Gli applausi, le domande, l’apprezzamento e anche le osservazioni o il silenzio della riflessione: il pubblico rappresenta la dimensione più importante del Trento Film Festival, nelle sale cinematografiche o nei tanti luoghi della città che la rassegna ha “invaso” di contenuti, immagini, suoni e parole. Essere riusciti a mantenere una solida programmazione live con la presenza del pubblico è uno dei risultati più importanti di questa 68a edizione, rinviata a causa dell’emergenza sanitaria e che con la stessa ancora deve fare i conti.
I luoghi del Festival quest’anno sono moltissimi, grazie a una programmazione diffusa su tutto il Trentino, per coinvolgere un pubblico ancora più ampio e rafforzare le collaborazioni con enti, associazioni e rassegne territoriali. Gli eventi sono gratuiti e a prenotazione obbligatoria. Molti degli appuntamenti sono trasmessi in diretta sulle pagine Facebook e Youtube del Trento Film Festival o dei diversi partner.
CENTO FILM PER RIPARTIRE
La 68ª edizione del Trento Film Festival si annuncia speciale non solo per le date, con lo slittamento dall’abituale settimana primaverile al 27 agosto – 2 settembre, ma anche nel formato ibrido, che per la prima volta prevede la presentazione del ricco programma cinematografico non solo in città e in altri centri della provincia ma anche in streaming in tutta Italia.
«Quando il Covid-19 ha colpito l’Italia – ricorda il responsabile del programma Sergio Fant – eravamo nel pieno della selezione, che si doveva concludere a metà marzo. In seguito al rinvio e a un inevitabile momento di scoramento, portare a termine le visioni in pieno isolamento, guardando chiusi in casa immagini dei luoghi più belli e remoti del pianeta, è stato ancor più surreale del solito; ma ci ha ricordato la forza delle immagini che animano il nostro festival, capaci di farci viaggiare con lo sguardo e lo spirito, superando idealmente limiti e difficoltà, e quanto ne abbiamo avuto bisogno in questi mesi…».
Sono circa cento i film selezionati, tra oltre 600 iscritti, di cui 26 in anteprima mondiale e 37 in anteprima italiana.
Con l’eccezione dell’evento speciale di chiusura Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin di Werner Herzog, e del lungometraggio Paradise, una nuova vita di Davide Del Degan, entrambi finalmente in autunno in uscita nelle sale cinematografiche, l’intero programma è presentato sia in proiezione per il pubblico trentino e gli ospiti del festival, che in streaming in tutta Italia, per tutti gli appassionati di cinema, montagna e natura. Ogni film è disponibile online per 7 giorni e un massimo di 500 visioni.
La piattaforma adottata per la versione online del festival è quella sviluppata dal provider di servizi di streaming neozelandese Shift72 e dalla società francese Festivalscope, partner web dei maggiori festival e mercati cinematografici internazionali, a partire dalla Mostra del Cinema di Venezia, di cui gestisce dal 2012 le sale virtuali. In risposta all’annullamento delle manifestazioni cinematografiche in tutto il mondo, Festivalscope e Shift72 hanno reso disponibile una piattaforma concepita su misura per i festival online, già adottata dai primi eventi europei trasferiti sul web, come CPH:DOX di Copenaghen e Visions du Réel di Nyon in Svizzera. Quello di Trento sarà il primo festival a utilizzare questa tecnologia in Italia.
Ma non è un festival solo online, perché parallelamente le proiezioni si svolgono anche in città e in provincia, in spazi e con modalità nuovi che tengono naturalmente conto delle normative sanitarie e di sicurezza vigenti.
«Nella scelta di portare il festival online – continua Fant – per essere pronti a qualsiasi evenienza, ci ha aiutato pensare che non sarebbe stato solo in streaming, e che avremmo fatto di tutto per tornare a proiettare i film sul grande schermo, riaprendo le sale, ritrovando quel pubblico che a fine aprile tanto ci è mancato, e a cui vogliamo credere sia mancato un po’ anche il festival».
CONCORSO
Sono 25 le opere in gara per le Genziane d’Oro e d’Argento: 14 lungometraggi e 11 cortometraggi, di cui 14 anteprime italiane e 2 anteprime internazionali, provenienti da 16 paesi diversi.
