Saranno battuti all’asta gli arredi e gli oggetti presenti nell’ultima casa abitata da Maria Pia Tavazzani Fanfani, in Corso Rinascimento a Roma, acquistata dopo che un devastante incendio aveva reso inagibile l’appartamento di Via Platone alla Balduina, dove aveva trascorso ventiquattro anni di matrimonio con il Senatore Amintore Fanfani. Tra i pezzi in vendita, la straordinaria collezione di onorificenze internazionali conferite a entrambi nel corso di due lunghe carriere di potere; una selezione del guardaroba di Maria Pia; le argute caricature dei protagonisti della politica italiana postbellica disegnate da Amintore e tanti cimeli e arredi.

Una insolita guarnizione da giacca costituita da sedici miniature di onorificenze guadagnate sul campo durante la lotta alla carestia nel mondo, montate su una catena d’oro, è l’unico gioiello, insieme alla fede nuziale, conservato da Maria Pia Tavazzani Fanfani dopo la decisione, presa su suggerimento di Madre Teresa di Calcutta, di vendere gli ori di famiglia per raccogliere fondi a favore delle popolazioni terremotate delle Marche e dell’Umbria.

Sono presenti anche gli “ordini cavallereschi”, ossia le medaglie al merito militare o civile, conferiti ad Amintore Fanfani dai governi di ogni parte del mondo: una collezione straordinaria per quantità, rarità e bellezza dei pezzi. Sei volte presidente del Consiglio, cinque presidente del Senato, due segretario della Democrazia Cristiana – il più potente partito italiano del dopoguerra di cui fu anche presidente – undici volte Ministro, presidente dell’Assemblea Generale della Nazioni Unite nel ’65 e senatore a vita dal ’72. Nel ’58 Amintore Fanfani rivestì il triplice ruolo di segretario del suo partito, presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, un caso unico nella storia della Repubblica italiana.

È lungo l’elenco dei nomignoli con cui veniva chiamato: uno dei Professorini, Cavallo di razza oppure Pony di razza, il De Gaulle italiano, Il Rieccolo, e poi Mezzotoscano, Nano maledetto …. Brillanti e argute appaiono oggi le caricature della classe politica italiana – tra cui spicca Einaudi in forma di cavalletta – disegnate dallo stesso Fanfani durante le interminabili sedute parlamentari, del Consiglio dei Ministri o quelle fondative della Costituente: sua è la formula del più famoso articolo della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.

In ambito di first ladies, c’è un prima Maria Pia e un dopo Maria Pia. Una linea di demarcazione tracciata tra le mogli dei politici quali entità neutre e defilate, e quelle, come lei, che brillavano di luce propria. Figlia di un industriale tessile lombardo, Maria Pia Tavazzani, sposò giovanissima un facoltoso imprenditore milanese. Abbinava mondanità e impegno sociale. Da una parte le prime alla Scala, i fine settimana nella villa di Portofino o in quella di Crans-sur-Sierre in Svizzera, i ricevimenti dai Crespi e dai Falk; dall’altra la convinzione di dover fare la sua parte per rendere il mondo migliore.

Nell’azienda paterna, dove aveva cominciato a lavorare molto presto, aveva promosso la costruzione di case per gli operai; fu staffetta nella brigata partigiana guidata dal fratello, avventurosamente sfuggita a una pattuglia tedesca che l’aveva catturata mentre guidava in Svizzera alcuni ebrei; fondatrice, già nel ’42, a vent’anni, della sua prima associazione umanitaria, First Help; in missione negli USA nel ’46 per sollecitare il contributo americano alla ricostruzione del Paese; in prima fila, negli anni ’50, nella lotta contro la povertà dell’immediato dopoguerra, da lei combattuta distribuendo viveri, vestiti e televisori, il nuovo elettrodomestico che, ne era certa, si sarebbe rivelato fondamentale per debellare l’emarginazione sociale. Nel 1972, l’anno del suo primo incontro con Amintore Fanfani, che sarebbe diventato il suo secondo marito, girava il mondo come fotografa, allieva di Evelyn Hofer, reporter di Life.

Il sessantasettenne Amintore, prima di sposarla, le chiese di rinunciare alla Jaguar, al golf, alla villa in Svizzera, e lei accettò. Destò un piccolo scandalo fin dal suo primo ingresso a Palazzo Chigi, nel 1982, avvenuto come una First Lady alla Casa Bianca. Alcuni capi del suo guardaroba, anch’essi messi all’asta, restituiscono l’immagine di una donna di sobria eleganza, molto milanese nella scelta di abiti dalle linee nitide e moderne. Perfetti quelli creati per lei da Mila Schön, tra cui spicca l’abito rosa e viola indossato da Maria Pia nel 1981 al matrimonio tra il principe Carlo d’Inghilterra e Lady Diana Spencer.

Maria Pia mise al servizio di Amintore il suo insuperabile talento nel tessere relazioni di altissimo profilo, anche a livello internazionale, in cambio avvantaggiandosi di una posizione utile alla sua missione umanitaria. Come presidente del Comitato femminile della Croce Rossa Italiana dal 1983 al 1994, vice presidente della Lega Internazionale sia della Croce Rossa che della Mezza Luna Rossa dal 1985 al 1989, nonché fondatrice di importanti associazioni umanitarie, portò a termine ben 208 missioni di soccorso durante guerre ed emergenze, raccogliendo grandi somme di danaro e quantità di viveri.

Non ha lasciato ricchezze dietro di sé, così come non le aveva lasciate il marito Amintore. Per espressa volontà di Maria Pia Tavazzani Fanfani, i proventi ricavati dalla vendita dei suoi oggetti personali saranno impiegati per onorare tutte le piccole pendenze a cui la morte, sopraggiunta all’età di 97 anni, non le aveva dato il tempo di far fronte. Per il resto il suo lascito è morale.

Memorabilia, onorificenze, fashion & luxury, opere e oggetti d’arte, arredi di Maria Pia e Amintore Fanfani sono in vendita all’asta il 24 giugno 2021, con esposizione nei giorni precedenti presso Palazzo Caetani Lovatelli a Roma. La seconda parte dell’asta sarà in calendario nel mese di luglio. Info: www.bertolamifinearts.com

C.S.M.