La monografia, pubblicata con la Casa da Arquitectura di Matosinhos (Porto), è il più esaustivo strumento per conoscere e studiare l’opera di Eduardo Souto de Moura, uno dei più celebri e originali architetti contemporanei. Il volume è stato realizzato in occasione dell’apertura al pubblico e agli studiosi dell’intero archivio dell’architetto portoghese, ora depositato alla Casa da Arquitectura di Matosinhos (Porto) e dell’allestimento, nella medesima sede, di una mostra, intitolata come la monografia, che resterà aperta sino a marzo 2021.

Risultato di una ricerca archivistica sino ad oggi impossibile, il volume è corredato da un apparato illustrativo in buona misura inedito: disegni, plastici, annotazioni personali, materiale fotografico e altri documenti, sono presentati rigorosamente così come reperibili nell’archivio. Curato da Francesco Dal Co e Nuno Graça Moura, il volume comprende il regesto completo delle opere, oltre 1200 illustrazioni e scritti di Jorge Figueira, Giovanni Leoni, Carlos Machado, Rafael Moneo, Álvaro Siza, Eduardo Souto de Moura, oltre a quelli di Francesco Dal Co e Nuno Graça Moura

CASA DAS ARTES © Luís Ferreira Alves

«Nell’opera di Souto de Moura», ha scritto Rafael Moneo, «mi azzarderei a dire che tutto è definitivo, inevitabile, una architettura che si spiega da sé e da sé si giustifica. Nel suo lavoro “costruzione” è un concetto onnipresente. Da un lato “costruzione” è inerente al processo della creazione formale, che si manifesta in strutture lineari, cartesiane, aperte all’espandersi, una concezione, questa, ben diversa da quella di aggregazione. Dall’altro lato il termine “costruzione” va inteso nel senso più ovvio, quello che il dizionario spiega essere “un processo, un’arte, una maniera di costruire qualcosa usando un nuovo piano”.  Souto de Moura sembra riferirsi a questi significati quando dice: “quando una costruzione va bene, non siamo noi il motore, ma è la costruzione che suggerisce quello che noi dovremmo fare”. L’idea di architettura di Souto de Moura è illustrata da questa citazione: la costruzione possiede una vita propria che sorveglia dall’alto l’architettura».

CASA DAS HISTÓRIAS PAULA REGO © Luís Ferreira Alves

A sua volta Francesco Dal Co ha colto nel pudore l’atteggiamento di fondo che innerva il lavoro di Souto de Moura, scrivendo: «Il pudore deriva dallo squilibrio tra l’esperienza spirituale del bisogno e il suo soddisfacimento materiale. In architettura il pudore interviene allorché questa non si risolve nella celebrazione dei successi ottenuti a scapito della natura o delle configurazioni del mondo derivate dal lavoro del tempo, ma nel trattenere e, quindi, nel denunciare l’osceno di queste vittorie. Il pudore è un sentimento che pervade il lavoro di Souto de Moura. La sua cifra è la mancanza di qualsiasi intento celebrativo; gli è estranea qualsiasi forma di hybris. Questa sua caratteristica non deve indurre a pensare che ad esso si adattino, invece, termini quali acquiescenza, modestia o umiltà.

Come la castità, ha spiegato una volta per tutte Max Scheler, non è un merito poiché comporta l’abolizione del pudore e pertanto del pudore non può essere il fine, la rinuncia non è una soluzione per Souto de Moura. Come nella corrente della vita bisogna sapere attrezzare navicelle, diceva Alberti, con grande fatica e avvalendosi di ogni “arte” ossia di ogni conoscenza, alla stessa maniera per affrontare il caso che si nasconde in ogni progetto bisogna mettere in campo un duro lavoro, che esclude la remissività». 

CASA DAS ARTES © Luís Ferreira Alves

Sin dai tempi in cui frequentava la Facoltà di Architettura e Urbanistica di Porto (FAUP) Souto de Moura ha stabilito uno stretto rapporto, destinato a non interrompersi mai, con Álvaro Siza, di lui più vecchio di venti anni. Tra i risultati più rilevanti della loro collaborazione vi è la stazione della Metropolitana di Napoli di Piazza Municipio in via di completamento. I loro studi condividono lo stesso edificio, così come le abitazioni che occupano. Le case di due vincitori del Pritzker Prize hanno il medesimo numero civico a Porto. Dal 1974 tra loro, ricorda Siza offrendo informazioni che aiutano a comprendere anche il significato dal lavoro fatto da Souto Moura, «è iniziata una relazione professionale intermittente ma ricorrente, sporadica, senza compromessi, priva di inibizioni o formalità. Eravamo ambedue e allo stesso tempo maestro e allievo l’uno dell’altro. Nessuno di noi due doveva uccidere nessuno dei suoi “padri”. Ambedue avevamo una moltitudine di “padri”. Per quaranta anni siamo spesso stati invitati a lavorare insieme, senza sapere esattamente perché. Forse perché abbiamo gli studi nel medesimo edificio che io ho progettato e i nostri appartamenti sono nella stessa casa che Eduardo ha progettato. O forse perché un nostro alter ego, allo stesso tempo unico e appartenente a ciascuno di noi due, ha finito per godere di una sua vita e ha potuto cogliere delle occasionali opportunità. Ci seguiamo a distanza, spesso affascinati e ammirati».

C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Electa