MiLùMediA for DeArtes

«Un musicista vero. Una persona molto intelligente e di estrema sensibilità» ricorda Carlo Fabiano, direttore del Festival Trame Sonore di Mantova. Città con la quale aveva un legame speciale Ezio Bosso, venuto a mancare nella notte tra il 14 e 15 maggio 2020, nella sua casa di Bologna. Il Maestro torinese era afflitto da una malattia neurodegenerativa, che nell’ultimo anno lo aveva spinto a non suonare più il pianoforte ma a concentrarsi sulla carriera di Direttore d’orchestra.

«Per me, per tutti noi – prosegue Fabiano – è una grave perdita. Ed è una perdita molto significativa per la musica». Ezio è stato molto legato all’Orchestra da Camera di Mantova. Ha infatti suonato per molti anni in questa formazione come primo contrabbasso e poi recentemente era tornato come ospite al Festival Trame Sonore, nella duplice veste di direttore e di pianista. «Credo che la musica abbia perso un grande comunicatore e un grande musicista e noi a Mantova lo ricorderemo sempre» conclude Carlo Fabiano ripercorrendo con la mente anche i momenti di amicizia, come quando, nella sua casa, l’ospite Ezio si metteva a fare il cuoco «per non uniformarsi agli altri, perché già da quegli anni era vegetariano».  

MiLùMediA for DeArtes Ezio Bosso Mantova 2017

EZIO BOSSO A TRAME SONORE MANTOVA
Resta memorabile il succitato concerto tenuto a Mantova nel giugno 2017 e svolto secondo i dettami di Trame, ossia riportare la musica da camera in spazi piccoli e che permettano un ascolto ravvicinato. In quell’occasione ci si scontrò con una affluenza a dir poco imponente, che letteralmente sommerse la piazzetta Santa Barbara, uno dei cortili di palazzo Ducale dove affaccia la basilica che fu culla della musica fin dal 500. En plein air, Bosso guidò l’OCM verso traguardi di compattezza sonora e di turbamento emotivo in Schubert, per poi regalare due perle della sua produzione come compositore. In questa veste, emerse la sua poetica, di pittorica descrittività, che suscitò incontenibili standing ovation.

MiLùMediA for DeArtes Ezio Bosso Mantova 2017

A Trame Sonore tenne anche una lectio indimenticabile, una mattina, in piazza Leon Battista Alberti, con il pubblico seduto sui muretti o sul selciato, in un silenzio irreale e attento. Quando parlava di musica, l’eloquio del maestro si elevava al di sopra dei problemi fisici dettati dalla malattia, e diventava fluido e radioso.
Come la scrivente ebbe allora a riportare su La Cittadella, queste furono le sue parole: «La musica è una cura universale, che riesce a esprimere tutti i sentimenti umani. La sua funzione è darci benessere, consolatorio e fisico, perché collega tre punti del corpo. Entra dalla pancia, passa per il cuore e arriva al cervello: elementi che corrispondono alla partitura, a chi la suona, a chi la ascolta. Fare musica è un’esigenza». L’orchestra rappresenta la società ideale, dove ogni singola voce collabora al raggiungimento di un pensiero comune, ma non uniforme. «Un grande musicista non è colui che suona più forte, bensì chi è disposto a riconoscere che nell’altro ci sia qualcosa di meglio. Ciò porta a uscire da sé, a raggiungere la trascendenza, che equivale a fermarsi ad ascoltare. L’ignoranza, il razzismo, la xenofobia, sono basate sul mancato ascolto degli altri».
15 maggio 2020