Inevitabile citare per primo un maestro come il documentarista cileno Patricio Guzmán, i cui commoventi film tra memoria e politica sono stati presentati a Trento in occasione del programma “Destinazione… Cile” nel 2016, e partecipa per la prima volta al concorso con l’ultimo lavoro La Cordillera de los Sueños, affascinante riflessione sul significato delle Ande per l’identità cilena, che racconta quelle montagne come imponente metafora storica. Il film è distribuito in Italia da I Wonder.
Si resta in America Latina con due anteprime italiane: dalla Colombia Suspensión di Simón Uribe ha per protagonisti una surreale autostrada sospesa mai completata, costruita tra impervie pendici e foreste, e gli indigeni rimasti a fare i conti con questo mostro di cemento; dalla Bolivia Cholitas degli spagnoli Jaime Murciego e Pablo Iraburu, su un gruppo di donne che sfidano pregiudizi e altitudine per cimentarsi nella scalata dell’Aconcagua, con 6962 metri la montagna più alta delle Ande, indossando i coloratissimi abiti tradizionali della popolazione aymara.
Alpinismo, questa volta ai massimi livelli, al centro di altri due lungometraggi in concorso e anteprima italiana: The Last Mountain di Dariusz Zaluski sulla già leggendaria spedizione invernale polacca del 2018 al K2, con i fortissimi Krzysztof Wielicki, Adam Bielecki e Denis Urubko, culminata nella operazione di salvataggio della francese Élisabeth Revol, isolata sul vicino Nanga Parbat insieme a Tomasz Mackiewicz; e Alpinist – Confession of a Cameraman di Minchul Kim e Iljin Lim, omaggio di inedita sensibilità ai protagonisti dell’alpinismo sudcoreano recente, dal punto di vista privilegiato dell’operatore che ha seguito in parete tante spedizioni, perdendo uno dopo l’altro i suoi compagni.
Tre le opere di produzione o co-produzione italiana: Sicherheit 123 degli altoatesini Florian Kofler e Julia Gutweniger è una stupefacente ricognizione attraverso l’arco alpino, per ritrarre le molteplici forme del confronto tra uomo e forze della natura; Noci sonanti di Damiano Giacomelli e Lorenzo Raponi segue la vita di un padre e del figlio undicenne Siddharta, in una casa priva di comfort sull’appennino marchigiano, sede della idealistica “Tribù delle noci sonanti”; The Valley del portoghese Nuno Escudeiro, girato nella Val Roia sul confine tra Italia e Francia, dove una vivace comunità di montanari e contadini rischia denunce e arresti per assistere i rifugiati che attraversano le Alpi a piedi.
Trasformazioni e attualità dei territori di montagna sono al centro di A Tunneldi Nino Orjonikidze e Vano Arsenishvili, che rappresenta in concorso la Georgia a cui è dedicato quest’anno il programma speciale “Destinazione”, e documenta le tensioni tra gli abitanti di una regione di montagna e l’impresa cinese che vi sta costruendo la ferrovia che collegherà Europa e oriente, la nuova controversa “Via della seta”; Sidik and the Panther di Reber Dosky, filmato tra le splendide montagne del Kurdistan iracheno, dove il leggendario e inafferrabile leopardo persiano potrebbe diventare la chiave per portare la pace in un’intera regione; e Sing me a Song del belga Thomas Balmès, che dopo Happiness, Premio della Giuria a Trento nel 2014, torna in Buthan per raccontare la vicenda contemporanea e universale di un giovane monaco combattuto tra l’isolamento in un monastero tra le montagne, e le tentazioni del suo smartphone, che lo connette al resto del mondo.
Due opere molto diverse, entrambe in anteprima per l’Italia, porteranno gli spettatori nel Grande Nord americano: North della francese Leslie Lagier, ispirato ritratto del leggendario Yukon canadese, tra il boom della corsa all’oro di un tempo, e le macerie sociali e ambientali lasciate dallo sfruttamento delle risorse oggi; e Der Bär in mir di Roman Droux, che segue la spedizione del biologo svizzero David Bittner nell’Alaska più selvaggio, dove i due passeranno un’estate condividendo una vallata con giganteschi orsi grizzly, mostrati in immagini ravvicinate mozzafiato, che ci interrogano sul rapporto tra uomo e animale.
