La scultura che in origine proteggeva il sarcofago del Sommo Poeta torna a Ravenna dopo circa 160 anni in occasione delle celebrazioni per il settecentenario dalla morte di Dante Alighieri. Dopo i prestigiosi prestiti giotteschi dalle Gallerie degli Uffizi e dell’accordo siglato fra Ravenna e Firenze, la Madonna in Trono con Bambino arriva dal Museo del Louvre di Parigi per la mostra “Dante. Gli occhi e la mente. Le Arti al tempo dell’esilio” in programma presso la Chiesa di San Romualdo a Ravenna dal 24 aprile al 4 luglio 2021 (le date potrebbero essere soggette a variazioni in base alle normative anti-covid). La mostra, a cura di Massimo Medica, è promossa dal Comune di Ravenna e organizzata dal MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna.

L’altorilievo rappresenta la Vergine assisa in trono elegantemente drappeggiata all’antica, mentre il Bambino, benedicente con la mano destra e raffigurato come autorevole Maestro, tiene il Rotolo delle Sacre Scritture con la sinistra.

Sepolcro neoclassico vicino alla Basilica di San Francesco, eretto nel 1780-81 dall’architetto Morigia. Ph Petar Milošević

LA STORIA
Dopo la morte avvenuta tra il 13 e il 14 settembre del 1321, a seguito dell’ultima impresa diplomatica svolta per conto del da Polenta di Ravenna a Venezia, Dante venne sepolto in una piccola cappella addossata al muro del convento di San Francesco a Ravenna, che anticamente era conosciuta come “La Cappella della Madonna” per la presenza di un’antica immagine mariana, identificata dallo studioso Corrado Ricci con quella oggi conservata al Museo del Louvre, proveniente infatti da Ravenna.

A seguito di diverse trasformazioni del sepolcro di Dante e della ricostruzione da parte dell’architetto Camillo Morigia, la Madonna fu rimossa e si persero le sue tracce fino a quando, verso il 1860, fu acquistata a Ravenna da un collezionista francese, il barone Jean-Charles Daviller (Roma, 1823 – Parigi, 1883) che nel 1884 la donò al museo del Louvre.

Si tratta di un indiscusso capolavoro realizzato in marmo, databile tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, che documenta la sua pertinenza alla tradizione bizantina, rivisitata tuttavia secondo una sensibilità occidentale e gotica. Ancora oggi nel museo Dante di Ravenna si trova un calco in gesso dell’opera, donato alla città nel 1921 dal governo francese, in occasione delle solenni celebrazioni del VI Centenario della morte dell’esule fiorentino.

M.F.C.S.
Fonte: Studio Esseci, 24 marzo 2021

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