resto era appeso a fili e a movimenti insignificanti, non ci si poteva fermare, l’essenziale era fare il proprio mestiere».

Per rimanere fedeli alle inappellabili consegne dell’oggi, senza tradire lo spirito di quel teatro cui apparteniamo, abbiamo scelto, allora, di restare in casa, a debita distanza, per leggere. Una lettura a un tempo solitaria e condivisa, in quello spazio di pubblica comunità che può essere la grande cavea della rete, se solo volessimo trattare la rete come tale. Nella scelta consapevole di leggere da casa per gli altri e con gli altri (in un reading più preoccupato della propria militanza che della propria forma) sta la nostra piccola e testarda testimonianza, probabilmente insignificante, ma sentita. Il nostro rispettoso modo di essere per la comunità e con la comunità, in un momento così delicato. Il nostro invito a ricordare che, anche se ai margini, il teatro c’è – e si ostina a insegnarci ad essere-per-gli-altri. Questo il DNA del teatro, tanto più se pubblico – come il nostro.
Abbiamo scelto di leggere in una lunga maratona domestica La coscienza di Zeno. Un caposaldo del Novecento e della nostra cultura. Un romanzo ironico e spietato; la porta d’ingresso, un secolo fa, a un altro tempo nuovo di cui siamo tutti più o meno ancora consapevolmente figli. Un romanzo bizzarro ed estroso che ci insegna quanto sia difficile pensare senza saper ridere.
Tanti e non di rado discordanti i tratti distintivi di un classico; tra i molti, proprio oggi, ci piace ricordarne due – a mo’ di istruzioni per l’uso, per seguire la nostra maratona. Scriveva Calvino, ragionando sul perché leggere i classici: «È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno». Ed «è» pure «classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile la fa da padrona».
Questa lunga maratona in streaming vuole essere solo un piccolo esperimento. Un appassionato test. Un assaggio di cosa potrebbe anche essere ERT nei giorni a venire, nel nostro nuovo tempo ancora indecifrabile, per rispondere con le nostre specifiche competenze teatrali, ai bisogni e ai desideri delle nostre città, sapendosi aprire al dialogo e alla contaminazione con ciò che teatro non è.

Mariangela Gualtieri ©Melina Mulas

MARIANGELA GUALTIERI
Anche Mariangela Gualtieri, poeta e drammaturga del Teatro Valdoca, partecipa al palinsesto virtuale #laculturanonsiferma, ideato dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con ERT Fondazione.
L’autrice ci regala una lettura ad alta voce di Nove marzo duemilaventi, il componimento da lei scritto nella stessa data che dà il titolo al testo e che ha rapidamente fatto il giro del web, diventando una riflessione condivisa di allarme e responsabilità.
Giovedì 9 aprile alle ore 20.00 Mariangela Gualtieri rinnova la consegna dei suoi versi, questa volta rispondendo all’invito della sua Regione e del Teatro Nazionale che vi risiede, come dono di attenzione e di speranza in un momento così difficile: una nuova esortazione alla consapevolezza e a una salda resistenza.
La lettura andrà in onda su Lepida Tv (Canale 118 del digitale terrestre) e canale YouTube LepidaTV OnAir (https://www.youtube.com/user/lepidatv), sul portale EmiliaRomagnaCreativa (www.emiliaromagnacreativa.it) e su Facebook Cultura Emilia Romagna, e sul 5118 di Sky.
Chi non riuscirà a seguire la diretta, potrà consultare nei giorni successivi il canale YouTube di Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Pascal Rambert foto di Patrick Imbert

PASCAL RAMBERT E AGLAIA PAPPAS
Due artisti internazionali cari a Emilia Romagna Teatro Fondazione, Pascal Rambert, regista e autore francese considerato uno dei maggiori esponenti del teatro europeo, e Aglaia Pappas, attrice greca legata al percorso artistico di Theodoros Terzopoulos, scelta di recente per La commedia della vanità di Elias Canetti dal regista Claudio Longhi, prendono parte al cartellone virtuale #laculturanonsiferma, ideato dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con ERT Fondazione.

Pascal Rambert risponde all’invito con una lettura in esclusiva di alcuni brani, tradotti in italiano da Chiara Elefante, della sua nuova creazione 3 annonciations. Lo spettacolo, curato insieme al regista italiano Romeo Castellucci, debutterà il 29 settembre 2020 al TNB – Théâtre National de Bretagne. Tre monologhi per tre attrici, Silvia Costa, Barbara Lennie in alternanza con Itsaso Arana e Audrey Bonnet, che nelle loro lingue madri – italiano, spagnolo e francese – danno voce al mistero dell’annuncio dell’angelo Gabriele alla Vergine Maria. I tre discorsi performativi indagano questo dogma per metterlo in discussione oggi e per confrontarlo con la modernità: cosa potremmo annunciare ai nostri tempi? Il disastro ecologico a venire? La fine del mondo? L’avvento di nuovi tempi? Un passo indietro?

Aglaia Pappas

Rivivendo il cuore della nostra cultura mediterranea, Aglaia Pappas legge Il Simposio, una delle opere più celebri tra i dialoghi scritti da Platone.
In casa del poeta e drammaturgo Agatone si riuniscono attorno a un banchetto alcune delle personalità più importanti del V secolo ateniese, come Socrate, Pausania, Fedro e Aristofane. In un giro di tavolo, ciascuno ha il compito di offrire agli altri un elogio di Eros. Nel brano scelto dall’attrice, è proprio Agatone a parlare, illustrando «qual è e di quali beni è artefice» il dio Amore.
La lettura di Rambert va in onda martedì 14 aprile alle ore 19.00 mentre quella della Pappas giovedì 16 aprile alle ore 20.00, entrambe su Lepida Tv (Canale 118 del digitale terrestre) e canale YouTube LepidaTV OnAir (https://www.youtube.com/user/lepidatv), sul portale EmiliaRomagnaCreativa (www.emiliaromagnacreativa.it) e su Facebook Cultura Emilia Romagna, e sul 5118 di Sky.
Chi non riuscirà a seguire la diretta, potrà consultare nei giorni successivi il canale YouTube di Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Le recenti e future uscite on line delle iniziative di ERT Fondazione sono da ora disponibili sul sito web nella pagina ERTonAIR (http://emiliaromagnateatro.com/ert-on-air/).
Uno spazio virtuale per unire come in un archivio tutti i contenuti realizzati in questo periodo, in collaborazione con le istituzioni e le altre realtà con cui ERT è in dialogo. Un modo per accompagnare le giornate degli spettatori a casa e continuare a esserci per loro.

SPECIALE PIPPO DELBONO
Pippo Delbono, autore, regista di teatro e cinema, attore, tra le personalità più apprezzate, anche all’estero, nel panorama contemporaneo teatrale, prende parte al cartellone #laculturanonsiferma, presentato dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione.
Artista di casa in ERT Fondazione, Delbono dona quattro degli spettacoli realizzati con la sua Compagnia, Questo buio feroce (2006), Dopo la battaglia (2011), Orchidee (2013) e Vangelo (2016), che verranno trasmessi dal 16 al 19 aprile su Lepida Tv (Canale 118 del digitale terrestre) e canale YouTube LepidaTV OnAir (https://www.youtube.com/user/lepidatv), sul portale EmiliaRomagnaCreativa (www.emiliaromagnacreativa.it) e su Facebook Cultura Emilia Romagna, e sul 5118 di Sky.
Spettacoli che raccontano, attraverso un arco di dieci anni circa, il teatro di Pippo Delbono: una commistione poetica di immagini, scrittura originale, musica e danza. Questi lavori hanno avuto un percorso di lunghe tournée in tutto il mondo con teatri pieni e oggi, in via straordinaria, sarà possibile vederli in versione integrale dalle proprie case.
Resteranno inoltre disponibili sul sito di ERT per un mese dalla data di pubblicazione, nella pagina ERTonAIR (http://emiliaromagnateatro.com/ert-on-air/).

Pippo Delbono è tra gli artisti più apprezzati e rappresentati in Italia e all’estero. La compagnia omonima nasce nei primi anni Ottanta ed è tuttora attiva con un nucleo stabile di attori che si avvale, volta per volta, di diverse collaborazioni. Un tratto distintivo delle sue opere è la partecipazione di persone provenienti da situazioni sociali di emarginazione, diventati membri stabili del gruppo di lavoro dando vita a un’esperienza scenica unica. Il suo ultimo spettacolo è La gioia; per la prossima stagione è previsto il debutto di una nuova creazione, prodotta sempre da Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Questo buio feroce©Gianluigi di Napoli

Questo buio feroce (giovedì 16 aprile, ore 21.25)
Una stanza bianca. Vuota. Una scatola senza finestre. Tagli di luce dall’alto. Un battito di un cuore che pulsa forte, sempre più forte. E poi scompare.
Esseri umani sconosciuti tra di loro. Alieni. Di un tempo futuro e di un tempo passato. Eleganti. Dai vestiti antichi e alla moda. Il viso bianco.
Riproducono giochi. Di adulti. Sadici. Violenti. Crudi.
Salò, il film sacro di Pasolini sulla bestialità dell’essere umano. Questo buio feroce. Esseri umani. Persi. Isolati tra loro. Si cercano. Si trovano. Si perdono. Di nuovo. «Ognuno traccia intorno a sé un cerchio magico e lascia fuori tutto quello che non si adatta ai suoi giochi segreti».
Esseri Umani. Che gridano. Che piangono. Come bambini. Incoscienti. Perduti. Un gioco che si allarga verso quelli che li guardano nella platea. Lo spazio che li divide da loro scompare. Il cerchio magico si allarga. E poi si richiude di nuovo. Come una pietra gettata in un lago. Che crea altri cerchi. Cerchi che si moltiplicano, si accavallano, ritornano, scompaiono. Come le note di una musica che si ripetono uguali e diverse. Un polmone vivo sotto l’acqua apparentemente ferma. Che pulsa. La pietra sopra il cuore. Il battito del cuore sotto la pietra. Una breccia feroce di luce come i tagli di luce nei drammatici visi del Caravaggio. Voglio gente per rincorrere con me la luce. È un’esplosione. Un concerto rock. Una catarsi. Una rivolta. Rompere i muri con un grido che squarcia la tela come nei quadri di Frida Kahlo la pittrice messicana che dipingeva la sua carne ferita.
O i corpi grassi dei torturati nei dipinti del colombiano Botero. Dilaniati.
Da un paese in guerra da anni, da molti anni. Da sempre. E i fiori che spuntano ancora da quella carne. Morta. «Per un minuto di vita, per un minuto vedere nel cervello piccoli fiori». I fiori rossi sempre più fiori da sempre più ferite. Luce sempre più luce nonostante il buio. «Vedere piccoli fiori che danzano come parole sulla bocca di un muto». Ancora, ancora voglio scrivere d’amore. Pippo Delbono

