L’Italia della musica riparte: lo fa da Ravenna Festival, che si apre domenica 21 giugno con il concerto diretto da Riccardo Muti alla Rocca Brancaleone. Nello storico spazio all’aperto l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il soprano Rosa Feola si uniranno a Muti per il primo concerto con pubblico in Italia dopo il lungo e assordante silenzio imposto dalle misure per contenere l’epidemia; un appuntamento di grande portata simbolica – la cui ufficialità sarà sottolineata anche dalla presenza del Ministro Franceschini e dalla copertura televisiva di RAI – nello stesso giorno in cui ricorre la festa della musica. La XXXI edizione di Ravenna Festival, ricreata ad hoc per un contesto senza precedenti, continuerà fino al 30 luglio con circa quaranta appuntamenti alla Rocca. Qui saranno applicate le norme di distanziamento sociale per la massima sicurezza degli artisti, del personale e dei 250 spettatori – per questi ultimi obbligatori mascherine e un sistema di ingresso a turni. Il calendario dettagliato, insieme alle modalità di accesso agli eventi, sarà annunciato a breve.
Muti guiderà l’orchestra di 62 elementi in un programma quasi interamente mozartiano, ad eccezione della pagina che apre il concerto, Rêverie di Alexandr Nikolaevič Skrjabin. Seguiranno il mottetto Exultate, jubilate KV 165 e l’Et incarnatus est dalla Messa in do minore KV 427, entrambi affidati alla voce di Rosa Feola. Completa il programma la maestosa Sinfonia n. 41 in do maggiore KV 551, quella “Jupiter” che Mozart compose durante la difficile estate del 1788, segnata da crescenti difficoltà economiche e da un grave lutto familiare. Da un periodo fra i più bui della vita del compositore nacque una sinfonia la cui luminosità ancora una volta libra il genio di Mozart al di sopra delle avversità quotidiane e la cui solenne grandiosità ispira il soprannome “Jupiter” conferitole dall’impresario tedesco Johann Peter Salomon.
C’è tutta la storia, e tutto il futuro, di Ravenna Festival nel concerto di apertura di un’edizione straordinaria da ogni punto di vista, il cui destino è stato in bilico per settimane di fronte ai decreti che hanno chiuso le porte dei teatri e determinato la cancellazione di eventi in tutta la penisola. Con la scelta della Rocca Brancaleone, la fortezza del XV secolo dove nel 1990 lo stesso Muti diresse il concerto inaugurale della prima edizione, e il coinvolgimento della Cherubini, composta da musicisti under 30 provenienti da tutt’Italia, il Festival lancia un messaggio inequivocabile: la ripartenza della musica, e più ampiamente della cultura, è possibile solo tendendo una mano alla nuova generazione di artisti, fra coloro che stanno pagando il prezzo più alto del prolungato silenzio in questo 2020 così alieno.
RAVENNA FESTIVAL C’È
Dal 21 giugno al 30 luglio oltre 40 eventi alla Rocca Brancaleone, a Cervia e Lugo con musica, teatro, danza.
L’Italia della musica non solo riparte ma continua con Ravenna Festival: oltre quaranta gli eventi in programma tra il 21 giugno e il 30 luglio, per un nuovo calendario che accanto ai concerti include appuntamenti con il teatro e la danza; il palcoscenico principale è quello della Rocca Brancaleone, ma il Festival raggiunge anche Cervia e Lugo. Una XXXI edizione che era sembrato impossibile immaginare, mentre le misure anti-Coronavirus chiudevano teatri e auditorium in tutta Italia, e che per questo splende ancora più luminosa, pur nel rispetto delle norme per la sicurezza di artisti, personale e spettatori.
Mentre Riccardo Muti dirige la sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il soprano Rosa Feola per il concerto di apertura del 21 giugno (e tornerà sul podio per altri due appuntamenti), fra gli artisti ospiti figurano Accademia Bizantina, Beatrice Rana, Mario Brunello, Valery Gergiev, Iván Fischer, Anna Prohaska, Sergio Castellitto, Isabella Ferrari, Neri Marcorè, Giovanni Sollima, Stefano Bollani, Vinicio Capossela, Brunori Sas. Il Festival sta inoltre predisponendo una piattaforma digitale dedicata per la trasmissione degli eventi.
Si può fare: è questa la risposta di Ravenna Festival agli interrogativi che per mesi hanno messo in dubbio il futuro, non solo prossimo, dello spettacolo dal vivo ai tempi del Coronavirus.
