Una esposizione rivolta agli amanti del viaggio e ai curiosi della natura: il Museo di Palazzo d’Arco a Mantova presenta la mostra “Diario di Viaggio. Luigi d’Arco e inaturalisti dell’800”. Un viaggio era quello che doveva percorrere il naturalista di Sette e Ottocento.L’osservazione diretta e l’osservazione sul campo erano le prime caratteristiche dello studio empirico e induttivo a cui si rifacevano gli studiosi di scienze naturali, seguito poidall’analisi e comparazione dei dati e degli esemplari raccolti.
Il gabinetto naturalistico del conte Luigi d’Arco (1795-1872) è un esempio eccellente di come in quel periodo, accanto alle raccolte delle Accademie e dei Licei, nascessero collezioni private che costituivano dei veri e propri centri per lo studio e la diffusione della scienza. Il conte Luigi d’Arco diventò un punto di riferimento per i naturalisti ottocenteschi dell’area lombarda e non solo.
La mostra è accompagnata da un libro, Il Gabinetto naturalistico del conte Luigi d’Arco. Unsentiero nella storia naturale lombarda, curato da Fondazione d’Arco ed edito Publi Paolini.
IL PERCORSO: SETTE SEZIONI
La mostra è il diario di viaggio del conte Luigi e di chi come lui intraprese il sentiero delle scienze naturali.
1. I viaggi dei naturalisti dell’Ottocento
Si svolgevano tra le pagine dei libri nel silenzio delle mura domestiche o con esperienze condotte sul campo, tra impegno della ricerca e desiderio instancabile di collezionismo. Il viaggio è quello epistolare, della corrispondenza e dello scambio di esemplari, ma anche il percorso fisicamente compiuto da un generoso gruppo di cultori delle scienze. La carrozza, un brougham appartenuta alla famiglia d’Arco, accoglie i visitatori nell’atrio di ingresso del Palazzo, carica di bagagli e pronta a condurli nel viaggio ottocentesco, fatto dilentezza, di soste e di pazienza, ma sempre più avventuroso.
2. Itinerari e strumenti
Accanto al grandtour settecentesco dei rampolli dell’aristocrazia europea nel XIX secolo si intensifica il viaggio dei naturalisti che si interseca con gli itinerari di poeti e scrittori romantici verso le ville e i giardini all’inglese; con i cammini degli scalatori ed alpinisti che incontravano geologi e botanici; con il turismo borghese che, seguendo i tracciati ferroviari, conquistò l’Europa, avviando il turismo moderno. Si aggiungono le spedizioni del colonialismo cosicché il viaggio diventa esplorazione della natura selvaggia, dall’America del Sud all’Africa nera.
Nel Salone degli Antenati alcuni famosi diari e guide, tratti dalla ricca biblioteca d’Arco, e oggetti, come la bussola e la macchina fotografica del conte Antonio d’Arco, orientano il visitatore alle molteplici forme di viaggio. Il coccodrillo del Nilo, Crocodylus niloticus, la tartaruga Caretta caretta e il Phoenicopterus ruber si mescolano agli strumenti di spedizione.
3. I pesci pietrificati
La Sala di Pallade ospitava lo studio personale di Gianbattista Gherardo d’Arco, dove il conte conservava la collezione di libri e probabilmente una serie di oggetti naturalistici.
I pesci pietrificati estratti dalle cave di Bolca nel veronese attirarono l’attenzione di studiosi, filosofi, letterati e aristocratici, vivacizzando il dibattito attorno la formazione della Terra che divideva nettunisti e plutonisti.
Sbocciò anche in Luigi la passione per la paleontologia e le Scienze Naturali, e la trasmise al figlio Antonio. Accanto ai fossili sono esposti minerali e i taccuini di geologia.
4. La piuma tra esotico e frivolo
La moda femminile seguì con interesse il fermento degli studi naturalistici, proponendo al gentil sesso un nuovo copricapo, ornato da intricate decorazioni di fiori, nastri, piume esotiche, oppure addirittura decorato con veri e propri uccelli imbalsamati, che divenne un must nel guardaroba delle dame di epoca tardo vittoriana. Il successo di questi appariscenti accessori e di raffinati oggetti in madreperla, avorio e tartaruga alimentò il commercio di colibrì e altri esemplari provocandone una razzia.
Le celebri riviste Le mode e Avenir de la mode, le ali dipinte esibite sui cappelli autentici e le costose piume di struzzo adatte alla ricercata mise delle dame di casa d’Arco, sono esposte nella Sala Verde.
5. Il cacciatore naturalista
Ritornando alla Sala degli Antenati si incontra la collezione di uccelli imbalsamati del conte Luigi d’Arco, da lui personalmente catturati o acquistati dai cacciatori locali o sul rinomato mercato di Genova. Gli uccelli sono accompagnati dalle lettere manoscritte, tratte dal prezioso Archivio di famiglia. Le vicende del conte si intrecciano con quelle di Giogio Jan e dei fratelli milanesi Ernesto ed Ercole Turati.
6. Luigi d’Arco botanico
Il campo della botanica portò il conte Luigi d’Arco alla compilazione dell’imponente erbario conservato nel museo, composto da una sezione di flora italica e da una di flora mantovana. Quest’ultima, permette di ricostruire zone del territorio oggi completamente scomparse e di indagare le modifiche botaniche avvenute negli ultimi centocinquanta anni.
Nella Sala dei Cesari i campioni essiccati di orchidee e i disegni accurati dei taccuini rivelano paesaggi alterati e suggestioni di un antico giardino di Casa. L’importanza del conte d’Arco nel panorama naturalistico era estesa e livello nazionale ed internazionale e tenne relazioni epistolari con tutti i principali naturalisti dell’epoca.
7. Il Gabinetto naturalistico
Si conserva intatto, completo delle vetrine e degli armadi autentici, e preserva il fascino e lo spirito del collezionismo ottocentesco.
La prima sala, detta di Apollo, introduce alla malacologia, sfera indagata dal conte Luigi sia nell’interesse verso le conchiglie e le curiosità marine sia nello studio dei molluschi fluviali e terrestri. Le scatole composte e dipinte dal conte, complete di tutti gli esemplari classificati, fanno bella mostra sui tavoli accanto agli studi manoscritti.
Il percorso si conclude nella successiva Sala di Seth, in cui sopra al camino svetta il palco di Alces alces, lo stesso che Emilio Cornalia, direttore del Museo di Storia Naturale di Milano, chiese al conte Luigi in prestito per la monumentale pubblicazione sulla paleontologia lombarda di Antonio Stoppani.
Di fronte all’Alce dimora un altro palco di cervide gigante, il Megalocero giganteus che, acquistato dal figlio Antonio, è uno degli ultimi tasselli di una raccolta naturalistica lunga quattro generazioni.
M.F.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Fondazione D’Arco
LUIGI D’ARCO E I NATURALISTI DELL’800
6 settembre 2020 ~ 10 gennaio 2021
Palazzo d’Arco
Piazza C. d’Arco, 4 – 46100 Mantova
Le visite sono solo accompagnate o guidate.
Per i gruppi la prenotazione è obbligatoria.
T +39 0376322242
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