Dopo la battaglia foto di Lorenzo Porrazzini

Dopo la battaglia (venerdì 17 aprile, ore 19.40)
Dinanzi all’ultimo lavoro di Pippo Delbono ci ritroviamo come all’inizio di un viaggio visionario, sulla soglia di una sequenza di quadri, nel corpo di una drammaturgia che ci mostra, senza falsi pudori, la verità della follia. Dopo la battaglia è una composizione che spalanca le porte del nostro buio esistenziale, sfociando in flusso continuo, trapassandone lo spazio. Trovando il ritmo proprio della danza e della musica, cercando nelle parole e nei versi l’accordo di emozioni e linguaggi, trasfigurando il dolore del presente nella fede nel futuro.
Gli attori della Compagnia Delbono irrompono continuamente nell’inatteso, in un mare in perenne metamorfosi, dove la salvezza possibile avviene dopo l’ineludibile naufragio.
Accompagna questo viaggio una presenza nuova, la danzatrice Marigia Maggipinto, già storica componente della compagnia di Pina Bausch. Delbono fiancheggia e sospinge i suoi compagni sulla scena di uno spazio neutro, uno spazio-mente grigio, crocevia del nostro immaginario, dove scorrono le figure del nostro mondo, dove vivono i vizi e le miserie di un popolo ingabbiato e cieco, le cui mosse si fanno automatiche.
Vi riecheggiano, in un rito laico e sacrale, brani tratti da autori come Antonin Artaud, Franz Kafka, Alda Merini, Pier Paolo Pasolini, Walt Whitman, Rainer Maria Rilke, Alejandra Pizarnik riscritti da Pippo Delbono. Scena di versi e parole che accade sulle note di Giuseppe Verdi, Niccolò Paganini, Pëtr Ilic Cajkovskij e le cui note si intrecciano alla musica originale, eseguita dal vivo di Alexander Balanescu, violinista, compositore contemporaneo, interprete della nuova musica a cavallo tra primo e secondo millennio.
Uno spettacolo che rappresenta una tappa importante nel percorso artistico di Delbono, che immette una linfa diversa nel suo linguaggio, puntando su effetti video e atmosfere cinematografiche, su immagini realizzate dallo stesso Delbono con il suo telefono cellulare, a proseguire la sperimentazione del suo La Paura.
Nella forma di un teatro espanso, tracciato di corpi e testi, di forme del dire e del rappresentare, di toni che nella musica e nella danza si fanno azioni, verbo incarnato di attori, in un teatro che si fa carne del suo tempo, del nostro tempo.

Orchidee foto di Karine De Villers e Mario Brenta

Orchidee (sabato 18 aprile, ore 20.25)
«Ancora posso scrivere d’amore» scriveva il poeta Dario Bellezza, grande amico di Pier Paolo Pasolini morto ucciso dall’aids. L’orchidea è il fiore più bello ma anche il più malvagio, mi diceva una mia amica, perché non riconosci quello che è vero da quello che è finto. Come questo nostro tempo.
In Orchidee c’è, come in tutti i miei spettacoli, il tentativo di fermare un tempo che sto attraversando. Un tempo mio, della mia compagnia, delle persone che lavorano ormai da molti anni con me, ma anche un tempo che stiamo attraversando e vivendo oggi tutti noi. Italiani, europei, occidentali, cittadini del mondo. Un tempo confuso dove mi sento, ci sentiamo, in tanti, credo, sperduti… Con la sensazione di aver perduto qualcosa. Per sempre. Forse la fede politica, rivoluzionaria, umana, spirituale.
Orchidee nasce anche da un grande vuoto che mi ha lasciato mia madre quando è partita per sempre. Mia madre che dopo i conflitti, le separazioni, avevo rincontrato per ridiventare amici. Io, un po’ più grande un po’ più saggio, lei vecchia ritornata un po’ più bambina. E così il vuoto. Il sentirsi non più figlio di nessuno. Il vuoto dell’amore. Ma Orchidee nasce anche da tanti vuoti, da tanti abbandoni. Il vuoto che viviamo nella cultura, nell’essere artisti perduti. Il teatro che spesso sento un luogo diventato troppo polveroso, finto, morto. La menzogna accettata, della rappresentazione teatrale.
Ma Orchidee parla anche del bisogno vitale di riempire quel vuoto. Parla del bisogno di ricercare ancora, altre madri, altri padri, altra vita, altre storie.
E poi stranamente le parole “importanti” del teatro che volevo abbandonare mi sono ritornate addosso e hanno ritrovato un loro senso nuovo, incastrate con la mia vita. E anche la mia vita forse è diventata con quelle parole, la vita di tanti altri. Credo che Orchidee rappresenti per me quel bisogno vitale, incontenibile, di continuare ancora nonostante tutto a scrivere, a parlare dell’amore. Pippo Delbono

Vangelo foto di Luca Del Pia

Vangelo (domenica 19 aprile, ore 20.00)
«A pensarci bene, Cristo è l’unico anarchico che ce l’ha fatta» ha scritto André Malraux.
Qualche giorno prima di morire mia madre, fervente cattolica, mi ha detto: «Perché, Pippo, non fai uno spettacolo sul Vangelo? Così dai un messaggio d’amore. C’è n’è così tanto bisogno di questi tempi». E io ho pensato subito alle recite che facevo da piccolo nella parrocchia, dove interpretavo Gesù bambino coi riccioli biondi, innamorato anch’io come lei di quel mondo di preti, di chiese, di incensi, di rappresentazioni teatrali. E poi mi è venuto in mente quando da grande ho recitato ancora Dio, in un film di Peter Greenaway. Ma questa volta facevo anche il Demonio. E Lot, che faceva l’amore con le sue figlie e imprecava contro Dio e il Demonio. Un personaggio in quel film diceva: «Non è Dio che ha creato l’uomo, ma è l’uomo che ha creato Dio». E ho pensato a tutte le conquiste, le stragi, le guerre, le menzogne, le false morali create per quell’ipotesi di Dio. Ma anche alla bellezza, all’arte, e alla poesia che quell’idea di Dio ha portato in questi duemila anni. E a quello che diceva Marx: «La religione è un sospiro dell’anima in un mondo senz’anima».
E così ho iniziato a filmare e a fotografare le immagini che ho incontrato nei miei viaggi in Italia, in Francia, in Romania, in Russia, in America Latina. Immagini di Madonne, di Cristi, di martiri. Ovunque trovavo qualcosa che aveva una relazione con quella storia. Ovunque ho visto Cristi dai volti dolorosi, seri. Molto poco ho visto la gioia nei volti di quei Cristi. Mi sono sentito come in prigione. Ho avuto un senso di rifiuto profondo per tutta quella iconografia buia, pesante, sofferente legata a quel Vangelo.
E così mi sono perduto, come faccio sempre quando costruisco i miei spettacoli, dimenticando quel Vangelo, o forse portandomi dietro di quel Vangelo solo il nome.
E sono finito a incontrare persone che erano arrivate in mare dall’Africa e dal Medio Oriente, attraversando oceani ma anche deserti, frontiere, carceri, muri. Ho incontrato anche degli zingari, che abitavano in luoghi di totale degradazione. E ho iniziato a stare con quei profughi, a conoscerli, a condividere con loro la vita. Li ho ospitati da me, e loro mi hanno ospitato nel loro centro di accoglienza. Abbiamo condiviso le storie, il cibo, il tempo. E poi ho iniziato a cercare paesaggi, mari, tramonti, cieli che mi raccontassero miracoli, luce. «Quei calci lanciati verso il cielo – scriveva Pasolini guardando i ragazzi giocare a pallone – ci insegnano a lanciare i nostri desideri il più lontano possibile, in modo che la gioia del gioco ci accompagni fino alla morte». E poi mi sono trovato a guardare per dieci giorni un crocifisso appeso a un muro bianco, io, inchiodato in un letto di ospedale per una malattia agli occhi. Vedevo doppio e cercavo di mettere a fuoco quell’immagine davanti a me. Vagavo per i corridoi dell’ospedale, cercando di raccontare –ancora una volta con la mia camera- quel mio disperato e grottesco vedere doppio. Come vedo doppio, disperato e grottesco questo tempo che attraversiamo, dove non riconosci più il vero dal falso, il reale dall’irreale, dove l’esasperazione del moderno ci ha fatto dimenticare qualcosa di sacro, di antico. E alla fine mi sono rimaste dentro quelle immagini, quelle voci, quei suoni, quegli echi, quei silenzi sentiti in quei campi di zingari e di profughi, in quelle corsie d’ospedale, ma anche quella forza vitale, quella inspiegabile gioia trovata nei luoghi deputati al dolore. Pippo Delbono

UNO, NESSUNO E CENTOMILA
di Luigi Pirandello, con la Compagnia permanente di ERT Fondazione: Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Michele Lisi, Diana Manea, Paolo Minnielli, Maria Vittoria Scarlattei, Jacopo Trebbi #laculturanonsiferma dal 21 al 24 e dal 26 al 29 aprile, ore 18.30
Gli attori della Compagnia permanente di ERT Fondazione presentano per il cartellone #laculturanonsiferma 8 puntate della lettura integrale di Uno, nessuno e centomila, il romanzo più noto dello scrittore e drammaturgo italiano, premio Nobel per la Letteratura nel 1934, Luigi Pirandello.
Gli appuntamenti andranno in onda dal 21 al 24 e dal 26 al 29 aprile alle 18.30su Lepida Tv (Canale 118 del digitale terrestre) e canale YouTube LepidaTV OnAir (https://www.youtube.com/user/lepidatv), sul portale EmiliaRomagnaCreativa (www.emiliaromagnacreativa.it) e su Facebook Cultura Emilia Romagna, e sul 5118 di Sky.
La lettura sarà inoltre disponibile sul sito web di ERT Fondazione nella pagina ERTonAIR (http://emiliaromagnateatro.com/ert-on-air/), che raccoglie tutte le iniziative realizzate in questo periodo di isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19.

