Palazzo Ducale e Museo Archeologico Nazionale di Mantova riaprono al pubblico con le collezioni incrementate da alcuni pezzi importanti, con il percorso di visita arricchito da tre dipinti dalla chiesa teatina di San Maurizio, tra i quali una tela di Ludovico Carracci, con molte opere restaurate e un intervento di manutenzione riguardante il capolavoro più noto del Palazzo, celebre in tutto il mondo: la Camera degli Sposi di Andrea Mantegna. (Acquisizioni e rinvenimenti recenti vedi approfondimenti DeArtes qui e qui e qui e qui).
Il percorso nella Reggia dei Gonzaga resta quello già sperimentato in tempi recenti, ovvero con ingresso da piazza Castello e uscita da Corte Vecchia in piazza Sordello.
LA CAMERA DEGLI SPOSI SI FA BELLA
La Camera degli Sposi è un capolavoro unico nella storia dell’arte, sintesi dei principi del Rinascimento ed espressione di uno dei punti più alti della cultura figurativa europea. Un’opera di tale prestigio da attirare turisti, appassionati e studiosi da tutto il mondo.
Negli ultimi decenni gli interventi di monitoraggio e manutenzione sono stati portati avanti con regolarità. Dopo i lavori di restauro realizzati a seguito del terremoto del maggio 2012, nel 2014-15 si è provveduto al consolidamento dell’interno della canna fumaria del camino, collocato in una parete della Camera Picta. Il complesso impianto di trattamento dell’aria, che mira a evitare la formazione di condensa sulle superfici pittoriche e si autoregola rispetto alle diverse situazioni climatiche stagionali, è stato realizzato nel 2006. È stata inoltre varato un piano a cadenza triennale per garantire una conservazione il più possibile accurata e meno invasiva del capolavoro di Mantegna, affinché sia tramandato ai posteri nella sua massima integrità.
ESPOSTI I CAPOLAVORI DELLA CHIESA DI SAN MAURIZIO
Il percorso di visita si arricchisce di tre importanti dipinti del Seicento provenienti dalla chiesa teatina di San Maurizio a Mantova, chiusa al pubblico in seguito al terremoto del 2012 e attualmente interessata da lavori di restauro. Il 10 settembre 2014 numerose opere d’arte che ornavano la splendida chiesa di via Chiassi erano state depositate in Palazzo Ducale, per metterle al sicuro da possibili danni o da furti.
Ora, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Province di Cremona, Lodi e Mantova, tre tele di grandi dimensioni, importanti testimonianze dell’arte bolognese del Seicento, sono state collocate lungo la galleria di Santa Barbara, in corrispondenza del tratto di corridoio progettato dall’architetto neoclassico Paolo Pozzo.
Il dipinto più prestigioso è quello di Ludovico Carracci (Bologna 1555-1619) che ritrae il Martirio di Santa Margherita (1616). Gli altri due sono l’opera di Lucio Massari (Bologna 1569-1633), Santa Margherita nell’acqua bollente (1619-1620) e la tela attribuita a Tommaso Gazzini (nato a Bologna; documentato 1670-1698) intitolata Ritrovamento della Croce (1669).
LA CHIESA DI SAN MAURIZIO: IL RESTAURO E LE OPERE
Il Soprintendente Gabriele Barucca sottolinea che questa costituisce la prima iniziativa di un programma finalizzato alla restituzione alla cittadinanza di una delle chiese più amate dai mantovani, da troppo tempo chiusa al pubblico. Finalmente la Soprintendenza ha potuto dare il via ai lavori di recupero, utilizzando fondi messi a disposizione dal Ministero della Cultura e dalla Regione Lombardia. Entro giugno di quest’anno sarà ultimato il restauro della splendida facciata che prospetta su via Chiassi; nel 2022 si procederà al consolidamento strutturale, per poi completare il restauro dell’interno con interventi mirati sulle decorazioni parietali delle varie cappelle.
Il Direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso spiega che la chiesa teatina di San Maurizio ospita opere dei Carracci e della loro scuola, come Lucio Massari, la cui tela spicca per il sobrio rigore che l’avvicina al Domenichino. Il ‘Ritrovamento della croce’, o ‘Inventio crucis’, è un’opera già riferita al fiammingo Frans Geffels, ma che una decina di anni fa lo stesso L’Occaso attribuì a un artista emiliano, Tommaso Gazzini. A conferma dell’ipotesi, nell’allestire questa piccola esposizione, è emersa sull’opera la data 1669.
Il ‘Martirio di Santa Margherita’ di Ludovico Carracci è l’opera più celebre di San Maurizio. Su un pontile, uno sgherro in precario equilibrio sta per decapitare la Santa, raccolta in preghiera. L’opera, sono le parole di L’Occaso, godette di notevole celebrità: fu copiata da artisti locali (in dipinti a Gabbiana, a Torricella e a Mariana Mantovana), ma anche da famosi artisti di passaggio in città: il bolognese Marcantonio Franceschini si ispirò alla pala mantovana per dipingere a Chioggia il ‘Martirio dei Santi Felice e Fortunato’ nel 1728, e persino il veneziano Giovanni Battista Tiepolo ne trasse un appunto, in un disegno conservato a Cambridge, al Fitzwilliam Museum.
M.F.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa, 21, 23, 14 aprile 2021
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