Una forte emozione, tornare a sentire la lirica a Verona. La grande lirica. Nel primo giorno di riapertura delle attività musicali dopo il lockdown, Hui He è stata scelta come testimone del momento storico che stiamo vivendo. Il concerto ha assunto i contorni di una “prima” per il soprano, dopo tre mesi di silenzio durante il picco della pandemia, che ha cagionato cancellazioni di contratti in Italia e all’estero. Un importante segnale di ripresa, organizzato dall’Associazione Verona Lirica, e un dono speciale rivolto alla città e all’Italia intera tramite centoventi fortunati ascoltatori: numero contingentato dalle misure di sicurezza attualmente in vigore. Tra i presenti figurava monsignor Giovanni Ballarini, abate della basilica di san Zeno, lo splendido edificio romanico dalla buona acustica che ha ospitato la serata.
Acclamata sui più prestigiosi palcoscenici, uno su tutti il Metropolitan, la primadonna della lirica mondiale ha proposto un repertorio italiano, da Otello ad Andrea Chenier, da Don Carlo a Manon Lescaut e Turandot, ruolo questo che ha ulteriormente confermato la sua piena maturità artistica. Il bis, chiesto entusiasticamente, ha riguardato La Wally, romanza necessitante di solide doti tecniche ed espressive. Soprano drammatico dalla voce grande e importante – si ha avuta l’impressione che vibrassero anche le possenti arcate della volta – Hui He non ha lesinato rilucenti aperture liriche, delicati “filati” dalla ben nota capacità di “correre”, accenti e colori.
Accanto a lei, il quartetto d’archi VeronaLirica formato da Gunther Sanin (violino), Mirela Lico (violino), Luca Pozza (viola), Sara Airoldi al violoncello, più Roberto Corlianò al pianoforte. Ensemble di valore grazie al quale si sono potute ascoltare pagine di innegabile interesse: tre parafrasi, a firma degli stessi Corlianò e Pozza, da Andrea Chenier, I pescatori di perle e, in prima esecuzione assoluta, da Adriana Lecouvreur con un intervento declamato del soprano. Il quale ha racchiuso un cadeau speciale in una melodia tradizionale cinese inneggiante alla bellezza di una città orientale, che ha voluto traslare in Verona.
«Sono molto contenta, assieme a questo splendido quartetto, di aver donato la mia voce a Verona, città cui sono molto affezionata. Con questa dedica intendo testimoniare il legame che esiste tra noi. È stato emozionante cantare in un luogo bellissimo, davanti alla magnifica pala di Mantegna. L’arte, in tutta la sua bellezza multiforme, può renderci migliori a farci ripartire con rinnovata speranza» ha affermato al termine del concerto.
Tra gli impegni futuri di Hui He, se tutto andrà come deve (in tempo di pandemia il condizionale è d’obbligo), la vedremo debuttare Alzira al Teatro dell’opera di Bilbao, diretta dal Maestro Daniel Oren. E, a dicembre, è previsto il debutto di Norma a Hong Kong.
Verona, Basilica di San Zeno 15 giugno 2020
Maria Fleurent per DeArtes
Contributi fotografici: Claudio Martinelli e Giustino Airoldi