Maria Luisa Abate

Foto Ennevi per gentile concessione di Arena di Verona 2019

L’ARENA DI VERONA PIANGE LA SCOMPARSA DEL MAESTRO EZIO BOSSO
La tragica e prematura scomparsa di Ezio Bosso ha sconvolto il mondo e tutta la Fondazione Arena ha appreso la notizia con sgomento e immenso dolore.
Il Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia, grande amica del Maestro, ha ricordato: “…sarò sempre al tuo fianco”,con queste parole piene di forza e di amicizia mi ha salutato Ezio nell’ultima videochiamata di due giorni fa. Lo so Ezio, me lo ripetevi continuamente… come mi dicevi sempre che avresti voluto trasferirti a Verona, città che amavi e dove in tantissimi ti vogliamo bene. A te, anima bella, che ci hai rapito con la tua intelligenza, la tua dolcezza, la tua lucidità, il tuo candore,  il tuo coraggio…infinito. Amico mio, mi lasci in un oceano di dolore ma sei qui con me…al mio fianco”.
E l’intera città piange la scomparsa del Maestro; Verona infatti lo amava molto e lo scorso 11 agosto aveva celebrato il suo esordio in Arena con una memorabile serata dedicata ai Carmina Burana.

Foto Ennevi per gentile concessione di Arena di Verona 2019

Il Maestro Bosso, in occasione del suo debutto in Arena, aveva raccontato: “È il palcoscenico dei sogni di amanti della musica e degli innamorati. Andare all’Arena è un gesto ricco di commozione, che fa la storia di chi c’è potuto essere e non è solo andare a un concerto, se ci pensate. Una responsabilità ancora più evidente per me, anche se la metto sempre in ogni cosa che faccio. E tanti veronesi lo sanno perché lo dissi senza remore nei miei concerti passati, è il sogno della mia mamma (e anche del mio papà). Perché Verona l’ha protetta negli anni della guerra. Quello che dissi fu: “se non ci fosse Verona, non sarei nato”. E l’Arena fu il primo regalo che potei fare insieme a mia sorella ai nostri genitori: farla tornare ad andare all’Arena dove non era potuta andare in quegli anni.
E questo credo dica tutto, soprattutto la gratitudine che ci sarà in ogni gesto da direttore – e non solo – che vedrete in quei giorni. Quindi Grazie ancora Verona e grazie signora Gasdia e grazie Arena. Perché Verona è l’Arena e l’Arena è Verona. È proprio vero, i musicisti quando fanno tra di loro, esaudiscono desideri senza tempo”.
E poco prima di salutare la folla in visibilio in un’Arena gremita, era stato lo stesso Bosso ad annunciare il suo ritorno sul palcoscenico areniano alla guida della IX Sinfonia di Beethoven, e l’evento era certamente uno degli appuntamenti più attesi dal pubblico.
Resterà il ricordo indelebile, in tutti coloro che l’hanno conosciuto, di un Artista di straordinaria intelligenza e raffinatezza e di un uomo dalla profonda umanità.
15 maggio 2020

C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Arena di Verona

Il SINDACO DI VERONA: CI LASCIA UN UOMO STRAORDINARIO
IL VIDEO NEL SITO DEL COMUNE
«Un giorno triste, oggi. Ci ha lasciati un uomo straordinario, un artista ineguagliabile, la cui mancanza è già una perdita enorme. Un addio che riempie di commozione anche la nostra città che, poco meno di un anno fa, ha avuto l’onore della sua presenza in Arena, dove ha diretto magistralmente i Carmina Burana, in uno spettacolo unico di cui, oggi, in suo ricordo, abbiamo reso disponibile, sul portale del Comune, uno dei momenti più intensi. Vogliamo ricordarlo così insieme a tutti i veronesi». Con queste parole il sindaco Federico Sboarina, nel consueto punto stampa in streaming, ha ricordato, nel giorno della scomparsa a soli 48 anni, il Maestro Ezio Bosso.
«Direttore d’orchestra, compositore, pianista e, soprattutto, incantatore del grande pubblico, con una straordinaria capacità interpretativa, che trasformava la musica in un evento unico, imperdibile. Ma soprattutto il Maestro Bosso aveva un grande spessore umano, quando parli con una persona così te la ricordi per sempre. Una persona capace di trasmettere molto. Era un grande amico dell’Arena, lo ha dimostrato durante il suo concerto nel 2019, in un Anfiteatro sold out, per una serata indimenticabile e nella quale scaturì la promessa di rivedersi ancora. Infatti, nel cartellone areniano slittato al 2021 era prevista una sua direzione. La musica è stata la sua vita e alla musica ha dato molto».