Pubblicato a puntate sulla “Fiera Letteraria” e poi in volume nel 1926, Uno, nessuno e centomila è quasi una summa del pensiero di Luigi Pirandello, tra gli scrittori italiani più importanti e celebri della modernità. Un piccolo particolare, un difetto fisico del naso che denuncia un’asimmetria, fa vacillare le fondamenta profonde dell’animo del protagonista, Vitangelo Moscarda, e lo porta a radicali cambiamenti nello stile di vita, in una progressiva deriva dell’io che lo estrania completamente da ogni convenzionale rapporto con l’altro.
Otto libri per otto diverse voci: in questo capolavoro affiorano, magistralmente disseminati in un puzzle, gli indizi dell’intera poetica di Pirandello. Dalla riflessione sull’umorismo che svela il dramma umano nascosto dietro a ogni situazione comica al paradosso gnoseologico che annulla l’efficacia del pensiero razionale; dalla maschera sociale all’implosione dell’io, il tutto in uno stile sorprendentemente anarchico e frammentato, ritmico, frenetico, che mantiene il suo fascino decadente.

«Che fai?», mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio. «Niente», le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino». Mia moglie sorrise e disse: «Credevo ti guardassi da che parte ti pende». Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda: «Mi pende? A me? Il naso?». E mia moglie, placidamente: «Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra». Basta questo a gettare Vitangelo Moscarda – detto Gengè – dentro una spirale di pensiero che lo distaccherà progressivamente dalla propria identità, frammentata in centomila schegge ormai irriconoscibili.
Libro primo letto da Jacopo Trebbi; Libro secondo letto da Maria Vittoria Scarlattei; Libro terzo letto da Paolo Minnielli; Libro quarto letto da Diana Manea; Libro quinto letto da Michele Lisi; Libro sesto letto da Simone Francia; Libro settimo letto da Michele Dell’Utri; Libro ottavo letto da Daniele Cavone Felicioni.

Uno, nessuno e centomila: l’indiscreto fascino della solitudine
Calato da poco il sipario sulle esotiche imprese di Sandokan, col suo corteggio di feroci pirati e fanciulle seducenti, continua l’impegno di testimonianza e di presenza di ERT nei confronti della comunità dei suoi spettatori. Tenendo fede alla sua missione di “teatro pubblico” regionale e nazionale, in questo difficile tempo di sospensione e inquietudine che ci costringe all’isolamento forzato, la Fondazione – nell’impossibilità di accogliere i propri spettatori nelle sue sale dando vita alla festa teatrale – non rinuncia alla sua natura di luogo di incontro, di condivisione, di conoscenza e di esperienza e, non potendo proporre spettacoli, grazie al lavoro della sua compagnia permanente di attori lo fa, senza tentare di evocare un teatro che per ora non può darsi, perseverando sulla grande scena del web nell’esplorazione del romanzo: genere orale e dialogico per eccellenza, non solo perché la sua scrittura altro non è che la registrazione della polifonia della vita, ma perché il romanzo nasce come genere destinato alla lettura ad alta voce davanti ad una comunità. In una stagione concepita per riflettere sul difficile rapporto del nostro oggi con l’ombra lunga del secolo che ci sta alle spalle (bye bye ‘900?), dopo la lettura integrale de La coscienza di Zeno (1923) con i suoi acuti affondi nel territorio della malattia, e dopo la messa in voce de Le tigri di Mompracem (1a ed. in vol. 1900), stupefacente crasi tra evasione nel fantastico e sprofondamento nella realtà opprimente del salotto borghese – sdoppiata dall’attraversamento dell’Isola del tesoro, grande archetipo della favola d’avventura –, con la re-citazione di Uno, nessun e, centomila di Luigi Pirandello (1a ed. in vol. 1926), Emilia Romagna Teatro Fondazione tenta di penetrare nel cuore dell’io, la stanza della tortura dell’uomo moderno, confinato nella solitudine della propria apparentemente insuperabile individualità. Che rapporto si dà tra uno e centomila? tra io e collettività – ammesso e non concesso che un io esista? Tra interiorità ed esterno? Domande che proprio oggi fanno pensare. «Muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi», c’insegna Vitangelo Moscarda, protagonista del romanzo di Pirandello, «vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori». Un gesto militante di solidarietà con l’universo che da sempre ci è caro della scuola, impegnata nella difficile sfida della didattica on line, e un umoristico invito alla vasta platea di spettatori TV e internauti a interrogarsi, con Calvino, sul perché continuare a leggere i classici. Claudio Longhi

25 APRILE: CINQUE SGUARDI SULLA LIBERAZIONE
In streaming e poi nel sito
Emilia Romagna Teatro Fondazione celebra i valori della Resistenza: in occasione del 75° anniversario della Liberazione d’Italia, sabato 25 aprile dedica alla ricorrenza una maratona di letture on line Cinque sguardi sulla Liberazione, un lungo racconto che parte da come i diversi Comunidella sua geografia di ente radicato sul territorio emiliano romagnolo hanno vissuto questo evento, capitale per la storia del nostro Paese.
Il programma si snoda in cinque tappe ideali dedicate alle cinque città – Vignola, Castelfranco Emilia, Cesena, Bologna e Modena – sviluppando la riflessione nel segno di altrettante parole chiave – Storia, Resistenza, Libertà, Ricostruzione, Europa.E traccia un percorso di vocaboli e idee intorno al 25 aprile, per ragionare oggi, insieme, tra memoria del passato, consapevolezza del presente e immaginazione del futuro.

Le letture, a cura delle attrici e degli attori della Compagnia permanente di ERT, incentrate sui cinque diversi orizzonti tematici, mettendo al servizio della memoria gli strumenti del teatro raccolgono documenti della storia delle nostre comunità così come testi letterari, saggistici e poetici, eco delle maggiori voci del panorama intellettuale italiano e internazionale di quegli anni: dalle Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea ai documenti storici degli archivi sulla lotta partigiana italiana (forniti dall’Istituto Storico di Modena, dall’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna e dall’Europe Direct Modena); dai versi di Eugenio Montale a quelli di Bertolt Brecht, Wisława Szymborska e Antonella Anedda; dal Discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei, alle parole di Norberto Bobbio e di Altiero Spinelli, fino ai testi di Elsa Morante, Jean-Paul Sartre e Marguerite Duras.
Cinque sguardi sulla Liberazione è un progetto di Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Emilia Romagna Creativa (link), Comune di Vignola, Comune di Castelfranco Emilia, Comune di Cesena, Comune di Bologna e Comune di Modena.
Sarà trasmesso in streaming e sarà poi disponibile sul sito web di ERT Fondazione nella pagina ERTonAIR, che raccoglie tutte le iniziative realizzate in questo periodo di isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19. http://emiliaromagnateatro.com/ert-on-air/

PROGRAMMA
ore 15.30 VIGNOLA
Storia: uno sguardo sulla Liberazione
Mettendo al servizio della memoria gli strumenti del teatro, ERT Fondazione, in collaborazione con l’Istituto Storico di Modena, dedica a Vignola e ai suoi cittadini un programma di letture, tra letteratura, saggistica e poesia. Un viaggio attraverso il ricordo di chi ha vissuto quegli anni e il pensiero di chi ha discusso, intuito, scritto il significato del termine Storia. Testi: Lettera di Giulio Biglieri, in Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, Einaudi, Torino 1994; Un ricordo degli antifascisti di Vignola: materiali forniti da Istituto Storico Modena; George Santayana, The Life of Reason, Prometheus Books, Buffalo, NY 1998, traduzione di Sergio Lo Gatto; Marc Bloch, Apologia della storia o Mestiere di storico, Einaudi, Torino 2009, traduzione di G. Gouthier; Elsa Morante, La storia, Einaudi, Torino 1986; Eugenio Montale, La storia, in Id., Satura 1962-1970, Mondadori, Milano 1971con Paolo Minnielli, Maria Vittoria Scarlattei

ore 16.15 CASTELFRANCO EMILIA
Resistenza: uno sguardo sulla Liberazione
Il viaggio di ERT Fondazione attraverso la memoria del 25 aprile fa tappa a Castelfranco Emilia: in collaborazione con l’Istituto Storico di Modena, dedica ai suoi cittadini una riflessione rivolta allo spirito della Resistenza, al monumentale universo di vicende e protagonisti che ha cambiato per sempre il nostro paese. Attraversiamo documenti, letteratura e poesia che hanno declinato il verbo Resistere.
Testi: Lettera di Dìmitra Tsatsou, in Lettere di condannati a morte della Resistenza europea, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, Torino, Einaudi, 2017; Savina Reverberi Catellani, Gabriella Degli Esposti, mia madre. Storia di una famiglia nella tragedia della guerra, Modena, Artestampa, 2016; Brevi biografie di antifascisti di Castelfranco Emilia: materiale fornito dall’Istituto Storico di Modena; Dizionario del partigiano anonimo, in AA.VV., Storie della Resistenza, a cura di Domenico Gallo e Italo Poma, Palermo, Sellerio, 2013; Renata Viganò, L’Agnese va a morire, Torino, Einaudi, 1949; Antonella Anedda, 15-18, in Ead., Historiae, Torino, Einaudi, 2018; con Daniele Cavone Felicioni, Michele Lisi, Diana Manea

