Ho un desiderio: vorrei creare delle emozioni, perché i grandi artisti sono ambasciatori della bellezza. Dominique Meyer esprime la speranza di poter parlare al mondo che, tutto, sta attraversando un momento difficile. “A riveder le stelle” reca nel titolo un chiaro omaggio a Dante Alighieri, padre della lingua italiana: si preannuncia speciale l’attesissima ricorrenza di Sant’Ambrogio al Teatro alla Scala di Milano, il 7 dicembre 2020. Non chiamiamolo concerto perché non sarà una sequenza di arie ma un racconto sull’opera a essere trasmesso da Rai 1 (Radio 3 e Raiplay streaming a partire dalle ore 17, più i collegamenti dai Paesi esteri). Le stelle dantesche saranno declinate in star del belcanto, astri di danza e costellazioni di prosa. Per certo, sarà una serata speciale: aggettivo che si ripete come un leitmotiv.
E il 4 dicembre alle 18.15 sarà trasmessa in streaming l’Anteprima giovani under 30, riservata agli iscritti al programma, con immagini del backstage, delle prove e interviste agli artisti. Un accesso speciale è inoltre riservato ai vincitori del contest #ilmio7dicembre.
Dopo la dolorosa rinuncia alla Lucia di Lammermoor, il tempio della lirica celebrerà le arti in una «serata in famiglia» ha specificato il Sovrintendente e Direttore Artistico Dominique Meyer. Una famiglia speciale formata dagli artisti di Orchestra Coro e Corpo di ballo, da maestranze e dipendenti, dal pubblico che in questi mesi ha dato tante dimostrazioni di affetto. Fanno parte della famiglia anche partner e sponsor che si trovano anch’essi in situazioni molto difficili. Il nucleo familiare si allarga alla comunità internazionale del canto, che ha risposto entusiasticamente e in gran numero all’appello lanciato dal Teatro che ha quindi dovuto operare delle scelte, spesso dettate dalle difficoltà di spostamenti tra le varie parti del globo.
Il 7 dicembre ascolteremo la crème de la crème del panorama operistico attuale, ventiquattro artisti tra i più grandi del nostro tempo, una carrellata straordinaria che Meyer ha paragonato solo al Gala del Met del ‘63 e al memorabile concerto di Abbado per Casa Verdi.
I nomi non hanno bisogno di presentazioni: Ildar Abdrazakov, Roberto Alagna, Carlos Álvarez, Piotr Beczala, Benjamin Bernheim, Eleonora Buratto, Marianne Crebassa, Plácido Domingo, Rosa Feola, Juan Diego Flórez, Elīna Garanča, Vittorio Grigolo, Jonas Kaufmann, Aleksandra Kurzak, Francesco Meli, Camilla Nylund, Kristine Opolais, Lisette Oropesa, George Petean, Marina Rebeka, Luca Salsi, Andreas Schager, Ludovic Tézier, SonyaYoncheva.
Il teatro alla Scala, in data 4 dicembre, comunica che a causa di una indisposizione il tenore Jonas Kaufmann non potrà prendere parte alla Serata del 7 dicembre. L’aria “Nessun dorma” da Turandot sarà cantata da Piotr Beczała.
Nel video di introduzione tornerà a risuonare la voce di Mirella Freni nella romanza “Io son l’umile ancella” da Adriana Lecouvreur di Cilea. È sempre vivo l’affetto del pubblico scaligero per la grande artista scomparsa all’inizio di quest’anno (vedi qui), che in trentaquattro anni di presenza al Piermarini – dal 1962 al 1996 – è stata protagonista di alcuni degli spettacoli che hanno costruito l’identità del Teatro, incluse sette inaugurazioni di stagione. Il suo proverbiale rigore, la musicalità innata ma forgiata nello studio e nel rispetto della partitura ne hanno fatto un’interprete amata dai direttori d’orchestra quanto dal pubblico.
Sul podio salirà il Direttore Musicale M° Riccardo Chailly, il quale si è detto molto emozionato per questo “debutto”. Sarà infatti per lui la prima volta che dirigerà in un teatro vuoto senza spettatori, dibattuto tra sentimenti contrastanti, con una «punta di dolore» per aver lavorato bene a Lucia, che avrebbe dovuto essere eseguita in una edizione speciale. «Abbiamo dovuto cambiare tutto, contro voglia e contro natura» ammette con sincerità sfociata nella dedizione con cui si è dedicato alla nuova produzione.
Spazio alla danza con l’étoile Roberto Bolle e con i solisti principali del Teatro alla Scala: i primi ballerini Timofej Andrijashenko, Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicoletta Manni e Virna Toppi e i solisti Marco Agostino e Nicola Del Freo. Da dicembre il nuovo direttore del Corpo di ballo sarà Manuel Legris (allievo di Nureyev, étoile dell’Opera di Parigi e già direttore del Balletto di Stato a Vienna) che in questa occasione firmerà la coreografia di Verdi Suite; mentre altri due balletti avranno le coreografie di Rudolf Nureyev e Massimiliano Volpini, su musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, Davide Dileo, Erik Satie e Giuseppe Verdi. Per il balletto sul podio salirà Michele Gamba.