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IL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA RICORDA EZIO BOSSO
Il Teatro Comunale di Bologna partecipa commosso al lutto per la scomparsa di Ezio Bosso, avvenuta la scorsa notte nella sua casa di Bologna all’età di 48 anni dopo una lunga malattia.
Già Direttore Principale Ospite del teatro felsineo, con i complessi del Comunale Bosso era stato protagonista di un concerto benefico nella Sala Bibiena nel dicembre 2016 in favore delle popolazioni del Centro Italia colpite dal sisma, dove si era esibito nella doppia veste di direttore d’orchestra e pianista presentando anche due sue composizioni in prima assoluta, e di un concerto in Piazza Maggiore nel giugno 2017 per il G7 Ambiente premiato ai Live Award di Lisbona come miglior evento musicale europeo dell’anno. Si ricorda anche l’ampia partecipazione di un pubblico appassionato e coinvolto alle prove dei suoi concerti, che il musicista teneva particolarmente ad aprire.

C.S.
Fonte: Ufficio Stampa

MiLùMediA for DeArtes – Ezio Bosso Verona Sala Maffeiana 2019

I CARMINA BURANA ALL’ARENA DI VERONA 2019: EZIO BOSSO ALLA CONFERENZA STAMPA
I musicisti sono i custodi del pozzo nero del tempo. Non importa quanto sei forte, ma quanta energia metti nel tempo che hai
Nel 2019, per la prima volta all’Arena di Verona, Ezio Bosso diresse i Carmina Burana, un titolo da lui molte volte affrontato e oggetto di un incessante lavoro di ricerca. La conferenza stampa si tenne alla Sala Maffeiana il 6 agosto di quell’anno, mentre il Maestro era al lavoro per restituire le “immagini magiche” al capolavoro di Carl Orff. In quell’occasione, la stampa rimase affascinata dalle sue parole incantatrici, dal suo pensiero che in quella circostanza DeArtes così riassunse:
«Si debutta quando ci si presenta all’orchestra, quando ci si presenta al coro, quando ci si presenta al pubblico. Qui c’è la forza dell’Arena, un tempio che ha qualcosa di sacro nel suo essere contenitore di un elemento sacro come la musica, e tale condizione ha un peso. Si dimostra quanto la musica sia necessaria alla vita per migliaia di persone. Non tutta la musica ma questa musica, dove si ritrovano tanti miti.
Tra musicisti si risolvono le difficoltà, si mettono in atto le dinamiche per fare bene, per «rispettare questo testo che ti fa dimenticare chi sei: perché tu sei lì per il testo». Uno dei desideri è restituire a Carl Orff la sua vera essenza, senza quei bui che qualcuno gli ha attribuito. I Carmina Burana non sono una collezione di canti pagani, ma ben altro: sono i Clerici Vagantes, sono la scelta operata da Orff su circa duecento poemi ritrovati, ha spiegato Bosso che con i suoi compagni di avventura lavora per restituire quelle “immagini magiche” che sono scritte nel titolo (Carmina burana: Cantiones profanae cantoribus et choris, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis).

MiLùMediA for DeArtes – Ezio Bosso Verona Sala Maffeiana 2019

Per lui, l’immagine magica è il musicista, sia con la bacchetta, sia con la voce, sia con le orecchie. «È la storia di noi, espressa con quella semplicità che è molto difficile da raggiungere». Il testo dei Carmina è rispetto per un passato che va illuminato. «Questo è il lavoro che facciamo: non importa quanto sei forte ma quanta energia metti nel tempo che hai. I musicisti sono custodi del pozzo nero del tempo, e quel tempo riescono a farlo bastare».Bisogna esplorare il testo e il suo perché. Un compositore scrive musica perché ne ha bisogno: «non di canzonette, ma di Carmina Burana!». Una delle caratteristiche della musica classica è di essere sempre bella. Ognuno porta la sua ricerca, senza che ce ne sia una giusta o una sbagliata. «Io ho fedeltà in amore» come Orff, che aveva scoperto Monteverdi e lo aveva così tanto stimato da renderlo adatto a chiunque. Aveva inventato il metodo che porta il suo nome perché tutti avessero accesso alla musica, anche i bambini, anche quelli con problemi.