ore 17.00 CESENA
Libertà: uno sguardo sulla Liberazione
Ai cittadini di Cesena ERT Fondazione, in collaborazione con l’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna, dedica una riflessione sul valore principale che ha guidato questo straordinario evento storico. La Libertà. Un sogno disperato e necessario, un luogo che pareva irraggiungibile e che ancora oggi resta la meta di ogni paese democratico. Estratti di narrativa, documento e poesia per esplorare la necessità di un riscatto, di una conferma, di un rilancio di ideali.
Testi:Lettera di Irma Marchiani (Anty), in Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, Torino, Einaudi, 1994; Sigfrido Sozzi, Cesena partigiana, in Epopea partigiana, a cura di Antonio Meluschi, Bologna, SPER, 1947 (è un volume che l’Istituto Parri di Bologna ha digitalizzato e ha reso disponibile online); P. Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, in Id., Lo stato siamo noi, Milano, Chiarelettere, 2011; Silvia Di Natale, L’ombra del cerro, Milano, Feltrinelli, 2005; Jorie Graham, Nella sempre mutevole inquietudine nell’aria, in Ead., Il posto, traduzione di Antonella Francini, Milano, Mondadori, 2014 con Michele Dell’Utri, Diana Manea

ore 17.45 BOLOGNA
Ricostruzione: uno sguardo sulla Liberazione
La tappa bolognese si sofferma sullo stretto legame che unisce due momenti fondamentali della storia del nostro Paese: la Resistenza e la successiva Ricostruzione. Gli strumenti del teatro hanno portato ERT Fondazione, qui in collaborazione con l’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna, a dedicare ai cittadini di Bologna un omaggio alle voci di chi ha espresso, a parole e atti, la volontà degli esseri umani nel dare forma a un futuro migliore.
Testi: Lettera di Arturo Gatto, in Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, Torino, Einaudi, 1994; Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna: testimonianze e documenti, voll. II e IV, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1975 e 1980 (sono volumi che l’Istituto Parri di Bologna ha digitalizzato e ha reso disponibili online); Norberto Bobbio, Dopo la Resistenza (giugno 1955), in Id., Eravamo ridiventati uomini. Testimonianze e discorsi sulla Resistenza in Italia 1955-1999, Torino, Einaudi, 2015; L’ultima parola. Le storie dei lettori, in Aldo Cazzullo, Giuro che non avrò più fame. L’Italia della Ricostruzione, Milano, Mondadori, 2018; Wisława Szymborska, La fine e l’inizio, in Ead., La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), a cura di Pietro Marchesani, Milano, Adelphi, 2009 con Simone Francia, Maria Vittoria Scarlattei, Jacopo Trebbi

ore 18.30 MODENA
Europa: uno sguardo sulla Liberazione
Il viaggio alla scoperta dei valori della Liberazione si chiude a Modena. Insieme ai suoi cittadini, ERT Fondazione, in collaborazione con l’Istituto Storico di Modena, vuole riflettere su come in quel cruciale momento della storia del nostro Paese i valori della Liberazione si siano venuti definendo entro il più ampio orizzonte europeo. Un percorso tra storie e idee di chi ha abitato, ritratto e sognato l’Europa.
Testi: Lettera di Anka Kneževic, in Lettere di condannati a morte della Resistenza europea, a cura di P. Malvezzi, G. Pirelli, Einaudi, Torino 2017; Comunicato del Comitato di Liberazione Nazionale su “L’Unità Democratica”, Modena, lunedì 23 aprile 1945 (fornito dall’Istituto Storico di Modena; Eugenio Colorni, Prefazione, in A. Spinelli, E. Rossi, Manifesto di Ventotene, Mondadori, Milano 2006; Altiero Spinelli, L’alternativa, pubblicato anonimo con il titolo Federarsi o perire su “L’Italia Libera. Organo del Partito d’Azione”, Anno II, n. 15, 24 ottobre 1944; Jean-Paul Sartre, Morti senza tomba, Mondadori, Milano 1966, traduzione di Giorgio Monicelli; Marguerite Duras, Il dolore, Feltrinelli, Milano 1986, traduzione di Giovanni Mariotti; Bertolt Brecht, A coloro che verranno, in Id., Poesie e Canzoni, Einaudi, Torino 1981, traduzione di Franco Fortini e Ruth Leiser con Simone Francia, Diana Manea

GABRIEL CALDERÓN, ALEJANDRO TANTANIAN E TIAGO RODRIGUES: TRE ARTISTI INTERNAZIONALI PER #LACULTURANONSIFERMA
Prosegue domenica 26 aprile il programma #laculturanonsiferma, presentato dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con ERT Fondazione: tre artisti internazionali, Gabriel Calderón, Alejandro Tantanian e Tiago Rodrigues, donano i loro contributi alla nostra regione e al Teatro Nazionale che vi risiede.
Gli interventi saranno trasmessi alle ore 21.10 su Lepida Tv (Canale 118 del digitale terrestre) e canale YouTube LepidaTV OnAir (https://www.youtube.com/user/lepidatv), sul portale EmiliaRomagnaCreativa (www.emiliaromagnacreativa.it) e su Facebook Cultura Emilia Romagna, e sul 5118 di Sky.
I video saranno poi disponibili sul sito web di ERT Fondazione nella pagina ERTonAIR, che raccoglie tutte le iniziative realizzate in questo periodo di isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19.

Gabriel Calderoìn

Il drammaturgo e attore Gabriel Calderón, uno dei maggiori artisti di teatro in Uruguay, autore di oltre 25 spettacoli che hanno calcato i palcoscenici di tutto il mondo, propone un estratto da due sue recenti opere: Ex que revienten losactores e Or, introdotte da un sentito messaggio di vicinanza alla popolazione emiliano romagnola e al lavoro degli artisti italiani, in questo momento di grande incertezza, che richiama al risveglio di una coscienza collettiva. Come lui stesso afferma, «il lavoro di un artista sta nel leggere la realtà in modo differente dal resto del mondo. Scoprire interessi, occasioni, conquiste, eroismo o tragedia là dove lo sguardo della gente comune non trova sfumature». Calderón continua da essere particolarmente legato all’Italia e a ERT: insieme al regista e drammaturgo Sergio Blanco, condurrà, da giugno a ottobre, un laboratorio di alta formazione per attori incentrato sulla forma manifesto presso la Scuola Iolanda Gazzerro.

Alejandro Tantanian Š Ernesto Donegana

Alejandro Tantanian, artista scrittore, regista, cantante, insegnante teatrale nato a Buenos Aires e attivo dai primi anni Ottanta, ci consegna un estratto del suo testo inedito Rusia che condivide in esclusiva per questa occasione. Nel raccontare la storia dei nonni emigrati dalla Russia, l’autore realizza un esperimento di “recollection in tranquillity”, come lo avrebbe chiamato il poeta William Wordsworth, un’operazione di recupero della memoria d’infanzia che usa l’autobiografia come chiave per stabilire e spezzare un equilibrio interiore. Parole, anche quelle di Tantanian, che sembrano capaci di aprire profonde riflessioni sul presente, un tempo in cui i valori della civiltà occidentale stanno assumendo tutt’altro significato: «L’occhio, troppo abituato alle apparenze del mondo, non può vedere cosa blocca l’oggetto che ora è davanti ai suoi occhi, il suo sguardo cade sul significato e non sul silenzio».

Tiago Rodrigues © Filipe Ferreira

Tiago Rodrigues, un’eccellenza della scena europea, autore, attore e regista teatrale portoghese, direttore artistico del Teatro Nacional D. Maria II di Lisbona, reciterà in lingua italiana il Sonetto 30, uno dei brani più celebri della produzione poetica di William Shakespeare, per la capacità di evocare un rapporto tenace e disperato tra il tempo presente e il tempo passato, tra il mondo dei vivi e quello di chi non c’è più. Un vero e proprio messaggio di speranza per la situazione che il nostro paese vive.
Quello di Rodrigues è un teatro a fortissima vocazione politica; la sua compagnia Mundo Perfeito, creata nel 2003 con Magda Bizarro, ha dato vita negli anni a un linguaggio originale, sperimentando formati di coinvolgimento attivo del pubblico, lavorando sulla scrittura e la riscrittura del verso poetico e dell’azione scenica e raggiungendo una grande popolarità in teatri e festival di tutto il mondo. Forte è il suo rapporto con l’Italia, dove ha presentato diversi lavori, come By Heart, Antonio y Cleopatra e Três dedos abaixo do joelho (ospitato da ERT Fondazione all’interno di VIE Festival 2013).

Dieci storie proprio così foto Andrea Boccalini

PRIMO MAGGIO E POI DISPONIBILE NEL SITO WEB
Emilia Romagna Teatro Fondazione festeggia il Primo Maggio 2020: dopo la celebrazione del 75° anniversario della Liberazione d’Italia, prosegue il calendario “civile” di iniziative che l’Ente dedica, in primo luogo, alle comunità che compongono lasua geografia ma allargando, da questa prospettiva, lo sguardo a tutto il Paese, profondamente unito nella riscoperta dei suoi valori costituzionali.

