Connessioni Inventive è un progetto inedito di committenza e produzione di un calendario di conversazioni digitali pensate come momenti di formazione e approfondimento, realizzato in collaborazione tra due istituzioni italiane di arte e cultura contemporanee, il MAN Museo d’Arte della Provincia di Nuoro e Fondazione ICA Milano. Obiettivo del progetto è dare impulso a un percorso di promozione di conoscenza umanistica in termini interdisciplinari secondo modalità e linguaggi accessibili a tutti. In un momento di distanza sociale e scarsità di rapporti interpersonali determinato da un rivolgimento globale destinato a segnare mutamenti importanti nel vivere civile, MAN e ICA danno vita a un programma di lecture digitali per offrire un contributo di analisi e interpretazione affidato a voci italiane autorevoli nei loro ambiti di operatività.
Nel progetto Connessioni Inventive, MAN e ICA condividono un piano di specifiche committenze a ricercatori provenienti da campi diversi e tra loro interrelati: l’ambito dell’indagine, ampio e versatile, propone contenuti in campo filosofico, sociale, artistico ed economico. Seguendo l’ispirazione della tradizione latina del sapere aude, dell’aver coraggio di conoscere, ripresa nel XVIII secolo come un asse fondativo della cultura moderna europea, le due istituzioni avviano con Connessioni Inventive un percorso finalizzato a ispirare un’idea di conoscenza come scelta di consapevolezza e di sviluppo di sé.
Connessioni Inventive nasce come risposta alla necessità per una istituzione culturale di intercettare e individuare contenuti appropriati con il tempo che viviamo, unitamente a nuove e fertili modalità di condivisione. Esigenza che MAN e ICA interpretano come una opportunità progettuale a lungo termine e non occasionale, per stabilire un processo di produzione culturale condivisibile che possa andare oltre l’epoca del COVID19. Connessioni Inventive è un progetto ideato e curato da Luigi Fassi e Alberto Salvadori.
Ogni incontro è fruibile in diretta streaming sulla pagina Facebook di MANMuseo d’Arte Provincia di Nuoro (@museoman) e sull’account Instagram di ICA (@ica_milano), ogni giovedì alle 11.00. I contributi saranno successivamente disponibili sul canale YouTube dedicato (Connessioni Inventive) al fine di costituire un archivio accessibile in ogni momento.
#connessioninventive
PROGRAMMA
Giovedi 9 aprile, ore 11.00 Alessandro Salice Insieme a te, senza di te: dinamiche della solitudine. Sebbene la solitudine sia parte costitutiva della condizione umana, si sa ancora molto poco di questo fenomeno. In questo intervento è proposta la tesi che la solitudine non sia una semplice forma di isolamento sociale. Posso sentirmi solo in tua presenza, ma posso anche sentirti vicino nonostante la tua assenza. L’individuo che si sente solo, da un lato, si sente impossibilitato a condividere esperienze ed emozioni con gli altri membri di un gruppo. Dall’altro, si pensa come membro di tale gruppo. Si suggerisce che sia proprio questa tensione a generare il sentimento della solitudine.
Alessandro Salice insegna filosofia presso lo University College Cork in Irlanda. Ha inoltre svolto attività di ricerca e insegnamento presso le Università di Graz, Basilea e Vienna, oltre che al Center for Subjectivity Research dell’Università di Copenaghen. Le sue aree di ricerca primarie concernono la filosofia della mente e la fenomenologia. Negli ultimi anni Salice ha pubblicato vari saggi soprattutto in merito alle emozioni e alle capacità sociali della mente su numerose riviste specializzate.
Giovedi 16 aprile, ore 11.00 Giovanni Leghissa Il vincolo e la libertà. L’azione umana è soggetta a vari tipi di vincoli. Quello biologico: siamo membri di una specie animale e le nostre capacità emotive e intellettive sono tali in virtù della selezione naturale. Quello istituzionale/organizzativo: ognuno di noi si muove dentro spazi strutturati, con regole scritte e non scritte – laddove la più potente di tali realtà istituzionali è lo stato. Vi è infine il vincolo dato dalle norme morali. Quale spazio di manovra resta allora ai singoli, al fine di poter plasmare la propria esistenza in modo libero e autonomo? Tale spazio sorge e cresce dall’ascolto del desiderio, da un confronto con le proprie pulsioni – su questo terreno germoglia infatti non solo l’aspirazione al godimento e alla felicità, ma soprattutto la pulsione verso la libertà.
Giovanni Leghissa è Professore Associato presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino. È redattore di “aut aut” e direttore della rivista online di filosofia “Philosophy Kitchen”. Tra le sue pubblicazioni: Per la critica della ragione europea. Riflessioni sulla spiritualità illuminista (Mimesis, Milano 2019); The Origins of Neoliberalism (Routledge, London 2016, con G. Becchio); Postumani per scelta. Verso un’ecosofia dei collettivi (Mimesis, Milano 2015).
