In seguito alla richiesta presentata dalla Procuratoria di San Marco venerdì 24 aprile, la Prefettura di Venezia ha autorizzato la ripresa degli interventi tampone e di salvaguardia sui mosaici pavimentali all’interno della Basilica di San Marco, cuore religioso e culturale, simbolo per eccellenza della città lagunare. Un segnale importante per il settore dei Beni Culturali
La Basilica rimane chiusa alle Messe ed alle visite turistiche in attesa delle disposizioni sulla FASE 2 dell’emergenza COVID-19, ma le attività tese a rimuovere le efflorescenze saline e a proteggere i frammenti musivi in pericolo sono effettivamente iniziate il 27 aprile, con una piccola squadra di quattro persone operanti in Basilica, salita a sei nella giornata di martedì. Nelle settimane successive rientreranno altre maestranze.
Questa ripresa dei lavori avviene nel rispetto di rigidi protocolli sanitari, accuratamente predisposti dalla Procuratoria nelle scorse settimane ein accordo con i lavoratori interessati.Infatti, sono stati attivati dalla Procuratoria di San Marco tutti i presidi necessari e le modalità operative – mascherine e sistemi di protezione, distanziamento, controllo della temperatura corporea in ingresso, turni differenziati, ecc – per tutelare la salute dei restauratori e garantire la massima sicurezza.
Dalla direzione dei servizi tecnici della Procuratoria di San Marco, affidata al Proto prof. Arch. Mario Piana, dipendono lo “Studio di mosaico”, cui sono affidati la conservazione e il restauro del manto musivo e una equipe di operai restauratori per i lavori inerenti alla manutenzione degli immobili della fabbrica marciana e dei suoi beni mobili.
Questa ripartenza ci auguriamo possa anche essere considerata un segnale importante per il riconoscimento della necessità e dell’urgenza di taluni interventi sui Beni Culturali, pur nel contesto delle disposizioni per la salvaguardia della salute, imposte a livello nazionale e internazionale
«Siamo particolarmente felici di questa possibilità» commenta il Primo Procuratore di San Marco Carlo Alberto Tesserin. «Intanto possiamo riprendere l’intervento sul pavimento musivo che è quello che preoccupa maggiormente dopo la terribile Acqua Alta dello scorso novembre. Per la difesa della Basilica dalle acque alte future, ci sono due grandi progetti programmati e in parte finanziati, grazie all’impegno del Provveditorato alle OO PP del Triveneto ed alla Regione Veneto, che ha già attribuito alla Procuratoria dei fondi straordinari. Questi progetti prevedono procedure di autorizzazione e di affidamento complesse. Inoltre esse sono opere che in gran parte riguardano l’esterno della Basilica e dunque non dipendono solo da noi. All’interno della Basilica, dove possiamo operare con i nostri dipendenti e collaboratori, abbiamo ritenuto fosse fondamentale ripartire il prima possibile».
Il 12 novembre 2019 l’evento catastrofico che ha colpito Venezia ha danneggiato pesantemente anche la Basilica di San Marco, che solo nel lontano 1966 è stata invasa come a novembre; mai prima dello scorso anno con tanti eventi estremi ripetuti: la cripta completamente sommersa, così come il nartece e l’intera pavimentazione fino all’altare della Madonna Nicopeia.
«È stato
appurato che il 60 per cento della pavimentazione in
marmo della Basilica di San Marco, una pavimentazione oltre 2000 metri quadri,
i cui pezzi più antichi risalgono al XI secolo, è da restaurare»
ricorda l’ingegnere Pierpaolo
Campostrini Procuratore di San Marco con delega ai Servizi Tecnici. «Non possiamo dimenticare che oltre
all’evento straordinario della notte del 12 novembre, lo scorso anno le maree hanno
attanagliato la città da inizi novembre fino a Natale: i mosaici pavimentali, le murature
in mattoni sono rimasti sotto acqua per giorni interi (la metà delle ore dell’intero mese). Il fenomeno della corrosione salina, in assenza di interventi specifici, continua inesorabile: il lavoro deve iniziare
subito con la fase di messa in sicurezza,
poi proseguirà per molto
tempo».
«L’acqua salata che impregna pavimenti e pareti evapora – spiega il Procuratore Campostrini – ma rimangono i sali che fanno disgregare i mattoni, i marmi e gli intonaci su cui sono appoggiati i mosaici. Sono processi cumulativi e i danni aumentano con il passare del tempo. I fenomeni di sollevamento delle tessere musive sono stati importanti. Di qui l’esigenza di riavviare le operazioni il prima possibile. Credo che questa ripresa parziale dell’attività sia un bel segnale anche per tutto il settore dei Beni Culturali che sono un bene primario per il nostro Paese, che va tutelato anche nelle contingenze drammatiche che stiamo vivendo».
La Procuratoria intanto sta lavorando per definire le procedure per affrontare la FASE 2 della riapertura al pubblico contingentata e con i caratteri della sicurezza, quando questa sarà possibile. La copertura con il wi fi e la fibra ottica già installata, collega alla rete GARR gestita dal Ministero della Ricerca Scientifica, rendono la Basilica di San Marco all’avanguardia rispetto a monumenti simili in Italia – potranno favorire l’individuazione e l’applicazione di modalità di vista adeguate.
C.S.
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