La Festa dei Lavoratori: nata nel 1887 in America, dopo le dure lotte degli ultimi trent’anni dell’Ottocento e in memoria, in particolare, della rivolta di Haymarket (1° maggio 1886), viene celebrata, oggi, da oltre novanta paesi nel mondo; è un tributo alla dignità e al diritto del lavoro a partire dalla rivendicazione di condizioni di orario e di salario sostenibili per tutte le donne e gli uomini.
Per celebrarla, quest’anno, in un momento di particolare difficoltà che affligge soprattutto lavoratrici e lavoratori, ERT Fondazione ha scelto, con il progetto Lavorando al futuro. Messaggi e parole sul Primo Maggio, di dare la parola ai giovani del territorio, di ascoltare una restituzione del loro immaginario, delle loro aspettative, delle loro preoccupazioni e proposte. Confermando un deciso impegno nella relazione con il mondo della scuola e grazie alla proficua collaborazione con i docenti, la struttura ha coinvolto un gruppo di studentesse e studenti delle superiori di primo e secondo grado a condividere pensieri e suggestioni intorno al tema del lavoro. Sono nate così alcune “lettere”, messe poi in dialogo, in un video di circa 50 minuti, con la forma della poesia e della ballata, alternandole a una selezione di testi di grandi voci della letteratura internazionale: dalla Ballata del lavoro di Edoardo Sanguineti a Il lavoro di una donna di Maya Angelou (tradotto da Sergio Lo Gatto) e Madre Operaia di Ada Negri, da Canto dei battellieri del riso e Carbone per Mike di Bertolt Brecht alla Poesia sulle attività quotidiane degli operai e delle operaie di Questi Stati di Walt Whitman fino a Il grido di Giorgio Gaber (da Il signor G., Dialogo tra un’impiegato e un Non So).

Le letture sono a cura di attrici e attori molto cari a ERT Fondazione, che negli anni hanno contribuito a vario titolo al suo percorso: Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Michele Lisi, Diana Manea, Paolo Minnielli, Maria Vittoria Scarlattei, Jacopo Trebbi.
Lavorando al futuro. Messaggi e parole sul Primo Maggio è una polifonia di parole e di immagini che invita a vivere il Primo Maggio come un’occasione di riflessione, allerta e speranza. Il progetto nasce da Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Regione Emilia Romagna, Emilia Romagna Creativa, Comune di Modena, Comune di Castelfranco Emilia, Comune di Vignola, Comune di Bologna e Comune di Cesena.
Andrà in onda alle ore 18.00 su Lepida Tv (Canale 118 del digitale terrestre) e canale YouTube LepidaTV OnAir, sul portale EmiliaRomagnaCreativa, su Facebook Cultura Emilia Romagna e sul 5118 di Sky. E in streaming nella pagina Facebook di ERT e ricondiviso nelle pagine Facebook dei teatri ERT e dei Comuni delle rispettive città: Teatro Storchi / Teatro delle Passioni e Comune di Modena; Teatro Dadà e Comune di Castelfranco Emilia; Teatro Ermanno Fabbri e Comune di Vignola; Teatro Arena del Sole e Comune di Bologna; Teatro Alessandro Bonci e Comune di Cesena.
In serata, alle ore 20.00, sarà trasmesso su Lepida Tv (Canale 118 del digitale terrestre) e canale YouTube LepidaTV OnAir, sul portale EmiliaRomagnaCreativa, su Facebook Cultura Emilia Romagna e sul 5118 di Sky, Dieci storie proprio così, lo spettacolo nato, da un’idea di Giulia Minoli e con la regia di Emanuela Giordano, per parlare di legalità oggi: un affondo nel mondo della corruzione, un racconto di vittime conosciute e sconosciute della criminalità organizzata, episodi di impegno civile e riscatto sociale, responsabilità individuali e collettive, connivenze istituzionali e taciti consensi.

Prodotto da Teatro di Roma, Teatro Stabile di Napoli, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, in collaborazione con Teatro Stabile di Torino e The Co2 Crisis Opportunity Onlus, Dieci storie proprio cosìè andato in scena il 16 aprile 2018 al Teatro Arena del Sole di Bologna, il 17 aprile al Teatro Bonci di Cesena e il 19 aprile al Teatro Storchi di Modena. La drammaturgia si arricchisce, di volta in volta, di storie raccolte nella regione in cui lo spettacolo viene presentato e nel territorio dell’Emilia Romagna sono state numerose le testimonianze di persone colpite dalla criminalità organizzata.
Dieci storie proprio così è una provocazione “ragionata” contro quella rete mafiosa, trasversale e onnipresente, che vorrebbe sconfitta la coscienza collettiva, la capacità di capire e reagire. È lo svelamento dei complessi legami che si intrecciano tra economia “legale” ed economia “criminale”, relazioni che uccidono il libero mercato e minacciano gravemente il nostro futuro.
Emanuela Giordano e Giulia Minoli sono partite nel 2012 scavando nella memoria, per ricordare chi ha combattuto le mafie. Questo inizio costituisce l’ossatura imprescindibile della loro esperienza. Da allora hanno viaggiato in tutta Italia, approfondendo il tema della lotta alla criminalità organizzata grazie all’aiuto di alcune università italiane e ai tanti testimoni che hanno raccontato le loro storie. Per questa ragione hanno deciso di concentrarsi sul presente, su ciò che accade ora e su quello che ognuno di noi può realmente fare, assumendoci la responsabilità di un cambiamento faticoso, difficile ma irrinunciabile.

Dalla ricerca è nato anche il documentario Dieci storie proprio così, prodotto da RaiCinema e JMovie e vincitore del premio speciale ai Nastri d’Argento 2018.
Lo spettacolo è parte integrante di “Palcoscenico della Legalità”, progetto sperimentale di collaborazione tra teatri, istituti penitenziari minorili, scuole, università e società civile,ideato e coordinato daCo2 Crisis Opportunity Onluscon la partecipazione di attori, ricercatori, docenti, giornalisti, magistrati, studenti. “Palcoscenico della legalità “è promosso da Fondazione Pol.i.s., Libera, CROSS Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano, LARCO Laboratorio di Analisi e Ricerca sulla Criminalità Organizzata dell’Università di Torino, Fondazione Falcone, Centro Studi Paolo Borsellino, Fondazione Silvia Ruotolo, Italiachecambia.org e DaSud. Con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ed il Ministero della Giustizia ed il sostegno di Fondazione con il Sud, Eni Spa, SIAE, Poste Italiane.

Tutti i contenuti resteranno disponibili sul sito web di ERT Fondazione nella pagina ERTonAIR, che raccoglie le iniziative realizzate in questo periodo di isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19 (lo spettacolo Dieci storie proprio così fino al 31 maggio 2020).

Bajazet – Frank Castorf foto di Mathilda Olmi

BAJAZET DI FRANK CASTORF SU ERTONAIR
Domenica 3 maggio, data simbolica che segna la fine del lockdown e l’inizio della fase 2 per il nostro Paese, Bajazet di Frank Castorf sarà visibile online alle ore 16.00 nella pagina ERTonAIR (http://emiliaromagnateatro.com/ert-on-air/), che raccoglie tutte le iniziative realizzate in questo periodo di isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19. Grazie alla collaborazione e al proficuo rapporto che lega Emilia Romagna Teatro Fondazione al Théâtre Vidy-Lausanne – che a sua volta ha condiviso sul proprio sito i quattro spettacoli (Questo buio feroce, Dopo la battaglia, Orchidee e Vangelo) dello speciale su Pippo Delbono lanciato da ERT – e in attesa di poter riprogrammare Bajazet in uno dei teatri ERT, spettacolo coprodotto dalla Fondazione che avrebbe chiuso il programma della XV edizione di VIE Festival, Emilia Romagna Teatro Fondazione offre la possibilità di assistere online nella sua lingua originale, il francese, a questo ultimo lavoro di uno dei grandi maestri del teatro contemporaneo, il tedesco Frank Castorf, con un cast di attori straordinari fra cui Jeanne Balibar.

Ex direttore artistico della Volksbühne di Berlino, nel mondo teatrale tedesco per oltre quarant’anni, Castorf si è posto come figura provocatoria: lavora partendo dai più grandi autori, fra cui Euripide, Jean-Paul Sartre, Fëdor Dostoevskij, Molière, Honoré de Balzac, Goethe, per poi realizzare spettacoli sovversivi, capaci di suscitare forti reazioni sia nel pubblico che nella critica. La sua libertà nella sperimentazione pionieristica del video, del suono e della parola, il radicalismo con cui rifiuta qualsiasi forma di mitizzazione e mistificazione, il modo con cui dirige i propri attori in un limbo tra grottesco e intensità violenta e infine la sua profonda conoscenza della storia del teatro e dei classici, con i quali le sue opere condividono l’analisi cruda della realtà sociale contemporanea, rendono Castorf maestro del teatro internazionale da oltre vent’anni e un punto di riferimento per generazioni di artisti e spettatori.

Per la prima volta, Castorf mette in scena un’opera di Racine, un autore con cui in pochi, tra gli artisti non francofoni, si sono misurati prima d’ora. In Racine, il regista tedesco riconosce le fondamenta del suo teatro: la convinzione che la purezza non esista e che la tragedia dell’esistenza nasca dalla collisione tra passioni intime e potenza, tra desiderio e immanenza. Ma entrambi condividono la fiducia nella forza della parola, saldo fondamento teatrale, che gli eroi e le eroine di Racine utilizzano per scardinare la struttura sociale che ostacola al soddisfacimento dei propri desideri, sessuali e di libertà. Un’incessante e radicale parola capace di colpire. Castorf fa dialogare Racine con Artaud, poeta dalla vita sregolata, che fa delle parole il mezzo per distaccarsi da tutto ciò che la sua nascita, il suo corpo e il contesto sociale gli impongono. Così in questo nuovo spettacolo, partendo dalla cornice del serraglio del Sultano di Costantinopoli in Bajazet, Castorf avvicina due dei maggiori poeti francesi in un lavoro sapiente capace di risvegliare i nostri demoni.

