È stata acquistata e riscoperta la pala d’altare del 1585 dipinta per la Cappella Borromeo in Santa Maria delle Grazie a Milano, la chiesa che conserva l’Ultima Cena di Leonardo. L’imponente tela raffigurante San Paolo stava per lasciare l’Italia dopo una vendita all’asta, ma grazie a un’energica operazione congiunta, è stata bloccata dall’Ufficio Esportazione della Soprintendenza di Genova su richiesta delle Gallerie degli Uffizi, e acquistato dalla Direzione Generale Archeologia Belle Arti Paesaggio attraverso il diritto di prelazione, per il museo fiorentino, delle cui collezioni è entrata a far parte. «Riconoscere la qualità di un dipinto e impedire che lasci l’Italia è parte del lavoro di tutela cui è chiamato il personale dello Stato» rimarca Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt. La pala verrà prossimamente esposta al primo piano del museo, negli ambienti dedicati al Cinquecento, inserendosi nella polifonia di voci della pittura della Controriforma in Italia.

IL DIPINTO
Si tratta di un’opera documentata di Pellegrino Tibaldi (1527 o 1530/1531-1596) – uno dei maggiori e più versatili artisti del Cinquecento, attivo in Italia e in Spagna – e del suo allievo milanese Giovanni Pietro Gnocchi (1553 circa – 1609). La tela è dipinta dallo Gnocchi da un cartone, con la supervisione del maestro Tibaldi, e mostra San Paolo a figura intera, in piedi, con alle spalle un monumentale sfondo architettonico e a fianco uno scrittoio sulla cui base è iscritta la data 1585. Il santo, dalla lunga barba e coperto da vesti rosse e verdi, è riconoscibile per il suo attributo tradizionale, la spada, appoggiata al muro.

LA STORIA
Nell’anno 1585, che compare iscritto sul dipinto, gli eredi di San Carlo Borromeo, tra i quali il giovane Federico, stipulano un accordo con Giovanni Pietro Gnocchi, perché entro un anno provveda a decorare la cappella di famiglia. Oltre a dorare la cupola a lanterna, l’artista viene incaricato di eseguire per l’altare una pala raffigurante San Paolo, seguendo il disegno fornito da Pellegrino Tibaldi, che a Milano aveva goduto per vent’anni del favore incondizionato di San Carlo Borromeo e che, nel 1575, era stato incaricato di ripensare l’architettura di questo spazio.

Il grande dipinto risulta posto sull’altare della cappella sicuramente già nel 1587, quando viene citato in una delle Rime a stampa dell’artista e letterato milanese Giovanni Paolo Lomazzo. Oggi non è più possibile ricostruire l’aspetto originale della cappella Borromeo, dopo i bombardamenti dell’agosto 1943 che la danneggiarono gravemente. È tuttavia attestato che il San Paolo fu rimosso dall’altare già a inizio Ottocento.

I RECENTI STUDI
Secondo gli studi di Agostino Allegri, allievo di Giovanni Agosti all’Università Statale di Milano, il San Paolo, oltre a essere un’opera molto importante nell’ambito della pittura della Controriforma, costituisce anche un tassello cruciale per capire il ruolo del Tibaldi a Milano subito prima della sua partenza per la Spagna (1586), dove era stato chiamato dal re Filippo II per decorare l’Escurial. Durante i vent’anni di permanenza in città, Pellegrino, oberato di incarichi per la Fabbrica del Duomo e non solo (dai progetti architettonici a quelli per sculture e rilievi, ornati in stucco e vetrate, intagli lignei e pavimenti), spesso si limita alla messa a punto grafica delle invenzioni, affidate poi a terzi per l’esecuzione.

M.C.S.
Fonte: Portavoce Gallerie Uffizi, 2 settembre 2021

www.uffizi.it