Completano il Concorso gli 11 cortometraggi che si contendono la Genziana d’Argento, tra cui il pluripremiato a livello internazionale The Tough del polacco Marcin Polar; l’esilarante Guy Proposes to his Girlfriend on a Mountain di Bernhard Wenger dall’Austria; l’inclassificabile Untitled (Burned Rubber on Asphalt, 2018) di Tinja Ruusuvuori dalla Finlandia; gli italiani Carie di Achille Mauri, visionario sguardo sulle cave di marmo delle Apuane, e Pratomagno di Gianfranco Bonadies e Paolo Martino, altra opera in cui la montagna diventa luogo dell’incontro e della solidarietà tra italiani e migranti; e il film d’animazione svedese Zlatan in the Slopes di Monne Lindström, il cui protagonista (disegnato) è proprio il leggendario Zlatan Ibrahimović, qui impegnato non su un campo da calcio, ma una pista da sci.
La giuria internazionale della 68a edizione è composta da Carlos Casas (regista e artista spagnolo), Matteo Della Bordella (alpinista italiano), Carmen Gray (giornalista e critica cinematografica neozelandese), Gustav Hofer (filmmaker e reporter italiano) e Salomé Jashi (regista georgiana).
ANTEPRIME E PROIEZIONI SPECIALI
A causa dell’incertezza che regna nel mondo della distribuzione cinematografica, si è deciso in questa edizione di ridurre la presenza dei lungometraggi narrativi, con un’eccezione, una commedia che dalla sua apparizione nei festival internazionali si annunciava imperdibile per il Trento Film Festival: Paradise, una nuova vita di Davide Del Degan, presentato al Busan International Film Festival in Corea, narra una tragicomica vicenda ambientata tra le gelide montagne friulane, dove viene spedito Calogero, testimone di giustizia siciliano sotto protezione. Il film verrà distribuito nelle sale da Fandango, e non sarà quindi presente nella versione online del festival.
Si torna al documentario per l’evento di chiusura, protagonista un maestro del cinema caro al Trento Film Festival: Werner Herzog, con l’ultimo lavoro Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin, commovente omaggio al grande scrittore, giornalista e viaggiatore inglese, con cui Herzog aveva stretto una profonda amicizia, in nome della passione comune per l’avventura ai confini del mondo. Il documentario, che è anche un viaggio di Herzog a ritroso nel suo stesso cinema, sarà prossimamente nelle sale italiane distribuito da Wanted, e per questo visibile solo in proiezione al festival.
Esplorazione, montagna e rischio sono da sempre ingredienti del cinema di Herzog, di cui il Trento Film Festival ha presentato, per restare solo agli ultimi anni, Grizzly Man (2005), Encounters at the End of the World (2007), Cave of Forgotten Dreams (2010) e Happy People: A Year in the Taiga (2010). Sono questi aspetti ad aver spinto la International Alliance for Mountain Films, di cui il festival è socio fondatore, ad assegnare proprio a Herzog, per l’attenzione che il regista ha dedicato attraverso la sua opera al mondo della montagna, il Gran Premio IAMF 2020 nella serata finale della 68ª edizione, che culminerà nella proiezione di Nomad.
TERRE ALTE
Nell’anno in cui l’Italia ha affrontato una prova così dura, che ha scosso i pilastri della nostra società, ci è sembrato importante concentrare sul nostro Paese la sezione dedicata al racconto dei territori e delle genti di montagna oggi.
Partendo da nord con Sotto le stelle fredde del friulano Stefano Giacomuzzi, ritratto di dura vita rurale in un rigoroso bianco e nero, e con l’anteprima assoluta di Prima che arrivi l’estate di Francesco Di Martino, il cui protagonista Italo, dopo un passato di militanza politica, ha scelto di vivere ai piedi dell’Adamello e dedicarsi alla causa degli indigeni d’America.
Il centro Italia e l’Appennino fanno da sfondo a Il passo dell’acqua di Antonio Di Biase, che attraversa l’Abruzzo dalle vette della Maiella al mare Adriatico in cerca di tracce, voci e volti; e Vulnerabile bellezza, in cui Manuele Mandolesi racconta come una giovane famiglia di allevatori marchigiani superi il trauma del terremoto del 2016 attraverso il legame che la tiene unita, e quello con la terra e gli animali.
