Arriva a Venezia la grande mostra della Collezione Ligabue che ci racconta in oltre 150 opere la vita, i costumi, le cosmogonie delle culture Meso e Sudamericane prima di Colombo: dagli Olmechi ai Maya, dagli Aztechi agli Inca. “Il mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella collezione Ligabue”.
Tra la fine del XV e gli albori del XVI secolo l’Europa venne scossa da una scoperta epocale: le “Indie”, secondo Cristoforo Colombo che approdò il 12 ottobre 1492 sulle coste delle nuove terre, in ogni caso “il mondo che non c’era”. Un avvenimento che scardinò la visione culturale del tradizionale asse Roma – Grecia – Oriente e che, secondo l’antropologo Claude Lévi-Strauss, fu forse l’evento più importante nella storia dell’umanità. Alcuni anni dopo, fu il grande esploratore Amerigo Vespucci a comprendere per primo che le terre incontrate da Colombo non erano isole indiane al largo del Cipango (Giappone) e neppure le ricercate porte dell’Eden, ma un “Mundus Novus”, un nuovo continente che pochi anni dopo alcuni geografi che lavoravano a Saint-Denis des Voges vollero chiamare, in suo onore, “America”.
Palazzo Loredan a Venezia, sede dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, ospita, a partire dal 12 gennaio 2018 e fino al 30 giugno, la mostra “Il mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue”, straordinaria esposizione dedicata alle tante e diverse civiltà precolombiane che avevano prosperato per migliaia di anni nel continente americano prima dell’arrivo degli Europei. L’incontro di civiltà che sono parte della medesima umanità, fatta di comunanze e differenze di cui ci si rende conto grazie alle opere esposte, che raccontano le antiche culture della cosiddetta Mesoamerica (gran parte del Messico, Guatemala, Belize, una parte dell’Honduras e del Salvador), il territorio di Panama, le Ande (Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, fino a Cile e Argentina): dalla cultura Chavin a Tiahuanaco e Moche, fino agli Inca. Un corpus di capolavori straordinari appartenenti una delle collezioni più complete e importanti in quest’ambito in Italia, esposti al pubblico per la prima volta. Ideata poco dopo la scomparsa di Giancarlo Ligabue (1931- 2015) – imprenditore ma anche paleontologo, studioso di archeologia e antropologia, esploratore e appassionato collezionista – questa esposizione intende essere anche un omaggio alla sua figura da parte del figlio Inti Ligabue, che con la “Fondazione Giancarlo Ligabue”, da lui creata, continua l’impegno nell’attività culturale, nella ricerca scientifica e nella divulgazione, dopo l’esperienza del Centro Studi e Ricerche fondato oltre quarant’anni anni fa dal padre Giancarlo.
Oltre ad aver organizzato più di centotrenta spedizioni in tutti i continenti, partecipando personalmente agli scavi e alle esplorazioni – con ritrovamenti memorabili conservati ora nelle collezioni museali dei diversi Paesi – Giancarlo Ligabue ha dato vita negli anni, con acquisti mirati, a un’importante collezione d’oggetti d’arte, espressione di moltissime culture. Una parte di questa raccolta è il cuore della mostra curata da Jacques Blazy specialista delle arti pre-ispaniche della Mesoamerica e dell’America del Sud. Tra i membri del comitato scientifico anche André Delpuech, Direttore del Musée de l’Homme – Muséum d’Histoire Nationale Naturelle di Parigi e già responsabile delle Collezioni delle Americhe al Musée du quai Branly e l’archeologo peruviano Federico Kauffmann Doig, entrambi componenti del comitato scientifico della Fondazione Giancarlo Ligabue.
12 gennaio – 30 giugno 2018
Venezia, Palazzo Loredan
Istituto Veneto delle Scienze Lettere ed Arti – Sala Adunanze
Campo S. Stefano, 2945
Telefono: +39 0412407711
E-mail: ivsla@istitutoveneto.it