Con la nuova esposizione “Collasso Analitico” Casa Testori conclude la seconda serie di Pocket Pair, una terna di mostre coordinata da Marta Cereda. L’edizione 2020/21 ha coinvolto tre curatrici – Irene Biolchini, Giulia Zorzi e Daniela Persico – e tre coppie di artisti – Alessandro Roma/Eemyun Kang, Ilaria Turba/Fatima Bianchi, e ora Giulia Bruno/Micol Roubini. Gli ingredienti erano chiari fin dall’inizio e non sono stati loro a dover cambiare in corsa. Semmai hanno dovuto fare i conti con tempi di lievitazione e cottura diversi, nel biennio più incredibile che ricorderanno almeno tre generazioni. Comunque vada, saranno state per noi le mostre della lotta al Covid e non è detto che ci dispiacerà ricordarle anche così, spiega Davide Dall’Ombra, Direttore di Casa Testori.

Micol Roubini, Veglia, still da video 2019

LA MOSTRA
COLLASSO ANALITICO
Aldilà della tecnica, aldilà dell’immagine, si è attraversati da utopie.
Possa la lingua essere la nostra casa.

L’assenza di vincoli contenutistici, linguistici e formali è una delle chiavi identitarie di Casa Testori che ha permesso nel corso di oltre 10 anni ad artisti e curatori di esercitare in questo luogo la massima libertà espressiva. All’interno di questo quadro irrompe la nuova mostra “Collasso Analitico”, che raccoglie il lavoro di due artiste cosmopolite, milanesi di nascita: Giulia Bruno e Micol Roubini. Entrambe lavorano attorno alla capacità di recupero della memoria storica attraverso la lingua e il linguaggio cinematografico, che è lo strumento dominante in questa esposizione. Due avventure personali, artistiche e storiche molto singolari che dal 4 maggio 2021 si intrecceranno nelle stanze dell’hub culturale alle porte di Milano.

Giulia Bruno, fotografa e filmmaker, da anni stretta collaboratrice di Armin Linke, ha attraversato il globo alla ricerca di un’utopia, legata alla storia familiare: l’Esperanto, un tempo lingua capace di riconnettere diverse nazioni varcando le frontiere, dall’altra lingua della resistenza, che rinasce in paesi non allineati creando nuove comunità in nome di un progetto di universalismo.

Artificial Act, Research for a film di Giulia Bruno, 2017 – Videostill ©Giulia Bruno

Micol Roubini, artista visiva e filmmaker parte da un’antica fotografia di una casa e una lista di oggetti: le testimonianze più care conservate nell’appartamento milanese di un nonno, scappato dall’Ucraina in seguito allo sterminio della propria famiglia, che si rifugia prima in Russia per poi arrivare in Italia. Saranno questi pochi documenti a guidarla attraverso l’Europa, fino all’Ucraina occidentale, in un paese che in cent’anni ha cambiato cinque volte identità nazionale e che ora attraversa una delicata fase di transizione.

Che cosa è una casa se non il luogo in cui si ritrova la propria lingua natale? Le due artiste, spiega la curatrice Daniela Persico, non hanno paura di scandagliare questioni nevralgiche del Novecento, legate alle proprie storie personali, per arrivare a interrogare il presente – tra situazioni geopolitiche complesse – con la memoria di ciò che è stato. Un percorso in due progetti artistici che prendono forma in istallazioni, film e fotografie, e ci parlano di un “collasso” – quello legato all’Olocausto e quello della fine dell’universalismo – che non possiamo dimenticare.
Oltre alle fotografie, le teche contengono una pluralità di materiali, documenti e scritti, che raccontano di una fase preliminare in cui gradualmente la ricerca artistica prende forma.

Micol Roubini, Schedario, found images

E che cosa ci spinge a cercare la nostra casa? L’origine di una famiglia, persa nelle separazioni della Storia, è un viaggio che segna l’inizio di una nuova consapevolezza e lega la fluidità (solo apparente) dell’Europa contemporanea alle cortine che l’hanno spaccata durante il secondo conflitto mondiale.

Con la nascita della fotografia nasce anche una lingua, l’Esperanto, come diritto linguistico e come tool tecnologico per superare i confini. Come si rimappano e ridisegnano i confini sociali, geografici, culturali attraverso una lingua, la tecnologia e il gesto umano? Il linguaggio è un atto tecnologico?

Saranno gli sguardi delle due artiste che lavorano con il video, ma con pratiche che arrivano da altri ambiti, ad aprire un discorso capace di mettere in connessione il passato personale e intimo di un’Europa ferita e il presente asettico e dimentico, spalancandosi verso una dimensione globale. In cerca di un luogo, fosse anche utopico, dove ha ancora un senso la parola resistenza, e in cui una lingua segreta è più potente dello stesso messaggio veicolato.

Rappresentazione visuale della voce. Laboratorio di Fonetica Sperimentale, Università degli Studi di Torino, 24.11.2019, ©Giulia Bruno

I LUNEDÌ DI CASA TESTORI
Per i lunedì di Casa Tesori, in diretta Facebook e YouTube lunedì 3 maggio 2021 ore 21.15, la curatrice Daniela Persico e le artiste Giulia Bruno e Micol Roubini anticipano i contenuti della mostra. In apertura Federica Fracassi legge i primi versi de Il ventre del teatro, pubblicato da Giovanni Testori sulla rivista “Paragone. Letteratura”, diretta da Roberto Longhi, nel giugno 1968. “La sostanza del teatro è parola in lotta per contenere la realtà e sfuggire alla meccanizzazione”, scriveva Testori nel saggio sottolineando la centralità della parola. L’incontro si chiuderà con il video di un’intervista a Giovanni Testori sul tema del linguaggio, e che si potrà vedere anche nel percorso della mostra. 

Venerdì 7 maggio, dalle 15.00 alle 19.00, visite guidate in presenza su prenotazione con artiste e curatrice; alle 19.30 video in diretta Facebook o YouTube per esplorare la mostra online.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 1 maggio 2021
Immagine di apertura: Micol Roubini, Veglia, still da video 2019

COLLASSO ANALITICO 
4 maggio – 4 giugno 2021
Ingresso libero 

Casa Testori
largo Angelo Testori, 13, Novate Milanese (MI)  Informazioni: info@casatestori.it
tel. +39.0236586877
Prenotazione: scoprire@casatestori.it
www.casatestori.it