VIE DI FUGA 11 EVASIONI POSSIBILI
da mercoledì 6 a venerdì 22 maggio, ore 14.30 su ERTonAIR
13 allievi, 11 videoracconti, di cui una miniserie di 7 puntate, è Vie di fuga – 11 evasioni possibili, progetto di Emilia Romagna Teatro Fondazione realizzato dagli studenti del corso “Perfezionamento: Dramaturg internazionale” della Scuola di Teatro Iolanda Gazzerro, con la supervisione di Riccardo Frati, docente per il corso di Narrazione video, che dal 16 marzo si tiene a distanza.
In onda a partire dal 6 al 22 maggio 2020, ogni giorno alle 14.30, sulla pagina ERTonAIR (http://emiliaromagnateatro.com/ert-on-air/), che raccoglie tutte le iniziative realizzate in questo periodo di isolamento.

«In un momento in cui il teatro non può consumarsi come pratica concreta,» dichiara il direttore Claudio Longhi «continua l’impegno di ERT a evocare il teatro “in assenza” attraverso “tracce” e “figure” – imperfette e approssimative quanto si vuole e però testimonianza di una possibile continuità. Nella tenace convinzione che la Scuola sia una parte integrante dell’attività della nostra Fondazione, proprio ora che il Paese sta cominciando a rimettersi in moto dopo una lunga parentesi di sospensione, ci è sembrato naturale affidare questo tentativo di re-citare la scena oggi negata ai nostri allievi Dramaturg. A partire da un Festival che non c’è stato, nascono le vie di fuga che andiamo a presentare: una eclettica sinfonia in undici video-movimenti che, nella loro acuta analisi di antinomie cruciali del nostro presente come quelle che oppongono il dentro al fuori, la chiusura all’apertura, la “casa” al “mondo”, ci restituiscono di fatto altrettante affascinanti ipotesi di traduzione (o reinvenzione) del teatro in altro da sé».

L’articolata operatività del Dramaturg – figura prettamente teatrale sospesa tra riflessione teorica e pratica artistica – non può prescindere dalla conoscenza e padronanza del linguaggio audiovisivo. Per questo ERT Fondazione ha inserito all’interno del ciclo di studi un percorso formativo dedicato alla produzione video, che nella propedeutica ha introdotto gli allievi alla grammatica delle immagini in movimento e alla logica del montaggio come strumenti di lettura e interpretazione della realtà.

I Dramaturg stavano lavorando al racconto della quindicesima edizione di VIE Festival quando, a causa della diffusione del Covid-19, il giorno 23 febbraio 2020, la programmazione è stata annullata. L’impatto sulla vita di ognuno e sui progetti futuri, non poteva essere ignorato. Dopo le prime settimane di lockdown caratterizzate da forte smarrimento, resisteva la volontà di non abbandonare il progetto fino ad allora portato avanti. È stato quindi naturale interrogarsi su come completare il percorso formativo. Il linguaggio audiovisivo si è rivelato uno strumento adatto per inquadrare le anomalie della realtà che stiamo vivendo. «Da qui la proposta di ragionare sul concetto di “vie di fuga”, che dà il titolo alla serie, – spiega Riccardo Frati – nel tentativo di trasformare la privazione in risorsa, con riferimento alla spinta neorealista che caratterizzò il secondo dopoguerra, affidandosi alla dimensione immaginifica come evasione simbolica dalla claustrofobia quotidiana».

Sono nati quindi 11 giovani sguardi su questo periodo fuori dall’ordinario, che da un interno-giorno raccontano il desiderio di tornare gradualmente a esplorare e a riappropriarsi di uno spazio esterno libero e condivisibile.
Un percorso non privo di difficoltà ma affrontato con entusiasmo e dedizione dagli allievi: una testimonianza importante di come le arti, la cultura e la formazione siano il motore imprescindibile per la ripartenza.

Vie di fuga – miniserie Non sono un soprammobile

Programmazione:
Mercoledì 6 maggio, ore 14.30Crepuscolo, Teatro.di Enrico Bollini e Lillo Venezia. Un omaggio a tutte le attrici e a tutti gli attori che, in questi mesi difficili, non posso vivere della propria arte e devono rinunciare al pubblico. Spesso il teatro e il cinema ci hanno insegnato a non rifugiarci nella normalità, poiché proprio la normalità è il problema.

Giovedì 7 maggio. Ore 14.30Dirt Tracks. Strade bianchedi Emilia Cantieri «Per me lì, sui sentieri, è terra di nessuno. E di tutte. I sentieri, non li dovete toccare». Donna Haraway

Venerdì 8 maggio, ore 14.30A domani…di Simone Corso «Non sai che non bisogna avere paura delle parole? Se ti aiutano a entrare in un’altra verità, lontana dalla tua, pur così labile e mutevole, rimanici, rimanici…» (L. Pirandello, I giganti della montagna)

Sabato 9 maggio, ore 14.30L’occhio del ciclonedi Luca D’Arrigo Sotto lo slogan #iorestoacasa, chiusi fra le quattro mura, il nostro corpo è rimasto come bloccato in una stasi surreale. Lo sguardo, invece, ha avuto ancora il potere di uscire fuori, nel mondo. E ha cercato di farlo, in ogni modo possibile consentito dai media.

Domenica 10 maggio, ore 14.30Sovente il soledi Marco Intraia “Marie Guyon, fondatrice della Danza Sensibile, in una lettera mi disse: Eleva la tua coscienza. Metti in tasca il mentale. Ricongiungiti in modo permanente alla Luce, alla tua Anima profonda. Sii toccato dalla vibrazione della Vita. Lasciala esprimere attraverso il tuo corpo. Esprimila per offrire uno specchio al mondo dei vivi. L’urgenza è alle nostre porte. Non la senti anche tu?

Lunedì 11 maggio, ore 14.30Aiondi Daniele Pellegrini «Non divinità, ma concetto subordinato a quello di Chronos secondo la definizione datane in età classica da Euripide; “tempo trascendente e assoluto”, eternità immobile e una per Platone, contrapposto a Chronos, il Tempo empirico in movimento continuo, che ne è l’immagine; “principio cosmico immobile e immutabile”, ἀθάνατος καὶ θειος, “qualità stessa del Cielo” per Aristotele, in opposizione al tempo come principio del movimento e della mutazione».(Enciclopedia Treccani, Aion)

Martedì 12 maggio, ore 14.30DER KUSS ovvero il baciodi Sonia Soro «Anche l’albero in fiore mente nell’istante in cui è contemplato senza l’ombra del terrore; anche l’innocente “Che bello!” diventa una scusa per l’ignominia di un’esistenza che è del tutto diversa; e non c’è più bellezza e conforto se non nello sguardo che fissa l’orrore, gli tiene testa, e nella coscienza irriducibile della negatività, ritiene la possibilità del meglio». (T.W. Adorno, Minima Moralia)

Mercoledì 13 maggio, ore 14.30Home sweet homedi Veronica TinnirelloHome sweet home è un ironico tentativo di fuga attraverso i tetti e oltre fino al passato di un viaggio in Islanda “aspettando la luce giusta”.

Giovedì 14 maggio, ore 14.30Una solitudine da “ossibuchivori”di Davide Tortorelli In questo tempo sospeso di isolamento a cui è difficile abituarsi, alcune cose, anche le più piccole, che abbiamo sempre tenuto da parte, nascoste sotto le coperte della “normalità”, possono svelarsi, salire in superficie e venirci in aiuto. Un piccolo sfizio culinar-letterario. L’impresa eroica di un uomo isolato dal mondo esterno, un omaggio ironico (e una dichiarazione d’amore) a un grande scrittore del Novecento.

Venerdì 15 maggio, ore 14.30Nessun Dormadi Verdiana VonoNessun Dorma è il bisogno di riportare all’umano un periodo che ci vuole lontani e sempre pronti a ricevere il nuovo bollettino. Ricordarsi che c’è una vicinanza, nonostante tutto. Una poesia.

Da sabato 16 maggio a venerdì 22 maggio, ore 14.30Non sono un soprammobiledi Mariasole Brusa e Jovana Malinaric
– Episodio 0. PolvereIeri mi sono comportata male nel cosmo. Ho passato tutto il giorno senza fare domande…
– Episodio 1. #animaipiedi…Inspirazione, espirazione, un passo dopo l’altro ma senza un pensiero che andasse più in là dell’uscire di casa e del tornarmene a casa…
– Episodio 2. #animalemani…Nessun come e perché – e da dove è saltato fuori uno così – e a che servono tanti dettagli in movimento…
– Episodio 3. #animagliocchi…Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai, poiché dopotutto cadeva con gocce diverse…
– Episodio 4. #animaleorecchie…Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro…
– Episodio 5. #animalavoce…La terra girava intorno al proprio asse ma già in uno spazio lasciato per sempre…
– Episodio 6. #animalamente …Il cosmo richiede qualcosa da noi, un po’ di attenzione e una partecipazione stupita a questo gioco con regole ignote.

Elena foto di Brunella Giolivo

SANTA ESTASI. ATRIDI: OTTO RITRATTI DI FAMIGLIA DI ANTONIO LATELLA online su ERTonAIR da sabato 23 maggio
A partire da sabato 23 maggio gli otto movimenti che compongono Santa Estasi. Atridi: otto ritratti di famiglia di Antonio Latella saranno visibili sul sito di Emilia Romagna Teatro www.emiliaromagnateatro.com nella pagina ERTonAIR (http://emiliaromagnateatro.com/ert-on-air/), che raccoglie tutte le iniziative della Fondazione realizzate in questo periodo di isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19, e sul portale EmiliaRomagnaCreativa (https://spettacolo.emiliaromagnacreativa.it).
Ogni giorno alleore 18.00 sarà online un nuovo capitolo fino a domenica 31 maggio,data in cui sarà possibile assistere agli otto spettacoli in forma di maratona dalle ore 15.00.
I video, a cura di Lucio Fiorentino, rimarranno disponibili nella pagina ERTonAIR fino al 30 giugno.