Quest’edizione, straordinaria sotto ogni punto di vista, non sarebbe stata possibile senza il sostegno di tutti coloro a cui va il ringraziamento del Festival – sottolinea il Sovrintendente Antonio De Rosa – in particolare il MiBACT, la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Ravenna per la conferma dei contributi, unitamente a Eni da sempre partner principale della manifestazione; ma anche gli Amici sostenitori, le Fondazioni bancarie e le tante imprese sponsor che, pur in un periodo di grandi difficoltà, stanno generosamente accompagnando la Fondazione Ravenna Manifestazioni in quest’impresa. Non ci siamo mai sentiti soli perché siamo parte di una squadra forte e solidale, unita dall’obiettivo di proteggere la continuità nel mondo della Cultura e della Musica; una luce che non deve spegnersi e va alimentata con l’irrinunciabile e insostituibile emozione dello spettacolo dal vivo. Siamo inoltre grati alle amministrazioni comunali di Cervia e Lugo, che hanno deciso di essere al nostro fianco allestendo nelle due cittadine spazi di spettacolo nel rispetto delle norme e nel segno del dialogo con il Festival.
Fin da subito in prima linea per il ritorno in scena, a partire dalla creazione di un protocollo per eventi all’aperto compatibile con le normative, il Festival ha ridisegnato l’edizione 2020 facendo della propria trentennale storia la chiave di volta su cui ricostruire il presente. Proprio alla Rocca Brancaleone, il 1° luglio 1990, Riccardo Muti inaugurò la prima edizione della manifestazione; quest’anno la Rocca torna a essere il cuore del Festival e i primi sul palcoscenico saranno 62 musicisti dell’Orchestra Cherubini, quella nuova generazione che più di ogni altra rischia di rimanere schiacciata dal peso del silenzio di questi mesi. Quasi interamente mozartiano il programma, ad eccezione dell’apertura con Rêverie di Aleksandr Nikolaevicˇ Skrjabin; seguiranno il mottetto Exsultate, jubilate KV 165 e l’Et incarnatus est dalla Messa in do minore KV 427, entrambi affidati a Rosa Feola. Corona il concerto la Sinfonia n. 41 in do maggiore KV 551, la solenne e grandiosa “Jupiter” con cui il genio di Mozart seppe librarsi al di sopra delle avversità di uno dei periodi più bui della propria vita.
L’Orchestra Cherubini sarà diretta da Muti anche per il concerto dell’Amicizia, replicato nel Parco Archeologico di Paestum, e per la serata con il violoncellista dei Wiener Tamás Varga, nonché da Valery Gergiev per un programma omaggio a Beethoven, di cui ricorre il 250° anniversario della nascita. Oltre alla Pastorale sarà eseguito il Terzo concerto con solista al piano Beatrice Rana, il cui nome per la critica è ormai sinonimo di perfetto controllo e profonda poesia. La sezione sinfonica si completa con la Budapest Festival Orchestra diretta da Iván Fischer (in programma Wagner, Britten e Haydn) cui si unisce il soprano Anna Prohaska. Ancora Beethoven, in questo caso le sue sonate, per il primo violino della Scala Francesco Manara e Cesare Pezzi al pianoforte; il Quartetto Noûs abbina invece il compositore di Bonn a Šostakovicˇ.
Il pianoforte sarà protagonista di due recital affidati a Nikolay Khozyainov e Filippo Gorini. Il violoncello è la stella assoluta per due serate, l’una con un ensemble guidato da Giovanni Sollima e la seconda con l’Orchestra Notturna Clandestina diretta da Enrico Melozzi, mentre gli otto contrabbassi dei Ludus Gravis sorprenderanno gli spettatori con le proprie risorse sonore.
Accademia Bizantina, vero e proprio orgoglio della città ed ensemble applaudito in tutto il mondo, presenta Il Trionfo del tempo e del disinganno di Händel, formidabile e toccante allegoria sull’esistenza umana. Altra gemma del territorio, il controtenore lughese Carlo Vistoli si esibirà con l’ensemble Sezione Aurea per un programma dedicato agli amori nella Venezia del ‘600. L’itinerario attraverso il repertorio pre-bachiano continua con La peste di Amburgo, raccolta di pagine di uno dei generi più praticati nel XVII secolo, il Lamento, affidata all’ensemble Il suonar parlante diretto da Vittorio Ghielmi. Guarda a Oriente, attraverso le musiche di Matteo da Perugia e i mottetti del Codice di Cipro, La fonte musica diretta da Michele Pasotti, il solo concerto ripreso nella Basilica di San Vitale in assenza di pubblico.
La Basilica di Santa Maria in Porto accoglierà invece la liturgia presieduta dall’Arcivescovo di Ravenna-Cervia Mons. Lorenzo Ghizzoni e accompagnata dall’Ensemble Recitarcantando, rinnovando così la tradizione di In templo Domini. Accademia d’Arcadia dedica il proprio concerto alla pittrice caravaggesca Artemisia Gentileschi e La Pifarescha a La battaglia di Lepanto, momento cruciale nella storia del Mediterraneo. Con Teleion Matteo Ramon Arevalos e Camilla Lopez inseguono invece sonorità più antiche, quelle di frammenti di musica greca.