Altra anteprima assoluta Senza tempo di Giuseppe Valentino, che segue un padre e figlio, e le loro 300 mucche, in una delle ultime transumanze attraverso il Sud Italia, dalla Campania alla Puglia; infine si arriverà in Sardegna con Fango rosso di Alberto Diana, che ci mostra le rovine del paesaggio minerario del Sulcis attraverso lo sguardo di due ragazzi, che in quella desolazione trovano nuove identità e ragioni di speranza.
È di un altro regista italiano infine, il fotografo e reporter Emanuele Confortin, Kinnaur Himalaya, in prima mondiale, unico film di Terre Alte che non ha per sfondo il paesaggio italiano, ma al centro una vicenda che gli spettatori trentini troveranno familiare: quella del Distretto di Kinnaur in India, dove la coltivazione delle mele ha trasformato la società e la vita della popolazione.
Anche Terre Alte vede la presenza di alcuni cortometraggi, tra cui gli italiani Di acqua, di fuoco e quello che resta di Matteo Ninni, girato nella Val Vigezzo in Piemonte, e in anteprima assoluta dal cuore della Sardegna Padenti – Foresta di Marco Antonio Pani.
ORIZZONTI VICINI
La sezione dedicata agli autori, alle produzioni e ai protagonisti dalla regione Trentino-Alto Adige presenta 5 lungometraggi e 3 opere brevi.
Due autori trentini tornano al festival per l’anteprima dei loro ultimi lavori: Manu Gerosa con One More Jump, girato tra Gaza e Rovereto seguendo i destini paralleli di un gruppo di ragazzi palestinesi praticanti del parkour, la cui amicizia e passione è messa a dura prova dalla guerra e dalla migrazione; e Oro rosso di Katia Bernardi, che avrà al festival la sua prima proiezione assoluta, viaggio alla scoperta del mondo e della società che ruotano intorno alle cave di porfido di Albiano, da cui la preziosa pietra inizia un viaggio verso le strade e piazze di tutto il mondo.
Altro ritratto inedito del territorio trentino e in particolare della Val di Fiemme, nel momento critico seguito alla tempesta Vaia del 2018, è Con le mie mani di Mattia Venturi, in cui quattro protagonisti (un imprenditore del legno, un celebre liutaio, una scienziata e una guida alpina) raccontano il loro rapporto con la montagna, la natura e il territorio.
Un unico protagonista, in entrambi i casi a suo modo straordinario, hanno invece Le creature di Andrea di Thomas Saglia, ritratto di un artista naif trentino con un passato difficile alle spalle; e in anteprima assoluta Scrivo ad alta voce di Antonio Dalla Palma e Pier Paolo Giarolo, già a Trento con Libri e nuvole in concorso, che con la sua telecamera è entrato discretamente nella casa, tra i pensieri e i versi della poetessa Roberta Dapunt, nata in Val Badia, la cui ultima raccolta Sincope è uscita per Einaudi nel 2018.
Completano la sezione Orizzonti Vicini i cortometraggi Manufatti in pietra di un altro autore vicino al festival come Michele Trentini, Il bosco cresce in silenzio e a ritmo della musica di Stefano Volcan, e Croste di polentadi Emanuele Bonomi.
ALP&ISM
Nell’anno in cui tanto le attività sulle Alpi e gli Appennini quanto le grandi spedizioni sono diventate impossibili, sarà ancor più speciale per gli appassionati di montagna e avventura alimentare la loro passione attraverso il cinema, e quest’anno la selezione propone proprio al pubblico trentino una selezione che mette più che mai al centro luoghi e protagonisti di casa.
A partire da Armando Aste, il grande rocciatore scomparso nel 2017, socio onorario del Trento Film Festival, di cui si vedrà per la prima volta il ritratto Il cercatore d’infinito di Federico Massa e Andrea Azzetti, viaggio nei luoghi che hanno formato l’uomo e l’alpinista, seguendo la sua riflessione sui valori della montagna e sui nostri limiti.
