Da gennaio si è insediato il nuovo management di Fondazione Arena. Per il Festival che riveste caratteri d’unicità e che da più di un secolo testimonia nel mondo l’eccellenza areniana e italiana, dopo il periodo buio della soglia del fallimento e poi del commissariamento, questa è una ripartenza, un anno zero, spiega Federico Sboarina, sindaco di Verona e presidente della Fondazione, ringraziando IL sovrintendente e direttore artistico Cecilia Gasdia, che sottolinea preferire la declinazione al maschile.
La situazione difficile non è ancora del tutto risolta e quando si accenna a un impegno corale in cui ciascuno ha «messo del suo» non sono parole teoriche: tutti, artisti e lavoratori, hanno accettato una riduzione della retribuzione. Gli artisti, per amore verso questo luogo magico, percepiscono cachet ridotti rispetto al loro solito. Ma loro vanno e vengono, focalizza Gasdia, mentre i lavoratori sono qui continuativamente. Questi ultimi, ammette Sboarina, non hanno percepito gli stipendi degli scorsi mesi di ottobre e novembre. Pagare regolarmente le mensilità è l’obiettivo del prossimo anno, che punta sull’incremento degli sponsor e sul dimezzare le spese, per rilanciare «il nostro gioiello» e ripensarlo con un pizzico d’orgoglio, consapevoli della sua ineguagliabilità, che l’estero ci invidia.
La stagione, mette in chiaro il sovrintendente «è frutto di scelte assolutamente personali e me ne assumo la responsabilità”. Ma soprattutto, lo si ricorda ripetutamente, è il risultato del grande lavoro della squadra dei collaboratori, che è stata presentata al gran completo durante la conferenza stampa indetta nella sala Arazzi del Comune di Verona. Il Festival punta a dare stabilità alla Fondazione partendo dalla qualità del prodotto, che unisce grandi star internazionali e giovani talenti, anch’essi già in carriera. Dalla “mascotte” di ventuno anni, al decano di settantasei primavere. Il nome è facilmente intuibile: l’inossidabile Leo Nucci, che aveva intenzione di non affrontare più determinati ruoli e invece non ha saputo rifiutare l’invito. Il trenta per cento degli artisti presenti in questo Festival sono al debutto in Arena. Significa che anche se cantano in tutto il mondo, non hanno mai avuto occasione di venire qui prima. Poi ci sono volti nuovi, perché storicamente l’anfiteatro ha sempre rivestito il ruolo di scopritore di voci. I cast non vengono frammentati durante le recite come avveniva in passato, ma si creano dei blocchi che si esibiscono assieme, per favorire la coesione durante le prove. Cecilia Gasdia nutre un solo rammarico: non essere riuscita ad avere Kaufmann, impegnato in modo inderogabile, ma i grandi tenori non mancano, si affretta a specificare. «Questa è la nostra stagione. Ce la faremo!»
Importanti direttori, registi di fama internazionale, stelle della lirica e nuovi astri nascenti dell’opera caratterizzano la 96a edizione del Festival lirico all’Arena di Verona, che prende il via il 22 giugno fino al 1° settembre 2018, per quarantasette serate all’insegna della grande musica sotto le stelle nel teatro lirico all’aperto più grande del mondo. I complessi artistici e tecnici areniani, con la loro alta professionalità, portano in scena ogni sera un titolo differente, per un Festival unico che da oltre cento anni continua a stupire ed emozionare il suo pubblico.