Ezio Bosso è testimonial di Mozart14 di Claudio Abbado – associazione che a che fare con chi sogna che la musica sia per tutti – e si fa ambasciatore della musica «come bisogno della società, come necessità per noi come persone: la musica è una comunità che si scambia con un’altra comunità». Non è proprietà di nessuno, è un patrimonio che tutti curiamo. La musica si fa insieme: come nel simposio di Platone, è di chi fa e di chi ascolta.
Sala Maffeiana 6 agosto 2019

Maria Luisa Abate

Foto Ennevi per gentile concessione di Arena di Verona 2019

EZIO BOSSO PARLA DE I CARMINA BURANA
Mi piace debuttare sul magnifico palco areniano e sul suo impegnativo podio con Carmina Burana perché ne condivido, almeno in parte, lo stravagante destino: opera figlia di un lavoro filologico pioneristico e di un impegno didattico altrettanto pioneristico, ha avuto, sia per puro caso ma anche per puro merito artistico, una storia davvero pop, se è vero che O Fortuna è l’incipit di tanti concerti Metal, primo fra tutti il mitologico Ozzy così, nei preconcetti di molti, esso è diventato “opera leggerina”. E così, come i miei fratelli Carmina, io ho fatto studi classici, ho lavorato come musicista solo in orchestre classiche, ho composto solo secondo canone e infine giunto a concretizzare la mia vocazione primigenia, la direzione, ho diretto solo orchestre di tradizione sul grande repertorio di tradizione, ma dato che ho tanto pubblico, nel fondo per alcuni “sono un po’ pop”. Quasi fosse un’offesa. Dimenticando e ignorando che il ruolo di un uomo di cultura è proprio quello di rendere popolare i tesori della storia e confondendo la missione di tutti i grandi musicisti con un genere (di tutto rispetto) ma io sono soggetto noioso e quindi parliamo di loro: Carmina sono il frutto più famoso di un uomo che dedicò tutta la sua vita alla riscoperta dell’antico, partendo dall’italianissimo Monteverdi, con una ricerca di scavo profonda, archeologica in metafora, strettamente filologica, e d’altro canto a quella che chiamava la sua “cava”, fucina didattico-pedagogica e luogo di sperimentazione e creatività.

Foto Ennevi per gentile concessione di Arena di Verona 2019

Mi ci ritrovo: lavoro, studio, ricerca unite a divulgazione e “insegnare imparando”, docente che cresce interagendo con gli studenti, col pubblico. La riscoperta dell’antico, da Monteverdi al Barocco fino a Catullo e al latino, come ispirazione per il nuovo, per creare un suono, un’idea che non sarà mai l’originale, ma che è poetica precisa e soprattutto creare un immaginario collettivo, così reale e irreale al contempo: questa la forza di Orff che ancora oggi convince e che cercherò di onorare per noi in Arena sfruttando, come amava Orff, i dettagli, l’acustica di una sala immensa e aperta che però aiuta i pianissimo, magicamente. E poi alla fine quei Clerici Vagantes, studenti seri che amano la parte sanguigna della vita, ricordano la vita che più amo, quella dell’orchestra: studiosi musici, che vagano insieme per portare il frutto del loro studio e che terminato il pesante lavoro, godono insieme di una vita errabonda, comunitaria e internazionalista prima ancora che il termine nascesse. I Clerici Vagantes siamo noi tutti stasera e insieme celebriamo la vita, la musica e la fortuna!