Le pareti trentine sono il teatro di due racconti a più voci: Valle della luce di Alberto Beltrami e Lia Giovanazzi Beltrami fa il punto, a quasi novant’anni dalla prima ascensione in Valle della Sarca, sulla storia alpinistica di quelle pareti, che oggi richiamano appassionati da tutto il mondo; Ten di Gabriele Donati fa un’operazione simile sulla storia dell’arrampicata in Val d’Adige, attraverso i racconti dei suoi protagonisti e le imprese degli scalatori che negli anni ’80 scoprirono le pareti di questa valle incuneata tra il monte Baldo e i Lessini. E trentini, questa volta non sulle montagne di casa, ma tra i paesaggi maestosi del Grande Nord, sono anche Maurizio Belli e Fulvio Giovannini, di cui Gabriele Carletti ha raccontato l’ultima massacrante traversata invernale di 1100 chilometri inAlaska, cercatori di avventure.
Come ormai abitudine il festival presenta la più recente fatica cinematografica di un grande alpinista oggi regista quasi a tempo pieno: in Die Grosse Zinne Reinhold Messner ricostruisce con passione e precisione la storia dell’alpinismo sulle Tre Cime, a 150 anni dalla prima salita della Cima Grande, con attori-alpinisti in costume che ci fanno rivivere cinque scalate storiche, e lo spirito pionieristico di quei tempi.
Un altro gigante dell’alpinismo è protagonista di Ocean to Sky: Sir Edmund Hillary, primo uomo sull’Everest, poco dopo la tragica morte della moglie e della figlia in un incidente aereo, si imbarcò in una impossibile spedizione dalla foce del Gange alle sorgenti himalayane del sacro fiume. Michael Dillon ha recuperato lo straordinario materiale a colori filmato all’epoca, usato in un film vincitore proprio a Trento nel 1980, per tornare su quell’avventura e sulla figura di Hillary, attraverso le testimonianze inedite dei partecipanti.
Due alpinisti di oggi sono invece i protagonisti di Attraction of Heights di Rastislav Hatiar, sulle imprese e la carriera dello slovacco Peter Hámor, segnata dalle rinunce e dai sacrifici fatti in nome della montagna; e di Superhombre di Lucian Mircu e Mircea Gherase, sguardo dietro le quinte della vita quotidiana del rumeno Horia Colibasanu, che si divide tra il lavoro come dentista, gli impegni familiari, la ricerca di sponsor e le spedizioni himalayane, cercando un complicato equilibrio tra la dimensione privata e la passione per l’alpinismo estremo.
Ma scalate e avventura non sono esperienze alla portata solo di grandi atleti professionisti, come ci ricordano Into the Canyondell’americano Peter McBride, che con l’amico scrittore Kevin Fedarko ha affrontato con calma e humor lo spettacolare impervio percorso di 1.200 chilometri lungo cui si snoda l’intero Grand Canyon; e Alé di Marco Zingaretti, omaggio alla scena dell’arrampicata sportiva a Roma e in Centro Italia, tra campioni e praticanti di ogni livello, tra cui Erri De Luca, la cui testimonianza introduce e guida il film.
MUSE.DOC
La sezione curata in collaborazione con il MUSE – Museo di Scienze di Trento propone il meglio dei documentari naturalistici internazionali sulla fauna e l’ambiente.
Si parte naturalmente dalle Alpi, con due film che ci portano incredibilmente vicini agli animali selvaggi che vivono sulle nostre montagne: Le plus beau pays du Monde: Le sanctuaire del francese Frédéric Fougea celebra la tenacia e bellezza della fauna europea d’alta montagna, mostrandoci che non sempre è il più forte a sopravvivere, ma chi è capace di adattarsi e aiutare le altre specie; con un budget molto minore, ma risultati ugualmente spettacolari, Tomaso Baldassarra affronta gli stessi ambienti estremi in La vallata della pernice bianca, racconto attraverso le stagioni della vita in montagna dal punto di vista della fauna che, da tempi immemori, è riuscita ad adattarsi al rigore dell’ambiente alpino.
Dalle Alpi alla Scandinavia per l’omaggio al paesaggio finlandese di Nature Symphony, in cui riprese naturalistiche spettacolari si uniscono all’armonia della musica: il compositore Panu Aaltio ha composto molto più che una colonna sonora, e il regista Marko Röhr ha messo letteralmente in scena la Vantaa Pops Orchestra, un coro di 40 elementi e la cantante Johanna Kurkela, per interagire con lo scorrere delle immagini e delle stagioni, tra laghi e foreste.
Chiude la sezione come tradizione il film vincitore dell’ultimo Sondrio Festival – Mostra Internazionale dei Documentari sui Parchi, partner del Trento Film Festival: Il ghepardo asiatico dell’Iran di Fathollah Amiri.