L’Opera Festival 2018 inaugura venerdì 22 giugno con “Carmen”, capolavoro di Georges Bizet che trasporta il pubblico in un’arena dentro l’Arena per vivere il dramma di amore e morte della bella sigaraia spagnola. L’opera è rappresentata per tredici serate (repliche 29 giugno ore 21.00 – 6, 11, 17, 21 luglio ore 21.00 – 3, 9, 12, 22, 25, 28, 31 agosto ore 20.45) nel nuovo allestimento a firma di Hugo de Ana, che cura regia, scene e costumi. La nuova produzione intende offrire una diversa lettura dell’opera, consapevole dell’importante eredità lasciata nella storia dell’anfiteatro veronese dalla memorabile produzione di Franco Zeffirelli, replicata in numerosi Festival a partire dal 1995. De Ana, coadiuvato nelle coreografie da Leda Lojodice, traspone la sua Carmen un secolo dopo rispetto al libretto, negli anni Trenta del Novecento, periodo storico significativo per sottolineare la ricerca incessante della protagonista verso la sua indipendenza e libertà, che la porterà come un torero nella Plaza de Toros ad affrontare fino alla morte la prepotenza maschile e una società ostile al suo essere zingara, quindi diversa. Sul podio areniano per la prima volta il giovane direttore Francesco Ivan Ciampa, dopo gli ottimi riscontri di critica e pubblico delle recenti performance con Fondazione Arena al Teatro Filarmonico. Tre voci importanti danno corpo all’eroina del titolo: Anna Goryachova, che con l’inaugurazione del Festival fa il suo debutto in Arena, Anita Rachvelishvili, vera e propria specialista del ruolo, e Carmen Topciu, già apprezzata lo scorso anno. Accanto a loro, il passionale Don José è interpretato da quattro tenori di rilievo internazionale: Brian Jagde, al suo primo confronto con l’anfiteatro come Marcelo Puente e Luciano Ganci, oltre al ritorno di Francesco Meli. Nei panni del bell’Escamillo sono Alexander Vinogradov, Erwin Schrott e Alberto Gazale. Per la prima volta in Arena interpreta la dolce e risoluta Micaela Mariangela Sicilia, alternandosi con Ruth Iniesta, Eleonora Buratto e Serena Gamberoni.
Come da tradizione, la sera successiva, sabato 23 giugno, è la volta dell’opera simbolo della stagione estiva: “Aida” di Giuseppe Verdi, proposta per sedici date fino a concludere il Festival (repliche: 28 giugno ore 21.00 – 8, 10, 14, 19, 22, 27 luglio ore 21.00 – 2, 5, 7, 11, 19, 23, 29 agosto ore 20.45 – 1 settembre ore 20.45) nell’imponente messa in scena ideata nel 2002 dal genio di Franco Zeffirelli, impreziosita dagli iconici costumi di Anna Anni e dalle coreografie di Vladimir Vasiliev che, insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine della stella d’Italia, nel 2018 celebra i sessant’anni di attività artistica di cui cinquanta legati all’Italia, dove lavora dal 1968. Dal podio, i direttori Jordi Bernàcer, Daniel Oren e Andrea Battistoni guidano una compagnia di protagonisti segnata dall’apprezzato ritorno di Anna Pirozzi, Kristin Lewis, Maria José Siri, Susanna Branchini e Hui He nel personaggio del titolo, accanto all’Amneris di Violeta Urmana, Carmen Topciu, Anita Rachvelishvili e Judit Kutasi al suo debutto areniano. Il ruolo del tenore Radamès vede alternarsi Yusif Eyvazov, Marco Berti, Carlo Ventre, Gregory Kunde e Walter Fraccaro, mentre quello del baritono Amonasro Luca Salsi, Sebastian Catana, Ambrogio Maestri, Amartuvshin Enkhbat, Federico Longhi
e Gocha Abuladze
, altra nuova voce del cast 2018.
Da sabato 30 giugno per cinque recite (repliche: 5, 13, 18, 26 luglio ore 21.00) si aggiunge al cartellone un’altra opera colossal: “Turandot” di Giacomo Puccini, proposta ancora una volta nella scenografica produzione del 2010 firmata per regia e scene da Franco Zeffirelli, con i ricercatissimi e preziosi costumi del premio Oscar Emi Wada. A completare l’atmosfera della Cina imperiale i posati movimenti coreografici di Maria Grazia Garofoli. Impegnati con la direzione d’orchestra troviamo nuovamente Daniel Oren e Francesco Ivan Ciampa. Nei panni dei protagonisti Anna Pirozzi, che si dà il cambio con Rebeka Lokar per la gelida principessa di ghiaccio, accanto al Calaf di Gregory Kunde e Murat Karahan. Nei panni di Liù debuttano in Arena le giovani stelle Vittoria Yeo, Ruth Iniesta ed Eleonora Buratto.
