C’è attesa per il nuovo allestimento di Carmen di Georges Bizet, che inaugura il 96° Opera Festival 2018 dell’Arena di Verona restando in scena per tredici serate dal 21 giugno al 31 agosto, e che porta la firma eccellente di Hugo de Ana, regista scenografo e costumista che con la sua affezionata presenza già in passato ha saputo splendidamente interpretare il palcoscenico areniano. La nuova produzione, voluta fortemente da Giuliano Polo, predecessore dell’attuale Sovrintendente Cecilia Gasdia, giunge dopo ventitré anni da quella di Franco Zeffirelli, del cui cast iniziale faceva parte il grande soprano, e che ancora donerà altre repliche in futuro. Infatti Carmen rimane il titolo più amato e frequentato dopo Aida, con duecentocinquanta recite per venticinque edizioni del Festival in tredici diversi allestimenti.
La vicenda di Carmen, opéra-comique in quattro atti su musica di Georges Bizet e libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, proviene dall’omonima novella di Prosper Mérimée. Appena arrivato a Siviglia, il giovane soldato Don José si innamora perdutamente di Carmen, sigaraia dal sangue gitano, al punto da abbandonare tutto per seguirla, compresa la fidanzata Micaela, compromettendo la propria carriera e ritrovandosi disertore tra i contrabbandieri. Ma Carmen nasce e vuole restare libera e l’arrivo del torero Escamillo la allontana da Don José, il quale però è follemente deciso a non lasciarla andare, anche a costo di doverla uccidere per tenerla con sé.
Questo è il più famoso femminicidio della storia, afferma Cecilia Gasdia, e perciò nella sera inaugurale in platea ci sarà una sedia vuota, occupata da un mazzo di trentuno rose rosse, una per ciascuna delle donne uccise dall’inizio di quest’anno dai propri compagni.
Il regista argentino si discosta dalla tradizionale Siviglia da cartolina, ricca di colori e folklore, e si focalizza sulle passioni gitane, trasponendo la vicenda nel 1930 durante la guerra civile spagnola. Con ciò, pone l’accento sulla voglia di libertà e indipendenza della protagonista, che affronta la prepotenza maschile e una società che la reputa diversa, in quanto zingara. De Ana crea una Plaza de Toros affollata di uomini, donne, carri, camion e jeep che aprono e chiudono a vista i diversi quadri in un unico spazio mutevole. Il pubblico viene proiettato nella realtà di un popolo picaresco, sempre in movimento, povero, violento, mai domo.
Debutta sia nel titolo di Bizet sia sul podio dell’anfiteatro veronese Francesco Ivan Ciampa, giovane direttore già apprezzato nella stagione lirica al Teatro Filarmonico, che racconta di giornate dedicate alle prove piene di energia ed entusiasmo, in questo luogo unico al mondo. «Si sente una forza incredibile in ogni pietra, come se avesse congelato l’emozione che ha vissuto ogni spettatore di ogni tempo. Questa energia va restituita».
La prima rappresentazione, il 3 marzo 1875 all’Opéra-Comique di Parigi, fu un fiasco, secondo il resoconto che ne fece Halévy, uno dei librettisti. Bizet morì pochi mesi dopo, trentaseienne, senza aver mai goduto del successo, dopo aver stilato una nuova versione con tagliate le pagine più ostiche (e geniali). La prima partitura venne strappata, ma per fortuna era stata ricopiata e fu ritrovata nel 1960. Quattro anni dopo uscì una revisione critica che ora viene eseguita. La messa in scena è arricchita dalle nuove coreografie di Leda Lojodice, dal lighting design dell’areniano Paolo Mazzon e dal projection design dell’artista Sergio Metalli. Anche il trucco è ideato nei minimi dettagli: le face chart per i personaggi principali sono state create dal make-up designer Michele Magnani.
Nel ruolo della protagonista debuttano a Verona Anna Goryachova e Ksenia Dudnikova che si alternano alla già apprezzata Carmen Topciu. Vi sono grandi debutti anche come Don José: Brian Jagde, Marcelo Puente e Luciano Ganci accanto all’acclamato ritorno di Francesco Meli. Micaela è interpretata da giovani artiste alla prima volta in Arena: Mariangela Sicilia, Ruth Iniesta ed Eleonora Buratto, mentre è atteso nello stesso ruolo il ritorno di Serena Gamberoni. Nella plaza de toros scendono Escamillo di spessore quali Alexander Vinogradov, Erwin Schrott e Alberto Gazale. Nei panni di Frasquita si alternano Ruth Iniesta e Barbara Massaro; in quelli di Mercédès Arina Alexeeva e Clarissa Leonardi. Come Dancairo si avvicendano Davide Fersini e Biagio Pizzuti e come Remendado Roberto Covatta ed Enrico Casari. Completano il cast Zuniga interpretato da Luca Dall’Amico e Gianluca Breda, e Moralès di Biagio Pizzuti e Gocha Abuladze.
La serata inaugurale sarà dedicata alla memoria di Tullio Serafin per il cinquantenario della scomparsa, storico direttore d’orchestra che tenne a battesimo il Festival areniano nel 1913 e, tornandovi per molti anni a seguire, proprio in questa magica cornice scoprì grandi talenti come la divina Maria Callas.
Cecilia Gasdia coglie l’occasione della conferenza stampa di presentazione per informare della situazione che attraversa Fondazione Arena, con parole come sempre schiette: «non siamo ancora usciti dalle peste». Il prossimo anno sarà ancora più difficile, perché entrerà in vigore la nuova legge per cui, se non ci sarà un pareggio di bilancio, si chiuderanno i battenti.
Recensione Maria Luisa Abate
Serata inaugurale: 22 giugno ore 21.00. Repliche: 29 giugno, ore 21.00 – 6, 11, 17, 21 luglio, ore 21.00 – 3, 9, 12, 22, 25, 28, 31 agosto, ore 20.45.
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