Willi è un ambiente sensoriale, un’esperienza spaziale e percettiva che abbraccia alcune opere degli studenti della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano con altre della collezione privata di Antonio Dalle Nogare, intrecciandole in un sentire subliminale. A partire dal 13 novembre 2020 (digital opening ore 17) fino al 6 febbraio 2021 la Fondazione Antonio Dalle Nogare ospita la mostra dal titolo “Willi the Cat”, curata da Massimo Bartolini e Luca Trevisani.
TIME OUT DI ROBERT BREER
La personale di Robert Breer (Detroit, Michigan, USA,1926–Tucson, Arizona, USA, 2011) riunisce, per la prima volta in Italia, una selezione di oltre sessanta opere realizzatedai primi anni Cinquanta del secolo scorso, fino alla sua scomparsa. La mostra parte dalla pratica pittorica di Breer, muovendosi poi in quella filmica, per dare infine spazio a un corpus di disegni e sculture.
Pioniere nelle tecniche di animazione, Robert Breer è stato uno dei fondatori dell’avanguardia americana ed è oggi considerato uno degli autori più innovativi nel cinema sperimentale. Lungo tutta la sua carriera l’artista ha eluso etichette formali, stilistiche e concettuali, focalizzandosi su una ricerca libera ma allo stesso tempo coerente, espandendo l’indagine visiva oltre gli ambiti linguistici tradizionali. Ha portato avanti sperimentazioni diverse, dalla pittura astratta, al cinema strutturale, dal Fluxus al Pop, al Minimalismo.
La tensione che emerge tra immagine in movimento e immagine statica rivela una costante riflessione sulla possibilità di catturare il tempo, che vive sospeso, confondendo i confini tra rappresentazione astratta e figurata, movimento e staticità, oggetto e soggetto, nell’intento di mettere alla prova i limiti della nostra percezione.
I dipinti esposti – tra i quali Time Out (1953) da cui è tratto il titolo della mostra – rivelano un’interpretazione dell’astrazione che si distanzia dalla purezza formale di Mondrian, a favore di elementi irregolari e linee fluttuanti che alludono al movimento. Dopo l’esordio come pittore, Breer elabora l’intuizione di un cinema consistente in una sequenza di molteplici immagini, estranee l’una dall’altra, che sia diretta conseguenza dell’idea di movimento presente nei suoi dipinti. La sperimentazione con varie tecniche di animazione tra cui i flipbook (di cui cinque esemplari sono in mostra) lo porta a dare fisicità al movimento in modo che questo sia vissuto in tempo reale dallo spettatore che, nella produzione successiva, viene bombardato con oscillazioni di linee, colori, lettere, forme astratte e immagini che saltano e lampeggiano, creando un «assault and battery on the retina».
A partire dagli anni Sessanta Breer si dedica ai Floats, sculture di diverse dimensioni, materiali e forme, che fluttuano nello spazio e sono la rappresentazione tridimensionale delle forme astratte e antinarrative che caratterizzano la sua ricerca pittorica e cinematografica. Forme semplici che si muovono a una velocità quasi impercettibile e agiscono sulla percezione dell’istante e della presenza dei nostri corpi nello spazio fisico che ci circonda.
Una selezione di disegni racconta infine lo studio attento e meticoloso nella fase che precede la realizzazione di film e sculture.
M.F.C.S.
Fonte: Facco P&C, 10 novembre 2020
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