Dopo otto anni di lavoro si è conclusa la campagna di restauri nella Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee, gioiello del gruppo Musei del Bargello a Firenze. L’intervento ha interessato sia le tombe con le celebri statue, sia il parato della Sagrestia Nuova. Il restauro consente altresì oggi di capire maggiormente le fasi costruttive e il metodo usato da Michelangelo nella realizzazione dell’insieme.

Un’impresa lunga e complessa, svolta da un team di ricercatrici dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPC-CNR) e dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), sotto la guida di Monica Bietti, funzionario storico dell’arte e già responsabile del Museo delle Cappelle Medicee, d’intesa con il Direttore dei Musei del Bargello, Paola D’Agostino.

Colonie di ceppi batterici usate sulle sculture di Michelangelo Foto per gentile concessione di ENEA

L’esito è dovuto anche a una campagna di indagini e all’utilizzo di un’innovativa tecnica di biopulitura messa a punto dall’ENEA che utilizza delle colonie di batteri per ripulire i marmi dai segni del tempo, e che è stata utilizzata per la prima volta su dei capolavori del Buonarroti e in particolare sui sarcofagi e su parte delle sculture dei monumenti funebri di Giuliano duca di Nemours e di Lorenzo duca d’Urbino. La fase di progettazione del restauro è stata preceduta dalla campagna fotografica a luce visibile e da indagini fotografiche a fluorescenza indotta da luce ultravioletta e con luci infrarosse. Inoltre, sulle sculture, sono state effettuare misurazioni colorimetriche e di riflettanza del marmo.

La Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee è il risultato di una straordinaria fusione fra spazio architettonico, elementi funzionali, elementi decorativi, proporzione delle forme nell’uso calibrato di pieni e di vuoti, in marmo e in pietra serena, di luce, ombre, colore e materia. Un luogo sorprendente, ultima impresa fiorentina di Michelangelo, che necessitava di un’accurata manutenzione dopo l’ultimo intervento conservativo del 1988.

Sacrestia Nuova, Michelengelo, Lorenzo duca di Urbino, ph. A.Quattrone

SAGRESTIA NUOVA – CENNI STORICI
La Sagrestia Nuova fu compiuta da Michelangelo per i due papi Medici: Leone X e Clemente VII, a partire dal 1519. Dopo la morte del fratello Giuliano, duca di Nemours (17 marzo 1516, stile corrente) e dell’amatissimo nipote Lorenzo duca di Urbino (4 maggio 1519), Leone X decise di abbandonare il progetto della facciata di San Lorenzo affidato a Michelangelo e, con grande contrarietà dell’artista, di affidargli la realizzazione di una nuova cappella funebre per accogliere le spoglie mortali dei suoi congiunti.

Il cantiere partì lentamente nel 1521 e solo nel 1524, per volere di Clemente VII, Michelangelo risultò impiegato a tempo pieno nel lavoro. Nel 1526 si ha informazione del completamento della lanterna. È Michelangelo a darne notizia a papa Clemente VII. Con il “sacco di Roma” del 1527 i lavori registrarono un progressivo rallentamento e nel 1529 il cantiere venne bloccato, per poi riprendere nel 1530.

Nel 1532 Giovanni da Udine iniziò la decorazione a stucco e oro dei “lacunari” della cupola e nell’anno successivo la tomba di Lorenzo, duca di Urbino fu portata a compimento. La morte di Clemente VII, nel 1534, decretò l’arresto dei lavori e l’allontanamento definitivo di Michelangelo da Firenze. Al momento della partenza di Michelangelo da Firenze sembra che le sette sculture da lui eseguite (I due duchi, le quattro parti del giorno, la Madonna col Bambino) fossero state lasciate sul pavimento della Sagrestia Nuova, ancora privo di rivestimento. Sarebbero state collocate nel 1545, ma lo stato della sagrestia, usata in quel tempo come luogo privato di sepolture della famiglia Medici, era poco rassicurante, come ebbe a esplicitare Vasari al duca Cosimo I nel 1563. Fu quest’ultimo a volgere le proprie attenzioni al completamento della cappella.

Indagini colorimetriche sulla statua dell’Aurora del monumento funebre di Lorenzo duca d’Urbino – Foto per gentile concessione del CNR

La morte di Cosimo e quella di Vasari (1574), a pochi mesi l’uno dall’altro, causò una nuova interruzione della decorazione della Sagrestia Nuova che fu ripresa solo con l‘ultima principessa Medici, Anna Maria Luisa Elettrice Palatina (1667-1743). La Sagrestia Nuova restò “cappella dei depositi”, ossia sepolcreto dei granduchi e dei loro familiari, fino alla fine del governo mediceo, mentre i Lorena trasferirono i corpi nel sotterraneo della Cappella dei Principi, dando finalmente ordine alle sepolture del ramo granducale della famiglia Medici.


C.S.M.
Fonte: Ufficio stampa Musei del Bargello, 8 giugno 2021
Immagine di apertura: Sacrestia Nuova, Michelangelo,
Tomba di Giuliano duca di Nemours, dopo il restauro
© photo Antonio Quattrone 2020