Presso la Sezione Egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna è visibile al pubblico il restauro tessile di una mummia millenaria di persona adulta conservata nei depositi del museo dal lontano 1994 e in parte ancora inedita. La mummia appartiene alla straordinaria collezione di antichità egizie, greche, etrusche e romane che Pelagio Palagi (Bologna, 1775 – Torino, 1860), poliedrica figura di architetto, pittore, scultore, ornatista e collezionista, destinò per lascito testamentario al Comune di Bologna. L’intervento conservativo si svolge in tre tranches: 16-18 giugno, 12-16 luglio, 30 agosto-3 settembre 2021, durante gli orari di apertura del museo.
Il Museo Civico Archeologico | Istituzione Bologna Musei e i Musei Civici di Mantova annunciano l’avvio di un’importante iniziativa congiunta di recupero, valorizzazione e divulgazione del patrimonio culturale attraverso il progetto “Oltre le bende: storia di un antico egiziano. Progetto per la Collezione egiziana di Giuseppe Acerbi, Museo della Città di Mantova”.
Il trattamento conservativo rappresenta la premessa necessaria al trasferimento in sicurezza della mummia, che il Museo Civico di Bologna ha concesso in prestito ai Musei Civici di Mantova per una durata di 5 anni, unitamente a un prezioso gruppo di 11 bronzetti di divinità egiziane. A distanza di 27 anni, la mummia tornerà quindi visibile al pubblico nella sede di Palazzo San Sebastiano a Mantova per arricchire e integrare la Collezione Egiziana di Giuseppe Acerbi.
La collezione Acerbi è frutto della passione collezionistica dello studioso, diplomatico e viaggiatore mantovano Giuseppe Acerbi (Castelgoffredo 1773-1846), che soggiornò in Egitto dal 1826 al 1834, ricoprendo l’incarico diplomatico di Console Generale d’Austria. La Collezione egiziana si compone di 414 oggetti, che datano dalla fine dell’Antico Regno (2707-2170 a.C.), sino all’Epoca Greco-Romana (332 a.C.-395 d.C.).
Palagi e Acerbi furono due tra i più importanti collezionisti di antichità egiziane della prima metà dell’Ottocento. L’iniziativa costituisce solo uno dei tasselli di un accordo pluriennale di più ampio respiro, siglato nel 2017 tra l’istituzione bolognese e quella mantovana, nell’ambito del piano di riordino complessivo delle collezioni civiche della città lombarda con l’obiettivo primario di studiare, valorizzare e migliorare la fruizione pubblica di un importante patrimonio archeologico, etnografico e storico-artistico: nel nuovo percorso espositivo del Museo di Palazzo San Sebastiano a Mantova verranno infatti trasferiti i due importanti nuclei di reperti di Giuseppe Acerbi e di Ugo Sissa.
APPROFONDIMENTI
LA MUMMIA EGIZIA DEL MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA (INV. MCABO EG 1976): STORIA COLLEZIONISTICA
Pelagio Palagi acquistò questa mummia, il cui contesto archeologico di provenienza rimane tuttora sconosciuto, nel 1833 assieme a due sarcofagi a cassa e a un’altra mummia. Il mercato antiquario offriva allora molte opportunità di acquisto, sia per l’arrivo di consistenti nuclei di oggetti direttamente dall’Egitto sia per lo smembramento di importanti collezioni costituite nel XVIII secolo e Palagi attinse certamente a entrambi i canali per i suoi acquisti. L’artista all’epoca si era già trasferito da Milano a Torino al servizio di Carlo Alberto di Savoia come “pittore preposto alla decorazione dei Reali Palazzi”, ma queste antichità egiziane, così come varie altre, continuarono ad arricchirne la casa museo milanese, da dove furono trasferite a Bologna dopo la sua morte.
Nel passaggio da Milano a Bologna si perse contezza di questa e di altre mummie perché nascoste all’interno di sarcofagi, non sempre di pertinenza. Il primo a registrare a Bologna l’esistenza della mummia fu Giovanni Kminek-Szedlo, primo curatore della Collezione Egiziana del Museo Civico inaugurato nel 1881 in Palazzo Galvani. La mummia restò ininterrottamente esposta al primo piano del museo sino al 1994, anno in cui fu trasferita nei depositi, in concomitanza al trasferimento della Collezione Egiziana in nuovi spazi museali al piano interrato di Palazzo Galvani.
RICERCHE DIAGNOSTICHE
Sotto la direzione scientifica di Daniela Picchi, è stato definito un articolato programma di indagini diagnostiche per studiare i resti umani, le tecniche di imbalsamazione e i tessuti utilizzati per il bendaggio della mummia. Le indagini di imaging hanno compreso la TAC effettuata nel gennaio 2020 presso il Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna sotto la direzione della Prof.ssa Rita Golfieri.
L’Eurac Research – Istituto per lo studio delle mummie di Bolzano diretto da Albert Zink, dapprima ha esaminato sotto la supervisione di Marco Samadelli lo stato di conservazione della mummia, mentre Alice Paladin, responsabile del laboratorio di Antropologia, ha condotto lo studio antropologico, paleopatologico e delle tecniche di imbalsamazione sul corpo mummificato.
I RISULTATI DELLE INDAGINI
È stato possibile determinare il sesso maschile dell’individuo, l’altezza di circa 160-163 cm, l’età biologica alla morte, sopraggiunta in età matura, tra i 50-55 anni, oltre a stabilire una discreta conservazione dei suoi tessuti e delle sue strutture anatomiche. L’analisi paleopatologica non ha permesso di determinare la causa di morte.
I tessuti utilizzati per avvolgere il corpo risalgono all’VIII-VI sec. a.C. Questo dato esclude che la mummia sia appartenuta originariamente ai sarcofagi acquistati da Palagi nel 1833, perché più antichi di molti secoli (Medio Regno, 2046-1794 a.C.). Il fatto non sorprende perché era abitudine diffusa nell’Ottocento quella di assemblare materiali di provenienza e datazione anche diverse per aumentare il prezzo di vendita sul mercato antiquario.
IL RESTAURO CONSERVATIVO
L’intervento è stato affidato alla restauratrice di tessuti antichi Cinzia Oliva. Il corpo era stato bendato utilizzando un ricco apparato tessile, caratterizzato da due sudari sovrapposti, presumibilmente tinti di rosso (il colorante compare solo in alcune parti, più protette dalla luce), e da bende ricavate da teli di grandi dimensioni.
Il restauro si propone di stabilizzare lo stato di conservazione, arrestando il degrado del materiale mediante la rimozione delle cause principali (polvere, agenti inquinanti, stress meccanico, deformazioni), di recuperare l’integrità del bendaggio, sia dal punto di vista meccanico che estetico e di studiare l’apparato tessile.
M.C.S.
Fonte Ufficio Stampa Bologna Musei
e Ufficio Stampa Comune di Mantova, 15 giugno 2021
OLTRE LE BENDE: storia di un antico egiziano.
Progetto per la Collezione egiziana di Giuseppe Acerbi, Museo della Città di Mantova
16 giugno – 3 settembre 2021
Museo Civico Archeologico
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