41 epigrafi d’area bolognese consultabili online: è dedicato al Lapidario del Museo Civico Medievale il nuovo scenario del portale Storia e Memoria di Bologna. Il progetto digitale è stato avviato nel 2014 dal Museo civico del Risorgimento | Istituzione Bologna Musei per rendere accessibile a tutti gli utenti del web una memoria collettiva sugli avvenimenti storici della città. L’archivio digitale presenta informazioni in continuo aggiornamento: profili biografici, linee del tempo, mappe, documenti, schede di opere d’arte, fonti e un’ampia emeroteca scaricabile.
Il nuovo approfondimento monografico riguarda la raccolta di 41 epigrafi di epoca e impiego differenti, prevalentemente provenienti dall’area urbana bolognese costituitasi tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, nella fase storica post-risorgimentale. Sette, le aree consultabili: Certosa di Bologna, Prima Guerra Mondiale, Lotta di Liberazione 1943-45, Bologna nell’Ottocento, Lapidi cittadine. Inoltre il focus sul secolare Governo Pontificio nella città felsinea, ripercorso attraverso i 188 stemmi che decorano la maestosa Sala Urbana di Palazzo d’Accursio.
La collezione lapidaria comprende materiali acquisiti in seguito a ristrutturazioni di chiese e monumenti, scavi o demolizioni di edifici e cinta murarie, donazioni. Il nucleo più ragguardevole si compone di 41 manufatti lapidei tra epigrafi e cippi (31) e stemmi (10), databili in un arco temporale compreso tra Alto Medioevo e XVII secolo.
A partire dagli studi di Bruno Breveglieri, ex docente di Diplomatica all’Università “Carlo Bo” di Urbino e curatore dell’attuale ordinamento espositivo del Lapidario, i manufatti, corredati da schede informative e immagini, sono raggruppati in cinque categorie tematiche: Testimonianze altomedievali e gotiche, Epigrafi sepolcrali, Stemmi, Epigrafi cinque e seicentesche, Le mura di Bologna.
Questi fogli di pietra ancora oggi ci parlano e raccontano la storia di figure come ostiari, studenti, fabbri, speziali, notai; oppure le vicende di abati e potenti famiglie nobiliari come i Della Rovere di papa Giulio II, di cui si conserva qui lo scudo araldico. Il più antico è la lapide funebre dell’ostiario (custode nelle chiese) Martino (VII-VIII secolo), del periodo altomedievale. Dal basso Medioevo provengono invece le due lapidi della Società degli Speziali e della Società dei Fabbri, entrambe in scrittura gotica.
L’ENIGMA DELLA “PIETRA DI BOLOGNA”
La copia rinascimentale dell’iscrizione funeraria romana dedicata a Aelia Laelia Crispis è celebre esemplare di una cultura ermetica congiunta a componenti ludiche, in voga negli ambienti colti bolognesi del Cinquecento. L’enigmatico epitaffio (n.d.r. nell’immagine di apertura) dedicato da Lucio Agatone Prisco a Elia Lelia Crispi fu scolpito nel XVI secolo per volontà del Gran Maestro dei Cavalieri Gaudenti Achille Volta e in origine apposto nel complesso di Santa Maria di Casaralta, priorato dell’Ordine, alla periferia di Bologna.
Noto come “pietra di Bologna”, questo manufatto dall’aura alchemica ebbe in passato uno straordinario successo fra gli studenti universitari e i viaggiatori italiani e stranieri. Pensatori, eruditi, storici e cultori di esoterismo fornirono spiegazioni dell'”enigma”, mentre il nome di Aelia trovava posto nei dizionari enciclopedici settecenteschi. Il Romanticismo provocò un nuovo risveglio di interesse per l’iscrizione, citata anche in letteratura da Walter Scott e Gérard de Nerval. La pietra ebbe molte vicissitudini e scampò a un bombardamento aereo nel 1943.
L’ORTO DEGLI EBREI
Di rilevante interesse è la memoria sepolcraledi Avraham Yaghel da Fan (Àbramo Jaghel da Fano), poi lapide commemorativa di Simone Tassi. Il marmo, databile al XVI secolo, proviene dall’antico Cimitero ebraico di Bologna, in seguito distrutto e profanato, appartenente alla Comunità prima della Bolla emanata da papa Pio V nel 1569 con la quale si bandivano tutti gli Ebrei residenti nello stato pontificio, ad eccezione delle città di Roma e Ancona.
L’epigrafe ebraica è scritta in poesia rimata, su due colonne. Avraham Yaghel apparteneva certamente alla famiglia dei banchieri da Fano, che avevano ottenuto il permesso di aprire banchi di prestito a Firenze nel 1514.
Sopravvissuto per secoli solo nel toponimo di “Orto degli Ebrei”, del luogo di sepoltura si era persa traccia fino a quando la sua eccezionale scoperta, nel 2012-2014 durante scavi in via Orfeo, ne ha fatto la più vasta area cimiteriale medievale nella città.
M.F.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Bologna Musei, 5 febbraio 2021
Immagine di apertura:
Lapide Aelia Lelia Crispis 1627 – 1676.
Iscrizione incisa in scrittura capitale.
Bologna, Lapidario del Museo Civico Medievale
Lapidario del Museo Civico Medievale
via Porta di Castello
(inglobato nell’area cortiliva dell’antico Palazzo Ghisilardi)
accesso da via Manzoni 4, Bologna
www.museibologna.it
www.storiaememoriadibologna.it www.storiaememoriadibologna.it/lapidario-museo-civico-medievalwww.museibologna.it/arteantica