LA CITTÀ DI TRENTO
Trento rimane ovviamente il cuore pulsante del Trento Film Festival, con decine di appuntamenti in luoghi inediti ma in linea con lo spirito e i contenuti dell’edizione.
MontagnaLibri: rimane confermata nella sua sede storica, ovvero il pavillion in Piazza Fiera. La novità di quest’anno è la presenza, nella stessa piazza, dell’arena per il cinema all’aperto. Sempre da Piazza Fiera, ogni giorno Radio Dolomiti trasmette dalla sua casetta – anche in diretta Facebook – due rubriche in un’inedita forma radiofonica: il Caffè scientifico e Emozioni tra le pagine.
Confermata la collaborazione con il MUSE, nel giardino del quale ha sede una delle importanti novità del Festival: il T4Future, la speciale sezione del festival dedicata al futuro sostenibile del Pianeta e rivolta in particolare alle famiglie e alle nuove generazioni. Dopo l’inaugurazione di giovedì 27 agosto con lo spettacolo della scuola di circo Bolla di Sapone, tutti i giorni tantissime attività organizzate dai partner: Soccorso Alpino e Speleologico Trentino, UISP – Unione italiana sport per tutti, CAI – Club Alpino Italiano, MUSE, Museo Usi e Costumi della Gente Trentina, Vita Trentina, APPA – Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente di Trento / Agenda 2030, Parco Naturale Adamello Brenta, Commissione Tam – Tutela Ambiente Montano – della Sat, WWF Trentino, Studio d’Arte Andromeda, Rete degli Ecomusei del Trentino, Associazione Culturale H2o+, LABA Trentino – Libera Accademia delle Belle Arti di Rovereto. L’iniziativa è realizzata nell’ambito del piano nazionale del cinema per la scuola promosso da Mibact – Miur.
È sempre il giardino del MUSE a ospitare alcuni importanti appuntamenti: giovedì 27 agosto si parte con l’atteso “Montanità”, protagonisti il presidente del CAI Vincenzo Torti, lo scrittore Mauro Corona e il meteorologo Luca Mercalli, che si confrontano su stili di vita e attività che confluiscono in un’unica cultura di montagna. Sabato 29 agosto è il turno dell’esploratore Alex Bellini che, intervistato da Federico Taddia, racconta il suo progetto 10 Rivers 1 Ocean. Lunedì 31 agosto il direttore dell’Adige Alberto Faustini dialoga con Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, su un nuovo modello di economia sostenibile per le “terre alte” del Pianeta; martedì 1 settembre spazio all’arrampicata sportiva e alla sua nuova dimensione olimpica, con gli atleti Adam Ondra, Laura Rogora e Simone Salvagnin, che rappresenteranno i rispettivi paesi a Tokyo nell’estate del 2021.
Altro luogo della città coinvolto del Festival, il Teatro Capovolto di piazza Cesare Battisti, nel quale il pubblico del Festival giovedì 27 agosto può ascoltare le “Storie di clima” di Roberto Barbiero, Valentina Musmeci, con la partecipazione di Luca Mercalli; venerdì 28 agosto “E poi? Visioni di futuro” con Andrea Segrè, Ilaria Pertot, Gian Mario Villalta moderati dal giornalista Leonardo Bizzaro; domenica 30 agosto – in collaborazione con Montura – “Il grande viaggio. Lungo le carovanerie della Via della Seta”, con David Bellatalla e Stefano Rosati, con la partecipazione di Fausto De Stefani e Alessandro De Bertolini.
Nel cortile interno di Palazzo Roccabruna, oltre al brindisi di apertura giovedì 27 agosto, molti gli appuntamenti in programma per Prima a… Roccabruna, in collaborazione con la Camera di Commercio di Trento, ITAS Mutua e Montura Editing.
IL FESTIVAL DIFFUSO
Sono venti le località del Trentino coinvolte nel programma di questa 68a edizione che “esplode” su tutto il territorio, grazie a molte importanti collaborazioni.