Ezio Bosso

Foto Ennevi per gentile concessione di Arena di Verona 2019

LA RECENSIONE DELL’11 AGOSTO 2019 ALL’ARENA DI VERONA
Per comprendere all’istante lo stile direttoriale di Ezio Bosso bisogna osservarlo, oltre che ascoltarlo. Gli attacchi nitidi, il gesto ampio e deciso, una mano protesa all’insieme e l’altra alle sezioni strumentali. E il viso perennemente sorridente di chi vive la musica con gioia e un entusiasmo contagioso. I Carmina Burana hanno segnato il debutto del direttore all’Arena di Verona, con esiti trionfali. L’ennesima ciliegina sulla torta di una stagione bulimica di eventi straordinari e che anche in questa occasione ha registrato il sold out con quattordicimila spettatori, più i trecentoventi esecutori. Bosso ha guidato i novantanove professori dell’orchestra areniana, in forma smagliante e capaci di amalgamarsi pastosamente quanto di far emergere le voci dei singoli strumenti, attraverso una lettura ricca di accenti e colori luminosi, che hanno risvegliato la vera essenza del capolavoro di Carl Orff, in bilico tra antichità e modernità. Con temperamento sparso generosamente, il direttore si è prodigato in decisi chiaroscuri, in tinte materiche in cui le zone buie non erano mai cupe, gli slanci impetuosi o gaudenti, le parentesi amorose intrise di tenerezza, i momenti di raccoglimento carichi di pathos.

Foto Ennevi per gentile concessione di Arena di Verona 2019

Tra il 1935-36 Carl Orff trasse i suoi Carmina Burana, in latino, tedesco e provenzale, da melodie d’epoca medievale divulgate dai Clerici vagantes, goliardi ed epicurei. Ventiquattro brani desunti da una raccolta di testi poetici del XI e XII secolo ritrovati nel monastero di Benediktbeuern in Baviera e tramandati in un codice miniato del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis 4550 o Codex Buranus, da cui il nome. La cantata scenica non possiede una trama, ma accosta racconti seguendo la casualità di un giro della ruota della Fortuna imperatrix mundi, celebrata nel brano di apertura che inneggia alla drammaticità del fato, e richiamato anche in chiusura. Momento in cui la luna cangiante proiettata sulle gradinate e i ricami di luci di Paolo Mazzon hanno lasciato il campo ai suggestivi fuochi, dapprima tremolanti fiammelle, poi ingigantiti seguendo il crescendo musicale fino a raggiungere vampe di altezza impressionante, come solo in un teatro speciale come l’Arena è dato vedere.

Foto Ennevi per gentile concessione di Arena di Verona 2019

Protagonista, in pagine di estrema difficoltà, la formazione corale “adulta” di centocinquantotto elementi, diretti da Vito Lombardi, assieme a sessantuno giovani voci bianche, frutto dell’unione tra i Cori A.d’A.Mus diretto da Marco Tonini e A.Li.Vediretto da Paolo Facincani. Il risultato d’assieme è stato entusiasmante per la coesione, per le voci spesso sembrate una sola tanta era l’intelligibilità della dizione, per la consapevolezza interpretativa frutto dell’approfondimento sul testo scritto oltre che musicale. Al debutto in questo titolo Ruth Iniesta, dall’emissione tornita, flautata, dai fiati lunghi. Di grande esperienza nel ruolo, Mario Cassi e Raffaele Pe. Il baritono Cassi ha mostrato rotonda corposità nei registri intermedi, assottigliatasi nel raggiungere le note falsettistiche previste dalla partitura. Sensibilità interpretativa ed eleganza di fraseggio per il controtenore Pe, avvezzo al repertorio barocco e a proprio agio con le reminiscenze di Orff.  

«Che bello, oggi» ha sintetizzato Bosso raggiante al microfono, prima di alzare la bacchetta per il bis richiesto con una lunga standing ovation, e dare appuntamento al 23 agosto 2020 con la Nona sinfonia di Beethoven. La aspettiamo con gioia, Maestro.

Visto all’Arena di Verona l’11 agosto 2019

Recensione di Maria Luisa Abate