Il confronto tra due opere di Orazio Gentileschi, uno dei pittori più acclamati vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento, celebre seguace di Caravaggio, permette di accostarsi al suo metodo di lavoro, che consisteva nel riutilizzo di cartoni o di lucidi per comporre singole figure o intere scene. Nell’ambito dei progetti di collaborazione con musei italiani e stranieri, volto a costruire una rete virtuosa che valorizzi le ricchezze di ciascuna realtà, i Musei Reali di Torino ospitano al primo piano della Galleria Sabauda l’opera di Orazio Gentileschi Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, in prestito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. Una straordinaria opportunità per il confronto diretto con l’Annunciazione, capolavoro dello stesso artista custodito dai Musei Reali.

Orazio Gentileschi, Annunciazione

In occasione di questa mostra dossier, visibile dal 7 settembre al 12 dicembre 2021 (prorogata fino al 20 febbraio 2022), la pinacoteca è stata in parte riallestita, in particolare in riferimento al settore dedicato ai pittori caravaggeschi e ai maestri lombardi di primo Seicento.

 Il volto di Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, dipinto tra il 1615 e 1620 e proveniente dal monastero di San Francesco al Borgo di Todi dove fu ritrovato nel 1973, ritorna con attitudine simile in quello della Vergine nell’Annunciazione di Torino, donata dallo stesso Orazio Lomi Gentileschi (Pisa 1563 – Londra 1639) al duca Carlo Emanuele I di Savoia nel 1623 e oggi esposta nella Galleria Sabauda. L’esistenza di un unico modello figurativo, reinterpretato con lievi varianti, è evidente dalla comparazione diretta tra le due tele.

M.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa, 7 settembre 2021
Immagine di copertina: Orazio Gentileschi,
Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo



GENTILESCHI: DUE CAPOLAVORI A CONFRONTO
7 settembre – 12 dicembre 2021 (prorogata fino al 20 febbraio 2022)

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