Uno straordinario allestimento site specific per un’opera – di teatro di prosa – che ha come protagonista Genova stessa. Balli in maschera e duelli, grandi passioni, rivolte e tradimenti. Al centro, Genova con la sua grandezza e il suo spirito di indipendenza. C’è tutto questo nella nuova produzione del Teatro Nazionale di Genova che, nell’ambito dei festeggiamenti per i 70 anni di storia dalla fondazione del Teatro Stabile, presenta in prima nazionale “La congiura del Fiesco a Genova” di Friedrich Schiller. La regia è di Carlo Sciaccaluga, che firma anche una nuova traduzione del testo del grande drammaturgo tedesco, ispirato a una vicenda storica realmente accaduta quasi cinquecento anni fa nella Repubblica di Genova.

Lo spettacolo va in scena in Piazza San Lorenzo dal 19 giugno al 4 luglio 2021. La facciata della cattedrale si anima di video proiezioni: immagini che si rifanno ai quadri di Bosch per dare corpo ai demoni dei personaggi. Il cast è composto da 12 attori, selezionati attraverso una call e in parte formatisi alla Scuola di Recitazione del Teatro.

La vicenda si apre all’alba dell’anno 1547, quando Andrea Doria, ottantenne, nonostante non mantenesse nessuna carica ufficiale, dominava incontrastato la scena politica genovese. Nel 1783, quando Schiller scrisse La congiura del Fiesco a Genova, la città era ancora una repubblica, l’unica insieme a Venezia a essere rimasta politicamente indipendente sin dal Medioevo, resistendo a re e imperatori. Un fatto che certamente colpì la sensibilità del ventiquattrenne autore, esponente dello Sturm und Drang: al centro della sua versione, in gran parte aderente ai fatti realmente accaduti, troviamo il conflitto tra potere e libertà e un eroe combattuto tra le rivendicazioni democratiche e la propria ambizione.

Carlo Sciaccaluga, 34 anni figlio d’arte, del testo di Schiller sottolinea il conflitto tra ambito individuale e pubblico, e la natura ambigua del potere: un tema complesso e di grande attualità. Spiega: «È importante raccontare una storia che parli di oggi, di ieri, di domani. Di come la nostra sfera privata ed emotiva venga travolta dai grandi eventi collettivi. Degli scontri feroci di una comunità in nome del bene comune. Del rapporto tra l’individuo e la società in cui vive…. La congiura del Fiesco è lo specchio della nostra città, della sua grandezza silenziosa, del divampare nascosto dei suoi sentimenti».

«Il celebre drammaturgo tedesco si è ispirato a una vicenda storica che ci appartiene, ambientata nei luoghi che ci sono familiari. Paradossalmente, però, quest’opera è molto più nota altrove che a Genova» ricorda Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova, che aggiunge: «è giusto che i genovesi facciano proprio questo capolavoro: dobbiamo essere fieri del fatto che la città sia stata un modello nella storia e una fonte di ispirazione per l’arte. Genova deve usare la straordinarietà di eventi teatrali come questo per aprirsi all’internazionalità e raccontare come il desiderio di bellezza, arte e teatro qui sia vivo più che mai».

La risposta del pubblico è stata immediata: i posti a disposizione sono andati esauriti in un lampo per tutte le repliche. È stato già previsto un nuovo allestimento dello spettacolo nell’ambito della prossima stagione teatrale.

Due gli incontri legati allo spettacolo, entrambi ospitati nel Chiostro del Museo Diocesano: martedì 22 giugno alle ore 19 incontro-aperitivo con la compagnia dello spettacolo nell’ambito del progetto Happy Theatre Hour; martedì 29 giugno alle ore 18 la tavola rotonda intitolata Il Fiesco, la congiura, le famiglie Fieschi e Doria: i ruoli del potere nella Genova del Rinascimento, promossa dagli Amici del Teatro Nazionale di Genova in collaborazione con l’Università di Genova e il Museo Diocesano.  

M.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa, 15 giugno 2021
Contributi fotografici: Federico Pitto

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