Giovedi 23 aprile, ore 11.00 Luca Scarlini Il falso sembiante: per un’estetica della contraffazione. Il falso, oggi più che mai, è continua presenza del vivere: si acquistano capi di moda “come se”, si vogliono vivere esperienze esclusive che, per il moltiplicarsi dei partecipanti, risultano più affollate di una grande soirée. Nell’epoca dell’eterno talk show, e nel momento in cui, come ci ha insegnato Marc Bloch, le false notizie sono il nostro pane quotidiano, la lecture propone una riflessione sul falso come esperienza estetica ed etica oggi.
Luca Scarlini è scrittore, drammaturgo per teatri e musica, narratore, performance artist. Insegna tecniche narrative presso la Scuola Holden di Torino e ha collaborato con numerose istituzioni teatrali italiane ed europee. Voce di Rai Radio Tre, conduce il programma Museo Nazionale e ha curato mostre sulla relazione tra arte, musica, teatro e moda. Tra i suoi libri recenti: Un paese in ginocchio (Guanda 2011), La sindrome di Michael Jackson (Bompiani 2012), Andy Warhol superstar (Johan and Levi 2012), Siviero contro Hitler (Skira 2014), Ziggy Stardust. La vera natura dei sogni (Add 2016), Bianco tenebra. Serpotta di notte e di giorno (Sellerio 2017), Teatri d’amore (Nottetempo 2018), L’ultima regina di Firenze (Bompiani 2018).
Giovedi 30 aprile, ore 11.00 Riccardo Venturi Mostrare l’invisibile. L’arte visiva dopo Fukushima. Nella zona d’esclusione della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, il collettivo giapponese Chim Pom ha organizzato, in collaborazione con la popolazione locale, una mostra di arte contemporanea, Don’t Follow the Wind. Se le opere sono installate sin dal 2015, l’opening è rimandato al giorno in cui la zona d’esclusione – radioattiva, abbandonata e inaccessibile a ogni presenza umana sin dall’11marzo 2011 – sarà di nuovo accessibile alla popolazione. Un avvenire che nessuno sa prevedere e potrebbe verificarsi tra migliaia di anni. Don’t Follow the Wind declina, all’era dell’Antropocene nucleare, una tradizione propria all’arte concettuale degli anni Settanta di mostrare l’invisibile. Riccardo Venturi si occupa di storia e critica d’arte contemporanea. Collabora con Fondazione ICA Milano, scrive per cataloghi di mostre, pubblicazioni accademiche e non, tra cui “Antinomie”, “Artforum”, “Alias – Il Manifesto”, “Flash Art”, “doppiozero”. Ha pubblicato Mark Rothko. Lo spazio e la sua disciplina (Electa 2007), Black paintings. Eclissi sul modernismo (Electa 2008) e Passione dell’indifferenza. Francesco Lo Savio (Humboldt Books 2018). Vive e lavora tra la Francia e l’Italia.
APPUNTAMENTI DI MAGGIO
Giovedì 7 maggio, ore 11.00 Alessandro Carrera Per uno sguardo non gerarchico
Che cosa hanno in comune il giardino zen di Kyoto, il gioco del pachinko, i recenti sviluppi della network theory e il sospetto che molte, se non tutte le teorie, abbiano un arco di vita inversamente proporzionale al loro livello di complicazione (se vengono abbandonate non è perché non funzionano, ma perché nessuno le capisce più)? La domanda si può riproporre in altro modo: che cosa hanno in comune la musica minimalista o processuale, il mito della musica delle sfere e una fondamentale per quanto segreta antologia di folk music americana? O, per scendere ancora più nel concreto, sarebbe possibile sostenere, con uno sguardo ormai panoramico sul Novecento, che un oscuro bluesman del Mississippi e, per dire, T. S. Eliot, sono entrambi poeti modernisti, e non perché uno sia più o meno grande dell’altro, ma perché a un livello superiore e non gerarchico sono uno “come” l’altro, anzi sono “lo stesso”? La domanda, che a questo punto non è più solo di analisi della cultura, ma prettamente filosofica, deve forse essere affrontata secondo il suggerimento del Wittgenstein delle Ricerche filosofiche: prima di giudicare, guardiamo se tutti questi “giochi” hanno qualcosa in comune. Guardiamo davvero, e cominceremo a vedere somiglianze, affinità, parentele.
Alessandro Carrera è docente di Italian Studies e di World Cultures and Literatures alla University of Houston, in Texas, dove ha fondato il programma di Global Cinema Studies. Ha scritto di filosofia italiana ed europea, letteratura italiana e comparata, musica classica e popolare, cinema e arte. Ha tradotto in italiano quattro romanzi di Graham Greene (il più recente è Il treno per Istanbul, Sellerio 2019) e tutte le canzoni e le prose di Bob Dylan per Feltrinelli. Ha vinto il Premio Montale per la poesia (1993) e il Premio Flaiano per l’italianistica (2019). I suoi libri più recenti sono La ballata del Nobel. Bob Dylan a Stoccolma (Sossella 2017), Filosofia del minimalismo. La musica e il piacere della ripetizione (Casa Musicale Eco 2018), Fellini’s Eternal Rome: Paganism and Christianity in Federico Fellini’s Films (Bloomsbury 2019), Il colore del buio. La Rothko Chapel (il Mulino 2019), Fellini, o della vita eterna. Da Gelsomina a Mastorna (MC edizioni 2020), Il principe e il giurista. Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Salvatore Satta (2a ed., ESI 2020). La sua raccolta poetica più recente è Beato chi scrive (nottetempo 2016).