Nato nel 2016 dal Corso di Alta Formazione che Antonio Latella ha condotto per Emilia Romagna Teatro Fondazione dirigendo sedici attori e sette drammaturghi, Santa Estasi è diventato un vero e proprio caso teatrale: nel 2016 ha vinto il Premio Ubu per le categorie “Spettacolo dell’anno” e “Nuovo attore, attrice o performer (under 35)” assegnato all’intero cast; nel 2017 è stato ospite della 71° edizione del Festival D’Avignone e nel 2018 al Piccolo Teatro di Milano.

Direttore della Biennale Teatro di Venezia e artista caro a ERT per cui ha firmato numerose regie – nel 2012 Un tram che si chiama desiderio (Premio Ubu e Premio Hystrio alla regia), nel 2013 Il servitore di due padroni (Premio Ubu a Roberto Latini come miglior attore), nel 2015 Ti regalo la mia morte, Veronika (Premio Ubu a Monica Piseddu come migliore attrice) e infine nel 2019 La valle dell’Eden – Antonio Latella si è posto nei cinque mesi di lavoro per la creazione di Santa Estasi come maieuta, senza risparmiarsi in dedizione e ispirazione, in linea con quello che è il suo approccio in sede di produzione tout court. Con la messa a punto di un linguaggio nuovo, fatto di disinvoltura attoriale e drammaturgica, di coralità e illuminazione, ha attraversato il mito degli Atridi nelle sue pieghe più buie, restituendogli nuovi gradi di corporeità.

Santa Estasi mette in scena il tema della famiglia e delle generazioni a confronto. Padri, madri e figli contemporaneamente presenti come personaggi, ma, tutti, impersonati da un gruppo di sedici giovani attori che rappresentano, di fatto, l’ultima generazione di quelli che possiamo forse definire non solo “figli” ma addirittura “orfani” di una guida, di un padre, di una madre, di un’istituzione che li accolga, di maestri delle precedenti generazioni.
La saga della famiglia degli Atridi ha inizio con una sfida agli dei, basata sul gesto originario di un padre, Tantalo, pronto a sacrificare il proprio figlio Pelope. È una maledizione per l’intera discendenza, che mette in gioco temi quali la contesa del potere, la vendetta, il peso della colpa, la preparazione sorda della catastrofe. L’ensemble ha dato vita a un prezioso lavoro di riscrittura originale, con la supervisione dei drammaturghi e collaboratori di Latella, Federico Bellini e Linda Dalisi, producendo otto spettacoli distinti e concatenati, ognuno dedicato a una figura mitologica, prevalentemente attingendo da Euripide e Sofocle, con incursioni in Eschilo e Seneca, e traendo ispirazione anche da Pasolini e Beckett, da Simone Weil e Angelopoulos per la parte finale.

Ifigenia in Aulide foto di Brunella Giolivo

Al via quindi sabato 23 maggio, con Ifigenia in Aulide da Tieste di Seneca e Ifigenia in Aulide di Euripide. In questo primo capitolo si indagano le origini della maledizione. Gli uomini-eroi della tragedia si stanno sgretolando, l’espiazione spetta alle donne: in questa cornice si inserisce l’atto eroico compiuto da una bambina, la cui ricerca d’identità si trasforma in sacrificio. Domenica 24 maggio è la volta di Elena da Le Troiane e Elena di Euripide, il mito della donna che per bellezza superava tutte le altre. Elena si aggira attorno al cavallo di Troia oppure si trova in Egitto? Qual è la verità e quante sono le esistenze di Elena?
Si ispira a Eschilo il terzo capitolo Agamennone, online lunedì 25 maggio. Il tentativo è quello di tradurre la favola eterna del potere e del bisogno d’infinito dell’uomo in un tempo universale. Un testamento tradotto per la scena contemporanea.
Martedì 26 maggioElettra da Euripide: l’incontro di Elettra con il fratello Oreste. Solo una domanda rimane sospesa: Oreste, senza Elettra, avrebbe ucciso sua madre?
L’ultimo degli Atridi, Oreste, sarà online mercoledì 27 maggio: un adattamento da Euripide che mostra Oreste come un ragazzo, vittima del peso della storia e dell’inevitabilità dei suoi crimini.
Giovedì 28 maggio ecco le Eumenidi di Eschilo: Oreste si addentra qui nel reame dei sogni, il solo luogo dove poter affrontare i fantasmi che lo perseguitano. Un viaggio labirintico alla ricerca della sua identità.
Venerdì 29 maggio Ifigenia in Tauride: Ifigenia è stata graziata da Artemide appena prima di essere sacrificata da suo padre e vive nella Tauride come sacerdotessa. Si dedica allo studio dei corpi immolati alla Dea.
Crisotemi di Linda Dalisi è l’ultimo degli otto capitoli di Santa Estasi, online sabato 30 maggio. Crisotemi è figlia di Agamennone e Clitemnestra ma nessun tragediografo l’ha resa protagonista a differenza di Ifigenia, Elettra o Oreste. Linda Dalisi la immagina in attesa nella grande casa di famiglia, come sola testimone degli eventi. Il senso tragico di Crisotemi è il suo non essere tragedia: per l’eroe non c’è spazio per il calore domestico.
Domenica 31 maggio dalle ore 15.00 sarà possibile assistere agli otto capitoli in forma di maratona; tutti i video di Santa Estasi saranno poi disponibili nella pagina ERTonAIR fino al 30 giugno.

Calendario:
Sabato 23 maggio, ore 18.00: Ifigenia in Aulide (1 ora e 40 minuti)
Domenica 24 maggio, ore 18.00: Elena (1 ora e 45 minuti)
Lunedì 25 maggio, ore 18.00: Agamennone (1 ora e 15 minuti)
Martedì 26 maggio, ore 18.00: Elettra (1 ora e 50 minuti)
Mercoledì 27 maggio, ore18.00: Oreste (1 ora e 50 minuti)
Giovedì 28 maggio, ore 18.00: Eumenidi (1 ora)
Venerdì 29 maggio, ore 18.00: Ifigenia in Tauride (1 ora e 40 minuti)
Sabato 30 maggio, ore 18.00: Crisotemi (1 ora)
Domenica 31 maggio a partire dalle ore 15.00: maratona degli otto spettacoli

ORIZZONTE EUROPA. STORIA MEMORIA PENSIERO: un progetto per il mese dedicato alla Comunità europea.
Il 9 maggio 1950 la dichiarazione di Robert Schuman segna l’inizio del processo di costruzione della Comunità europea: nel clima della Guerra fredda, l’ambizione dell’allora ministro francese degli Affari esteri è, di fatto, di istituire una nuova organizzazione sovranazionale per creare quel mercato comune del carbone e dell’acciaio tra la Francia e la Germania, aperto ad altri paesi europei, che darà poi vita alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). Dal 1985 la data del 9 maggio è stata scelta per celebrare la Giornata dell’Europa.

Proseguendo il calendario “civile” di ERTonAIR, Emilia Romagna Teatro Fondazione collabora con Europe Direct Modena – Comune di Modena per celebrare i 70 anni dalla nascita dell’Unione con il progetto Orizzonte Europa. Storia, memoria, pensiero: quattro appuntamenti, nell’ambito della più ampia programmazione Maggio il mese dell’Europa curata da Comitato per la storia e le memorie del Novecento del Comune di Modena, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Europe Direct Modena, Istituto storico di Modena e Movimento federalista europeo. Con la consapevolezza che rivolgere un pensiero alla Comunità europea, come concetto, come aspirazione, come valore civico, in questo difficile momento significhi innanzitutto interrogarsi sui suoi principi e le sue sfide.

Il calendario si apre sabato 9 maggio, dalle ore 11.00 online sulle pagine Facebook di ERT, Europa Modena e Comune di Modena, con sei interventi in video delle attrici e attori della Compagnia permanente di ERT (Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Michele Lisi, Diana Manea, Paolo Minnielli, Maria Vittoria Scarlattei e Jacopo Trebbi; il montaggio è a cura di Riccardo Frati). A partire dalla lettura collettiva del testo della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea (ore 11.00), un mosaico di estratti letterari di autrici e autori europei di ieri e di oggi si compone in quattro momenti (ore 12.00, 15.00, 16.00 e 17.00):dagli Idilli del poeta Mosco di Siracusa a Katja Petrovskaja, passando da I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift fino a Gli anni di Annie Ernaux. Chiude la giornata alle ore 18.00 la versione integrale di Una certa idea di Europa di George Steiner(traduzione di Oliviero Ponte di Pino), una delle figure più importanti del pensiero europeo, scomparso nel febbraio di quest’anno. Alcuni passaggi di questo testo erano stati letti dall’attore Lino Guanciale venerdì 21 febbraio al Teatro Storchi di Modena durante la serata d’apertura di VIE Festival dal titolo Sweet Home Utopia. Dialogo tra Europa e democrazia, ospiti lo storico e scrittore britannico Donald Sassoon, il filosofo e autore spagnolo Fernando Savater e la scrittrice, filosofa e saggista Michela Marzano.

L’edizione 2020 del Festival (interrotta dall’emergenza Covid-19) si inseriva nella riflessione condotta da ERT Fondazione lungo tutta la stagione, identificata dal claim Bye bye ’900?: dopo il Ventesimo secolo, tra ideologie, miti, e utopie, fra cambiamenti climatici, politici ed economici, quale è il volto dell’Europa oggi? Il Vecchio continente appare, come scriveva lo stesso direttore di ERT Claudio Longhi, «un profilo cangiante e irrisolto, pieno di punti interrogativi e di possibilità, di speranze e di minacce, di moniti e di passioni».

