Nel 1917 Marcel Duchamp presentò un orinatoio incoronandolo come opera d’arte e diede vita al concetto del ready-made, secondo cui qualsiasi oggetto diventa arte se a sancirlo è un artista. Oltre cento anni dopo, ecco la scultura che non esiste di Salvatore Garau, artista poliedrico e votato alla sperimentazione. Esordito come batterista degli Stormy Six e in seguito divenuto uno dei protagonisti della contemporary art, per due volte ha partecipato alla Biennale di Venezia ed è presente in molte importanti collezioni in Italia e nel mondo.
“Buddha in contemplazione” è il titolo della scultura invisibile che, dopo essere apparsa in piazza Mannu a Oristano, è ora collocata nel cuore di Milano, in Piazza della Scala. Un quadrato tracciato sul selciato con un gessetto delimita il punto preciso dell’installazione, a 25 metri esatti dall’ingresso delle Gallerie d’Italia, le cui collezioni annoverano anche una tela dell’artista sardo.
Una scultura fatta di aria e a impatto ambientale zero, che esiste perché l’artista così ha deciso, affidandosi all’immaginazione di chi osserva e che viene ispirato dal solo titolo dato all’opera, sufficiente a far percepire una “consistenza” (nata già nei primi dipinti neri del 1984), una forma generata dal pensiero.
Il concetto della mia scultura – spiega Garau – si discosta completamente dall’ironia e dalla provocazione dell’Aria di Parigi (Duchamp) o dai palloncini con l’aria d’artista (Manzoni). L’assenza della materia è un atto d’amore verso il non conosciuto e il mistero al quale quasi l’intera umanità si affida. Nessuno ha mai visto il proprio Dio, ma non importa, la fede compone l’immagine.
M.F.C.S.
Fonte: De Angelis Press, 5 febbraio 2021