È terminato il restauro del dipinto cinquecentesco di Agnolo Bronzino raffigurante Laura Battiferri e conservato al Museo di Palazzo Vecchio, durato cinque mesi ed eseguito grazie al generoso supporto di Friends of Florence. L’opera, in partenza per gli Stati Uniti, è una delle protagoniste alla mostra “The Medici: portraits and politics, 1512–1570”, curata da Keith Christiansen e Carlo Falciani, che apre il 21 giugno 2021 al Metropolitan Museum of Art di New York. Laura Battiferri era una donna eccezionale per la sua epoca e un esempio anche oggi di intelligenza e di conoscenza poetica, sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente di Friends of Florence.
Il restauro, spiegano Andrea e Lucia Dori, è stato reso necessario dalle vistose alterazioni che avevano subito, nel corso tempo, i vecchi ritocchi e le vernici applicate negli interventi precedenti, l’ultimo dei quali risalente agli anni 60/70 del secolo scorso. Il restauro è stato accompagnato da un’accurata campagna di indagini diagnostiche non invasive che ha fornito molte informazioni sulla tecnica costruttiva del supporto, sugli strati preparatori e dipinti, sui pigmenti adoperati dall’artista e sui materiali di restauro presenti sull’opera.
SCHEDA STORICO ARTISTICA (estratto dalle note di Serena Pini)
È di Agnolo di Cosimo Tori, detto Bronzino, l’olio su tavola Ritratto di Laura Battiferri, del 1555-1560 circa. Questo celebre dipinto, firmato da Bronzino in basso a sinistra, è una delle opere più rappresentative del dibattito sul rapporto tra arte e poesia che appassionava gli intellettuali dell’Accademia Fiorentina all’epoca di Cosimo I de’ Medici. Passato attraverso diverse collezioni private, giunse in Palazzo Vecchio nel 1933, per lascito testamentario, dalla raccolta di Charles Loeser, studioso d’arte americano vissuto a Firenze, che per primo probabilmente riconobbe l’esatta identità dell’effigiata.
Laura Battiferri rappresenta, per la sua epoca, un raro caso di donna letterata, riconosciuta e stimata dai suoi contemporanei. Nata a Urbino nel 1530, ebbe la straordinaria occasione di compiere studi umanistici e frequentare gli intellettuali della corte roveresca. Dopo la morte del primo marito, sposò nel 1550 l’architetto e scultore fiorentino Bartolomeo Ammannati con il quale visse i primi cinque anni a Roma e poi a Firenze. Qui la poetessa entrò subito in contatto con gli intellettuali che gravitavano intorno all’Accademia fondata dal duca Cosimo I, come Benedetto Varchi, Luca Martini, Annibal Caro, il Lasca e lo stesso Bronzino, ricevendo manifestazioni di stima e instaurando con alcuni di loro profondi e duraturi rapporti di amicizia. Tra questi, particolarmente intimo fu il sodalizio intellettuale, basato sulla comune passione per la poesia di Petrarca, che strinse con il pittore Bronzino, esponente di spicco del Manierismo fiorentino, ritrattista della corte medicea, ma anche autore di rime.
I due si scambiavano versi in stile petrarchesco nei quali la Battiferri era paragonata ora alla Dafne del mito ovidiano, ora ai sommi poeti del Trecento e alle loro muse Laura e Beatrice. Solo una minima parte di questa corrispondenza confluì nel Primo libro dell’opere toscane, dedicato alla duchessa Eleonora di Toledo, che la poetessa urbinate pubblicò nel 1560.
Come in altri suoi ritratti di intellettuali fiorentini, Bronzino inserisce nel dipinto l’attributo parlante di un libro aperto con testi scritti in corsivo per essere letti in relazione al personaggio raffigurato. L’elegante manoscritto con coperta verde e taglio dorato che Laura tiene tra le mani è aperto sulla trascrizione di due sonetti del Canzoniere. Con questi versi il pittore rende omaggio all’amica sia come poetessa, che come moderna reincarnazione della Laura petrarchesca. Non a caso il dipinto era stato erroneamente interpretato in passato come un ritratto ideale della donna amata da Petrarca.
M.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Friends of Florence, 4 giugno 2021