Il Festival accoglie il debutto di due nuove produzioni che, nate proprio durante il lockdown, intendono trasformare in potenzialità il distanziamento sociale. Da una parte un matrimonio di musica e danza, a cura di Daniele Cipriani, unisce grandi solisti – Mario Brunello e Beatrice Rana – ed étoiles, tra passi a due che coinvolgono gli “affetti stabili” delle coppie d’arte e di vita – Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko dell’Hamburg Ballet, Iana Salenko e Marian Walter dell’Opera di Berlino – e assoli affidati a Hugo Marchand dell’Opéra di Parigi, Sergio Bernal già Balletto Nazionale di Spagna e Matteo Miccini dello Stuttgart Ballet. Per la prima volta insieme, Sergio Castellitto e Isabella Ferrari portano invece in scena, con la regia dello stesso Castellitto, Ci sono giorni che non accadono mai, un nuovo testo di Valerio Cappelli dedicato al desiderio e alle inquietudini in tempo di Covid-19 e affetti virtuali, su note inedite del leggendario Ennio Morricone.
Profondamente attuale anche Requiem for a Dying Planet, ritratto in musica di Werner Herzog attraverso le musiche composte da Ernst Reijseger per i documentari del regista sul rapporto uomo-natura. L’incontro fra musica e cinema raddoppia con City Lights di Charlie Chaplin, la cui colonna sonora, composta dallo stesso Chaplin, sarà eseguita dal vivo dall’Orchestra Corelli diretta per l’occasione da Timothy Brock.
Mentre Vinicio Capossela sarà sul palcoscenico con Pandemonium, è il repertorio cantautoriale italiano il firmamento che brilla su Le mie canzoni altrui, la serata del poliedrico Neri Marcorè; alla divina Mina invece la dedica in chiave jazz di Danilo Rea, Massimo Moriconi e Alfredo Golino con Tre per Una. Sarah Jane Morris si accompagna al Solis String Quartet per i quadricanzone di Ho ucciso i Beatles.
La sezione teatro si caratterizza anche per il contributo delle compagnie del territorio: il Teatro delle Albe ripropone Rumore di acque di Marco Martinelli in occasione del decennale, con Alessandro Renda e i Fratelli Mancuso; per Fanny & Alexander Andrea Argentieri è Primo Levi ne I sommersi e i salvati, parte del ritratto d’autore Se questo è Levi per cui Argentieri è stato premiato agli Ubu 2019. In scena anche la compagnia faentina Menoventi con Buona permanenza al mondo, tratto dal libro di Serena Vitale Il defunto odiava i pettegolezzi (Adelphi) su Majakovskij.
CERVIA
A Cervia, dove sarà allestita un’arena nello spazio verde adiacente lo Stadio Germano Todoli, detto dei Pini, è confermata la rassegna Per l’alto sale – Il Trebbo in musica 2.0, itinerario di incontri che si ispira alla tradizione romagnola del trebbo celebrandone la dimensione di condivisione e traghettandola nel XXI secolo nell’alternare gli omaggi a “eroi” di Romagna – Tonino Guerra, Artusi e Fellini – a voci contemporanee e tematiche attuali. Dal 22 giugno al 16 luglio gli appuntamenti vedranno la partecipazione di scrittori come Massimo Gramellini, Melania Mazzucco, Paolo Rumiz, Roberto Cotroneo, ma anche Gad Lerner, Ivano Marescotti, la presidente di Casa Artusi Laila Tentoni, la virologa Ilaria Capua e l’architetto Stefano Boeri. Un percorso anche musicale – dalle forti tinte jazz – con Paolo Fresu, Rita Marcotulli, Gianluca Petrella, Pasquale Mirra, Paolo Damiani, Daniele Di Bonaventura, Virginia Guastella, Fabio Mina, l’Italian Jazz Orchestra con Simone Zanchini, i Bevano Est e Domenico Bevilacqua.
LUGO
Il Festival ritorna anche a Lugo, il cui settecentesco Pavaglione accoglierà quattro appuntamenti sotto le stelle tra il 24 e il 30 luglio, abbracciando anche due serate di Lugocontemporanea. Si comincia da Brunori Sas, l’artista cosentino che si è fatto cantore, fra l’indie-pop nostrano e la tradizione cantautoriale, tanto dei grandi temi universali quanto delle micro-storie del nostro quotidiano (è uscito a gennaio il suo ultimo disco Cip!). È invece il vulcanico Stefano Bollani che mette le mani su nientedimeno che Jesus Christ Superstar, a cinquant’anni dall’uscita dell’album di Andrew Lloyd Weber e Tim Rice, e ne propone le proprie Piano Variations. Uniscono narrazione (quella di Telmo Pievani) e musica i Deproducers perDNA, spettacolo multimediale che dà voce alla ricerca scientifica italiana, mentre il cinema torna protagonista con Una vita da film: Omaggio a Luis Bacalov con Maria Grazia Cucinotta, Vittorio De Scalzi dei New Trolls e il sestetto Ànema, impegnati nel tributo attraverso le colonne sonore dei film di Corbucci, Fellini, Pasolini…e ovviamente de Il postino.
C.S.
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