La narrazione procederà attraverso gli stati d’animo, musicali e drammaturgici. Deus ex machina sarà il regista Davide Livermore, a cui spetterà il compito di tracciare i contorni e dare un senso unitario al «lungo racconto» giostrato attorno alle eccellenze italiane che tanto diedero a questo Teatro: Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Gaetano Donizetti, poi Gioachino Rossini e ancora Georges Bizet, Jules Massenet, Richard Wagner e molti altri compositori. Sarà forte la presenza della prosa, con una scelta di testi che favorirà la comprensione delle tematiche trattate, dalle lettere di Verdi alle liriche di una canzone pop di Sting, oltre a pagine scritte apposta per questa occasione speciale.
La drammaturgia della serata sarà costruita anche su testi di Hugo e Montale, di Bergman, Racine e Pavese, letti da attori italiani tra i quali Massimo Popolizio, Laura Marinoni, Giancarlo Judica Cordiglia, Caterina Murino, Sax Nicosia.
Visivamente, avremo una parte affidata alla scenografia, una
sezione video e scenotecnica e momenti speciali
di realtà aumentata che, ha spiegato Livermore, è una tecnica 3D possibile in
televisione e non in teatro: si tratta infatti di inserire, in mezzo ad
elementi reali, altri che possono essere visti solo dall’occhio delle
telecamere.
La trasmissione tv si comporrà di un misto tra la diretta e stralci preparati
prima, ma tutto sarà hic et nunc, ha assicurato
Livermore. La scelta è dovuta al fatto che in questo momento i viaggi non sono
facili e talune situazioni in diretta sarebbero state impossibili da
realizzare. Le telecamere saranno collocate unicamente alla Scala e faranno
vedere zone solitamente non accessibili al pubblico. Ci sarà pure un volo
straordinario sulla città di Milano dall’alto che… «Non raccontare tutto!» ha frenato
Meyer, per lasciare margine all’effetto sorpresa.
Reduce dai trionfi degli scorsi anni, con le due inaugurazioni con Attila e con Tosca e prima ancora Tamerlano e Don Pasquale, Davide Livermore (attualmente alla guida del teatro Nazionale di Genova) non nasconde di sentire un profondo senso di responsabilità. Anche come cittadino italiano per lui il 7 dicembre rappresenta un evento in cui «si celebra la bellezza italiana con quella simultaneità di tutte le arti che è l’opera». Il melodramma ha fatto sì che la società crescesse e che i suoi temi diventassero pregnanti nel dibattito civile.
Nella eterogeneità troviamo la bellezza della scelta musicale, temi assoluti che parlano a tutti, urgenze della società che sono state portate sul palcoscenico «perché l’arte coinvolge i sentimenti fino a diventare catarsi». Qui non si confeziona entertainment, che è far passare brevi momenti di svago, perché l’arte è altra cosa: dà vita a emozioni, genera momenti di responsabilità. In questa «impresa titanica» saranno narrate le tematiche che hanno fatto crescere la coscienza della collettività «senza proporre un “premasticato” per il pubblico televisivo, che ha dimostrato che il livello si può alzare».
L’impianto prevede l’Orchestra al centro della platea e gli artisti collocati in palcoscenico e collegati dai palchi e in diversi spazi dell’edificio e dei laboratori, ed è firmato dal regista insieme allo Studio Giò Forma, con le scenografie digitali di D-Wok. La trasmissione su Rai 1 si avvarrà di dieci telecamere, cinquanta microfoni e di un gruppo di registi coordinati da Stefania Grimaldi. La serata sarà presentata per il quinto anno consecutivo da Milly Carlucci, a cui si aggiungerà per la prima volta Bruno Vespa. Si infittirà la collaborazione con la Camera Nazionale Moda Italiana. Con il coordinamento del costumista Gianluca Falaschi, grandi firme disegneranno gli abiti indossati dagli artisti in palcoscenico: Armani, Dolce&Gabbana, Valentino, Curiel, Gianluca Capannolo e Marco De Vincenzo.
La Rai è un servizio pubblico, ha ricordato l’Amministratore Delegato Fabrizio Salini, e ha il compito di mantenere vivo e vitale il contatto con opera, musica e danza, e con le professionalità che le contraddistingue. La Rai entrerà nelle case degli italiani per «vivere assieme una magia unica e irripetibile, che è la magia della Scala». Un appuntamento importantissimo in tutto il mondo, parte della nostra identità e di una Italia che nell’arte e nella bellezza sa unirsi e identificarsi. «Offriremo ancora una volta alla grande lirica un palco grande come l’Italia intera».
Prima della conclusione della conferenza, al Sovrintendente viene chiesto come mai la Scala abbia scelto questa via, in controtendenza con molti teatri che propongono allestimenti anche in periodo covid. «Impossibile fare opera» è stata la ferma risposta di Dominque Meyer, il quale ha ricordato che c’è stato un focolaio tra il coro nonostante tutte le norme fossero state rispettate; ma forse, ha continuato, le regole non sono abbastanza forti contro il virus e non mettere a repentaglio la salute dei dipendenti viene prima di tutto.
Ha aggiunto che c’è gente che soffre, che non può aprire il negozio o che ha perso il lavoro: vogliamo dare un messaggio di speranza e tutti stiamo lavorando assieme per far sì che questo 7 dicembre sia bellissimo. «Ci sono momenti in cui bisogna vedere le cose per come sono: il nostro sogno quest’anno non si può fare. Creeremo però una situazione mai fatta e penso che sarà straordinaria». Sarà una serataspeciale.
Maria Luisa Abate
Conferenza stampa online 25 novembre 2020