La vita va vissuta in avanti, ma va capita solo all’indietro. La citazione al filosofo danese Søren Aabye Kierkegaard apre la presentazione al catalogo della mostra che contribuisce alla fase di rinascita attraversata dalla Biblioteca Capitolare di Verona. Le cui porte si aprono alla grande fruizione anche grazie alla consulenza di Fondazione Discanto, che si adopera per traghettare nel terzo millennio la biblioteca più vecchia al mondo ancora in attività. Il codice scritto dal chierico Ursicino riporta una data incontrovertibile, che attesta come nel 517 sulla sponda dell’Adige sorgesse uno Scriptorium, ossia un luogo deputato al lavoro degli amanuensi. Ci sono prove che anteriormente fosse già presente una scuola di scrittura, una “azienda” che produceva cultura. Poche realtà in tutto il Globo possono oggigiorno vantare un patrimonio di tale importanza: oltre 1200 manoscritti, 245 incunaboli, 2500 cinquecentine, 2800 seicentine e altri 70 mila volumi.

Dove c’è cultura, c’è umanità, commenta il Prefetto mons. Bruno Fasani nel tagliare il nastro inaugurale dell’evento, piccolo nei numeri, grande nei contenuti. “Nell’anno del Signore 517. Verona al tempo di Ursicino. Crocevia di uomini culture e scritture” permette di ammirare da vicino alcuni pezzi unici, i soli salvatisi nel corso dei secoli da alluvioni, incendi, terremoti, guerre e saccheggi. Al culmine dell’ottagono espositivo, spicca la tavoletta in avorio raffigurante Agapito. Si tratta del fronte, mentre il retro è custodito al Victoria and Albert Museum di Londra. Nelle teche, svela la sua bellezza mozzafiato il “libro di sangue”, un evangeliario purpureo le cui pagine sono colorate con il rosso dei molluschi e scritte con inchiostro d’oro e d’argento. Su di esso, la leggenda vuole che Teodorico abbia posato la mano in occasione della propria investitura. C’è la sola stesura sopravvissuta delle Complexiones in epistulas Pauli apostoli, una delle ultime opere redatte da Cassiodoro nel suo soggiorno a Vivarium nel 570. Accanto, un salterio greco con la traduzione latina a fronte, come era di moda nel primo medioevo, e gli atti del Concilio di Calcedonia, indetto nel 451 per dirimere la questione monofisita, con note a margine che fanno supporre la calligrafia dell’arcidiacono Pacifico. Incontro ravvicinato con il best-seller della cristianità, la più antica copia superstite di due capitoli del De civitate Dei di Agostino d’Ippona, uno dei Padri della Chiesa.

Alcuni sono codici palinsesti, ossia realizzati su pelli di animali abrase dal precedente utilizzo. Con i mezzi odierni si è riusciti a recuperare le parole rimosse, e restano indelebili le tinture di noce di galla usate nell’Ottocento a questo stesso scopo. Si sono così salvate parti di Bucoliche, Georgiche ed Eneide di Virgilio, le Historiae di Livio, gli Elementi di Euclide. L’esemplare più remoto della Concordia Canonum fu trascritto nel VIII secolo nel monastero piacentino di Bobbio, raschiando le pergamene dell’unica copia sino a noi giunta del codice delle leggi dell’Imperatore Giustiniano. Tra i palinsesti, il più importante riguarda le Institutiones di Gaio, giurista romano vissuto tra il 188 e il 217 d.C., delle quali è tornato alla luce un frammento riconducibile al secolo VI.

L’idea dell’allestimento è nata dai 1500 anni compiuti la scorsa estate dal codice di Ursicino. Spiega il curatore della mostra, prof. Massimiliano Bassetti, che il progetto ha preso una piega inattesa a seguito del lavoro intrapreso con il Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, dove insegna. Rendendosi conto della varietà di approfondimenti che offre la Capitolare, altrove impossibili, Bassetti ha favorito la sinergia con colleghi di altri Atenei, tra i quali il prof. Filippo Briguglio, titolare della cattedra di Diritto Romano all’Università di Bologna e uno dei massimi esperti a livello mondiale. Briguglio è venuto a Verona assieme ai suoi studenti per decifrare il manoscritto di Gaio e correggere alcuni errori compiuti nella prima trascrizione, avvalendosi di una nuova apparecchiatura a infrarossi. Il diritto romano era materia studiata all’Università anche dal sindaco di Verona Federico Sboarina, intervenuto all’inaugurazione motivato dall’importanza rivestita dalla Capitolare e dal suo ruolo chiave nell’attirare un turismo culturale di qualità.

Perciò, da Ursicino il breve percorso di visita si estende al secolo in cui egli visse, che sembra distante e inafferrabile, sottolinea Bassetti, invece è qui vicino a noi. Un’epoca di crisi e di incertezze, segnata dai conflitti di popoli, dalle lotte di potere, da stravolgimenti culturali. Nel 600 a Verona avvenne l’incontro tra la civiltà latina, i Goti che portarono l’arianesimo, la cultura bizantina e i Longobardi. Questi ultimi avevano un’idea magica del libro, cui era attribuito potere taumaturgico e che era collocato in trono. La Capitolare invita quindi a scoprire la storia attraverso le sue “voci” originali, e atraverso esse a comprendere il presente.

Resoconto Maria Luisa Abate

MOSTRA

Nell’anno del Signore 517
Verona al tempo di Ursicino
Crocevia di uomini, culture e scritture

17 febbraio – 16 maggio 2018

Biblioteca Capitolare
Piazza Duomo 19, Verona
www.capitolareverona.it
www.bibliotecacapitolare.it

Orari di apertura al pubblico (ingresso mostra senza guida)
Da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 12.30

Biglietto € 5,00
Ingresso gratuito fino ai 14 anni

Orari di apertura al pubblico (con visita guidata)
Sabato dalle ore 16.00 alle 18.00
Domenica dalle ore 10.00 alle 13.00

Biglietto € 10,00 (ingresso mostra con guida più entrata libera al museo e al chiostro del Capitolo dei Canonici)
Ingresso gratuito fino ai 14 anni

Visite ed Eventi

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