Sette secoli d’arte a Padova per l’affascinante viaggio dentro l’unicità di Galileo Galilei: artista, poeta, letterato oltre che scienziato. Dopo lui nulla fu come prima: l’uomo e Dio, la Terra e il cielo, che passò dagli astrologi agli astronomi. La mostra “Rivoluzione Galileo. L’arte incontra la scienza” per la prima volta racconta la figura complessiva e il ruolo di uno dei massimi protagonisti del mito italiano ed europeo, che tutti hanno sentito nominare ma che pochi conoscono realmente.
Il termine “rivoluzione” può riferirsi sia alla «rotazione di un corpo celeste attorno a un altro corpo», che a «un ribaltamento profondo e radicale di un sistema»: entrambi i significati si adattano perfettamente alla figura di Galileo. Talento multiforme e poliedrico, è impossibile raccontare la sua vita da un solo punto di vista. Per questo la mostra, curata da Giovanni Carlo Federico Villa e Stefan Weppelmann, accompagna lo spettatore in un percorso sorprendente che va a toccare arte, musica, scienza, filosofia e letteratura: tele, illustrazioni e sculture accanto ad antichi testi o a strumenti scientifici, come i primi cannocchiali che resero possibili scoperte che hanno stravolto il nostro modo di percepire noi stessi e il mondo in cui viviamo. Un viaggio fantastico intorno a un genio che, con le sue rivelazioni, ha letteralmente (ri)creato il cielo. Un percorso lungo sette secoli d’arte che va da Guercino ad Anish Kapoor, dalle visioni di Leonardo da Vinci a quelle di Jules Verne, Doré o Georges Méliès fino alle foto della NASA o di Andreas Gursky.
Dall’esposizione emerge una figura nelle molteplici sfaccettature: lo scienziato padre del metodo sperimentale; il letterato esaltato da Foscolo e Leopardi, Pirandello e Ungaretti, De Sanctis e Calvino; il virtuoso musicista ed esecutore; l’artista tratteggiato da Erwin Panofsky quale uno dei maggiori critici d’arte del Seicento; l’imprenditore al lavoro con cannocchiale, microscopio o compasso, fino al Galileo della quotidianità. Era un uomo eccezionale per potenza d’intuizione e anche nei piccoli vizi e debolezze, come la produzione e vendita di pillole medicinali, o gli studi di viticoltura e la passione per il nettare dei Colli Euganei: rifiutando la «vil moneta» barattò i suoi strumenti di precisione con vino «del migliore».
“Rivoluzione Galileo” riunisce in Palazzo del Monte di Pietà a Padova, fino al 18 marzo 2018, un numero impressionante di opere d’arte, a partire dagli splendidi acquerelli e schizzi dello stesso Galileo, che mostrano la sua altissima qualità di disegnatore. Egli era del resto un attento osservatore dell’arte, come confermano i commenti salaci su alcune tarsie lignee, definite «prive di morbidezza e fatte di legnetti» ma anche su Arcimboldo, autore di «capricci che hanno una confusa e inordinata mescolanza di linee e colori».
L’influenza delle conquiste galileiane e della scienza moderna sulla cultura artistica è evidente già nel primo Seicento, con la minuziosa resa della natura, come testimoniano le straordinarie opere dei Brueghel e di Govaerts, ma anche in una pittura che recepisce immediatamente la prorompente portata delle ‘macchine’ galileiane. Nel 1610 Galileo pubblica il Sidereus Nuncius, e un effetto immediato si può scorgere nella celebre Fuga in Egitto di Adam Elsheimer, prima raffigurazione della Via Lattea. Segue una sequenza di artisti capaci di raffigurare il nostro satellite così come visto con il cannocchiale, tanto che una notevole sezione di mostra racconta la scoperta della luna, da Galileo fino ai giorni nostri. Anche il genere della natura morta sviluppa nuove formule compositive: i simboli della vanitas lasciano il posto a una raffigurazione documentaristica legata allo sviluppo delle scienze naturali. Il percorso espositivo prosegue con un racconto iconografico per capolavori, tra cui spicca il dipinto del Guercino dedicato al mito di Endimione, con una delle prime raffigurazioni del cannocchiale perfezionato dallo scienziato pisano. Tra gli anni Venti e Trenta del secolo prende vita una vera e propria “bottega” galileiana, ovvero una generazione di artisti – Artemisia Gentileschi, l’Empoli, Stefano Della Bella, eccetera – in grado di condividere le suggestioni offerte dalla lezione dello scienziato. Come le Osservazioni astronomiche di Donato Creti ora in Pinacoteca Vaticana: straordinarie tele raffiguranti stelle e pianeti ritratti in modo da mostrare l’aspetto che presentano al telescopio, evocando le scoperte di Galielo.
La mostra porta i visitatori anche dentro alla “costruzione” del mito galileiano in epoca ottocentesca. Si era nel 1841 quando il Granduca Leopoldo II di Lorena costruiva, in Palazzo Torrigiani, la Tribuna di Galileo, straordinario ambiente immaginato quale sintesi iconografica della scienza sperimentale, iniziata con Leonardo. Dopo il centrale episodio fiorentino di Santa Croce, eternato da Ugo Foscolo, l’Ottocento diviene il secolo dei monumenti dedicati a Galileo. Ecco allora Pisa, Roma, la Loggia degli Uffizi a Firenze per giungere alla trentaseiesima statua dei grandi padovani in Prato della Valle, a sancire il mito di Galileo accanto a quello di Dante.
L’esposizione sviluppa altresì un’ampia sezione d’arte contemporanea che da Previati e Balla giunge fino ad Anish Kapoor. Così sette secoli di arte occidentale, intrecciandosi con la scienza, la tecnologia e l’agiografia galileiana, restituiscono compiutamente la parabola umana di Galileo, celebrato in una Padova che lo vide protagonista per diciotto anni, ricordati dallo scienziato come i più felici per la libertà concessagli dallo Studio patavino, allora ai vertici della cultura europea.
L’Università degli Studi di Padova, come ha annunciato il Rettore prof. Rosario Rizzuto, ha affiancato alla mostra un programma di iniziative, incontri, approfondimenti sulla figura di colui che è stato uno dei suoi più illustri docenti. Conferenze, concerti e spettacoli vedono protagonisti personaggi di spicco dell’attuale panorama scientifico, giornalistico, musicale e teatrale.
RIVOLUZIONE GALILEO
L’arte incontra la scienza
18 novembre 2017 – 18 marzo 2018
Padova, Palazzo del Monte di Pietà, Piazza Duomo, 14
Informazioni e prenotazioni
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