Un’Arte alla quale è doveroso inchinarsi. Un’emozione che si rinnova ogni anno, e ogni anno è destinata a restare tra i ricordi più belli. Uno degli appuntamenti di spicco della stagione areniana, tanto atteso quanto imperdibile, è la Domingo Opera Night. Il Maestro, che fece il suo esordio italiano proprio all’Arena di Verona 52 anni fa, non cessa mai di stupire, per la voce che dona sempre un brivido d’emozione, per la personalità magnetica, per la capacità osmotica di entusiasmare le folle. Accolto da un applauso incontenibile fin dal suo ingresso sul palco, attestazione di una stima più volte rinnovata nel corso del concerto, Plácido Domingo, che nella sua carriera leggendaria ha sostenuto con eguale successo ruoli prima datenore poi da baritono e si è distinto in veste di direttore d’orchestra, ha in questa occasione presentato un repertorio baritonale assieme al soprano Maria José Siri.
Nella prima parte di serata, si è gustata una carrellata d’opera comprendente alcune pagine di rara esecuzione, con Verdi a “farla da padrone” affiancato a Thomas e Massenet. Dopo l’intervallo, si è aperta la finestra su generi molto amati dal grande pubblico, il cui livello di adrenalina è salito esponenzialmente all’ascolto di celeberrime pagine d’operetta di Lehàr, di canzoni d’autore e della zarzuela, cavallo di battaglia del Maestro, che ha infiammato gli animi.
In ambito operistico ci siamo ancora una volta beati del timbro affascinante di Domingo e di un utilizzo del mezzo vocale di indiscutibile eleganza, soprattutto in “Perfidi! Pietà, rispetto e amore” da Macbeth. Abbiamo apprezzato il cambio di registro riservato all’operetta affrontata con la dovuta leggerezza, la spensieratezza amorosa di “Tu che m’hai preso il cuor” e il coinvolgimento emotivo sprigionato dalla zarzuela, tra cui “No puede ser!” da La tabernera del porto di Sorazàbal. Fra i bis, elargiti generosamente tra il tripudio della folla, la zampata del leone in Granada, sfoggio di potenza d’emissione (a fine serata!), di proiezione, di acuto saldo in un brano che il Maestro ha nobilitato.
Pure il soprano uruguayano Maria José Siri possiede una voce di razza,solida calda e avvolgente nel passare d’autore in autore e di personaggio in personaggio, dalla dolorosa tristezza di Chimène, alla ricerca di quiete interiore di Leonora, fino alla gioiosità di Hanna Glawari, sfociata in un passo a due di valzer.
Sul podio è salito Francesco Ivan Ciampa, che ha confermato la raffinatezza della propria linea stilistica, qui messa rispettosamente e doverosamente a servizio del “mostro sacro” e della sua compagna in scena. Sotto la guida di Ciampa l’orchestra areniana ha portato a casa un risultato di tutto rispetto, brillando nei momenti sinfonici, da I Vespri siciliani a Un giorno di regno di Verdi, come in quel piccolo gioiellino che è stata la marcia ungherese da La damnation de Faust di Berlioz.
Conclusione corale, con tutti i seimila spettatori consentiti dalle attuali norme anti covid, invitati a intonare “Non ti scordar di me” assieme ai protagonisti. No: non ci scorderemo.
Recensione di Maria Luisa Abate
Visto all’Arena di Verona il 30 luglio 2021
Contributi fotografici: Foto Ennevi