La discesa che porta verso Piazza Santa Barbara è affollata di gente ordinata, che chiacchiera contenta di aver ritrovato l’amica musica, dopo tanti mesi di silenzio indotto dalla pandemia. Pochi passi e si inizia a sentire un “tappeto” di note. Al pianoforte, immerso nei propri personali pensieri artistici, dimentico di quanti stanno prendendo posto per il concerto fissato di lì a pochi minuti, è Alexander Lonquich, fin dalla prima edizione Artist in residence a Trame Sonore. Può sembrare una nota di colore ma non lo è. È invece un’immagine fedele dello spirito più autentico che muove il Mantova Chamber Music Festival: un luogo dell’anima, dove artisti da tutto il mondo vengono a suonare per la gioia personale di farlo, e per condividere questo sentimento con i colleghi e con il pubblico.

Ogni anno nascono abbinamenti inconsueti. Accanto alle formazioni codificate, si creano ensemble inediti, i cui componenti sono solisti di prima grandezza. È uno dei tanti modi in cui Trame si rinnova, pur mantenendo invariata la formula, e ogni anno offre degli unicum destinati a rimanere nella memoria collettiva.

Il magnifico “problema” per gli ascoltatori, si sa, è tessere la propria Trama trovandosi a dover scegliere tra concerti in simultanea, da mattina a sera, all’interno di un’offerta che anche nel presente anno, ancora difficoltoso causa virus, ha mantenuto la qualità di sempre e quasi gli stessi numeri, con circa 250 artisti e 150 eventi distribuiti nell’arco di cinque giorni. Fatto, questo, che ha confermato Trame come una delle più importanti rassegne in Italia e oltre confine. Infatti, è sotto gli occhi di tutti, durante la pandemia sono fioccati esempi di manifestazioni dal nome prestigioso ridotte dal covid all’ombra di se stesse. Trame no: ha subìto ripercussioni minime, grazie all’efficienza di uno staff pronto a far fronte alle nuove esigenze e alla voglia granitica dei musicisti di esserci. Lo scorso anno così come questo 2021, il Mantova Chamber, collocato a cavallo del ponte del 2 giugno, è stato uno dei primi a ripartire, tracciando una strada che molti hanno poi imitato e replicando standard di eccellenza che pochi altri (festival o teatri) sono riusciti a mantenere.

Va infine sottolineato il piccolo miracolo laico dell’essere riusciti, nel rigoroso rispetto delle norme sul distanziamento, a preservare intatta l’anima della musica da camera, fatta per piccoli spazi e per un contatto ravvicinato (ma a distanza di sicurezza) tra esecutori e ascoltatori: un’atmosfera intima e raccolta, messa a confronto con le bellezze dei palazzi e delle piazze ospitanti.

Giovanni Bietti ha suggerito di seguire la Trama dei compositori meno noti o dei brani di non frequente esecuzione, per arricchire il proprio bagaglio di conoscenza. Così il compositore rumeno George Enescu è stato protagonista di un evento tra i più gettonati, che ha visto sul palco gli straordinari archi di Ilumina Octet, che hanno dato vita a un concerto di ampio respiro e cantabilità: Liza Ferschtman, Tai Murray, Nathan Amaral, Hanan Santos violini, Jennifer Stumm e Gabriel Iscuissati viole, Giovanni Gnocchi e Guilherme Moraes violoncelli.

Rigore tecnico ed espressività, precisione e sentimento sono le caratteristiche conniventi nel Quatuor Hermès, nella formazione che ha visto Omer Bouchez al violino, Elise Liu al violino, Yung-Hsin Lou Chang viola, Yan Levionnois violoncello. Il quartetto, in differenti momenti, ha affrontato una varietà di autori e confermato con essi una versatilità sfociata in simbiosi intellettiva, accolta ogni volta dall’incontenibile entusiasmo del pubblico.

L’affermazione pare azzardata, eppure è veritiera: non si può dire di conoscere la musica barocca senza aver ascoltato, almeno una volta nella vita, le delizie sonore cui ha abituato Ensemble Zefiro, gruppo di riferimento mondiale per il Settecento musicale. Alfredo Bernardini all’oboe e Alberto Grazzi fagotto (tra i fondatori dell’ensemble assieme all’altro fratello Grazzi) si sono in questa occasione presentati assieme a Silvia Schweinberger al violino e Takashi Watanabe al clavicembalo, proponendo un concerto incentrato su Händel, Vivaldi e Pla, di radiosa luminosità, di un gusto interpretativo fresco e vivace, e, come è in Zefiro connaturato, portando la raffinatezza stilistica a vette per altri inarrivabili.

I ‘round midnight sono stati anticipati come orario, nel rispetto del coprifuoco. Tra questi, il Kelemen QuartetBarnabas Kelemen e Jonian Ilias Kadesha violini, Katalin Kokas viola, Vashti Hunter violoncello – si sono soffermati su Bela Bartòk, eseguito con sfoggio di colori e sfumature. Il violino di Barnabas Kelemen è poi tornato, assieme al pianoforte di Alexander Lonquich, alla viola di Katalin Kokas e al violoncello di Nicolas Altstaedt, in un Dvořák fluido e appassionato, coinvolgente e avvolgente.

Lonquich vanta inoltre un’intesa più che consolidata, soprattutto nella cura dei dettagli, con l’Orchestra da Camera di Mantova, giunta al suo quarantesimo compleanno, che gli estimatori hanno potuto festeggiare seguendo la Trama intitolata 40CM. L’Orchestra ha rinnovato la propensione all’approccio di generi differenti in un appuntamento molto frequentato dedicato al jazz, che ha visto sul palco l’Ocm jazz acoustic string, con gli arrangiamenti di gusto classico di Cesare Carretta, primo violino, e la voce di Valeria Perboni a misurarsi con il mito di Ella Fitzgerald.

Infine, il gradito ritorno di Alfred Brendel, Guest of Honor, che ha nuovamente regalato una lezione di perfezionamento aperta al pubblico oltre a essersi confuso tra il pubblico in alcuni concerti, sposando appieno l’autentico spirito di Trame.

I numeri parlano da soli. Pur non avendo raggiunto i record dei 50 mila spettatori pre covid, il successo è stato importante avendo registrato 20 mila presenze di un pubblico affezionato, esperto ed esigente, giunto da tutta Italia e dall’estero, con molti eventi sold-out già in prevendita. Soddisfazione è stata espressa dal Direttore artistico Carlo Fabiano«Salvare il festival dal silenzio era essenziale per una realtà giovane come la nostra e così importante per la coesione spirituale della comunità artistica europea, ferita dalla lunga inattività». Ora si guarda al 2022, quando, dal 1 al 5 giugno, si festeggerà il decennale di Trame Sonore. Nel frattempo, si attende il ritorno della stagione concertistica invernale Tempo d’Orchestra, anch’essa organizzata da Oficina OCM.

Resoconto Maria Luisa Abate
Visto a Mantova dal 29 maggio al 2 giugno 2021
Trame Sonore – Mantova Chamber Music Festival