Il secondo appuntamento del progetto è previsto martedì 12 maggio, alle ore 18.00, in partnership con Editori Laterza. Con il titolo L’invenzione dell’Europa il direttore della casa editrice Giuseppe Laterza incontra la storica Simona Colarizi. Il dialogo trasmesso in diretta StreamYard su Facebook, mira ad approfondire il fenomeno Europa e le sue sfide tra passato e presente, con due figure di spicco del ragionamento storico: quali principi fondamentali definiscono l’Unione, anche alla luce della frastagliata situazione attuale?
L’invenzione dell’idea di Europa dal punto di vista delle questioni identitarie, l’evoluzione e la maturazione di questo organismo sovranazionale negli anni del conflitto e del secondo Dopoguerra, fino alla sua realtà attuale, in un persistente clima di dialogo tra potenzialità e limiti.
Attraverso l’interrogazione delle figure chiave del pensiero sui presupposti comunitari, Giuseppe Laterza e Simona Colarizi – già protagonista di diversi cicli delle Lezioni di Storia di Laterza disegnano i margini del sogno europeo e osservano la sua declinazione; uno sguardo alle ragioni politiche e alla storia sociale evidenzia gli elementi di realizzazione e le zone grigie che ancora chiedono attenzione e cura.

Il 21 maggio è poi il turno delle voci più giovani. La costante attenzione di Europe Direct e ERT Fondazione verso la scuola e la formazione delle nuove generazioni si conferma chiamando alla partecipazione gli istituti scolastici del territorio modenese. Sulla base di alcuni spunti tematici, diffusi in forma di domanda, studenti e studentesse delle scuole superiori risponderanno restituendo un proprio pensiero sull’Europa e leggendo alcuni testi in video.
A conclusione di questo viaggio, lo sguardo si sposta sullo scenario internazionale: figure fondamentali del mondo della creatività e della curatela saranno coinvolte in un webinar in collegamento da diversi Paesi europei, per tracciare uno stato dell’arte della cultura e delle sue politiche a livello europeo, tenendo aperto il dialogo sul teatro che verrà.
I contenuti pubblici resteranno disponibili sul sito web di ERT Fondazione nella pagina ERTonAIR, che raccoglie le iniziative realizzate in questo periodo di isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19.

Europe Direct Modena è un centro di informazione sulle attività e le opportunità dell’Unione europea, aperto a tutti i cittadini. La Rete di centri di informazione Europe Direct è gestita dalla Commissione europea. Il Comune di Modena ospita il centro sin dal 1997. Attualmente Europe Direct è parte dell’Ufficio Progetti europei, relazioni internazionali e coordinamento progetti complessi del Comune: una struttura unica che si occupa di varie attività: project management sui fondi europei, consulenza agli enti locali, realizzazione di iniziative di informazione e animazione rivolte alla cittadinanza, relazioni internazionali, cooperazione decentrata, networking.

DIRE+FARE=FONDARE
Così sarà! La città che vogliamo, è il progetto di teatro partecipato, audience development, pedagogia civica e promozione territoriale, rivolto a un pubblico di giovani cittadini, tra gli 11 e 25 anni, promosso dal Comune di Bologna e realizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione, finanziato con i fondi europei del Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane (PON Metro) 2014-2020: le attività, iniziate a novembre 2019, stavano prendendo vita sul territorio di Bologna grazie a una rete di realtà culturali coordinata da ERT e composta da Altre Velocità, Cassero LGBTI Center, Kepler-452, La Baracca – Teatro Testoni Ragazzi, Teatro dell’Argine, prima della brusca interruzione dovuta all’emergenza da Covid-19 che ha visto la chiusura delle scuole e la sospensione di tutti i laboratori avviati al loro interno.

Avendo a cuore il progetto, che aderisce profondamente alla sua missione di teatro pubblico, ERT Fondazione ha provato a rimodulare le proprie iniziative per adattarle all’emergenza, continuando a coltivare la relazione instaurata con gli studenti e i docenti delle classi coinvolte: nasce da qui Dire+Fare=Fondare, la conversione digitale delle attività di teatro partecipato cominciate “in presenza” a novembre, quando era partito il lavoro di esplorazione e mappatura delle città esistenti con gli studenti delle scuole bolognesi, con l’obiettivo di fondare una nuova “città ideale”.
Un laboratorio online per mappare le città del mondo, conoscerle attraverso il racconto dei grandi autori della letteratura, ripensarle assieme a ragazzi e ragazze della città di Bologna e arrivare a immaginarne una nuova, fondarla simbolicamente.

A oggi Dire+Fare=Fondare è entrato, attraverso gli attori della Compagnia permanente di ERT (Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Michele Lisi, Diana Manea, Paolo Minnielli, Maria Vittoria Scarlattei, Jacopo Trebbi) in 32 classi digitali di ben 15 istituti scolastici del Comune di Bologna, coinvolgendo 24 docenti e circa 800 studentesse e studenti in attività laboratoriali di creazione drammaturgica che ibridano gli strumenti e le competenze del teatro con le potenzialità dei social network, delle applicazioni, dei mezzi multimediali.

Un numero di adesioni che ha aggregato nuove classi rispetto a quelle già coinvolte dalle attività svolte “in presenza” e che continua a crescere, dimostrando la forte vicinanza di ERT al mondo della scuola: da subito, attraverso il dialogo, la Fondazione ha infatti cercato di intercettarne le esigenze, con la volontà di mettersi al suo servizio. In un momento in cui si sperimenta un nuovo modo di fare didattica a distanza è apparsa forte la necessità dell’inserimento di attività creative all’interno dei piani di studio: ERT ha risposto nell’immediato con un Noi ci siamo!, proponendo semplici letture in supporto alla didattica ordinaria, per poi arrivare a sviluppare tutta l’attività digitale coerente con il progetto Così sarà! La città che vogliamo.

Dire+Fare=Fondare prevede 60 incontri già realizzati o calendarizzati tra aprile e maggio 2020, tra cui gli appuntamenti di Noi ci siamo!, di Dire-Viaggiare, letture interattive fra reportage e letteratura di viaggio e di Fare-Viaggiare, un laboratorio di drammaturgia applicata alla costruzione digitale di un itinerario attraverso le città del mondo, per dare vita a mappe personalizzate attraverso My Maps visibili su Google Maps.
Dire: perché in prima linea sono gli attori e le attrici della compagnia permanente di ERT, a dare voce ai grandi autori della letteratura, ma anche ai filosofi, agli urbanisti, ai sociologi che possono essere d’aiuto, con le loro parole, per orientarsi all’interno del vasto panorama delle città possibili.
Fare: perché i ragazzi e le ragazze di Bologna sono chiamati a esprimere la loro visione, a esercitare la loro immaginazione, a superare i limiti del reale, a scrivere e dare così vita a nuovi possibili modelli di città, a coltivare le parole su cui costruire una città ideale.
Fondare: perché le idee e l’immaginazione esercitate attraverso gli strumenti del teatro siano come la matita dell’architetto, la squadra dell’ingegnere, i mattoni del muratore, il cuore del cittadino…

Le attività di Dire+Fare=Fondare non rimangono però confinate all’interno delle lezioni, ma sbarcano anche all’esterno, con l’obiettivo di allargare e condividere la sperimentazione di queste nuove forme di partecipazione diretta e civica, tra il mondo del teatro e quello del digitale. Continua infatti, dopo il successo della prima puntata pilota, Cibi cose città, un ciclo di show cooking letterari con la partecipazione di ragazzi e ragazze di Bologna e gli attori di ERT, per esplorare le città dei 5 continenti, attraverso le ricette tipiche dei rispettivi luoghi. Il prossimo appuntamento, Che cosa hai messo nel caffè? Doppio macchiato nero ristretto al vetro. Da Berlino a Fort-de-France, è in programma per venerdì 15 maggio, alle ore 11.00. Sarà trasmesso sulla pagina Facebook di Dire+Fare=Fondare (https://www.facebook.com/DireFareFondare/). Il caffè ha raccolto attorno a sé una vera e propria cultura cosmopolita: dalla mitteleuropa di Vienna a Berlino, dall’oceano di Barcellona al Marocco di Ifrane, dalla Svizzera gioiello dell’Atlante alle Antille francesi della Martinica, fino ai più stretti vicoli di Napoli. Gli attori e le attrici della Compagnia permanente di ERT si uniscono alla classe 4 CC dell’Istituto Crescenzi Pacinotti Sirani di Bologna per compiere un viaggio alla scoperta della bevanda più nota al mondo, raffinato prodotto della terra che da secoli attraversa i continenti. Racconti dei miti di fondazione, monologhi teatrali e spunti letterari punteggiano la preparazione collettiva di diversi tipi di caffè, esplorando di esso il valore di fenomeno sociale davvero in grado di raccontare il passato e il presente delle metropoli e delle piccole città

Fondamentale tappa del percorso saranno, nel corso dei mesi di maggio e giugno, i webinar sempre in diretta sul canale Facebook, condotti da personalità del mondo della cultura italiana, come Michela Murgia e Paolo Rumiz,che si confronteranno con gli studenti sul tema della “città ideale”, indagato durante tutti i laboratori.
L’evento di chiusura è previsto giovedì 25 giugno: dalle 16.00 una maratona in diretta alla quale parteciperanno tutti gli studenti per presentare i risultati dei loro lavori svolti in questi mesi, insieme poi ad alcune personalità delle istituzioni e delle realtà culturali bolognesi con un intervento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Bologna Matteo Lepore, oltre agli attori della Compagnia di ERT e a un ospite speciale del mondo dello spettacolo italiano.

Parallelamente al canale Facebook, è attiva anche una iniziativa di partecipazione diretta social, gestita dalla compagnia di ERT: si tratta della pagina Instagram Il mondo salvato dai regaz, che ha già superato i 600 follower, sulla quale si stanno raccogliendo fotografie di città di tutto il mondo scattate e inviate dalle ragazze e dai ragazzi che partecipano ai laboratori nelle scuole. Un modo per raccogliere in semplicità sguardi e visioni, in un momento in cui la possibilità di viaggiare è preclusa.

C.S.M.
Fonte: Stampa Ert

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