Non è un caso che l’anteprima del Festival si tenga a Fai della Paganella, in collaborazione con il Mountain Future Festival: mercoledì 26 agosto all’Arena delle Stelle l’esploratore di paesaggi Yanez Borella e il fotografo naturalista Giacomo Meneghello conducono lungo la Soul Silk, che hanno percorso in bici in totale autonomia, attraverso Paesi ricchi di fascino come la Georgia, Paese ospite di questa edizione del Trento Film Festival.
Ancora la Georgia al centro con un appuntamento enoico davvero unico nel suo genere: sabato 29 agosto, nel cortile della Cantina Martinelli di Mezzocorona e in collaborazione con il Consorzio Vignaioli del Trentino, arriva un mito del mondo del vino, Josko Gravner. Dialogando con Fabio Giavedoni di Slow Wine, il vignaiolo di Oslavia (Gorizia) racconta la sua scoperta della vinificazione nelle grandi anfore di terracotta, tipiche della tradizione georgiana, e di come ha trovato in esse il contenitore ideale per il suo vino.
Domenica 30 agosto si sale in Val di Fassa, a Campestrin, per “I’m not alone, I’m with the Mountains”, un evento ispirato ad una frase di Tom Ballard. Moderati da Fausta Slanzi, dialogano Stefania Pederiva, Manolo, Riccarda De Eccher, Margherita Berlanda e i registi Elena Goatelli e Angel Esteban. Un progetto della Provincia autonoma di Trento e Fondazione Dolomiti UNESCO, in collaborazione con il Comune di Mazzin di Fassa, l’Associazione Antermoia, l’APT Val di Fassa, Montura.
Anche Levico diventa un luogo del festival, con quattro eventi – in collaborazione con il Comune di Levico Terme – tra cui la serata “Nel grande vuoto”: l’esploratore dei deserti Max Calderan racconta per la prima volta in pubblico la straordinaria impresa compiuta nel 2020, con la traversata in solitaria del deserto Empty Quarter in Arabia.
DONNE DI MONTAGNA
Al Trento Film Festival non sono mai mancate le collaborazioni, e da quest’anno se ne aggiunge una tutta al femminile con Donne di montagna, una community creata dalla giornalista trentina Marzia Bortolameotti, per connettere, ispirare e raccontare la montagna vista con gli occhi delle donne. Attraverso il blog e i suoi canali social, Donne di montagna racconta storie di chi lavora, vive e si allena in montagna, con energia, sacrifici e grande coraggio. Una community nata per lanciare messaggi positivi, cercando di abbattere i pregiudizi e gli stereotipi in un mondo, quello della montagna, ancora fortemente declinato al maschile.
Sono cinque gli “Story Trekking”organizzati in diverse location, riservati a piccoli gruppi di persone e guidati dagli Accompagnatori di Media montagna, durante i quali si possono ascoltare storie di vita, passioni e competizioni di donne che hanno scelto la montagna come “casa”. Nel week end del 29-30 agosto è previsto il primo “Summer Camp Donne di Montagna”: una due giorni di avventura e divertimento nella spettacolare cornice delle Dolomiti della Val di Fassa, supportata dal Soccorso Alpino e Speleologico Trentino e sostenuta da Montura.
LE ATTIVITÀ OUTDOOR
Dopo i tanti mesi di sedentarietà e isolamento forzato, c’è voglia di natura, spazi aperti, libertà, e la montagna rappresenta perfettamente queste aspirazioni. Da anni il Trento Film Festival organizza attività in ambiente, ma quest’anno ha posto particolare attenzione a questo tipo di proposta: per coinvolgere il suo pubblico in modo salutare e piacevole, non rinunciando alla qualità dei contenuti.
Molte le uscite organizzate sul Monte Bondone, dal classico “A tu per tu con le stelle” in collaborazione con la Rete di Riserve, il MUSE e l’APT Trento, Monte Bondone Valle dei Laghi, fino alla passeggiata di sabato 29 agosto – a cura di franzLAB – “On trees and woods”, in compagnia di Lorenzo Barbasetti di Prun, per costruire insieme un dizionario ideale di profumi e sapori. Doppio appuntamento in collaborazione con OHT – Office for a Human Theatre sabato 29 e domenica 30 agosto: al Giardino Botanico delle Viote va in scena “Time has fallen asleep in the afternoon sunshine”, una performance di Mette Edvardsen per Little Fun Palace Nomadic School | in Alpeggio. Martedì 1 settembre “Primi passi di digital detox”, una camminata al Giardino Botanico con Alessio Carciofi, docente di Marketing e Digital Wellbeing, in collaborazione con Viaggigiovani.it .
