Una nuova iniziativa è stata varata dal Museo Renata Tebaldi: è nata la Strada del Melodramma. Una Walk of Fame nel cuore delle terre verdiane, che omaggia con un segno imperituro gli artisti che, nel passato e nel presente, in tutto il mondo, hanno reso e rendono grande il mondo dell’opera. Si tratta di mattonelle di ottone inciso e incorporate nel selciato, destinate a essere in futuro incrementate per formare un filo conduttore che parte da piazza Giuseppe Verdi, si snoda lungo via Roma per concludersi dinanzi alle scuderie di Villa Pallavicino, sede del museo dedicato a Renata Tebaldi.
La giornata inaugurale ha visto come testimonial d’eccezione il soprano Eleonora Buratto, la prima star internazionale ad aver prestato la propria immagine al nuovo progetto. «Renata Tebaldi è una delle cantanti che adoro. Per me, non è solo la grande diva del passato, ma è da sempre uno dei miei riferimenti di studio. La bellezza della sua voce, la tecnica con la quale la gestiva mirabilmente e l’eleganza del suo canto sono un dono che Renata Tebaldi ha lasciato per sempre all’arte. Posando questa pietra, farò a questa immensa artista un altro speciale ringraziamento».
DeArtes ha incontrato la Presidente della Fondazione – Museo, dott.ssa Giovanna Colombo, la quale ha ripercorso le tappe salienti di questa istituzione, iniziando dagli esordi.
Gentile signora Giovanna Colombo, come mai un museo dedicato a Renata Tebaldi? E perché proprio a Busseto?
Io non ho conosciuto Renata, ma certo sapevo chi fosse. Quando lei è morta, nel 2004, ho pensato di dedicarle una piccola mostra. Mi sono recata nella sua casa, dove ancora vive la governante Tina di 88 anni, che le rimase al fianco per cinquant’anni, proteggendola e coccolandola. E prima di Tina, la mamma. Quando sono entrata nell’abitazione del grande soprano ho provato una forte emozione, perché ho potuto vedere e toccare con mano le sue cose, i suoi oggetti, i vestiti, gli spartiti. Era tutto conservato. Quando mi sono resa conto di quello che Renata aveva lasciato ho deciso che non potevo fare una piccola mostra.
Non piccola, dunque, ma in grande stile…
Mi sono recata al Teatro Regio di Parma, dove la Tebaldi ha avuto i suoi debutti, e, assieme al Regio, abbiamo coprodotto una mostra nel 2005, che poi abbiamo portato nel mondo, da San Pietroburgo a Mosca, Madrid, Barcellona, Palermo, Napoli oltre che ovviamente la tappa a La Scala. Nel 2010 siamo stati a New York, dove abbiamo tenuto una conferenza bellissima con il Maestro Riccardo Muti.
Come mai la scelta di una esposizione permanente è caduta su Busseto?
Renata Tebaldi era nata a Pesaro ed è sepolta non lontano da qui, a Langhirano, dove era andata a vivere in tempo di guerra. L’idea originaria sarebbe stata di restare al Castello di Torrechiara, uno splendido maniero quattrocentesco. Purtroppo la burocrazia ce l’ha impedito. Il Museo è a Busseto grazie al Maestro Muti. Nel 2011 avevamo pensato di rivolgerci al Palazzo del Governatore a Parma, città che in quell’anno era commissariata e per questo fu impossibile collocare nel capoluogo una mostra permanente. Fu Riccardo Muti a dire, a giornali e televisioni, che bisognava trovare una sede per Renata. Mi telefonò l’allora Sindaco di Busseto, Giovanna Gambazza, e mi propose le scuderie della rinascimentale Villa Pallavicino, che ancora erano in fase di ristrutturazione. Accettai senza neanche vederle: la gioia di poter dare una sede a Renata, dopo tanto peregrinare, era immensa e il binomio Verdi – Tebaldi vincente.
Un luogo magnificamente restaurato e splendidamente allestito. Il museo quindi può dirsi completato?
Una sede bellissima, un posto stupendo, ma rispetto a quello che Renata ha lasciato risulta piccolo. Speriamo di poter presto aprire l’ala di fronte per poter esporre altro. Il tutto, con i nostri sforzi economici e grazie alla governante Tina, che della Tebaldi è l’erede universale e che ha generosamente donato il materiale. Nel 2016 abbiamo creato assieme a Tina una Fondazione-Museo, dove tutto è confluito.
Quali memorabilia sono visibili nel percorso espositivo?
Ci sono quattro sale e un salone. In una stanza si vedono le lettere al babbo, le pagelle, le missive al fidanzato e i documenti. Poi le testimonianze: lo scambio epistolare con Maria Callas, i primi contratti, le lettere di Arturo Toscanini. Nella seconda sala ci sono i gioielli di scena, bellissimi! La maggior parte fatti da artigiani come Marangoni e Corbella, celebri laboratori che lavoravano esclusivamente per il teatro. Su un pannello nella terza sala c’è scritto “questa è la mia casa”, e difatti vi sono gli oggetti personali del grande soprano: il suo scrittoio, il beauty con i trucchi, le sue borsette, il profumo, i cappellini. Anche gli enormi bauli da viaggio che usava quando viaggiava in nave verso l’America e il Sudamerica.
