Grandi pannelli policromi, opere e filiforme figure in latta abitano lo spazio del museo dialogando con le sculture di Francesco Messina. Lo Studio Museo Francesco Messina presenta “Giovanna Giachetti. Acqua, fuoco, plastica e metalli”, primo appuntamento del ciclo Trilogia del colore. Acqua e fuoco: la dimensione atavica di elementi primordiali, mitici e naturali, incontra la plastica e i metalli, componenti tipiche della raccolta differenziata e simboli del nostro tempo presente, come anche dei materiali di cui l’artista si serve per realizzare le sue recenti opere e installazioni: teli di plastica da giardino, che diventano i supporti dei suoi grandissimi ricami, e latta che viene trasformata in personaggi, fiori e installazioni. È l’ultimo progetto di Giovanna Giachetti, concepito appositamente per lo spazio dello Studio Museo Francesco Messina di Milano e occasione per raccogliere insieme un centinaio di lavori realizzati negli ultimi due anni.

La mostra, a cura di Martina Corgnati, si articola in due momenti principali, dall’atmosfera ben distinta. Il primo, allestito nello spazio principale al piano terra, è costruito intorno a tre grandi teli di plastica ricamati con immagini suggestive e potenti, quasi minacciose, che rappresentano rispettivamente il mare, la sorgente e la fiamma: entità ataviche e princìpi del mondo naturale ma anche vittime dell’attuale crisi ecologica, a base di inquinamento, acidificazione, incendi e desertificazione. Si tratta di grandi pannelli, alti fino a cinque metri, che accolgono decine di migliaia di punti colorati, scintillanti fili che aggiungono bagliori e contrasti, rialzi luminosi e flussi di impetuoso movimento. Con questa tecnica, che comporta mesi e mesi di infaticabile lavoro e si può per questo definire “classica” sia nel rapporto con i materiali sia per la manualità che richiede, Giovanna Giachetti si appropria di una tradizione tipicamente femminile, inserendosi in una linea di ricerca che nel corso del Novecento ha coinvolto personalità grandissime, da Sonia Delaunay a Maria Lai.

Lo spazio della sala accoglie inoltre una misteriosa e leggera sfilata di personaggi sospesi, presenze e figure ritagliate nella latta il cui senso ultimo, come quello delle figure in forma di stele che punteggiano lo spazio, resta ambiguo: fatti di cronaca ma anche sogni, intenzioni che si addentrano nel futuro o ricordi che emergono dal passato. L’umanità con la sua memoria e le sue speranze. Si avverte qui, in modo particolare, il retaggio delle culture africane e soprattutto nigeriane che Giovanna Giachetti porta con sé, avendovi trascorso anni importantissimi nell’infanzia e prima giovinezza.

Il secondo ambiente, nel piano seminterrato, è dedicato al Lago delle ninfee, tema celeberrimo degli ultimi dipinti di Claude Monet, che Giovanna Giachetti riprende in un telo ricamato in forme fedeli, quasi una citazione di quelle del grande maestro impressionista. Il risultato è un’installazione che richiama essa stessa un lago o uno specchio d’acqua; artificiale, naturalmente. Come artificiale, peraltro, era anche il giardino di Monet, un sogno giapponese ambientato a Giverny; una costruzione ideale, fantastica e al tempo stesso poetica. Giovanna Giachetti crea qui un’atmosfera ambigua e delicata, al confine fra passato e presente, fra immaginazione e disillusione. I bellissimi fanciulli in bronzo di Francesco Messina, invitati intorno al lago delle ninfee e posti in dialogo con l’installazione dell’artista, rafforzano l’effetto, l’evocazione del mondo leggero e intimo dell’infanzia e dell’adolescenza, quel momento cruciale nella definizione dell’identità pieno di incognite e di entusiasmo, come anche di inquietudini e di domande.

Concludono il percorso un video e un telo che, dal 2019, l’artista ricama nel mare, simbolo e testimone del grande sforzo necessario a detergere la natura e le acque dalle sostanze e le plastiche che le hanno contaminate. Un work in progress che si arricchisce ad ogni passaggio di nuovi segni: incominciato nel Mediterraneo, in Grecia e sullo Stretto di Messina, quasi in omaggio al grande maestro che dalla città siciliana prende il nome, questo lavoro proseguirà in altri ambienti e situazioni che richiedono la presenza simbolica di una nuova Penelope.

Con questo intervento, che proietta senza forzature l’intimità di un discorso personale ed esistenziale sullo schermo vibrante del presente condiviso, Giovanna Giachetti si dimostra una fra le figure emergenti di grande creatività e interesse sulla scena dell’arte italiana oggi. La mostra è inserita nel palinsesto estivo del Comune di Milano “Aria di cultura” e in quello tematico “I talenti delle donne”, promosso e coordinato dall’Assessorato alla Cultura, che durante tutto il 2020 proporrà iniziative multidisciplinari – dalle arti visive alle varie forme di spettacolo dal vivo, dalle lettere ai media, dalla moda alle scienze – dedicate alle donne protagoniste nella cultura e nel pensiero creativo.

BIOGRAFIA
Giovanna Giachetti è nata a La Chaux De Fonds (CH) nel 1964; trascorre tutta l’infanzia in Nigeria, frequenta gli studi superiori in Europa e si diploma all’Accademia Albertina di Torino nel 1988, prima di fare ritorno in Africa. A partire dal 2000 ritorna in Piemonte, regione d’origine della sua famiglia paterna, e ultimamente a Milano.
Partita da una dimensione tradizionale della scultura, ha utilizzato molto la terracotta dipinta e diversi materiali poveri e di recupero, con una sensibilità maturata durante la lunga permanenza in Africa. Da lì è nato anche il piacere della lamiera battuta attraverso una faticosa pratica artigianale, e l’utilizzo di elementi metallici riciclati che, sottraendosi alla consistenza tradizionale e plastica della scultura, invadono con leggerezza lo spazio dando luogo a vere e proprie installazioni. Da ultimo arriva il lavoro tessile, aereo, sospeso, eco-compatibile, che fiorisce però anch’esso su un materiale poverissimo e “brutto”; perché l’esigenza dell’artista è appunto quella di allargare lo sguardo verso dimensioni impreviste e recuperarle all’arte, restituendo loro una possibilità di essere viste, quindi di esistere di nuovo. Per questo il suo lavoro è sempre inclusivo e animato da un interesse non solo estetico ma aperto a tutte le valenze dell’esperienza creativa.

C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Museo Messina, 17 luglio 2020

GIOVANNA GIACHETTI. ACQUA, FUOCO, PLASTICA E METALLI
11 settembre –11 ottobre 2020
Ingresso libero

Studio Museo Francesco Messina
via San Sisto 4/A – 20123 Milano
+39 02 86453005
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