È in libreria la prima raccolta di “Scritti” di Enrico Castellani (1931-2017) protagonista dell’arte del secondo Novecento. Dopo la laurea in Architettura conseguita a Bruxelles nel 1956, l’esordio pittorico di Castellani avviene nel segno delle pratiche informali, presto abbandonate a favore di sperimentazioni orientate all’azzeramento, poi inverate nelle “tele estroflesse”, superfici monocrome a rilievo, segnate da chiodi e centine, evoluzioni plastiche della bidimensionalità della pittura. Servendosi di questo innovativo alfabeto, l’artista immagina una nuova concezione artistica liberando l’opera d’arte dai vincoli della rappresentazione.

Nella sua decennale carriera, Castellani ha affiancato la ricerca pittorica con riflessioni di carattere teorico concretizzate in appunti e note scritte, talune divenute celebri, come le parole sulle pagine di «Azimuth», pioneristica rivista pubblicata con Piero Manzoni, a Milano, tra il 1959 e il 1960.

Il volume, pubblicato da Abscondita e realizzato in collaborazione con la Fondazione Enrico Castellani, raccoglie una serie di scritti conosciuti e inediti, selezionati da Federico Sardella e raggruppati secondo nuclei tematici: la teoria dell’arte, l’etica, la politica, il ruolo dell’artista nella società; inoltre testi di carattere più intimo volti a indagare, ad esempio, il tema della memoria.

Ne deriva il profilo completo dell’uomo e dell’artista, dei suoi rapporti con la società, con i movimenti di avanguardia nazionale e internazionale, del dialogo condiviso con i compagni di strada e gli amici, non solo nell’arte, ma anche nella semiotica, nella letteratura e nella sociologia. Non un ritratto, ma il racconto di una vita che è stata “luogo di infiniti incontri, di disperate attese, di tautologiche commisurazioni, di sofferenze esistenziali e di utopistiche verifiche”.

GLI STORICI DELL’ARTE E LA PESTE
È uscita la versione e-book de “Gli storici dell’arte e la peste” edito nel 2006 da Electa. Ideato e curato da Sandra Pinto insieme a Matteo Lafranconi, il libro ha riunito idealmente quaranta studiosi di diversa formazione mentre fuori imperversava una terribile epidemia: la marginalizzazione della storia dell’arte e l’eccesso di “beneculturalismo”.

All’epoca, il problema era la crisi profonda della disciplina, ma il tema del ruolo civico dello storico dell’arte e della necessità di riacquistare una presenza critica nella cultura contemporanea è, ancor oggi, con questa pandemia, di grande attualità.

Il libro si compone di testi-interviste a storici dell’arte italiani di tre diversi archi generazionali. Una campionatura che rivela, senza esaurire, la varietà delle scuole di origine, della posizione professionale e istituzionale.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa Electa, 18 e 21 dicembre 2020