E della Tebaldi cantante?
Abbiamo dedicato una sala a Madama Butterfly, che fu un suo cavallo di battaglia. Un’opera alla quale lei teneva in modo particolare. Quando decise di debuttare come Cio-Cio-San trascorse un anno con un maestro giapponese per imparare le movenze e – lei era altra un metro e settanta – riusciva perfino a rimpicciolirsi, tanto si immedesimava nella parte. Nel grande salone sono esposti i costumi di scena, importanti: disegnati da Beni Montresor, da Nicola e Alexandre Benois. Tutti sono di grandi firme. C’è anche un Mefistofele disegnato da De Chirico. Allora i teatri usavano commissionare scene e costumi ai grandi pittori. Questa parte dell’esposizione viene periodicamente alternata con altri costumi o con abiti da concerto.
Possedeva gusto ed eleganza…
Aveva tre stilisti affezionati: Rosita Contreras, che aveva un laboratorio a Roma, in Via Condotti; George Stavropulos, stilista newyorkese che curava il look della Kennedy, della Taylor, della Streisand; e poi la stilista giapponese Hanae Mori, che ha vestito anche Grace di Monaco. C’è pure un bellissimo abito da concerto di Biki, con un giacchino tempestato di Swarovski, come andava di moda allora.
Quali attività organizza il Museo Tebaldi?
Quest’anno abbiamo iniziato la programmazione invitando grandi voci della lirica. Il tenore Francesco Meli è stato da noi l’8 febbraio scorso, e sarà uno dei nostri testimonial per il Museo Tebaldi nel mondo e per la Strada del Melodramma. A maggio, dopo il lockdown, abbiamo ripreso con Cecilia Gasdia e Raina Kabaivanska.
Veniamo alla neo nata Strada del Melodramma. Come è strutturato il progetto?
L’abbiamo chiamata così sull’esempio del Walk of Fame, perché Renata Tebaldi è stata il primo soprano – ed è una dei pochissimi italiani – ad avere la stella nella celebre passeggiata a Los Angeles. Su questa idea, e in collaborazione con il Comune di Busseto, abbiamo pensato di creare la Strada del Melodramma per dare alla città un nuovo progetto di valorizzazione del patrimonio culturale, oltre che per rendere omaggio ai grandi artisti del passato e di oggi. È un progetto di arte urbana che si realizzerà nel corso di diversi anni. Inizialmente si era pensato di collocare dodici mattonelle ogni anno, ma con la pandemia … Abbiamo già pronte le pietre di ottone con incisi i nomi di Plácido Domingo, Riccando Muti, Gabriella Pescucci, Renato Bruson, Carlo Bergonzi, Liliana Cavani, Franco Zeffirelli e altri. I primi tre mattoncini già installati commemorano Verdi, Toscanini e appunto la Tebaldi.
Chi sceglie i nomi da immortalare nella Strada del Melodramma?
Un comitato di tutto prestigio, promosso dalla Fondazione – Museo: il sindaco di Busseto, il direttore generale del Teatro Regio di Parma Anna Maria Meo, il presidente dell’Agis Carlo Fontana, il sovrintendente del Teatro alla Scala Dominique Meyer e il direttore d’orchestra Richard Bonynge. Questo è il nostro comitato, piccolo ma importante, con nomi che è un onore avere.
In questo contesto, quale ruolo ha avuto Eleonora Buratto?
Invitiamo dei giovani ma già affermati talenti che possano portare avanti il testimone dei grandi del passato. Eleonora Buratto è stata la nostra prima testimonial, a rappresentare Renata Tebaldi, e ha scoperto le tre prime piastrelle. La cerimonia è ruotata attorno alla sua presenza. Era molto emozionata, è una persona straordinaria e mi auguro che questo sia di grande auspicio per la sua carriera, che già si svolge ai massimi livelli. Un’occasione festosa e commovente, alla presenza della rappresentanza comunale.
Per finire, la domanda d’obbligo: i progetti futuri? È vero che avete altro materiale di grandi artisti in attesa di essere esposto?
Se il covid lo permetterà ci sarà un altro appuntamento della nostra Walk of Melodramma in novembre, speriamo con la presenza di Placido Domingo e di Riccardo Muti. Per quanto riguarda il Museo, abbiamo avuto parecchie altre donazioni: oggetti appartenuti ad Anna Moffo, Joan Sutherland, Ghena Dimitrova, Carlo Bergonzi, Giacinto Prandelli, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Anselmo Colzani, Giuseppe Taddei… materiale già donato alla Fondazione e pronto per essere messo in mostra. Noi speravamo di poter ampliare il Museo Tebaldi e di inaugurare il Museo del Melodramma entro novembre nell’altra ala delle scuderie del Palazzo, ma per il covid abbiamo deciso di inaugurarlo la prossima primavera. Un altro sogno è che le scuderie possano ospitare anche un’Accademia internazionale di canto.
Intervista di Maria Luisa Abate
Busseto, 11 ottobre 2020
Immagini gentilmente fornite da Fondazione-Museo Renata Tebaldi
Museo Renata Tebaldi
Scuderie di Villa Pallavicino
Viale Alessandro Ziliani, 1
43011 Busseto (PR)
Tel. +39 0524 97870
info@museorenatatebaldi.it
www.museorenatatebaldi.it