La Battaglia di Anghiari, il grande dipinto ritenuto perduto di Leonardo da Vinci, non è mai stato realizzato da Leonardo da Vinci. I lavori si interruppero prima della fase pittorica. Queste, in sintesi, le conclusioni delle lunghe ricerche e indagini realizzate da un team internazionale di studiosi e raccolte in un volume scientifico appena pubblicato, “La Sala Grande di Palazzo Vecchio e la Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci. Dalla configurazione architettonica all’apparato decorativo” (Olschki), curato da Roberta Barsanti, Gianluca Belli, Emanuela Ferretti e Cecilia Frosinini. IL volume è stato illustrato il 7 ottobre 2020 nell’auditorium Vasari delle Gallerie degli Uffizi a Firenze.
I risultati della ricerca interdisciplinare sono stati spiegati (anche in diretta facebook dal profilo delle Gallerie) da alcuni specialisti del Rinascimento che hanno portato le loro personali riflessioni dopo la lettura del volume: Cinzia Maria Sicca Bursill-Hall, professore ordinario di storia dell’arte moderna dell’Università di Pisa, Francesca Fiorani, docente di storia dell’arte moderna della University of Virginia, Marcello Simonetta, storico e ricercatore a Parigi e per The Medici Archivi Project. A conclusione del dibattito sono intervenute anche due delle curatrici del libro, Emanuela Ferretti, professore associato di storia dell’architettura dell’Università di Firenze, oltre che la stessa Cecilia Frosinini.
«Dalla domanda “dov’è la battaglia di Anghiari?” si è passati a “c’è mai stata la battaglia di Anghiari?” – ha spiegato Fiorani – e ci siamo chiesti cosa veramente avesse fatto Leonardo in quella che allora era la Sala Grande’ di Palazzo Vecchio… La nostra conclusione è stata che Leonardo non abbia mai dipinto la battaglia sul muro della sala dove per tanto tempo è stata cercata. L’esistenza dei cartoni preparatori è provata e documentata. Quella del dipinto, che conosciamo solo grazie a copie di altri fino a oggi pervenute, invece no. I materiali che vennero forniti a Leonardo erano solo funzionali al cartone e alla preparazione della parete su cui avrebbe dovuto essere realizzato. Ma la preparazione del muro andò male e dunque la Battaglia non fu mai dipinta».
«Ci si è accaniti per decenni ad andare a caccia di un fantasma – ha aggiunto Simonetta – anche in base all’idea, colpa di un libro di Dan Brown, secondo cui la frase ‘Chi cerca trova’, vergata da Vasari in uno stendardo del suo affresco sulla Vittoria di Cosimo I a Marciano in Val di Chiana, fosse una sorta di gioco ad enigma: un indizio a rintracciare nella parete sottostante il capolavoro perduto di Leonardo. Questa idea si è rivelata totalmente infondata. La frase infatti non ha nulla a che fare con Leonardo ma è uno sfottò molto pesante, fatto da Vasari per conto di Cosimo, nei confronti dei fuoriusciti, i suoi avversari, come una replica al motto “Libertà vo cercando”… Come possiamo vedere, l’ignoranza storiografica genera mostri».
«… è necessario impostare una prospettiva di metodo che spesso, negli studi su Leonardo, anche a causa dell’esposizione mediatica, ha spinto a imboccare strade che non sono quelle maestre del rigore e della ricerca scientifica…» ha sottolineato Ferretti.
Frosinini ha parlato degli aspetti dell’indagine riguardanti la ricerca del dipinto effettuata nel 2011 anche attraverso fori effettuati nel grande dipinto di Giorgio Vasari, sotto il quale si riteneva potessero rinvenirsi tracce del perduto capolavoro di Leonardo. «Uno di quei tre famosi prelievi, tirati fuori bucando il lavoro del Vasari, fu magnificato come il ritrovamento del “Nero della Gioconda”. Ma non esiste alcun nero tipico di Leonardo: al tempo tutti gli artisti usavano gli stessi pigmenti, dal Medioevo fino alla metà del Settecento, con l’introduzione dei pigmenti di sintesi artificiale…Mauro Matteini, il più famoso esperto chimico nel campo dei Beni Culturali, ha chiarito nel suo saggio nel volume che non si trattava affatto di materiali pittorici ma semplicemente di elementi comuni a ritrovarsi in murature del tempo».
«Dopo decenni di ricerche sulla battaglia di Anghiari, possiamo dire che gli Uffizi, pur senza essere stati parte attiva di questa indagine, sono il luogo migliore per presentare i risultati di uno studio così autorevole – ha commentato il direttore del museo Eike Schmidt – Uno degli insegnamenti più preziosi che possiamo trarre dal grande lavoro svolto è il fortissimo richiamo al rigore della metodologia scientifica…»
M.C.S.
Fonte: Tommaso Galligani, 7 ottobre 2020
Immagine: Studio per la Battaglia di Anghiari, Leonardo da Vinci