Un’esposizione diversa dal solito, che emana un fascino particolare derivante dalla sua mutevole immutevolezza. Una mostra allestita da secoli ma che non si era mai vista prima. Il percorso studiato ad hoc svela una bellezza capace di rinnovare se stessa, di presentarsi infinite volte sotto aspetti inediti che suscitano sempre nuovo stupore in chi osserva. Il tragitto di scoperta-riscoperta interessa Palazzo Te a Mantova, che in questo 2021 invita a seguire le tracce della dea Venere e del suo mito, nel quale sono compendiati elementi di erotismo, ma anche aspetti legati alla natura e alla fertilità, con conseguenti rimandi alle dottrine filosofiche dell’antica Grecia oltre che a modelli figurativi attinti all’antichità.

La villa dei Gonzaga è una delle massime testimonianze dell’arte di Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello, e quindi è espressione dell’intera cultura cinquecentesca. Passeggiando tra le sale splendidamente decorate, con gli occhi rivolti all’insù a cercare particolari forse finora sfuggiti, si scopre una moltitudine di Veneri: negli affreschi, nelle lunette del soffitto, a fianco dei Cavalli dell’omonima sala o evocate in mezzo ai Giganti della stanza forse più nota del palazzo. Altre Veneri in miniatura emergono tra i decori a stucco o a pennello, e altre ancora si celano sotto fattezze diverse, e sono riconoscibili attraverso la simbologia. Una specie di caccia al tesoro, colta nondimeno appassionante e perfino divertente.

La pandemia ha comportato un piccolo slittamento di data, ma non ha fermato il progetto dal titolo “Venere divina. Armonia sulla terra” (Vedi approfondimento DeArtes qui e videoracconti online qui).

Dopo il convegno internazionale di studi, che in semi-lockdown ha registrato un lusinghiero numero di presenze virtuali e del quale sarà presto disponibile un estratto nel sito della Fondazione di Palazzo Te, è stato inaugurato “Il mito di Venere a Palazzo Te”, il primo dei tre momenti espositivi previsti nel palinsesto che durerà per tutto l’anno 2021.

Maria Luisa Abate
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes


IL MITO DI VENERE A PALAZZO TE (26 aprile – 12 dicembre 2021)
Ha preso il via l’atteso programma espositivo 2021 di Fondazione Palazzo Te “Venere divina. Armonia sulla terra (Vedi approfondimento DeArtes quie videoracconti online qui). La prima tappa, “Il mito di Venere a Palazzo Te”, inizialmente prevista per lo scorso marzo, ha aperto al pubblico il 26 aprile con una nuova presentazione delle oltre ventotto Veneri raffigurate a Palazzo Te, tra stucchi e affreschi, valorizzate da un nuovo sistema di illuminazione. L’immagine della dea – elemento centrale di miti e favole antiche esaltato nel percorso museale – è frutto di un’accurata ricerca a cura di Claudia Cieri Via, confluita nel libro Venere a Palazzo Te, edito da Tre Lune Edizioni, e in un’applicazione multimediale scaricabile gratuitamente.

Il percorso è arricchito dall’esposizione di due opere in prestito da Palazzo Ducale di Mantova: la scultura Afrodite velata, appartenuta allo stesso Giulio Romano, e fonte di ispirazione per la Venere in stucco del soffitto della Camera del Sole e della Luna, e l’arazzo con una ninfa spiata da un satiro in un giardino dove giocano numerosi putti, eseguito da tessitori fiamminghi su disegno di Giulio (vedi approfondimento DeArtes qui).

L’itinerario tematico all’interno di Palazzo Te è un’avventura avvincente: sala per sala, l’effigie della dea spicca tra le altre figurazioni ideate da Giulio Romano e allievi. Venere è una divinità dell’Olimpo greco dalle numerose sfaccettature. Consacrata la più bella tra le dee dal giudizio di Paride, esprime i valori più profondi della natura: dalla fecondità propria della Venere genitrice, alla Venere Anadiomene che nasce dal mare, fino alla sublimazione della Venere celeste.

La presenza della dea come protagonista delle decorazioni di quello che in passato fu definito il “sacrario di Venere”, esprime il carattere ancestrale di questa divinità. Gli aspetti che la contraddistinguono, in alcuni casi in contrasto tra loro, si possono ritrovare nelle diverse rappresentazioni della dimora cinquecentesca: la Venere pudica, la Venere Velata, la Venere Vincitrice e le innumerevoli favole mitologiche che in alcuni casi la vedono coinvolta in un matrimonio con l’anziano Vulcano, oppure in una passione erotica con Marte, o addirittura in un coinvolgimento amoroso nefasto con Adone.

Venere, dunque, è espressione di concetti astratti quali la bellezza, l’amore, l’eros, la Natura, la Primavera, la fecondità, ma può anche dare forma a personaggi delle favole antiche, come Arianna, Olimpiade, Psiche, Antiope o le ninfe dei boschi e le nereidi.

Per queste ragioni Venere trova la sua più naturale collocazione a Palazzo Te, una dimora gonzaghesca immersa nella natura sull’antica isola del Tejeto ai margini di Mantova, un luogo di otia, come ricorda l’iscrizione sul cornicione della camera di Amore e Psiche. La ricchezza delle decorazioni, quasi al limite dell’horror vacui, coinvolge il visitatore nel flusso di grandi impianti decorativi alla ricerca attenta e divertita dei dettagli figurativi e ornamentali che riempiono ogni spazio delle pareti e dei soffitti delle camere.

Gli affreschi di Palazzo Te ripropongono i repertori antichi – attinti alla Domus Aurea o al collezionismo antiquario all’epoca di Giulio – in una luce rivitalizzata e con nuova portata espressiva, ora giocosa ora drammatica, in particolare nella Camera di Psiche e nella sala dei Giganti.

La seconda tappa è prevista dal 22 giugno al 5 settembre 2021 (covid permettendo) con l’esposizione del capolavoro di Tiziano “Venere che benda Amore”, in prestito dalla Galleria Borghese di Roma.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 26 aprile 2021
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes

www.fondazionepalazzote.it