In visita alla basilica palatina di Santa Barbara a Mantova, in un precedente concerto, il direttore d’orchestra Umberto Benedetti Michelangeli preferì un ascolto itinerante, passeggiando, per gustare appieno la splendida diffusione acustica in ogni anfratto della “chiesa che suona”, la cui architettura fu creata specificamente a fini musicali. Due tipologie di fruitori erano presenti alla maratona organistica della Festa di Ognissanti: i turisti, che muovendosi per ammirare le bellezze artistiche hanno contemporaneamente goduto dello stesso sentire prediletto dalle orecchie più esperte, e il pubblico in continuo ricambio con il trascorrere delle ore, grazie alla formula che prevedeva musica non stop dal primo pomeriggio fino a sera. Una condizione normale per la basilica, fin da quando Girolamo Cavazzoni scriveva al Duca Gonzaga: «pare sempre che vi sia il giubileo per la frequentacione del populo che ci viene».
Da una decina d’anni si rinnova l’appuntamento con “L’organista suona dì e notte frequentemente”, sul prezioso strumento a canne costruito nel 1565 dalla celebre famiglia Antegnati, e giunto fino a noi in stupefacenti condizioni di “voce”, che regala emozioni uniche.
Nell’ambito del progetto “Gaude Barbara Beata” a cura di Umberto Forni, Licia Mari e dello scomparso Damiano Rossi, alla cui memoria l’edizione 2017 era dedicata, si sono alternati gli organisti Guido Pellizzari, Viviana Romoli, Massimiliano Guido, Irene De Ruvo, Jacopo Brusa, impegnati a dar vita al programma stampato su un lungo rotolo e incentrato su autori Cinque-Seicenteschi. Si è potuto ravvisare un tema ricorrente ne “Il Ballo di Mantova”, eseguito a più riprese nella variazione scritta da Giovanni Battista Ferrini. Si tratta di una canzone risalente al XVI secolo attribuita a Giuseppino del Biado, molto orecchiabile e che riscosse nel tempo un tale successo da essere ripresa in varie versioni. La sua melodia si ritrova nella Moldava di Smetana, spiega il M° Forni, inoltre, merito anche della grande importanza rivestita dalla comunità ebraica mantovana, divenne l’inno nazionale Hatikvah di Israele.
La musica descrittiva di Kuhnau nella “Suonata Biblica”, i madrigali amorosi di Luca Marenzio nati come brani vocali poi divenuti strumentali, lo spiritoso “Capriccio sopra il cucù” di Johann Kaspar Kerll, si sono affiancati ad alcune pagine rare recentemente riscoperte. Presente anche un omaggio a Girolamo Frescobaldi che, contrariamente a Monteverdi che vi rimase per ventidue anni, fu organista alla Corte dei Gonzaga per soli quaranta giorni e poi, insoddisfatto della paga, fece frettoloso ritorno a Roma.
Un’occasione per fermarsi, per prendersi una parentesi nella frenesia odierna e godere, nella navata tiepidamente illuminata dal sole novembrino, della musica come mezzo di pacificazione interiore.
Maria Fleurent