Per sei appuntamenti da sabato 7 luglio (repliche: 12, 20, 28 luglio ore 21.00 – 10, 18 agosto ore 20.45) il quarto titolo monumentale di questa stagione estiva, “Nabucco” di Giuseppe Verdi, è riproposto nell’allestimento che ha inaugurato con successo il Festival lirico 2017, per regia e costumi di Arnaud Bernard, con le scene di Alessandro Camera. Jordi Bernàcer torna a dirigere questo dramma verdiano. Interpretano il protagonista due baritoni dalle solide carriere internazionali: Amartuvshin Enkhbat e Luca Salsi, impegnati durante tutto il Festival anche in altri importanti ruoli. Nella figliastra Abigaille possiamo apprezzare ancora Susanna Branchini e Rebeka Lokar, applauditissime l’anno scorso nel medesimo ruolo, accanto alla Fenena di Géraldine Chauvet e Carmen Topciu. Completano i ruoli principali le nuove voci di Luciano Ganci e Vincenzo Costanzo come Ismaele, accanto ai conosciuti Rafał Siwek e Riccardo Zanellato per Zaccaria.
Nell’anno che ricorda i centocinquant’anni dalla scomparsa di Gioachino Rossini non può mancare “Il barbiere di Siviglia”, proposto da sabato 4 agosto (repliche: 8, 17, 24, 30 agosto ore 20.45) nel riuscito allestimento che trasforma l’anfiteatro nel favolistico giardino delle meraviglie creato nel 2007 ancora una volta da Hugo de Ana, con le divertenti coreografie di Leda Lojodice. Per l’occasione Daniel Oren e Andrea Battistoni guidano un cast d’eccezione, che vede due leggende del repertorio operistico impegnate per la prima volta insieme a scrivere una pagina di storia areniana: il Figaro di Leo Nucci, a cui si alterna Mario Cassi; con il Basilio di Ferruccio Furlanetto, a cui dà il cambio Roberto Tagliavini; con la Rosina di Nino Machaidze; il Conte d’Almaviva di Dmitry Korchak e Leonardo Ferrando, entrambi debuttanti in Arena, e il Bartolo di Ambrogio Maestri e Luca Dall’Amico.
A completamento della proposta operistica, arricchiscono il cartellone l’immancabile appuntamento con la danza e la serata dedicata al celebre compositore di Busseto, che da oltre un secolo domina le estati areniane. Mercoledì 25 luglio alle 21.00 ritroviamo, per il quinto anno consecutivo all’interno del cartellone areniano, l’attesissimo e ormai immancabile appuntamento con la grande danza internazionale: Roberto Bolle and Friends, studiato e voluto personalmente dal ballerino simbolo di quest’arte nel mondo, Étoile del Teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York.
Infine, “Verdi Opera Night” corona la 96a edizione del Festival domenica 26 agosto alle ore 21.30. La magica serata-evento dedicata al cigno di Busseto omaggia la grande lirica con una vera e propria “parata di stelle” diretta da Andrea Battistoni, con regia e scene curate da Stefano Trespidi e Paolo Mazzon light designer. Lisette Oropesa, Maria Mudryak, Serena Gamberoni, Violeta Urmana, Rame Lahaj, Francesco Meli, Luciano Ganci, Luca Salsi e Simone Piazzola, con l’Orchestra, il Coro, il Ballo e i Tecnici areniani, portano in scena, tra suggestive ambientazioni scenografiche e ricercati costumi, gli atti più significativi della celebre trilogia popolare verdiana – “Rigoletto”, “Il trovatore” e “La traviata” – introdotta dalla sinfonia de “La forza del destino” interpretata dai danzatori del Festival sulla creazione coreografica di Gheorghe Iancu, per una vera e propria “festa dell’Opera”.

M.C.S.

Contributi fotografici Ennevi per gentile concessione di Fondazione Arena di Verona.

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