Domenica 30 agosto l’affascinate ambiente naturale del Lago di Santa Colomba (Civezzano) è lo scenario di “Soultrek”, un’escursione per il corpo e lo spirito organizzata in collaborazione con Montanamente, Ecomuseo dell’Argentario, APT Valle di Cembra e Altopiano di Pinè.
LE QUATTRO MOSTRE
Anche in un’edizione così particolare il Trento Film Festival non rinuncia a proporre al pubblico alcune mostre che, come ormai tradizione, spaziano dalla pittura alla fotografia e testimoniano con la forza delle immagini il profondo rapporto tra arte, cinema, montagna e natura.
Viene inaugurata giovedì 20 agosto la mostra“Dentro la natura”, dedicata all’artista trentino Albino Rossi, ideatore dell’immagine del manifesto dell’edizione 2020 della rassegna cinematografica, ospitata nel prestigioso Palazzo Roccabruna di Trento. In mostra circa 60 opere che, partendo dai temi simbolo della produzione artistica di Albino Rossi, come le montagne, i boschi e le nature morte, dialogano con una serie di opere inedite: è in mostra anche il disegno preparatorio del manifesto che ricorda la tragedia della tempesta Vaia dal titolo esplicativo “Un bosco per non dimenticare”. La mostra, che è visitabile fino al 19 settembre, è curata da Patrizia Buonanno dello Studio Buonanno Arte Contemporanea di Trento, in collaborazione con l’architetto Roberto Festi. Per l’occasione è pubblicato un catalogo, edito da Saturnia litografica editrice, con il testo del giornalista e saggista Franco de Battaglia.
Albino Rossi è nato nel 1953, vive e lavora in Val di Sole (Trentino). Pur avendo soggiornato molto all’estero, soprattutto a Londra, ha scelto di vivere tra le sue montagne. Nel corso degli anni, Rossi ha realizzato molte mostre personali, e numerose partecipazioni a mostre collettive in gallerie e sedi museali. Le sue opere sono inserite in importanti collezioni e installazioni permanenti.
È invece dedicata al “Neorealismo italiano nel cinema georgiano”la mostra fotografica accessibile al pubblico in piazza Fiera durante tutti i giorni di festival. Durante una conversazione con i suoi colleghi georgiani, una volta Federico Fellini disse che il cinema appartiene al popolo italiano e a quello georgiano. Forse aveva ragione, considerato che queste due nazioni hanno molto in comune. Le loro ricche tradizioni culturali e storiche, il talento artistico, la tolleranza religiosa e le profondità spirituali portano tutti a una buona fusione sia nella letteratura georgiana che in quella italiana, nell’arte in generale e specialmente nel cinema. Nel 2020 ricorrono i 100 anni dalla nascita del grande cineasta Federico Fellini e, grazie alla collaborazione dell’Ambasciata di Georgia e dell’Art Palace of Georgia – Museum of Cultural History, il Trento Film Festival propone una galleria di scatti che molto raccontano di questa stretta affinità culturale.
Nei giorni del Festival, presso gli spazi di MontagnaLibri, è visitabile anche “Brenta Open: la storia di pochi diventa conquista di molti”. Brenta Open è dal 2015 un progetto di inclusione sociale e sportiva per rendere la montagna accessibile anche a persone con disabilità. La mostra presenta alcune immagini del nuovo libro pubblicato da Dolomiti Open e Sportfund con la collaborazione di Montura.
Infine una mostra virtuale, disponibile sul sito del Trento Film Festival: gli studenti di Graphic Design 2 della LABA Trentino | Libera Accademia di Belle Arti di Rovereto, hanno interpretato le tematiche promosse dall’Agenda 2030 realizzando 17 manifesti diversi, uno per ogni Obiettivo di Sviluppo Sostenibile individuato dall’ONU.
C.S.
Fonte: Area stampa del sito, 19 giugno e 4 agosto 2020
TRENTO FILM FESTIVAL – MONTAGNE E CULTURE
27 AGOSTO – 2 SETTEMBRE 2020
Info: c/o Centro Santa Chiara
Via S.Croce, 67 38122 Trento
Tel. +39 0461 986120
Email info@trentofestival.it
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