Giovedì 14 maggio, ore 11.00 Francesca Recchia Raccontare l’altrove Guardare il mondo dalla finestra invece che con la polvere sulle scarpe, mi spinge a soffermarmi a pensare sulle pratiche dell’incontro, dell’ascolto e del racconto dell’altrove; sul bisogno di accuratezza e accoglienza e sull’importanza del beneficio del dubbio.
Francesca Recchia è una ricercatrice e scrittrice che vive a Kabul, dove lavora come direttore dell’Istituto Afghano di Arti e Architettura presso Turquoise Mountain. È interessata alla dimensione geopolitica di processi culturali e negli ultimi anni ha concentrato la sua ricerca sulle trasformazioni urbane, le pratiche creative e il patrimonio immateriale in paesi in conflitto. Il suo lavoro è radicato in un approccio interdisciplinare che combina culture visive, studi urbani e Cultural Studies. È autore di tre libri The Little Book of Kabul (con Lorenzo Tugnoli), Picnic in a Minefield e Devices of Political Action. Collective Towns in Iraqi Kurdistan (con un photoessay di Leo Novel).
Giovedì 21 maggio, ore 11.00 Maria Cristina Didero Design is about people and not about chairs
Il mio approccio alla materia non guarda soltanto al prodotto ma privilegia il ruolo primario che le persone, le relazioni, gli scambi rivestono all’interno del processo creativo, come sostengo spesso: “design is about people, not about chairs”. Questa attitudine quasi antropologica, l’utilizzo del mondo degli oggetti come portatori di storie altre, ha motivato e animato da sempre diverse mie esposizioni. Parlerò di alcuni esempi più recenti, fra cui Vegan Design, personale di Erez Nevi Pana, indagine sul veganesimo applicato alla ricerca contemporanea presentata nel 2018 al Garage San Remo, e il progetto del libanese Carlo Massoud al chiostro di Sant’Ambrogio, dell’anno successivo, sempre in occasione della Milano Design Week, sul tema della religione. Per l’edizione 2020 del fuorisalone era in preparazione una mostra sul tema della guerra. Uno dei progetti più rappresentativi del mio personale orientamento al design si può ritrovare nella mostra The Conversation Show, tenutasi lo scorso anno al Design Museum Holon, Tel Aviv: cinque installazioni incentrate sulle specifiche dinamiche relazionali e il loro relativo scambio creativo di una serie di gruppi di designer per rivelare, in un unico oggetto, non solo originali modalità di lavoro comune ma anche la loro comunicazione.
Maria Cristina Didero è curatore indipendente e autore, si occupa di design. Vive a Milano, collabora con diverse istituzioni a livello internazionale. È editor-at-large di ICON DESIGN.
Giovedì 28 maggio, ore 11.00 Anna Bortolan L’esperienza delle emozioni: sentire, valutare, raccontare
Le emozioni ricoprono un ruolo centrale nella vita di individui, gruppi e società. L’identità personale e i vissuti affettivi appaiono intimamente collegati e le emozioni sono coinvolte in vari modi nell’esperienza estetica, morale ed epistemica. Ma che cos’è un’emozione? Quali caratteristiche accomunano reazioni come gioia, rabbia, paura, sorpresa, vergogna e tristezza? C’è una differenza fondamentale tra emozioni ed altri stati mentali e corporei? Queste sono alcune delle domande che animano la ricerca filosofica sull’affettività e che verranno esplorate in questo intervento. In particolare, si rifletterà sul modo in cui sensazioni e stati cognitivi come i giudizi sono coinvolti nell’esperienza emotiva e sulla profonda connessione esistente tra emozioni e narrazioni.
Anna Bortolan è docente di filosofia alla Swansea University e ha in precedenza ricoperto ruoli di insegnamento e ricerca presso la University of Aberdeen e lo University College Dublin (UCD). Il suo lavoro si colloca all’intersezione tra filosofia delle emozioni, fenomenologia e filosofia della psichiatria, con pubblicazioni in riviste come “Continental Philosophy Review”, “Phenomenology and the Cognitive Sciences” e “Medicine, Health Care and Philosophy”. Ha contribuito, inoltre, a volumi collettanei di Oxford University Press e Routledge ed è stata co-curatrice di un numero della rivista “Discipline Filosofiche”.
C.S.
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Immagine di apertura: Gabriel von Max (1840-1915), Scimmie come critici d’arte, Neue Pinakothek, Monaco. Ph. Bayer & Mitko. Credits: Bayer & Mitko/Artothek/Archivi Alinari.
MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro
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